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(Adnkronos) - Mettere in un barattolo dei bigliettini che saranno pescati per dare vita ai desideri in essi scritti. Inizia così ‘Le avventure nel barattolo’, la novella illustrata, edita da Gilead nella quale Enea e Sofia, insieme ai loro genitori, decidono che la malattia della mamma, il tumore al seno metastatico, non impedirà loro di vivere avventure bellissime e magiche. Il libro, presentato in anteprima a Firenze, in occasione del Festival ‘Eredità delle donne’ - iniziativa dedicata all’empowerment femminile che per la prima volta ha dedicato a questo tema con un talk - ha l’endorsement di Europa Donna Italia e il patrocinio della Società italiana di Psico-oncologia (Sipo) e sarà presto disponibile gratuitamente in versione digitale sul sito dedicato alla campagna Gilead (expose-mbc.com/). Il racconto - spiega una nota - nasce dall’esperienza di Lauren Huffmaster, una mamma con tumore al seno metastatico, che affronta l’esperienza in linea con quanto affermava Marie Curie, tra le donne più celebri della storia e ispirazione per molte generazioni di donne: “Nella vita nulla va temuto bensì compreso”. Il tema su come comunicare il tumore al seno metastatico ai figli è molto attuale, meno dibattuto è cosa succede dopo, quando la notizia viene condivisa, come affrontare i momenti più complessi che le terapie comportano e come condividere stati d’animo che possono essere molto differenti nei figli in base all’età. “La comunicazione della malattia in ambito familiare è un atto di grande coraggio e sensibilità, che non si esaurisce nel momento della notizia, ma si sviluppa e si rinnova ogni giorno, in ogni piccolo gesto e momento condiviso - afferma Dorella Scarponi, Segretario Generale di Sipo - Le avventure nel barattolo rappresenta una testimonianza autentica e preziosa su come sia possibile, persino nei momenti di maggiore difficoltà, coltivare la speranza e mantenere vivo uno spazio per la fantasia e la gioia con i propri figli. In questo cammino la psiconcologia può supportare le famiglie in percorsi di consapevolezza e accettazione, mostrando ai più piccoli che anche le sfide più complesse si possono affrontare insieme, passo dopo passo. Questa è una scelta che porta con sé una straordinaria eredità emotiva e, al contempo, un messaggio di forza rivolto a tutte le donne e a tutte le madri che ogni giorno combattono per sé stesse e per i propri figli”. La donna, dal momento della diagnosi di evoluzione della malattia, amplifica i suoi pensieri e le sue preoccupazioni. I figli, che nella maggior parte dei casi, sono già a conoscenza del tumore al seno, devono compiere un passaggio molto delicato. Trovare dei codici di comunicazione efficaci che portino un nuovo equilibrio nella famiglia diventa fondamentale. “Parlare di tumore al seno metastatico in famiglia richiede delicatezza, ma anche coraggio e verità, elementi essenziali per costruire un nuovo equilibrio e comunicare speranza anche nei momenti difficili - osserva Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna Italia - Il nostro impegno come Europa Donna Italia è sostenere le pazienti affinché non siano sole nel loro percorso, affiancandole nel trovare strumenti e risorse per affrontare la realtà quotidiana con forza e dignità. Le avventure nel barattolo si inserisce in questo contesto: pagina dopo pagina, offre una narrazione quotidiana, delicata e piena di empatia, capace di parlare al cuore di adulti e bambini”. La presentazione del libro in un’occasione come l’Eredità delle donne percorre in parte il messaggio di empowerment femminile. Il tumore al seno metastatico non è un tema di cui parlare solo in confini sanitari e dibattiti riguardanti la salute ma, anzi, si può portare all’attenzione del grande pubblico in occasione di discussioni più ampie, per dare voce a tutte le donne che vivono un’esperienza di malattia ma che non si identificano e non vogliono essere identificate in essa. “Scegliere di presentare ‘Le avventure nel barattolo’ al festival ‘Eredità delle donne’ è una decisione intenzionale - sottolinea Gemma Saccomanni, Sr. Director Public Affairs di Gilead Sciences Italia - Crediamo infatti che il racconto di una madre che affronta il tumore al seno, le sfide che la malattia porta con sé possano e debbano trovare spazio anche oltre i confini tradizionali della comunicazione sanitaria. Vogliamo offrire una piattaforma che mostri queste donne per quello che sono: forti, coraggiose, che costruiscono ogni giorno una vita fatta non solo di cura, ma anche di sogni e speranze per i propri figli”.
(Adnkronos) - Il 69,6% di lavoratrici e lavoratori italiani ha un carico di cura: tra questi, il 36% ha la responsabilità di figli minorenni, il 46% segnala di occuparsi di familiari anziani o fragili (nel 16% dei casi si tratta di un impegno quotidiano) e il 30% si prende cura di altri minori della famiglia, come ad esempio i nipoti. Considerando chi affianca la responsabilità su figli minori e la cura di altri familiari anziano o fragili, è stato possibile identificare la cosiddetta “generazione sandwich”: si tratta del 18% dei lavoratori. Sono i principali risultati dell’Osservatorio Nazionale sui bisogni di welfare di lavoratrici e lavoratori con responsabilità di cura, di Welfare Come Te, in partnership con la Prof.ssa Elena Macchioni (Professoressa di Sociologia – Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali 'Università di Bologna’) e con il contributo dell’Istituto di Ricerca Ixè. Welfare Come Te – provider di welfare aziendale espressione della cooperazione sociale – oltre a servire numerose aziende nella progettazione di iniziative e servizi dedicate ai caregiver e al benessere personale, ha voluto anche creare questo spazio organico di osservazione sulle esperienze in atto di welfare aziendale, con una focalizzazione sulla condizione dei ‘lavoratori caregiver’. Il progetto si struttura a partire da un’indagine demoscopica quantitativa – realizzata su un campione rappresentativo di lavoratrici e lavoratori del settore privato. L’indagine monitora, con periodicità biennale, il welfare aziendale, fornendo una fotografia delle condizioni familiari, lavorative, dei bisogni e delle necessità di welfare dei lavoratori italiani, con un focus su quanti hanno una responsabilità di cura. La prima indagine è stata realizzata nel maggio 2024. Emergono altri dati interessanti: la conciliazione si basa prevalentemente sul “fai-da-te” degli stessi lavoratori, che in larga maggioranza (70%) dichiarano di riuscire a gestire gli impegni di lavoro e quelli personali e familiari grazie alla propria capacità organizzativa, aspetto rimarcato - per lo più - dalle donne e che si consolida con l’età delle rispondenti; sul fronte delle carenze i lavoratori lamentano innanzitutto (49%) la mancanza di servizi pubblici territoriali, particolarmente avvertita dai lavoratori residenti nelle regioni del centro e del sud Italia. Il 41% segnala anche la carenza di servizi di welfare aziendale. Nel groviglio di impegni da conciliare, i lavoratori trascurano, innanzitutto, il proprio benessere psicofisico, tema indicato dal 68%, e sottolineato per lo più dalle lavoratrici. Un lavoratore dipendente su tre sente di aver trascurato responsabilità familiari e il 19% il lavoro; chi è gravato da carichi di cura tende a giudicare se stesso con maggiore severità, sottolineando in misura significativamente più marcata le proprie mancanze sul fronte lavorativo e familiare. In questo scenario il welfare aziendale occupa uno spazio che appare ancora contenuto e non del tutto adeguato, il welfare offerto dalle imprese ha pochi elementi di utilità sociale, là dove presenti ricalcano i pillar del welfare state tradizionale (senza ricercare una vera e propria modalità di integrazione) e seguono una pratica di convenienza (ciò che la normativa permette di offrire con vantaggio fiscale), piuttosto che di convinzione (ciò che può essere realizzato tenendo conto dei reali bisogni di lavoratrici e ai lavoratori). Questo studio ha restituito la dimensione del fenomeno su scala nazionale ed ha evidenziato uno spazio ampio di lavoro e di intervento. È necessario promuovere una nuova narrazione del welfare, lo sviluppo di una prospettiva sociale e di personalizzazione degli interventi, attraverso un approccio plurale– preferibilmente sviluppato a partire dal livello territoriale – in cui imprese, PA e Terzo Settore possano cooperare in risposta ai bisogni crescenti di cura di lavoratrici e lavoratori.
(Adnkronos) - "La Fondazione continua a consolidare il proprio ruolo internazionale sui temi della sostenibilità ambientale e, in particolare, sulla protezione dei centri urbani dall’innalzamento del livello del mare". Ad affermarlo è Alessandro Costa, Direttore Generale della Venice Sustainability Foundation (Vsf), di ritorno da Baku, dove ha partecipato ai lavori della 29ª Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (Cop29 Azerbaigian). In questa occasione, Vsf ha organizzato al Padiglione Italia una conferenza dal titolo "Il paradigma di Venezia: strategie per l’adattamento all’innalzamento del livello del mare e la riduzione del rischio di catastrofi", in cui è stato illustrato il "modello Venezia" come esempio concreto e replicabile di resilienza e sostenibilità. Vsf ha inoltre preso parte alla tavola rotonda organizzata al Padiglione Cinese dal titolo “Actively Guard against Climate Risks and Build Low-carbon and Resilient Cities”, contribuendo al dialogo internazionale sul tema delle città resilienti e a basse emissioni di carbonio. Sempre in occasione della Cop29, Alessandro Costa ha incontrato Johan Moberg, Ceo di Green Hydrogen Organisation, avviando i preparativi per la seconda edizione del Venice Hydrogen Forum, prevista per la fine del 2025. "Abbiamo illustrato – ha spiegato Costa – il cambio di paradigma che ha interessato Venezia: grazie al sistema di opere complesse Mose, la città è passata da luogo di evidente sofferenza a modello internazionale di protezione e adattamento agli effetti dell’innalzamento del mare". Questo posizionamento è stato rafforzato dalla recente nomina di Venezia a resilience hub da parte dell’Undrr (United Nations Office for Disaster Risk Reduction), avvenuta a fine 2023, nel corso della Biennale della Sostenibilità dedicata al sistema Mose. “Significativo – aggiunge Costa – l’intervento al nostro evento di Alessandro Guerri, DG affari europei, internazionali e finanza del Mase, che ha sottolineato come Venezia rappresenti un’eccellenza italiana nell’adattamento ai cambiamenti climatici, con soluzioni replicabili per altre aree del mondo afflitte da problematiche simili”. La conferenza organizzata da Vsf si è articolata in tre sessioni tematiche. La prima, dedicata al ruolo dell’azione climatica locale, ha esplorato come le politiche locali possano essere strumenti chiave per raggiungere gli obiettivi globali di resilienza e sostenibilità, con gli interventi di Alessandro Costa (Direttore generale di Vsf), Animesh Kumar (United Nations Office for Disaster Risk Reduction - Undrr) e Alessandra Antonini (Comitato europeo delle regioni - CoR). Un secondo approfondimento è stato dedicato al modello veneziano di adattamento climatico, dimostrando che la città non solo si è protetta dall'innalzamento del mare ma ha anche avviato un'intensa attività di restauro del patrimonio culturale secondo un modello replicabile a livello globale. Sono intervenuti Pierpaolo Campostrini (Vsf e Corila), Francesco Musco (Iuav) e Andrew Potts (Europa Nostra). Infine, un tavolo moderato da Vittore Negretto (Iuav) e dedicato al tema “Dal locale al globale”, che ha analizzato le modalità con cui Venezia può fattivamente condividere il proprio approccio con la comunità internazionale, attraverso la partecipazione attiva alle reti globali e al dialogo tra città. Queste iniziative confermano come Venezia possa essere non solo simbolo della lotta contro l’innalzamento del livello del mare, ma anche laboratorio internazionale di resilienza, sostenibilità e innovazione nel contrasto ai cambiamenti climatici.