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(Adnkronos) - Il ministro della Cultura Alessandro Giuli accusa il Corriere della Sera di aver censurato un’intervista a tutto campo, che avrebbe dovuto contenere anche la replica a un editoriale di Ernesto Galli della Loggia sulla cultura di destra, pubblicato sul quotidiano lo scorso sabato. "In un primo momento - scrive Giuli in un post su Facebook - dal Corriere mi chiedono una replica a un editoriale velenoso sulla cultura di destra scritto da Galli della Loggia, poi cambiano idea virando su un’intervista a tutto campo, con la prima domanda proprio su Galli della Loggia. Ma siccome la risposta alla domanda non piace decidono di non pubblicare l’intervista". Il ministro riferisce inoltre di aver accettato modifiche richieste dalla testata: "E dire che, previa supplica del Corriere, avevo anche accettato di togliere le parole 'perditempo' e 'poltrona di lusso'". Giuli conclude il suo intervento polemizzando sul piano dei principi: "Poi dicono che gli illiberali siamo noi di destra…". Il ministro ha allegato al post il testo integrale dell’intervista definita "censurata". Da cosa nasce questa accusa di censura? Sabato 12 luglio, in prima pagina del 'Corriere', è stato pubblicato l’editoriale di Ernesto Galli della Loggia dal titolo ‘Cultura, lo scatto non c’è’, con l’accusa al governo Meloni di mancanza di idee e di aver ridotto la gestione culturale a un mero esercizio di occupazione di posti di potere. Nell’articolo, Galli della Loggia osserva che la destra al governo avrebbe avuto l’opportunità di rilanciare l’immagine culturale dell’Italia, “non la messa in cantiere dell’Enciclopedia Italiana, ma” almeno il lancio di nuove istituzioni museali e scientifiche. Secondo lo storico, si è preferito un approccio difensivo e burocratico, privo di visione: “Egemonia non vuol dire avere una lista di posti a disposizione e cominciare a riempirli sostituendo gli amichetti degli altri con i propri”. Galli della Loggia riconosce al solo ministro Valditara un tentativo coraggioso di riforma, “ imbarcandosi nella perigliosa impresa di dar vita niente di meno che a nuove Indicazioni per la scuola italiana dell’obbligo”, e ricorda di essere stato inserito nel gruppo di docenti universitari che si sta “avventurando in un territorio che la sinistra di tutte le tinte ha sempre considerato un suo elettivo monopolio politico-culturale”. L'editoriale si chiude con questa frase: "Basta mettere da parte qualunque progetto egemonico, non far caso né alle poltrone né agli strapuntini e cercare di avere invece qualche idea. Che ci vuole?". Alla domanda diretta, il ministro Giuli ha risposto rivendicando risultati concreti e parlando dell’autore dell’editoriale. Nella versione originale, poi “depurata” delle parole ‘perditempo’ e ‘poltrona di lusso’, come scrive Giuli su Facebook, si legge: “I perditempo insinuano che l’impegno della destra sia concentrato sulle poltrone, noi intanto raggiungiamo risultati: sabato abbiamo ottenuto l’iscrizione di un nuovo sito Unesco, il 61°, le ‘Domus de Janas’ sarde. Un primato mondiale riconosciuto al Ministero della Cultura”. Il ministro ha poi puntato il dito contro la posizione ricoperta da Galli della Loggia: “Prendo sul serio la sua illuminante autodenuncia: il mio predecessore lo aveva nominato in una ‘poltrona’ di lusso, a capo della Consulta dei Comitati Nazionali, dalla quale il Prof ha giudicato le opere di Papini, di Volpe e perfino di Gentile indegne di valore nazionale. La stessa Consulta ha bocciato le celebrazioni del 650° anniversario di Boccaccio”. In chiusura, l’affondo: “Ergo: mozione accolta, ora mi aspetto che lui dia il buon esempio e lasci spazio a persone più motivate. Altrimenti sarò costretto a replicare parafrasando Hegel: ‘Non c’è eroe (politico) per il suo cameriere (intellettuale)’”. “Dieci giorni fa avevamo chiesto intervista al ministro su quanto accadeva al ministero ma ce l’ha negata”, così la direzione del ‘Corriere della Sera’ all’Adnkronos replica al post di Alessandro Giuli. Prosegue la nota: “Domenica il ministro ha accettato intervista ma si è concentrato su un editoriale critico sulla politica culturale del professor Galli Della Loggia in cui si rispondeva esclusivamente chiedendo le sue dimissioni da un incarico culturale con un contorno di insulti. Al ministro è stato chiesto di replicare con una lettera alle accuse politiche del professor Galli. Nessuna censura. Lui ha rifiutato. Se cambierà idea siamo pronti a pubblicarla. Il resto è una polemica pretestuosa e senza fondamento. Del resto nell’intervista si nega anche l’evidenza rispetto a quanto sta accadendo nel suo ministero”. Ma con un ulteriore post su X il ministro Giuli intende far capire che il giudizio del quotidiano sull’intervista non era lo stesso della nota inviata all'Adnkronos. "Ecco che cosa pensava ieri il Corriere della Sera prima di censurare la mia intervista. Serve altro?”, esordisce su X trascrivendo la conversazione avvenuta con il giornalista (non menzionato) che lo aveva intervistato. Il ‘Corriere’, così scrive Giuli, commenta così l’intervista: “A me pare molto bella densa e puntuale. Non rischiamo di dare del perditempo a Ernesto?”, al che il ministro risponde: “Possiamo sostituire con “alcuni”. Oppure “c’è chi dice”. E il cronista replica: “Okkk”.
(Adnkronos) - Aumentano vertiginosamente i contenziosi per le ferie non godute nel settore pubblico. Solo nei primi sei mesi del 2025 si contano 425 sentenze sulla monetizzazione dei giorni di riposo non usufruiti. Di queste 412 con esito favorevole ai lavoratori pari al 97% delle pronunce complessive.Un dato che conferma una giurisprudenza ormai sempre più consolidata nel riconoscere l’indennità anche in assenza di richiesta o diniego formale. Si tratta di tutti i dipendenti pubblici (statali, regionali, comunali, sanitari, scolastici, ecc.) che, al momento della cessazione del rapporto di lavoro (per pensionamento, dimissioni, trasferimento, licenziamento), non hanno potuto usufruire delle ferie maturate durante il servizio per cause non dipendenti dalla loro volontà, hanno diritto a ricevere un’indennità economica sostitutiva per le ferie non godute. Secondo l’analisi della banca dati giurisprudenziale effettuata da Consulcesi & Partners, la somma complessivamente liquidata ai dipendenti pubblici tra gennaio e giugno 2025 supera i 3 milioni di euro: rimborsi di oltre 2.345.000 euro, a cui si aggiungono 867.000 euro di spese legali riconosciute. Un trend in crescita che fotografa una realtà trascurata troppo a lungo e oggi oggetto di tutela giurisdizionale estesa. Rispetto all’ultimo report di maggio, le sentenze sulle ferie non godute sono aumentate del 70%, passando da 250 a 425, mentre i rimborsi complessivi riconosciuti ai dipendenti pubblici sono cresciuti di oltre il 17%, superando appunto i 3 milioni di euro. Tra i risarcimenti più elevati figurano quelli ottenuti da dirigenti medici, con importi fino a 72.000 euro, seguiti da funzionari di enti locali (fino a 50.000 euro) e docenti precari (fino a 12.700 euro). Il rimborso più alto del 2025 (72.000 euro) è stato ottenuto proprio da Consulcesi & Partners con la recente sentenza (n. 96/2025) del Tribunale del Lavoro di Ferrara). Nel caso specifico il giudice ha confermato alcuni principi ormai consolidati e rintracciabili nelle numerose sentenze di questi mei: irrilevanza delle dimissioni volontarie, nessun onere probatorio per il dipendente e diritto al rimborso anche per le figure apicali. "La giurisprudenza - afferma Bruno Borin, responsabile del team legale di Consulcesi & Partners - si sta ormai consolidando nel riconoscere il diritto alla monetizzazione delle ferie non godute. E' fondamentale che i lavoratori pubblici siano informati su come far valere questo diritto, soprattutto in prossimità della prescrizione". Per fare chiarezza su requisiti, documentazione e tempistiche, Consulcesi & Partners promuove un webinar gratuito rivolto a dipendenti pubblici, medici, insegnanti e funzionari da titolo 'Come ottenere l’indennità per le ferie non godute: guida legale e strumenti'. L’evento si svolgerà on line lunedì 14 luglio a partire dalle ore 12,30. Durante l’incontro verranno illustrate le ultime pronunce favorevoli e gli strumenti legali disponibili per ottenere l’indennizzo. Per partecipare gratuitamente è sufficiente iscriversi al link disponibile al seguente indirizzo: https://info.consulcesi.it/cep-webinar-ferie-non-godute.html. Nel corso del webinar sarà possibile anche porre domande e richiedere approfondimenti agli esperti. Parteciperanno Bruno Borin e Teresa Ambrosetti del team Consulcesi & Partners ed il giornalista Ciro Imperato. Tutti i dipendenti pubblici (statali, regionali, comunali, sanitari, scolastici, ecc.) che, al momento della cessazione del rapporto di lavoro (per pensionamento, dimissioni, trasferimento, licenziamento), non hanno potuto usufruire delle ferie maturate durante il servizio per cause non dipendenti dalla loro volontà, hanno diritto a ricevere un’indennità economica sostitutiva per le ferie non godute. La Direttiva 2003/88/CE prevede, al suo art. 7, che il diritto alle ferie annuali retribuite è fondamentale ed irrinunciabile, potendo essere sostituito da un’indennità finanziaria, soltanto al momento della cessazione del rapporto di lavoro La giurisprudenza comunitaria ed italiana è ormai consolidata in senso favorevole ai dipendenti del pubblico impiego. In particolare, la CGUE nel 2024, si è espressa in due distinti procedimenti (C-218/22 e C-699/22) ritenendo che il divieto di monetizzazione delle ferie non godute, previsto dall’art. 5, comma 8, del D.L. sia contrario alle tutele previste dalla normativa dell’Unione Europea. La Cassazione, con la sentenza n. 5496/2025, ha ribadito con assoluta chiarezza il principio fondamentale per cui il dirigente medico che, al momento della cessazione del rapporto, non ha goduto delle ferie ha diritto al pagamento dell’indennità sostitutiva, tranne che nell’ipotesi in cui l’azienda riesca a dimostrare di averlo posto nelle condizioni di esercitare il suo diritto, avvertendolo per tempo della perdita del diritto in caso di mancato godimento. L’indennità è calcolata sulla base del numero di giorni di ferie non godute moltiplicato per la retribuzione giornaliera (comprensiva di indennità e accessori). In molti casi, i tribunali hanno riconosciuto risarcimenti anche superiori ai 30.000–40.000 euro.
(Adnkronos) - Sono oltre 72 milioni di euro le risorse messe a disposizione ogni anno da A2a per le proprie persone. Questi i numeri del Gruppo relativi ai servizi di welfare, ai Premi di produttività, oltre al nuovo piano di azionariato diffuso presentati oggi a Milano: un sistema ampio e articolato che tiene conto delle diverse dimensioni che concorrono a favorire il benessere di un individuo, tra le quali la famiglia, il risparmio, la salute, il tempo libero. Le ricerche svolte da Percorsi di secondo welfare (laboratorio che studia i cambiamenti in atto legato al Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell'Università degli Studi di Milano) indicano che nel 2023 le imprese italiane hanno investito nel welfare aziendale circa 3,2 miliardi di euro. Un dato in crescita di oltre il 6% rispetto all'anno precedente, che conferma un trend positivo che negli ultimi 10 anni ha visto il consolidamento della cultura delle organizzazioni sui temi sociali. Tra le aziende, infatti, continua a crescere la consapevolezza di come queste policy siano in grado di migliorare il benessere di chi lavora, incidendo positivamente su clima interno, produttività e attrattività delle organizzazioni. L’evento ‘WelLfare. Il Welfare fa davvero bene’ - a cui hanno preso parte la Sindaca di Brescia Laura Castelletti, il sindaco di Milano Giuseppe Sala e i vertici di A2a, il presidente Roberto Tasca e l’ad Renato Mazzoncini - è stato un’occasione per condividere una riflessione su questi temi e sull’intero ecosistema che coinvolge tanti attori nel panorama italiano, con i contributi della Prof.ssa Marilisa D’Amico, del professor Maurizio Ferrera e della professoressa Franca Maino, docenti dell’Università Statale di Milano e la moderazione di Barbara Stefanelli, vicedirettore vicario del Corriere della Sera. Gli effetti dei cambiamenti demografici e sociali richiedono interventi per rispondere ai nuovi bisogni dei cittadini: in questo contesto le prestazioni erogate dalle aziende, affiancandosi e integrandosi al welfare pubblico, possono contribuire a generare un impatto positivo nella creazione di valore per il territorio e per le comunità. “Il welfare aziendale - commenta Roberto Tasca, presidente di A2a - ha una lunga tradizione nella storia di A2a: le prime forme di supporto ai dipendenti attivate negli Anni ‘60 per fronteggiare fenomeni come l’emarginazione sociale, tipica di quel periodo, erano già strumenti di attenzione alle persone e inclusione. Questo percorso è proseguito negli anni con numerose iniziative, l’ultima delle quali in ordine di tempo è il Piano di Azionariato Diffuso”. E aggiunge: “Oggi il Gruppo è tra le prime aziende del Paese e la prima che opera anche nell’ambito dell’economia circolare ad avere attivato questo programma con 5,3 milioni di euro che cresceranno ancora nella fase successiva. Oltre a coinvolgere i nostri colleghi nel percorso di crescita della società condividendo con loro i risultati raggiunti insieme, rappresenta anche una leva di educazione finanziaria per favorire la conoscenza rispetto all’impiego delle proprie risorse economiche. Con questo Piano testimoniamo il senso di responsabilità che abbiamo nei loro confronti. Le quasi 11mila adesioni ci confermano l’importanza dell’investimento fatto e l’elevato livello di affiliazione dei nostri dipendenti”. Evidenzia l’ad di A2a, Mazzoncini: “La disponibilità e l’accessibilità dei servizi incidono sempre di più sulla qualità della vita. L’impegno del Gruppo per il benessere dei dipendenti è cresciuto negli anni ed è diventato centrale nella nostra strategia. Per le nostre persone abbiamo previsto oltre 72 milioni di euro all’anno attraverso un sistema strutturato che si è evoluto e rafforzato nel tempo fino a diventare un modello di riferimento nel nostro ambito industriale. Ne è esempio il piano da 120 milioni al 2035 per sostenere i nostri colleghi nei loro progetti di genitorialità”. Quindi sottolinea: "Di fronte ai cambiamenti socio-demografici in atto i sistemi di welfare possono diventare laboratori di innovazione in grado di attivare alleanze tra pubblico e privato e mettere a sistema azioni orientate a garantire maggiore benessere per le comunità”. Mauro Ghilardi, direttore People and Transformation di A2a, rimarca come, a partire dai primi fondi di assistenza sanitaria per le famiglie, le case vacanze e le colonie estive avviati diversi anni fa, l’impegno del Gruppo per il benessere dei dipendenti si sia esteso e rafforzato. Solo negli ultimi 18 mesi sono stati avviati A2a Life Caring - il programma da 10 milioni di euro l’anno (120 milioni in arco piano) per supportare la genitorialità con aiuti economici e iniziative formative, tra le quali un contributo annuale fino a 3.250 euro per i primi 3 anni di vita del bambino e il supporto per le spese sostenute per la cura e l’istruzione dei figli fino alla fine dell’istruzione secondaria - e A2a Life Sharing - il Piano di Azionariato Diffuso da oltre 5,3 milioni annui grazie al quale le persone del Gruppo possono partecipare alla crescita dell’azienda. Gli elementi distintivi dei due piani (Life Caring e Life Sharing) risiedono anche nella condivisione con le organizzazioni sindacali. In particolare, il Piano di Azionariato Diffuso è stato sottoscritto e supportato dalla maggior parte delle sigle presenti nel Gruppo, un unicum nel panorama imprenditoriale (recenti analoghe iniziative di altre aziende sono state definite in modo unilaterale). Alla prima fase ha aderito oltre l’86% degli aventi diritto; in autunno partirà la seconda fase nella quale tutti i dipendenti potranno acquistare azioni di A2a ricevendone ulteriori gratuitamente con una premialità inversa rispetto al proprio inquadramento contrattuale per favorire i colleghi con le retribuzioni più basse: 1 azione gratuita ogni azione acquistata per gli operai, 1 azione gratuita ogni 3 per quadri e impiegati, 1 azione gratuita ogni 5 acquistate per i dirigenti. Diciotto milioni di euro sono inoltre previsti per altri servizi (tra i quali il progetto ‘Case ai lavoratori’, l’assistenza sanitaria integrativa, assistenza psicologica, iniziative di wellbeing e lotta alle dipendenze, convenzioni attive) a cui si aggiungono ulteriori 39 milioni per i Premi di produttività, che i dipendenti possono scegliere di destinare in tutto o in parte ai fondi di previdenza complementare, usufruendo di un contributo aggiuntivo da parte di A2a sull’importo convertito (di circa il 15%). Oltre a quelli di natura economica, le politiche di welfare di A2a sono in grado di abilitare importanti benefici indiretti: favoriscono la diffusione tra la popolazione aziendale di informazioni sulle prestazioni alle quali si può accedere, e quindi maggiore consapevolezza sui propri diritti, e incentivano meccanismi occupazionali virtuosi come la capacità di attrazione di nuovi talenti e lo sviluppo di un indotto di servizi di qualità sul territorio.