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(Adnkronos) - Emergenza e ossigeno iperbarico: nuove frontiere della medicina che salva la vita. Se ne parla nella terza e ultima giornata di Icare 2025, il Congresso nazionale della Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva (Siaarti) dove due sessioni sono state dedicate alle 'Nuove frontiere nel setting extraospedaliero' e alle 'Emergenze iperbariche'. Ne è emersa una fotografia chiara: le innovazioni nella gestione pre-ospedaliera, il potenziamento dei sistemi informativi sanitari e l’uso appropriato dell’ossigeno iperbarico possono fare la differenza tra la vita e la morte, tra una disabilità permanente e un recupero completo. Nel panel dedicato all’emergenza extraospedaliera, moderato da Davide Colombo, responsabile dell’Area culturale Siaarti medicina critica e dell’emergenza, si è discusso delle ultime innovazioni nella gestione del politrauma pediatrico, dell’analgo-sedazione in emergenza e delle applicazioni dell’Ecmo nel pre-ospedaliero, che oggi consentono di avviare il supporto extracorporeo già durante il trasporto. Temi che interessano direttamente la cittadinanza, perché riguardano la sicurezza e l’efficacia delle cure nei minuti più critici. Ma l’innovazione non è solo tecnologica: riguarda anche la cultura della condivisione dei dati sanitari. "Ogni secondo conta – spiega Colombo – ma la velocità non basta senza informazione. Oggi meno della metà degli italiani ha dato il consenso all’uso del proprio Fascicolo sanitario elettronico, e questo significa che in caso di emergenza il medico può trovarsi senza accesso a dati vitali come allergie, terapie o malattie croniche. Dobbiamo promuovere una cultura della prevenzione e della responsabilità digitale: condividere le proprie informazioni sanitarie è un gesto semplice, ma può salvare una vita". Per quanto riguarda le emergenze iperbariche, il focus ha riguardato il ruolo delle microparticelle nell’intossicazione da monossido di carbonio, sul politrauma, sulla gestione degli incidenti subacquei e sul nuovo Ita-Oti Study, ricerca osservazionale multicentrica promossa da Siaarti che per la prima volta fotografa in modo sistematico l’uso dell’ossigenoterapia iperbarica in Italia. "L’ossigeno iperbarico è una risorsa preziosa che agisce dove quello tradizionale non arriva – afferma Luca Martani, responsabile dell’Area culturale Siaarti Medicina iperbarica. "Oggi - continua Martani - lo utilizziamo non solo per la malattia da decompressione dei subacquei, ma anche in molti altri casi: avvelenamento da monossido di carbonio, gravi infezioni, ferite che non guariscono e traumi complessi. Attraverso lo studio Ita-Oti vogliamo comprendere meglio le indicazioni, uniformare i protocolli e garantire a tutti i pazienti un accesso tempestivo e appropriato a questa terapia. In emergenza, la differenza tra un trattamento tempestivo e un ritardo può determinare la sopravvivenza e la qualità della vita del paziente". L’attenzione alla medicina d’urgenza e iperbarica conferma l’impegno della Siaarti nel costruire un sistema sanitario capace di rispondere con efficacia e umanità alle situazioni più critiche, in cui l’intervento dell’anestesista-rianimatore è decisivo. Dopo il successo dell’edizione 2024 a Torino, la Società annuncia che nel 2026 si terrà nuovamente il Congresso dell’Area culturale emergenza (Ace), dedicato alla formazione e alla ricerca in tutti i contesti dell’urgenza e del soccorso avanzato.
(Adnkronos) - L’85,7% degli studi dei consulenti del lavoro ha investito in tecnologie e digitale negli ultimi due anni: il 15% ha effettuato investimenti rilevanti, il 45% medi. Questi hanno riguardato principalmente il rinnovo di infrastrutture (pc, portatili, reti per il 74,2%) e la sicurezza informatica (59,9%). A seguire gestione documentale (34,7%) e portali dedicati ai clienti (31,9%). È quanto emerge dall’indagine sull’evoluzione della professione del consulente del lavoro, realizzata dalla Fondazione studi consulenti del lavoro, e presentata oggi a Napoli alla Convention nazionale in occasione del 60° anniversario della categoria. Per il prossimo biennio, in testa agli investimenti vi è l’IA (il 50% intende introdurla nello studio, anche solo in via sperimentale), il rinnovo delle infrastrutture (48,7%), portali e app dedicate ai clienti (33,7%) e la formazione delle risorse umane (32%). Più della metà dei consulenti del lavoro è soddisfatta della propria attività e ha voglia di far crescere ancora di più la propria attività professionale. Tra i fattori che potrebbero promuovere un’ulteriore crescita i consulenti hanno chiaro che non saranno esterni, ma dipenderanno principalmente dalla capacità che avranno di proporsi sul mercato con logiche diverse. La diversificazione dei servizi è l’aspetto a cui quasi la metà dei rispondenti lega le possibilità di ulteriore crescita della professione: indica tale item come leva per il futuro il 46,5% degli intervistati, tra i giovani la percentuale sale al 55,4%. Più di un terzo (37,7%) guarda all’innovazione e alla digitalizzazione quali opportunità di ulteriore sviluppo mentre è una quota inferiore a pensare che la crescita potrà venire dall’esterno, dallo spontaneo aumento della richiesta dei servizi sul mercato (31,2%) e dalla crescita del ruolo della professione tra le imprese (31,2%). Il 63,3% degli intervistati si dichiara infatti molto soddisfatto del proprio lavoro (in una scala da 1 a 10, il livello di soddisfazione va da 7 in su): gli uomini più delle donne (70,3% vs 54,6%), i residenti al Nord più del Centro Sud. Il 55,8% intende, nei prossimi cinque anni, sviluppare ulteriormente la propria attività professionale, mentre un quarto vorrebbe continuarla ad esercitare così come è, senza apportare cambiamenti. La crescita organizzativa si accompagna alla crescente differenziazione dell’offerta di servizi professionali da parte dei consulenti del lavoro. Intorno al core business degli adempimenti in materia di lavoro e buste paga (erogata dal 92,2% degli studi) cresce l’offerta di servizi di altro tipo: il 67,4% offre consulenza giuridica e contrattuale sui rapporti di lavoro, il 59,2% consulenza economica (analisi budget e costo del lavoro). Ancora, il 47% degli studi si occupa di organizzazione e gestione del personale nelle aziende, il 42,1% di relazioni e procedure sindacali, il 32,2% di welfare aziendale, il 28,2% di consulenza previdenziale, il 15,6% le politiche attive. Secondo la ricerca quasi la metà degli studi (48,4%) presidia la materia fiscale, occupandosi di adempimenti, mentre il 37,4% offre consulenza fiscale, finanziaria e societaria. Quasi due studi su dieci (18,9%) fanno certificazioni di contratti di lavoro e conciliazioni, mentre il 9,4% Asse.Co. e il 4,7% certificazioni di parità/bilanci di genere. Del tutto specifico è il profilo dei giovani consulenti del lavoro che mostrano, rispetto alle generazioni più adulte, una vocazione più specialistica sul versante lavoristico e una capacità di erogare una maggiore varietà di servizi, in particolare di consulenza giuridica e contrattuale (83,2%) e economica (77,6%) in materia di rapporti di lavoro. Risulta alta anche la propensione ad occuparsi di gestione e organizzazione del personale (59,4%), welfare aziendale (46,2%) e consulenza previdenziale (31,4%). La crescita del ventaglio di offerta è stata particolarmente accentuata negli ultimi 3 anni. Oltre un terzo degli studi (34,8%) ha innovato il proprio paniere di offerta: il 14,1% ha introdotto servizi di welfare aziendale, il 6% consulenza previdenziale, il 5,1% l’Asse.Co., il 3,6% le politiche attive. Sono questi i servizi che hanno registrato la crescita più significativa. Decisivi sono stati i fattori di “contesto”, ma anche la capacità di innovarsi. Richieste dei clienti (30%) e cambiamenti normativi (19,7%) sono i principali fattori che hanno portato ad innovare l’offerta di servizi. Ma non meno peso hanno assunto le scelte strategiche di acquisire competenze con specializzazioni nuove (il 12,9% indica tale fattore), la ricerca di nuovi fonti di reddito (10,6%) e l’esigenza di stare al passo con la concorrenza (10,9%). Come si sono organizzati gli studi per erogare nuovi servizi? Il 36,2% ha sviluppato nuove competenze, formando le risorse interne, mentre il 15,4% ha avviato collaborazioni con altri studi o consulenti esterni. Il 14% dichiara che per erogare nuovi servizi è stato necessario rivedere organizzazione e procedure interne, mentre una simile quota ha promosso investimenti in tecnologie e strumenti digitali. Aumenta l’orientamento all’esercizio in forma aggregata della professione. Tra il 2021 e il 2025, la quota di consulenti del lavoro che esercita la libera professione come titolare unico di studio passa dal 78,2% al 74,4% mentre aumenta, dal 21,8% al 25,6%, la percentuale di chi esercita in forma associata. Tra questi ultimi, il 14,9% è associato in Stp con altri consulenti del lavoro, il 10,7% con altri professionisti. Tale dato è confermato anche dall’aumento della propensione a costituire società tra professionisti. Il numero delle Stp registrate in albo unico ha raggiunto, nel 2025, quota 808, coinvolgendo quasi 2000 consulenti del lavoro, pari al 7,8% del totale. Le modalità organizzative variano a seconda dei contesti e dei mercati di riferimento. Al Nord, l’esercizio in forma associata interessa più di un terzo degli iscritti (il 38,2% al Nord Est, prevalentemente con altri consulenti del lavoro) mentre al Sud solo il 14,2%. Il Nord è l’area dove si registra il maggiore incremento della propensione all’esercizio in forma associata: la percentuale di professionisti passa infatti dal 26,2% del 2021 al 33,2% del 2025 nel Nord Ovest e dal 31,8% al 38,2% nel Nord Est. Con riferimento al futuro, il 6% dei professionisti individuali afferma di voler associarsi o creare una Stp nei prossimi tre anni.
(Adnkronos) - "Dove c'è mobilità c'è sviluppo, spesso questo aspetto si dimentica". Lo dichiara Diego Cattoni, amministratore delegato Autostrade del Brennero, in occasione dell’evento Adnkronos Q&A ‘Sostenibilità al bivio’."In Italia abbiamo circa 6mila km di autostrade, lo stesso numero di 50 anni pur in presenza di quantità di merci e persone che si spostano in maniera esponenziale" con "gran parte dell'export che transita proprio su Auto Brennero", aggiunge spiegando che "abbiamo tre società di trasporto merci su rotaia, questo rappresenta un piano di investimento importante, soprattutto sull'intermodalità: gomma-ferro-acqua-aria.