ENTRA NEL NETWORK |
ENTRA NEL NETWORK |
(Adnkronos) - La Fiorentina non ci sta e protesta contro il rigore concesso al Milan nel posticipo della settima giornata di Serie A. Cos'è successo a San Siro? A una manciata di minuti dal termine della partita, Gimenez viene leggermente trattenuto in area da Ranieri e si lascia cadere a terra, con le mani al volto. Il Var Abisso richiama il direttore di gara Marinelli al Var e dopo pochi minuti l'arbitro concede il rigore ai rossoneri. Leao segna per il 2-1 finale e iniziano le proteste dei viola. L'episodio è stato commentato in conferenza stampa dal ds viola Daniele Pradé: "Marinelli non ha avuto il coraggio di sostenere la sua decisione, noi ci stiamo giocando la vita e bisogna capire che non si può fare una roba del genere. Questa cosa è scandalosa. Gimenez è rimasto a terra 20 minuti e nemmeno è stato sfiorato. Poco prima c'era stato fallo su Ranieri che poteva essere rosso, invece è stato dato giallo. La Fiorentina ha giocato di cuore e non meritava di perdere in maniera così orribile. Usciamo sconfitti in una maniera dolorosa, non siamo questi". Il rigore dato al Milan è stato commentato anche dal tecnico della Fiorentina Stefano Pioli: "La prima norma che ci hanno detto sul Var è che interviene se c'è un chiaro ed evidente errore dell'arbitro. Ma quello che ha portato al rigore del Milan lo è? Se facciamo così, invitiamo i giocatori a simulare. Basta mettersi le mani in faccia al primo contatto e tutti fischiano". Nel corso del post-partita su Dazn, Pioli ha anche discusso con il campione del mondo Luca Toni: "Mi chiedi se potevamo essere più attenti nella situazione del rigore? Le vedete le partite? Non si può ridurre tutto a questo, se vinciamo siamo belli e se perdiamo siamo brutti. Non ci sono problemi nello spogliatoio". Toni a questo punto risponde, spiegando di non averlo mai detto e Pioli replica: "Vi ho sentito prima, andiamo avanti".
(Adnkronos) - "I dati Inps sono incoraggianti, con un mercato del lavoro positivo, grazie a una situazione economica favorevole e politiche lungimiranti e concrete del ministero del Lavoro. E' un lavoro anche buono, in gran parte stabile, e che sta coinvolgendo classi tradizionalmente ai margini come giovani e donne. Si sta affrontando il tema del Neet, dei giovani che non lavorano e non studiano. Quindi un quadro incoraggiante però non si tratta solo di creare posti di lavoro ma renderli qualificati e capaci di sostenere il benessere delle famiglie. E il benessere del lavoratore non nasce solo da un salario giusto ma anche da una partecipazione e da una continuità di crescita di carriera". Lo ha detto Valeria Vittimberga, direttore generale Inps, intervenendo al convegno 'Il benessere del lavoratore:dalla questione salariale alla sicurezza nei luoghi di lavoro'. Vittimberga ha ricordato che "Inps è uno strumento nelle mani del decisore politico, a cui ha dati da mettere a disposizione. L'Istituto è attore del sistema del welfare, ma è anche un termometro della situazione che credo oggi stia dando dati positivi. E' anche presenza dello Stato 'amico' sul territorio, con un ruolo sempre più proattivo, che speriamo possa contribuire al miglioramento del sistema", ha concluso.
(Adnkronos) - "Oggi non possiamo non mettere al centro del Green Deal la parola autonomia strategica, sarebbe velleitario continuare ad attuare il Green Deal dipendendo da autocrazie sempre più pericolose e non mettendo i soldi che servono". Così Carlo Corazza, direttore dell’Ufficio del Parlamento europeo in Italia, intervenendo all’appuntamento Adnkronos Q&A, 'Sostenibilità al bivio', questa mattina al Palazzo dell’Informazione a Roma. "Il Green Deal non è piovuto dall’alto, è stato approvato dal legislatore", premette Corazza. "Il Green Deal è nato nel 2019, quindi un'era geologica fa, c'è stato il Covid, c'è stata l'aggressione russa all'Ucraina, la crisi energetica, l'inflazione, il 7 ottobre, Trump, i dazi, la Cina che è diventata ancora più dominante in tutta una serie di tecnologie e di materie prime; è evidente che ci dobbiamo interrogare se il Green Deal del 2019 è ancora il Green Deal che serve all'Unione europea", osserva. "Su una cosa sono tutti d'accordo: tu non puoi fare una transizione di quel tipo che è una transizione di politica industriale senza metterci i soldi. L'Europa ha messo molto poco e non mi sembra che da questo punto di vista la Commissione europea stia cambiando rotta. Questo secondo me è un punto nevralgico", sottolinea. "Readiness 2030 non è solo più armi, più cybersicurezza o più spazio, è anche più industria, una base industriale più solida, così come il Green Deal, senza un'industria forte e innovativa, non si attua perché è l'industria che fa l'innovazione, è l'industria che trova le risposte - rimarca - Noi abbiamo ancora delle filiere dove possiamo avere una leadership tecnologica - nucleare, carbon storage, forse lo stoccaggio con l'idroelettrico - su tante altre cose purtroppo siamo in ritardo e sarà molto difficile recuperare. Oggi non possiamo non mettere al centro del Green Deal la parola autonomia strategica, sarebbe velleitario continuare ad attuare il Green Deal dipendendo da autocrazie sempre più pericolose e non mettendo i soldi che servono". "Questo è un momento in cui o l'Europa trova delle risposte unitarie, anche sul debito comune e sulla difesa, oppure rischia veramente di cedere la sua sovranità non a Bruxelles, ma a qualche autocrazia", conclude.