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(Adnkronos) - Un 'cuore nuovo' è ancora la principale, a volte unica, soluzione in caso di insufficienza cardiaca avanzata. Ma il trapianto ha un limite importante: quello della disponibilità di organi. Un problema globale considerato che i 6.000 trapianti realizzati nel mondo ogni anno coprono appena il 10% delle necessità totali. In Italia sono stati 370 i trapianti di cuore effettuati nel 2023, ma i pazienti in lista di attesa erano 668. E i tempi medi sono di 3,7 anni, con una mortalità a 6 mesi, dopo l'inserimento nella lista, di circa il 15%, in assenza di trapianto di cuore o impianto di supporto meccanico alla circolazione del sangue. La soluzione 'ponte', disponibile da qualche anno, è il cuore artificiale totale, che sostituisce l'intero organo nella fase di attesa del trapianto definitivo ai pazienti con insufficienza cardiaca biventricolare terminale che non rispondono più a terapie mediche o portatori di Vad (ventricular assist device). A produrlo è l'azienda di tecnologie mediche Carmat, a Bois-d'Arcy (Parigi), che il prossimo anno sperimenterà un modello più innovativo che si candida a diventare terapia definitiva, come ha annunciato la stessa azienda in un incontro con i giornalisti nella sua sede alle porte della capitale francese. Una scelta legata anche al costante aumento dell'insufficienza cardiaca avanzata, grave patologia caratterizzata dall'incapacità del cuore di pompare efficacemente sangue nell'organismo. Oggi riguarda 64 milioni di persone nel mondo, con una mortalità altissima che varia a cinque anni tra il 50% e il 75%. In Italia l'insufficienza cardiaca è responsabile di oltre 200.000 ricoveri annui, con un tasso di mortalità al 50% entro due anni. Dal 2021 sono già stati 87 a livello internazionale i pazienti che hanno utilizzato il cuore artificiale totale (Aeson*), 30 dei quali trapiantati. Tra questi i 4 pazienti italiani che hanno ricevuto il cuore artificiale, al Monaldi di Napoli (2), al Niguarda di Milano (1) e al San Camillo di Roma (1). Tutti sono stati poi trapiantati e sono in vita. Al 'bridge to transplantation' si ricorre "quando la sola terapia medica non è in grado di mantenere condizioni di stabilità - afferma Claudio Francesco Russo, direttore Cardiochirurgia e trapianto di cuore del Niguarda di Milano - questo proprio per evitare il rischio di depauperamento di tutte le risorse dell'organismo in conseguenza dell'insufficienza cardiaca, è giusto ricorrere a questi sistemi di supporto meccanico al circolo, comunque definiti, che ci permettono di stabilizzare le condizioni del paziente, mantenergli la qualità di vita, mantenergli la funzione degli organi periferici, mantenere la sua condizione di riserva dell'organismo e affrontare nelle migliori condizioni un intervento di trapianto di cuore". I dati degli studi disponibili (studio Pivot europeo promosso da Carmat) mostrano il buon recupero dei pazienti dopo l'impianto e il miglioramento delle condizioni di salute, dato che permette di affrontare al meglio il successivo trapianto di cuore. In Francia è in corso Eficas, uno studio prospettico che ha l'obiettivo di arruolare 52 pazienti in 10 centri cardiologici, per raccogliere ulteriori dati aggiuntivi su sicurezza ed efficacia: la sopravvivenza post-impianto di almeno 6 mesi senza eventi gravi o la riuscita del trapianto entro i 6 mesi. Questo sistema, in pratica, promette di far guadagnare tempo al paziente per arrivare al trapianto, e far risparmiare il sistema sanitario, riducendo i continui ricoveri necessari nei casi di insufficienza cardiaca avanzata. Ma il ricorso al cuore artificiale totale, al momento, resta ancora limitato.
(Adnkronos) - In occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità, presso la Direzione generale Inail di piazzale Giulio Pastore, a Roma, si è svolta questa mattina la cerimonia di intitolazione dell’Auditorium della sede centrale dell’Istituto al professor Antonio Maglio. Pioniere della sport-terapia e ideatore delle prime Paralimpiadi disputate a Roma nel 1960, subito dopo la conclusione dei Giochi della XVII Olimpiade, Maglio fornì un contributo decisivo per l’evoluzione della percezione e del trattamento della disabilità. In un’epoca in cui avere un handicap equivaleva spesso a una condanna all’emarginazione, nel Centro paraplegici Inail di Ostia introdusse un nuovo metodo riabilitativo basato sui concetti di presa in carico dei pazienti, di terapia occupazionale e di reinserimento socio-lavorativo. Alla cerimonia sono intervenuti il presidente dell’Inail, Fabrizio D’Ascenzo, il direttore generale dell’Istituto, Marcello Fiori, il presidente del Comitato italiano paralimpico, Luca Pancalli, la vedova di Maglio, Maria Stella Calà, e gli atleti paralimpici Giada Rossi, Alberto Amodeo e Domiziana Mecenate. Nell’Auditorium sono anche stati esposti diversi cimeli legati all’attività del medico dell’Inail e alle prime Paralimpiadi, dal provvedimento di istituzione del Centro paraplegici di Ostia alle medaglie conquistate dagli atleti azzurri ai Giochi del 1960.
(Adnkronos) - “L'agricoltura rigenerativa è occuparsi, prendersi cura e rigenerare, arricchire il terreno in simbiosi con le forme di vita che lo popolano, quelle vegetali, animali, i funghi e anche la nostra comunità”. Lo ha detto Filippo Laguzzi, uno dei fondatori dell’azienda agricola Ram - Radici a Moncalieri il secondo farmer selezionato dalla Giuria del Premio 'The Good Farmer Award' promosso da Davines in collaborazione con la Fondazione per lo sviluppo sostenibile. L’azienda agricola Ram - Radici a Moncalieri, nasce nel 2017 per l’interesse di Filippo nella produzione della birra. Oggi è un’azienda agricola guidata da sette soci e si estende su una superficie di 20 ettari, coltivando i campi secondo i principi dell’agroecologia, dell’agricoltura biologica rigenerativa e dell’economia circolare. Oltre a operare nella produzione agricola, Ram - Radici a Moncalieri è un agriturismo, una fattoria sociale e didattica e dal 2018 è anche accreditata come centro di istruzione certificato che offre iniziative per tutte le età, con l’obiettivo di fare sensibilizzazione sui temi della sostenibilità e sul consumo consapevole per sviluppare una vera coscienza ecologica. “È stata una scelta del cuore perché sono cresciuto in questo spazio, in questo ambiente e voglio prendermene cura e sento di dare un contributo importante”, ha concluso.