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(Adnkronos) - Il ricatto della fame. E' questa l'ultima arma nella guerra tra Israele e Hamas. Il gruppo jihadista dopo la diffusione dei video di due ostaggi denutriti come - secondo quanto riferito dalle agenzie delle Nazioni Unite - oltre mezzo milione di persone a Gaza, ha fatto sapere che consentirà l'accesso del Circ, Comitato internazionale della Croce Rossa, agli ostaggi israeliani nella Striscia solo se saranno aperti corridoi umanitari verso il territorio palestinese. "Le Brigate Qassam sono pronte a rispondere positivamente e ad accettare qualsiasi richiesta della Croce Rossa volta a fornire cibo e medicine ai prigionieri nemici”, si legge nel comunicato. “Per accettare ciò, stabiliamo che i corridoi umanitari devono essere aperti normalmente e in modo permanente per consentire il passaggio di cibo e medicine a tutta la nostra popolazione in tutte le zone della Striscia di Gaza”, ha dichiarato il gruppo islamista. Una proposta di scambio che arriva in risposta alla richiesta lanciata dal primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu che ieri aveva esortato il Comitato internazionale della Croce Rossa ad agire immediatamente per fornire cibo e assistenza medica agli israeliani trattenuti a Gaza. Richiesta subito raccolta dalla Croce Rossa che aveva ribadito che gli ostaggi "devono ricevere urgentemente le cure mediche e l'attenzione di cui necessitano", rinnovando la richiesta di poterli visitare. Gli ostaggi israeliani “mangiano” come la popolazione di Gaza e “non riceveranno alcun trattamento di favore finché continuerà il blocco (degli aiuti ndr,) e la politica della fame”, afferma però Hamas in un comunicato. “Le Brigate Qassam non privano deliberatamente i prigionieri del cibo, ma fanno mangiare loro ciò che mangiano i nostri combattenti e tutto il nostro popolo”. Ma il premier israeliano è determinato a mantenere la linea dura. "Come voi, anche io ieri sono rimasto sconvolto. Ho visto i video raccapriccianti dei nostri cari ragazzi, Rom e Avitar", ha detto il primo ministro in un video pubblicato su X. "Li vedete marcire in una cella. Ma i mostri di Hamas che li circondano hanno braccia muscolose. Loro hanno tutto ciò di cui hanno bisogno per mangiare. Li stanno affamando come i nazisti hanno fatto con gli ebrei", ha scandito Netanyahu. "Hamas non vuole un accordo. Vuole spezzarci con questi video raccapriccianti - ha aggiunto - con la propaganda dell'orrore che diffonde nel mondo. Ma noi non ci spezzeremo. Sono ancora più determinato a liberare i nostri figli rapiti, a eliminare Hamas, a garantire che Gaza non costituisca più una minaccia per lo Stato di Israele". Una linea che però scatena in Israele la rabbia dei familiari dei rapiti. Un gruppo di manifestanti, del Forum delle famiglie degli ostaggi israeliani, ha bloccato ieri sera l'autostrada Ayalon a Tel Aviv, chiedendo un accordo immediato per liberazione dei prigionieri trattenuti da Hamas, riferisce il Times of Israel. L''Hostage Families Forum' ha criticato duramente il primo ministro d'Israele, Benjamin Netanyahu, dopo che ha detto: "Hamas non vuole un accordo e Israele deve agire per eliminare il gruppo terroristico". Dichiarazioni che sono sembrate estremamente pericolose per la sopravvivenza degli ostaggi, ancora in prigionia, e in un contesto di negoziati in corso (seppur in stallo) per il cessate il fuoco. "Da 22 mesi all'opinione pubblica è stata venduta l'illusione che la pressione militare e gli intensi combattimenti riporteranno indietro gli ostaggi", afferma in una nota il gruppo, che rappresenta la maggioranza delle famiglie dei 50 ostaggi ancora detenuti. "Anche prima che la bozza per un accordo globale fosse scritta, ci dicono che un accordo non è fattibile", aggiunge la nota. "Bisogna dire la verità: estendere la guerra mette a repentaglio la vita degli ostaggi, che rischiano una morte imminente. Abbiamo visto le immagini agghiaccianti degli ostaggi nei tunnel, non sopravviveranno ad altri lunghi giorni di orrore".
(Adnkronos) - Dalla carriera di adv producer alle ville di lusso in Indonesia. E’ questa la storia professionale di Francesca Rizzo, romana, classe 1977. “Nel 2016 - racconta all’Adnkronos/Labitalia - ho lasciato un lavoro di successo presso una famosa concessionaria di pubblicità di reti televisive, dove lavoravo come adv producer, per inseguire la mia voglia di libertà e dedicarmi al flipping immobiliare”. Nel 2019 fonda, insieme al marito Michele Porinelli, un’accademia per insegnare alle persone a fare investimenti immobiliari. “Raccontavo le mie giornate di lavoro sui social - afferma - pian piano le persone si sono fatte avanti, chiedendoci consigli su come operare nel settore. Non avevamo mai pensato che una passione potesse trasformarsi in un vero e proprio lavoro di consulenza”. Nel 2020 arriva il salto definitivo: la coppia lascia l’Italia e si trasferisce a Dubai. Lo scoppio della pandemia, però, complica i loro piani; attendono quindi la riapertura dei confini di Bali, loro meta definitiva, vivendo in Kenya. “Trasferirsi all’estero è un atto di coraggio, non una fuga. Non esiste un cambiamento vero senza passare per un momento di disorientamento”, confessa Francesca. Dal 2021 Francesca e Michele sono alla guida di Bali Holiday Properties, società che realizza ville di lusso per affitti brevi. “Abbiamo iniziato con una villa, oggi siamo a 30 e puntiamo al centinaio entro il 2028”. Ma la strada non è stata facile: “Ho dovuto lavorare il doppio per essere ascoltata. La bellezza di Bali ti accoglie, ma il contesto lavorativo è ancora fortemente maschile. Ho imparato che essere straniera e donna è una doppia sfida, ma anche una grande opportunità di crescita”. Per superare il senso di isolamento, Francesca crea Bali Talks: “Un podcast che dà voce a storie di espatriati, viaggiatori, scrittori e imprenditori. Condividere le esperienze mi ha aiutato a ritrovare energia e motivazione. Bali non è solo un’isola da sogno. E’ un mix di modernità, tradizione e qualità della vita. Qui ho trovato il mio posto nel mondo”.
(Adnkronos) - E' stato presentato a Darfo Boario Terme “Sharing for Caring” , un progetto innovativo di Aida – Artificial Intelligence Driving Autonomous del Politecnico di Milano. L'iniziativa sfrutta la tecnologia di guida autonoma sviluppata dal gruppo di ricerca per offrire un servizio di navetta a bassa velocità dedicato alle persone con fragilità, promuovendo l’autonomia, l’inclusione e la qualità della vita di persone che spesso incontrano ostacoli negli spostamenti quotidiani e garantendo spostamenti efficaci in contesti urbani dove la rete di trasporto pubblico è limitata. “Sharing for Caring” utilizza la guida autonoma per collegare le abitazioni delle persone anziane o con mobilità ridotta a punti di interesse come farmacie, ambulatori e supermercati. Grazie alla tecnologia, questi servizi diventano sostenibili anche in territori a bassa densità abitativa, come le città nelle aree montane. Durante l’evento, una Fiat 500 elettrica 3+1 ha percorso in completa autonomia le strade di Darfo Boario Terme, dimostrando la concreta applicabilità tecnologica del servizio. A metà tragitto, il veicolo si è fermato per accogliere a bordo un passeggero anziano e accompagnarlo alla farmacia più vicina, simulando uno scenario d’uso reale. Durante il test era presente, per motivi di sicurezza, rispettando le direttive del Decreto Ministeriale 70 del 2018 “Smart Road”, un safety-driver riconosciuto dietro al volante. Scelta per la sua configurazione che agevola l’accesso delle persone con mobilità ridotta, la vettura è equipaggiata con la tecnologia di guida autonoma sviluppata dal gruppo Aida del Politecnico di Milano. Una dimostrazione tangibile di come l’innovazione possa trasformarsi in uno strumento di inclusione sociale, soprattutto nei territori meno serviti. “In un contesto demografico in cui l’età media della popolazione è in costante avanzamento, è fondamentale garantire autonomia e indipendenza anche a chi vive in territori meno serviti - dichiara Sergio Savaresi del Politecnico di Milano, responsabile scientifico del progetto -. Robo-Caring vuole essere una risposta concreta: un servizio sostenibile e replicabile, capace di trasformare la guida autonoma in uno strumento di inclusione sociale”. Il progetto è sviluppato all’interno del Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile (Most), con anche il sostegno di Fondazione Ico Falck e Fondazione Politecnico di Milano, e la collaborazione di Cisco Italia come partner tecnologico. “Con una popolazione over 65 significativa e una geografia tipica dei comuni montani, Darfo Boario Terme è il luogo ideale per sperimentare nuove soluzioni a basso impatto ma ad alto valore sociale - commenta il sindaco Dario Colossi -. Un servizio come questo può davvero fare la differenza nella vita quotidiana di molti cittadini”. Raffaele Cattaneo, sottosegretario con delega alle Relazioni internazionali ed europee di Regione Lombardia, sottolinea come l'iniziativa Sharing for Caring rappresenti "un traguardo importante per Regione Lombardia, poiché incarna un ambito di innovazione – la guida autonoma – destinato a giocare un ruolo chiave nel futuro". E poi aggiunge: "Il nostro impegno nel settore della guida autonoma ha subito un impulso significativo al rientro dalla missione istituzionale a Indianapolis, dove abbiamo constatato quanto fosse avanzata l’esperienza del Politecnico di Milano in questo ambito. Da allora, abbiamo rafforzato la collaborazione con l’ateneo per sostenere sperimentazioni come questa. Il fatto che la Lombardia, grazie alle competenze del Politecnico di Milano, sia oggi tra i leader globali nello sviluppo della guida autonoma dimostra come la nostra regione possa continuare a distinguersi a livello mondiale per innovazione e ricerca tecnologica. Ma per mantenere questo primato, è fondamentale continuare a investire in ricerca e innovazione su tecnologie come questa". Simona Tironi, assessore all’Istruzione, Formazione, Lavoro di Regione Lombardia, aggiunge: “Progetti come Sharing for Caring rappresentano perfettamente la visione di Regione Lombardia: uno sviluppo territoriale intelligente, umano e tecnologico, che non lascia indietro nessuno. Come assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro, credo sia strategico investire in competenze e occupazione di qualità per rendere sostenibili queste innovazioni, che offrono servizi concreti, inclusivi e replicabili, con un basso impatto ambientale”. Il veicolo, decorato ispirandosi all’arte giapponese del Kintsugi, rappresenta anche visivamente il messaggio del progetto. Come spiega Federico Falck, presidente della Fondazione Ico Falck: “Il 'Kintsugi' insegna che le crepe non sono solo rotture, ma parti della storia che, se valorizzate, possono diventare bellezza. Così anche le fragilità possono trasformarsi in risorsa, se accompagnate con intelligenza e sensibilità, all’interno di un progetto nel quale il team di giovani ricercatori entusiasti e preparati lavora per la mobilità futura, attento ai cittadini più fragili”. Il valore strategico del progetto viene sottolineato anche da Gianmarco Montanari, direttore generale del Centro nazionale per la mobilità sostenibile: “L’accessibilità è una delle sfide centrali della mobilità sostenibile. Con ‘Sharing for Caring’ dimostriamo che l’innovazione tecnologica può e deve diventare strumento di equità sociale, capace di rispondere ai bisogni reali delle persone.” Un ruolo fondamentale è stato svolto anche dal partner tecnologico Cisco Italia, che ha contribuito all’integrazione delle soluzioni di connettività per la supervisione da remoto. “Siamo molto felici di contribuire a un progetto che mette la tecnologia al servizio delle persone - spiega l'amministratore delegato Gianmatteo Manghi -. Questa iniziativa rappresenta un’altra tappa importante nel cammino verso la guida autonoma, grazie alla quale in futuro sarà possibile migliorare la sicurezza degli automobilisti e dei pedoni in misura elevatissima. Per riuscire però a fare questo serve una tecnologia di rete ad alte prestazioni che sia in grado di garantire comunicazioni sicure e affidabili, interagendo in maniera ottimale con il software sviluppato dal team Aida”. Sharing for Caring è il primo prototipo italiano di mobilità autonoma con finalità sociali. Un modello scalabile, sostenibile e replicabile, pensato per estendersi in quei territori dove i servizi on demand tradizionali non sono economicamente sostenibili.