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(Adnkronos) - "C'è un caos calmo", scherza un big del centrodestra citando il titolo del bestseller di Sandro Veronesi per descrivere il clima all'interno della maggioranza sulle regionali. In pratica: tutto è in stand by, non ci sarà nessun vertice a Ferragosto, anche perché la priorità per i leader, in particolare Giorgia Meloni, è il conflitto in Ucraina in vista del vertice Trump-Putin in Alaska proprio il 15. In agenda non ci sono nemmeno incontri tra i coordinatori regionali. I nodi sono sempre quelli del Veneto e della Campania. Per il 'dopo-Zaia' non ci sono novità: ovvero, c'è la Lega che rivendica un suo candidato. Intanto, i 'problemi' continuano ad arrivare proprio da Luca Zaia che rilancia la sua lista personale alle regionali, assicurando che si tratta di un "valore aggiunto" per la coalizione. ''La mia lista non è un atto di narcisismo o megalomania, in realtà ho sempre avuto una lista civica'', e anche stavolta servirà a "portare voti", "Meloni lo sa", ci tiene a sottolineare al Corriere della Sera il governatore leghista, che a causa del tetto al terzo mandato non potrà ricandidarsi alla guida della Regione. La 'variabile Zaia', però, non va giù agli alleati: Fi e Fdi hanno dimostrato freddezza. Un comportamento che in casa Lega non comprendono, visto che conta vincere e con la lista del governatore uscente il Veneto potrà essere conquistato più facilmente. "Se non è un problema per la Lega, perché Zaia deve esserlo per gli alleati, visto che ci fa vincere", commenta un big del Carroccio che sta seguendo da vicino il dossier elezioni. Dalle parti di Fdi, però, una lista Zaia viene interpretata come una fuga in avanti. "Sarà il futuro candidato presidente a decidere quali sono le liste che lo sosterranno", taglia corto all'Adnkronos il senatore meloniano Raffaele Speranzon, uno dei nomi in campo per il post-Zaia. Anche il coordinatore veneto di Fratelli d'Italia, Luca De Carlo - altro possibile candidato del partito della premier - ribadisce le perplessità di Fdi sull'ipotesi di una lista Zaia: "L'assetto che la Lega vuole darsi per affrontare le prossime regionali non riguarda Fratelli d'Italia: noi - spiega il senatore all'Adnkronos - siamo impegnati a costruire la miglior lista possibile per Fdi. Potremmo eventualmente occuparci della lista del presidente solo nel caso in cui il presidente fosse espressione nostra". "Gli assetti con cui gli alleati intendono presentarsi alle elezioni sono una loro scelta: se la Lega vuole dividere i voti con una 'lista Zaia', nessun problema. È però singolare - dice ancora De Carlo - trovare una lista guidata da una persona che non è candidato presidente: si tratta di un'anomalia. Se in Fdi avessimo un fuoriclasse come Zaia, lo candideremmo nella nostra lista". Al momento, non sembra prioritario un vertice sulle regionali. "Credo che la prima cosa importante sia definire la data delle elezioni. La priorità assoluta è l'unità della coalizione: con quella, si vince. La seconda è elaborare un programma solido per affrontare i prossimi 5-10 anni. La scelta dell'uomo di punta viene solo dopo: è un problema secondario rispetto all'unità e alla visione", sottolinea il presidente della Commissione Agricoltura di Palazzo Madama. Pure Forza Italia è fredda sul governatore veneto uscente per bocca del coordinatore regionale in Campania, Fulvio Martusciello, fedelissimo di Antonio Tajani: "La lista Zaia rischia di produrre tantissime schede nulle non essendo Zaia candidato a presidente. L'elettore potrebbe confondersi...". Nel 2020, avverte l'eurodeputato azzurro all'Adnkronos, "ce ne furono 100mila tra bianche e nulle. Con questa lista non escludo che se ne possano aggiungere altre 50mila''. Lo stallo persiste anche all'ombra del Vesuvio. In Campania probabilmente si voterà tra ottobre e novembre ma la maggioranza sembra attendere le mosse del centrosinistra, che con Roberto Fico candidato presidente viene dato per vincente anche 'al netto' dell'incognita rappresentata da Vincenzo De Luca. Intanto, i papabili alla presidenza della Regione sarebbero Edmondo Cirielli, viceministro meloniano degli Esteri; Giosi Romano, coordinatore della Zes unica del Mezzogiorno; il rettore dell'Università Federico II, Matteo Lorito a cui si aggiungerebbe la carta di un altro 'magnifico', l'attuale rettore dell'università Vanvitelli Giovanni Francesco Nicoletti. "Il vero problema è che in Campania il centrodestra non ha nessun nome pronto a metterci la faccia visto che si preannuncia una sconfitta", confida un parlamentare di maggioranza di lungo corso.
(Adnkronos) - Grande affluenza e un ospite d'eccezione alla 19ma Sagra degli Spinosini - Festa di Sant’Anna, organizzata dall'Associazione Sant'Anna di Centobuchi (Ascoli Piceno). Sabato 2 agosto, la festa ha accolto il ministro dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, che ha voluto celebrare di persona una delle eccellenze gastronomiche del territorio. Accolto dal presidente dell'Associazione Sant'Anna, Matteo Troiani, e da un folto pubblico, il ministro Lollobrigida ha trascorso la serata tra gli stand, immergendosi nell'atmosfera della sagra. Il momento più atteso è stato senza dubbio quello della 'prova ai fornelli': Lollobrigida si è cimentato nella preparazione degli Spinosini con prosciutto e limone insieme a Vincenzo Spinosi, ideatore della celebre ricetta, al presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, e allo staff della sagra. Questo piatto, inventato da Spinosi e apprezzato in tutto il mondo, continua a riscuotere un successo straordinario durante l'evento, confermando il legame tra tradizione e innovazione. Prima di congedarsi, Lollobrigida ha consegnato a Matteo Troiani, presidente dell'associazione, un riconoscimento speciale a sostegno della candidatura della cucina italiana a patrimonio Unesco. Un segnale forte che sottolinea l'importanza di manifestazioni come la Sagra degli Spinosini nella valorizzazione del patrimonio culinario nazionale. La visita del ministro non solo ha onorato il lavoro dell'Associazione Sant'Anna, ma ha anche posto un faro sulla qualità e sulla tradizione che rendono la cucina italiana unica al mondo.
(Adnkronos) - In Italia è Sos incendi. Dal 1° gennaio al 18 luglio 2025 nella Penisola si sono verificati 653 incendi che hanno mandato in fumo 30.988 ettari di territorio pari a 43.400 campi da calcio. Una media di 3,3 incendi al giorno con una superficie media bruciata di 47,5 ettari. A scattare questa fotografia è Legambiente che ha diffuso nei giorni scorsi il suo nuovo report 'L’Italia in fumo'. Stando al report di Legambiente, che ha analizzato e rielaborato i dati Effis (European Forest Fire Information System), dei 30.988 ettari di territorio bruciati nei primi sette mesi del 2025, 18.115 hanno riguardato ettari naturali (ossia aree boscate); 12.733 hanno interessato aree agricole, 120 aree artificiali, 7 aree di altro tipo. Il Meridione si conferma l’area più colpita dagli incendi con sei regioni in cima alla classifica per ettari bruciati. Maglia nera alla Sicilia, con 16.938 ettari bruciati in 248 roghi. Seguita da Calabria, con 3.633 ettari in 178 eventi incendiari, Puglia con 3.622 ettari in 69 eventi, Basilicata con 2.121 ettari in soli 13 roghi (con la media ettari per incendio più alta: 163,15), Campania con 1.826 ettari in 77 eventi e la Sardegna con 1.465 ettari in 19 roghi. Tra le regioni del Centro e Nord Italia: ci sono il Lazio (settimo in classifica) con 696 ettari andati in fumo in 28 roghi e la Provincia di Bolzano (ottava in classifica) con 216 ettari in 3 roghi e la Lombardia. Per l’associazione ambientalista, "ad oggi il Paese paga non solo lo scotto dei troppi ritardi, ma anche l’acuirsi della crisi climatica che amplifica il rischio di incendi boschivi e l’assalto delle ecomafie e degli incendiari". Secondo l’ultimo Rapporto Ecomafia diffuso il 10 luglio scorso, nel 2024 sono stati 3.239 i reati (incendi boschivi e di vegetazione, dolosi, colposi e generici in Italia) contestati dalle forze dell’ordine, Carabinieri forestali e Corpi forestali regionali, un dato però in calo del 12,2% rispetto al 2023. “Per contrastare gli incendi boschivi - dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - non basta concentrarsi sull’emergenza estiva o su singole cause, ma è fondamentale adottare un approccio integrato che integri prevenzione, rilevamento, monitoraggio e lotta attiva. Bisogna puntare sulla prevenzione attraverso una gestione territoriale efficace, che includa l’uso ecologicamente sostenibile delle risorse agro-silvo-pastorali. Ma è anche fondamentale promuovere e remunerare i servizi ecosistemici, sostenendo e rivitalizzando le comunità rurali nelle aree interne e montane affinché possano riappropriarsi di una funzione di presidio territoriale. Allo stesso tempo è importante applicare la normativa vigente per arginare qualsiasi ipotesi di speculazione futura sulle aree percorse dal fuoco, ed estendere le pene previste per il reato di incendio boschivo a qualsiasi rogo. È cruciale rafforzare le attività investigative per individuare i diversi interessi che spingono ad appiccare il fuoco, anche in modo reiterato. L’analisi approfondita dei luoghi colpiti e dei punti d’innesco accertati può costruire una mappa investigativa essenziale per risalire ai responsabili”. Da segnalare anche gli incendi scoppiati in aree naturali. Su 30.988 ettari di territorio bruciati, 6.260,99 hanno riguardo aree Natura 2000 in 198 eventi incendiari. A livello regionale, Puglia e Sicilia risultano le regioni più colpite da incendi in aree Natura 2000.