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(Adnkronos) - Solidarietà, uguaglianza, sostenibilità: queste le tre direttrici del G20 in apertura a Johannesburg, in Sudafrica. Un'edizione storica - nonostante il forfait degli Usa - perché per la prima volta un Paese africano ospita il forum che riunisce le venti maggiori economie mondiali. E l'Italia, che ha fatto del rafforzamento delle relazioni con l'Africa uno dei cardini della propria politica estera, è pronta a giocare un ruolo attivo, ribadendo anche la sua linea sulla gestione dei flussi migratori e sulla lotta ai trafficanti di esseri umani. La premier Giorgia Meloni sarà a Johannesburg domani 22 novembre e domenica 23 per partecipare ai lavori del G20 sotto presidenza sudafricana, che conclude simbolicamente il ciclo di leadership del Sud globale inaugurato da Indonesia, India e Brasile. Un contesto che l'Italia segue con particolare attenzione, in coerenza con la sua strategia di consolidamento dei rapporti con il continente e con l'impegno che ha portato all'ingresso dell'Unione Africana nel G20. Il formato scelto dal Sudafrica è particolarmente inclusivo, con la presenza di circa quindici Paesi invitati (tra cui Nigeria, Egitto, Vietnam, Emirati, Norvegia, Svizzera, Singapore e Spagna) e di numerose organizzazioni regionali e internazionali. Le tre sessioni del G20 saranno dedicate rispettivamente alla crescita economica globale, alla transizione energetica e alla lotta al cambiamento climatico, e infine ai temi emergenti: dall'intelligenza artificiale ai minerali critici, fino alle nuove disuguaglianze globali. Tra le priorità della presidenza sudafricana figurano la questione del debito, la sicurezza alimentare e la riduzione dei rischi legati ai disastri naturali. Sul fronte del debito, fonti italiane sottolineano l'intenzione di rilanciare l'iniziativa sulla conversione dei debiti africani, presentata insieme alla Commissione europea. Quanto alla sicurezza alimentare, l'Italia sostiene il rafforzamento della resilienza dei sistemi agricoli; mentre, sul tema dei disastri naturali, riconosce la natura transnazionale di un problema che colpisce in modo particolarmente severo il continente africano. La Casa Bianca mette fine alla querelle sulla partecipazione degli Stati Uniti al G20 in Sudafrica. Dopo le dichiarazioni del presidente sudafricano Cyril Ramaphosa - che aveva parlato di un possibile ripensamento americano sulla presenza al summit di Johannesburg - è intervenuta la portavoce dell'amministrazione statunitense per chiudere definitivamente la questione: gli Usa non prenderanno parte ai lavori. Solo pochi giorni fa il presidente Donald Trump aveva annunciato l'intenzione di "boicottare" l'incontro, accusando il Sudafrica di "genocidio" ai danni degli afrikaner e affermando che nessun rappresentante statunitense sarebbe stato presente. Oggi, tuttavia, Ramaphosa aveva lasciato intendere un possibile cambio di rotta da parte di Washington: "Abbiamo ricevuto una comunicazione dagli Stati Uniti, sulla quale stiamo ancora discutendo con loro, relativa a un ripensamento sulla partecipazione in una forma o nell'altra al vertice". Da Washington è però arrivata una smentita netta. "Gli Stati Uniti non partecipano ai colloqui ufficiali del G20 in Sudafrica", ha dichiarato ai giornalisti la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt. Un'assenza, quella americana, destinata a fare rumore alla vigilia del primo G20, ospitato da uno Stato africano. Parallelamente al G20, l'Italia guarda con grande interesse anche al vertice Ue-Unione Africana in programma a Luanda, in Angola, il 24 e 25 novembre. La questione migratoria sarà uno dei temi centrali e, assicurano fonti diplomatiche di Roma, l'approccio europeo continuerà a basarsi sul binomio tra canali legali di ingresso e contrasto alle reti illegali di traffico di esseri umani, un'impostazione ormai condivisa da una larga maggioranza degli Stati membri. Per quanto riguarda il Global Gateway, si confermano numerosi punti di convergenza con il Piano Mattei, in particolare il Corridoio Lobito, grande progetto infrastrutturale che mira a collegare l'Africa da ovest a est, sostenuto con investimenti congiunti di Italia e Unione Europea. A margine del vertice di Luanda è previsto un evento economico volto a favorire la partecipazione delle imprese europee ai progetti di sviluppo del continente. La questione ucraina rimane sullo sfondo del G20. Al momento non è stato programmato un coordinamento europeo specifico sul tema, anche se potrà essere valutato nelle prossime ore. L'Italia conferma la propria linea di sostegno politico, militare ed energetico a Kiev. Sono in fase avanzata sia i lavori sul dodicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia sia quelli relativi al prossimo pacchetto militare, mentre procede la raccolta di equipaggiamenti energetici richiesti dall'Ucraina in vista dell'inverno. È ritenuto poco probabile che il G20 produca svolte significative sul dossier, anche se l'appuntamento potrebbe favorire contatti a margine tra i leader. Quanto al piano di pace statunitense, Roma lo esaminerà quando verrà trasmesso formalmente, spiega chi sta seguendo il dossier. Rimane inoltre in valutazione, come in molti altri Paesi della Nato, l'adesione al programma Purl per l'acquisto di armamenti statunitensi destinati a Kiev. Le stesse fonti precisano tuttavia che questa riflessione non incide in alcun modo sull'impegno a favore dell'Ucraina, che prosegue lungo binari consolidati. Nelle conclusioni del G20 - la presidenza sudafricana sta lavorando a un testo "complessivo" e non suddiviso per argomenti - l'Italia si attende l'inclusione di alcuni temi considerati essenziali: la migrazione, con un equilibrio tra contrasto ai trafficanti e canali legali; la neutralità tecnologica nella transizione energetica; la gestione dei minerali critici; un'intelligenza artificiale centrata sull'uomo, in linea con il lavoro svolto durante la presidenza italiana del G7; e una rinnovata architettura finanziaria internazionale orientata allo sviluppo africano. Prosegue infine il lavoro tecnico sulla conversione del debito dei Paesi africani: un processo complesso che richiede negoziati bilaterali con i singoli Stati beneficiari e, in alcuni casi, l'approvazione dei rispettivi Parlamenti. Sono inoltre previsti diversi incontri bilaterali della presidente del Consiglio Meloni, distribuiti tra G20 e vertice Ue-Ua. (dall'inviato Antonio Atte)
(Adnkronos) - "I dazi antidumping del 91,74% sull'importazione di pasta italiana annunciati dagli Stati Uniti non sono, al momento, ancora entrati in vigore. Da quando sono stati comunicati, a inizio settembre, si è infatti aperta una finestra di 120 giorni per presentare ricorso e la procedura è tuttora in corso. Sommati al cosiddetto dazio reciproco del 15%, i dazi antidumping porterebbero il dazio totale per importare pasta dall'Italia agli Usa a quasi il 107%. Se guardiamo ai prezzi al dettaglio della pasta italiana in vendita nei supermercati americani, risulta davvero difficile immaginare che i produttori italiani di pasta pratichino dumping. In Italia mezzo chilo di pasta si vende intorno a 1 euro, 1 euro e 10 centesimi. Negli Stati Uniti un pound (454 grammi) viene venduto a 2,50, 2,99 fino anche a 3,20 dollari. Sembra difficile pensare a un ribasso artificiale. Se questi livelli di prezzo vengono considerati dumping, allora a quanto si dovrebbe vendere la pasta in America? Dieci dollari al pound? È evidente che l’accusa non regge". Ad affermarlo, ad Adnkronos/Labitala, Lucio Miranda, presidente di ExportUsa (società di consulenza che aiuta le imprese italiane a entrare, con successo, nel mercato americano). "Analizzando i documenti del Dipartimento del Commercio americano, emerge - spiega - che alcune aziende sottoposte ad audit non avrebbero fornito tutte le informazioni richieste; in alcuni casi la documentazione è stata prodotta, ma in italiano. Queste imprese sono state classificate come 'uncooperative', ovvero non collaborative. Riteniamo, quindi, che i dazi antidumping siano stati imposti per questo atteggiamento 'uncooperative', piuttosto che per una ragione legata a vere e proprie pratiche di dumping sul mercato Usa. La logica del Dipartimento è chiara: se non mi dimostri che non stai facendo dumping, io applico il dazio". "Proprio per questo motivo, un ricorso ben costruito e presentato nei tempi previsti può realmente avere effetto. I ricorsi vanno redatti con la massima accuratezza: se la motivazione del dazio è stata la presunta mancata collaborazione, allora bisogna dimostrare in modo impeccabile il contrario. Ne vale la pena e bisogna muoversi rapidamente perché il tempo stringe. Ricordo che nel 2024 l’Italia ha esportato negli Stati Uniti circa 750 milioni di dollari di pasta, su un mercato totale che vale 6,2 miliardi di dollari. Le importazioni complessive americane di pasta ammontano a circa 1,8 miliardi: l’Italia, con i suoi 750 milioni, rappresenta quindi quasi il 40%. Un settore di questo peso merita una difesa solida e ben strutturata", conclude.
(Adnkronos) - "Il Cresco Award Città Sostenibili è un riconoscimento che da dieci anni valorizza l’impegno dei Comuni italiani nello sviluppo sostenibile dei territori, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite". Così Giorgio Germani, Consigliere Delegato di Fondazione Sodalitas, intervenendo alla premiazione del Cresco Award 2025 – Comuni sostenibili e Agenda 2030. Ogni anno, ha spiegato Germani, partecipano "circa 90 Comuni, spesso con più progetti, e vengono consegnati complessivamente 120 premi". I riconoscimenti sono assegnati sia dalla giuria di esperti – composta da accademici e personalità del mondo della sostenibilità – sia dalle imprese partner dell’iniziativa, che scelgono di sostenere direttamente progetti virtuosi. "Questo legame tra mondo privato e pubblico è un valore aggiunto fondamentale – ha sottolineato Germani – perché consente di creare sinergie concrete tra aziende e istituzioni locali". Dopo dieci anni, ha concluso, "registriamo una partecipazione stabile e convinta: i Comuni italiani mostrano una crescente consapevolezza ambientale e sociale. Certo, si può fare sempre di più, ma il percorso è tracciato e i risultati sono evidenti".