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(Adnkronos) - "Gli sguaiati attacchi personali di Pd e 5stelle contro il tentativo del Mic di riallocare 100 milioni inutilizzati sul Fondo cinema 2026, senza con ciò mettere in discussione le spettanze esigibili dal 2022 al 2024, prima cioè che io mi insediassi al Collegio Romano, dimostrano la stolida, crassa ignoranza di chi se ne fa portavoce. E oltretutto danneggiano la Ragioneria generale dello Stato, proiettando una luce sinistra di sospetto sulla sua vera o presunta terzietà". Così il ministro della Cultura, Alessandro Giuli. Per la capogruppo democratica in commissione Cultura alla Camera, Irene Manzi, "il blocco del decreto che avrebbe dovuto recuperare parte dei tagli inflitti dal ministro al settore cinematografico non è un incidente tecnico, ma il sintomo di una gestione improvvisata". Manzi ha chiesto al ministro di "riferire in Parlamento sulla situazione caotica che ha determinato". "Tagli presentati come riforme, menzogne travestite da efficienza, e infine la paralisi dei fondi destinati al cinema e all’audiovisivo. Così si riassume l’azione del ministro Giuli, segnata da superficialità gestionale e da un evidente smarrimento politico. Dietro la retorica del cambiamento, solo improvvisazione, disordine e una gestione personalistica e umorale - dichiara Manzi in una nota - Il blocco del decreto che avrebbe dovuto recuperare parte dei tagli inflitti dal ministro al settore cinematografico non è un incidente tecnico, ma il sintomo di una gestione improvvisata e per questo incapace di garantire chiarezza, tempestività e visione. Il settore culturale si trova oggi ostaggio di errori che ne compromettono la credibilità e la continuità. Giuli ha tagliato, promesso, taciuto. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: immobilismo, sfiducia, e un ministero ridotto a terreno di scontro. Il Paese merita una conduzione all’altezza della sua cultura, non l’ennesima dimostrazione di inefficienza e disattenzione". Il deputato M5S Gaetano Amato ritiene la reazione del ministro Giuli "sguaiata, al limite dell’isterismo". "Sconcertante è la sua incapacità. Non ha neppure l’idea di quali azioni mettere in atto e lascia trapelare accuse (sinistre o fosche?) contro la Ragioneria dello Stato. Come ha detto Pierfrancesco Favino, serve dialogo. E invece dobbiamo fare i conti con questa inadeguatezza che rischia ancora una volta di ripercuotersi sul mondo del cinema. La verità è che il vero ministro della Cultura non è Giuli, e le sue parole lo dimostrano chiaramente. Invece di risentirsi con chi gli fa notare le sue sciocchezze, dovrebbe piuttosto prendere atto del fatto che, ormai da tempo, è stato commissariato", dichiara Amato. Ribatte alle opposizioni Alessandro Amorese, capogruppo di Fratelli d'Italia in commissione Cultura alla Camera e responsabile attività editoriali Fdi. "Invece di riconoscere l’impegno concreto del ministro della Cultura, Giuli, che sta lavorando con responsabilità per reperire risorse e costruire una soluzione solida e sostenibile, le opposizioni scelgono ancora una volta la strada della polemica pretestuosa. È evidente come l'opposizione preferisca alimentare tensioni e scontri mediatici, piuttosto che contribuire in modo costruttivo al raggiungimento di un risultato utile al mondo culturale della Nazione. Fratelli d’Italia, al contrario, sostiene il lavoro del ministro, fondato su serietà, competenza e trasparenza nella ricerca dei finanziamenti necessari. L’interesse della cultura italiana non si difende con slogan o accuse infondate, ma con l’impegno quotidiano nelle istituzioni. Ed è esattamente ciò che il governo e il ministro Giuli stanno facendo", conclude Amorese.
(Adnkronos) - "Fino a qualche settimana fa i dati sull’Irpef che abbiamo presentato hanno fatto scalpore. Oggi, invece, a far notizia è una manovra che sembra andare in favore proprio di chi l’Irpef la paga". Lo afferma Stefano Cuzzilla, presidente di Cida. Il riferimento è ai dati, elaborati da Cida e Itinerari previdenziali, che hanno evidenziato come il 27% dei contribuenti versi quasi l’80% dell’Irpef, mentre il 43% della popolazione non versi un solo euro di imposta diretta. Numeri che avevano acceso il dibattito sul peso sproporzionato che grava su una platea ristretta di cittadini e lavoratori, quelli che reggono il sistema”. In questo scenario, la scelta della manovra 2026 di alleggerire leggermente l'Irpef per questa stessa fascia di contribuenti rappresenta un segnale importante: chi contribuisce di più viene finalmente riconosciuto e non penalizzato. Cuzzilla precisa: "E' curioso che la critica più forte, come ricordato anche dall’Istat, sia che il taglio dell’Irpef favorisca chi paga l’Irpef. Una polemica che si commenta da sola. Ma qui non stiamo parlando di privilegi: si tratta semplicemente di ristabilire un principio di equità". Per capirlo basta un confronto semplice:un dirigente con 105mila euro di reddito paga in Irpef e addizionali 13,5 volte più di un lavoratore che guadagna 30mila euro, pur avendo un reddito solo 3,5 volte più alto. E' evidente chi sostiene davvero il sistema. Restano tuttavia ombre sulle rottamazioni e sulle nuove ipotesi di sanatoria fiscale: "Cida - ricorda - ha già espresso la propria contrarietà alle rottamazioni. La Corte dei Conti, nelle audizioni parlamentari, ha sollevato obiezioni puntuali: abbattere sanzioni e allungare i tempi di pagamento significa far perdere allo Stato gettito certo e favorire chi non ha rispettato le regole. In fondo, è un premio a chi ha eluso, un ulteriore peso su chi ha sempre pagato". Chiude Cuzzilla: "La manovra mostra un primo segnale di giustizia per il ceto medio e i contribuenti fedeli, ma se continueremo con il meccanismo delle rottamazioni, rischiamo di svuotare quel patto fiscale che dovrebbe unire e responsabilizzare. La vera equità si costruisce premiando chi fa la sua parte, non garantendo scappatoie a chi si sottrae".
(Adnkronos) - “È il primo anno che realizziamo un rapporto di sostenibilità e non si tratta solo di un adempimento formale, è un modo per rendere conto alle aziende che rappresentiamo e ai cittadini, con i quali comunichiamo tutti i giorni, riguardo a quello che il mondo dell'alluminio fa”. Lo ha detto Gennaro Galdo, responsabile comunicazione di Cial - Consorzio nazionale imballaggi alluminio, all’edizione 2025 di Ecomondo a Rimini, la fiera dedicata alla sostenibilità e all’economia circolare. “Non è scontato - prosegue Galdo - perché il mondo dell'alluminio, dalla produzione fino al riciclo in fonderia, è mondo complesso, rendicontarlo è dunque un lavoro che va fatto, perché è un'azione di responsabilità sociale, quasi un obbligo di trasparenza che ci è dovuto”. “Da questa relazione emerge che l'industria dell'alluminio in Italia è in salute dal punto di vista della responsabilità, perché le aziende che rappresentiamo sono tutte impegnate nella riduzione dei rifiuti, così come i centri di selezione con i quali lavoriamo, che selezionano il materiale e lo trasportano fino all'arrivo in fonderia - continua - In una delle dodici fonderie del nostro sistema abbiamo potuto appurare che si tratta di aziende responsabili, il che ci rende orgogliosi di rappresentare questo sistema”.