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(Adnkronos) - Valorizzare i luoghi di cura per i disturbi mentali, ripensandoli per renderli più adatti alle attività assistenziali offerte, mettendo sempre al centro le persone che li vivono, siano pazienti, caregiver o operatori sanitari. E' l'obiettivo di 'Coloriamo i luoghi della salute del cervello', l'iniziativa di Lundbeck Italia partita a febbraio 2024 a Milano con l'obiettivo di percorrere tutto lo Stivale, che è recentemente approdata a Salerno e debutta oggi a Bari con il rinnovamento della Sala multifunzionale del Dipartimento di Salute mentale dell’Asl. L'inaugurazione si è svolta in occasione dell'evento di apertura del Congresso nazionale della Società italiana di psichiatria (Sip), in programma fino all'8 novembre nel capoluogo pugliese. In Italia solo il 9% di 9 milioni di persone con disturbi mentali riceve assistenza dai Dipartimenti di Salute mentale, riporta una nota. Tra le ragioni spiccano il difficoltoso accesso al servizio e lo stigma che ancora oggi colpisce queste persone. Chi riesce ad accedere all'offerta sanitaria, però, spesso viene accolto in strutture che non riflettono l'importanza del percorso di cura che vi si compie. "I dati epidemiologici più recenti confermano un aumento costante dei disturbi psicopatologici, soprattutto tra i giovani, le donne e le persone più fragili dal punto di vista socioeconomico - afferma Guido Di Sciascio, direttore del Dipartimento di Salute mentale dell'Asl di Bari - Vediamo ogni giorno quanto sia importante disporre di luoghi di cura per queste persone che siano il più possibile accoglienti, inclusivi e capaci di stimolare relazioni positive tra pazienti e operatori della salute mentale". Il progetto diventa "una risposta concreta a questo bisogno: rendere i servizi di salute mentale più confortevoli e funzionali, in ragione delle attività assistenziali che quotidianamente offrono ai propri utenti". "In una città come Bari, punto di riferimento per l'intera Puglia - osserva Di Sciascio - il Dipartimento di Salute mentale e i Csm affrontano ogni giorno una crescente domanda di assistenza legata al disagio psichico. Ecco perché ridisegnare e abbellire questi spazi è un forte segnale di attenzione e vicinanza, e significa in ultima analisi restituire valore ai luoghi della cura, porre al centro le persone e rafforzare il legame tra comunità, operatori, pazienti, familiari e caregiver". L'iniziativa "restituisce centralità al tema, troppo spesso trascurato, dell'umanizzazione dei luoghi di cura - commenta Elisabetta Vaccarella, assessora al Welfare del Comune di Bari - Occuparsi con attenzione degli spazi in cui si cura significa ridare dignità alle persone nel loro percorso terapeutico. Questo progetto rappresenta un passo concreto verso una sanità più accogliente, vicina e rispettosa dell’essere umano in tutte le sue fragilità". "La salute mentale riguarda tutti noi - evidenzia Luigi Fruscio, direttore generale Asl Bari - Crediamo che prendersene cura sia importante quanto lo è per la salute fisica. Per questo nella nostra Asl lavoriamo ogni giorno per costruire percorsi concreti e accessibili, unendo competenze cliniche, organizzative e sociali. Vogliamo garantire risposte rapide, percorsi su misura e servizi vicini alle persone, sempre rispettando i diritti e la dignità di ciascuno. Perché essere accanto a chi ha bisogno non è solo il nostro dovere: è il modo in cui la Asl costruisce fiducia e comunità, proteggendo il benessere di tutti". Il progetto - illustrano i promotori - vuole ripensare gli spazi dedicati alla cura delle persone con malattie mentali, mettendo al centro il valore terapeutico dei luoghi. Un ambiente idoneo e accogliente può infatti sostenere meglio chi affronta un percorso di cura. L'iniziativa prevede, in base ai bisogni dei centri coinvolti, piccoli interventi di ristrutturazione, nuovi arredi e l'installazione di opere tratte da 'People in Mind', concorso di arti grafiche promosso da Lundbeck per favorire, attraverso l'arte, il superamento di stigma e pregiudizi. L'impatto del progetto viene misurato scientificamente, con un'indagine condotta prima e dopo la trasformazione degli spazi, per valutarne gli effetti su pazienti e operatori. Nei prossimi mesi l'iniziativa raggiungerà altri centri di salute mentale e nel 2026 si estenderà anche a quelli neurologici, continuando a promuovere un'idea di cura centrata sulla persona. "Crediamo che promuovere la salute del cervello, per tutti e ovunque, significhi anche creare luoghi di cura capaci di accogliere la persona prima ancora della patologia - dichiara Scilla Chirizzi, Commercial Director di Lundbeck Italia - Gli spazi dedicati alla cura non sono semplici ambienti, ma parte integrante del percorso terapeutico: possono trasmettere speranza, dignità e attenzione, elementi essenziali per chi affronta una malattia mentale o neurologica. Con il progetto 'Coloriamo i luoghi della salute del cervello' vogliamo quindi contribuire a valorizzare questi spazi per renderli maggiormente funzionali e in linea con le attività assistenziali che offrono, ponendo sempre al centro le persone: dai pazienti ai caregiver, fino agli operatori sanitari che ogni giorno mettono al servizio degli altri la propria umanità e competenza. Siamo infatti convinti che iniziative come questa possano avere un impatto positivo sul futuro delle comunità, promuovendo una cultura della salute del cervello fondata sulla bellezza, sull'ascolto e sulla collaborazione virtuosa tra pubblico e privato".
(Adnkronos) - Un passo avanti nella tutela della sicurezza dei lavoratori, ma anche un banco di prova per le imprese e per la filiera degli appalti. Il decreto Sicurezza sul lavoro 2025, approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 28 ottobre, rappresenta una svolta nel modo in cui il Paese affronta il tema della prevenzione e della responsabilità nei luoghi di lavoro. L’obiettivo dichiarato è quello di rafforzare la cultura della sicurezza, intervenendo su tre fronti principali: inasprimento delle sanzioni, maggiore tracciabilità dei lavoratori e ampliamento degli obblighi di valutazione e prevenzione, anche sul piano psicosociale. Il provvedimento interviene in un contesto ancora segnato da un numero troppo elevato di infortuni gravi e mortali. Da qui, la scelta del governo di puntare su strumenti digitali di controllo, patente a crediti e badge di identificazione, in un sistema che mira non solo a punire, ma soprattutto a prevenire e responsabilizzare. Le modifiche al D.Lgs. 81/08 - il Testo Unico sulla sicurezza - introducono infatti nuovi obblighi per imprese, committenti e subappaltatori, ma anche incentivi per chi dimostra un impegno concreto in materia di sicurezza e formazione. Come spiega Valentina Pepe, avvocato, partner dello studio legale Pepe & Associati, “il nuovo decreto introduce misure urgenti per la tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro, nell’ottica di un rafforzamento della cultura della sicurezza, di un incremento della prevenzione e della riduzione degli infortuni in ogni ambito lavorativo". "Il decreto Sicurezza - specifica - introduce, tra l’altro, una serie di modifiche al meccanismo della ‘patente a crediti’ nei cantieri, intervenendo sull’art. 27 del D.Lgs. 81/08 (Testo Unico Sicurezza) che disciplina la materia, come già modificato dal decreto-legge del 2 marzo 2024, n. 192. A decorrere dal 1° ottobre 2024, come noto, sono tenuti al possesso della patente le imprese e i lavoratori autonomi che operano nei cantieri temporanei o mobili. La patente è dotata di un punteggio iniziale di trenta crediti e consente di operare nei cantieri temporanei o mobili con una dotazione pari o superiore a quindici crediti”. Tra le novità principali del decreto Sicurezza, l’inasprimento delle sanzioni per chi opera nei cantieri senza la 'patente a crediti', con l’importo massimo che passa da 6.000 a 12.000 euro, ferma restando la previsione relativa all’esclusione per un periodo di sei mesi dalla partecipazione ai lavori pubblici di cui al codice dei contratti pubblici. Il decreto, spiega ancora Pepe, “oltre ai ‘provvedimenti definitivi’ già contemplati della norma, prevede ora che, per le violazioni relative al lavoro irregolare, la decurtazione dei crediti si applichi automaticamente al momento della notifica del verbale di accertamento da parte degli organi di vigilanza, anche avvalendosi delle informazioni contenute nel Portale nazionale del sommerso (Pns), migliorando così l’efficacia e la tempestività dei controlli”. In caso di infortuni gravi, mortali o con esiti invalidanti permanenti, inoltre, il decreto prevede che le Procure trasmettano tempestivamente all’Inl tutte le informazioni necessarie per adottare il provvedimento, basandosi sugli elementi oggettivi e soggettivi contenuti nei verbali dei pubblici ufficiali intervenuti sul luogo e nelle immediatezze del sinistro, al fine di supportare l’azione degli ispettori. “L’inasprimento delle misure di controllo e sanzionatorie in tema di ‘patente a crediti’ introdotte dal decreto Sicurezza 2025 - osserva Pepe - dimostrano la crescente attenzione delle istituzioni non solo in materia di sicurezza, ma anche rispetto ai fenomeni di lavoro irregolare e all’istituto del subappalto che, negli ultimi anni, è stato ampiamente strumentalizzato nell’ottica della riduzione dei costi del lavoro e dell’eluzione delle normative di tutela”. Sul piano organizzativo, il decreto richiede alle imprese una revisione profonda dei propri sistemi di controllo. Secondo Andrea Puccio, avvocato, founding partner dello studio legale Puccio Penalisti Associati, “il potenziamento dei controlli ispettivi, specie per i soggetti che operano in regime di subappalto, imporrà certamente alle imprese una più rigorosa attenzione all’organizzazione della sicurezza e alla tracciabilità delle responsabilità lungo la filiera”. Un obbligo che, però, può diventare anche un’opportunità. “D’altra parte - precisa - si tratta di una misura coerente con l'obiettivo dichiarato del decreto, che mira a rafforzare ulteriormente la prevenzione, così da ridurre la frequenza degli infortuni sul lavoro. L’auspicio è, dunque, quello di rendere la conformità un elemento strutturale della gestione aziendale; in questo senso, il decreto prevede anche meccanismi di incentivazione economica, che legano la performance in materia di sicurezza ai costi contributivi delle imprese, tramite la revisione delle aliquote Inail”. Dal punto di vista delle aziende, il nuovo impianto normativo segna un cambiamento profondo nel modo di gestire la sicurezza operativa. Come afferma Marius Neagu, fondatore di Macos Srl, “il nuovo decreto Sicurezza lavoro 2025 rappresenta un cambio di passo significativo in materia di controllo e tracciabilità dei lavoratori nei cantieri, introducendo l’obbligo del badge digitale di riconoscimento per tutti, inclusi i lavoratori di ditte subappaltatrici”. Un obbligo che, se disatteso, non grava più solo sul singolo subappaltatore: “Nel caso in cui un subappaltatore non rispetti l’obbligo del badge digitale - prosegue Neagu - la responsabilità ricade anche sull’impresa appaltatrice, che è tenuta a garantire la regolarità dei flussi di accesso e la corretta identificazione di tutto il personale operante in cantiere. In assenza di tali verifiche, l’appaltatore può essere ritenuto corresponsabile e incorrere in sanzioni amministrative, sospensione delle attività e, nei casi più gravi, interdizione temporanea dai lavori. È dunque fondamentale che le imprese strutturino un sistema di controllo interno rigoroso, con protocolli di verifica preventiva e monitoraggio costante dei soggetti coinvolti nella filiera”. Per Macos, già da tempo certificata Iso 9001 (qualità), Iso 45001 (sicurezza sul lavoro), con attestazione Soa Og1 classe 8 - illimitata, Rating di Legalità Agcm e che ha adottato un Modello organizzativo 231, “il badge digitale non è soltanto un adempimento tecnico, ma uno strumento che rafforza la cultura della sicurezza e della trasparenza". "Ci auguriamo che la sua introduzione favorisca una maggiore tracciabilità delle presenze e un più efficace coordinamento tra imprese, subappaltatori e istituzioni di controllo, promuovendo un modello di cantiere realmente sicuro e sostenibile”, avverte Marius Neagu. Ma il decreto Sicurezza non guarda solo ai cantieri. Come sottolinea Giulietta Bergamaschi, avvocato e managing partner dello studio legale Lexellent, “le molestie e le violenze sono un rischio da prevenire a tutti gli effetti nel contesto della sicurezza sul lavoro, lo erano a seguito della ratifica della Convenzione Ilo n. 190 e lo sono adesso a maggior ragione grazie alle precisazioni contenute nel recente decreto che coordina il testo del D. Lgs. 81/08 con le disposizioni normative". "In sintesi, la legge - spiega - riconosce che la dignità della persona è un fattore di rischio che deve essere tutelato con la stessa serietà con cui si prevengono gli infortuni fisici. L'obbligo di includere specificamente queste fattispecie di rischio nel Documento di valutazione dei rischi (Dvr) rende ancor più evidente che si tratta di un preciso obbligo normativo e legale per il datore di lavoro. Le aziende non potranno più limitarsi a intervenire dopo un evento, ma dovranno adottare un approccio proattivo di identificazione, misurazione e implementazione di misure preventive specifiche (ad esempio, codici di condotta, canali di segnalazione riservati, formazione mirata)". "L'aggiornamento delle procedure per la gestione dello stress lavoro-correlato per includere anche le molestie è particolarmente significativo. Questa integrazione cementa il concetto che il benessere psicologico è parte integrante della salute e sicurezza sul lavoro, come stabilito dal Testo Unico. Queste novità spingono le organizzazioni a una maturità culturale che va oltre il mero adempimento. La prevenzione efficace richiede un vero cambiamento culturale, promozione di un ambiente di lavoro inclusivo e rispettoso e la formazione di tutte le figure aziendali, inclusi preposti, dirigenti e lavoratori”, conclude.
(Adnkronos) - L’Italia brilla nella gestione del riciclo, ma resta ancora un Paese a due velocità nella gestione dei rifiuti. È il quadro tracciato da Stefano Besseghini, presidente di Arera, intervenuto oggi al convegno 'Il consolidamento della regolazione del ciclo dei rifiuti: i nuovi provvedimenti di Arera', in occasione della giornata inaugurale di Ecomondo a Rimini. “La cosa vera - ha dichiarato Besseghini - è che nella gestione del riciclo, in particolare di certe materie, l’Italia brilla. Brilla forse un po’ per necessità, perché storicamente, essendo un Paese povero di materie prime, ha sviluppato nel tempo cicli industriali di eccellenza”. Secondo il presidente dell’Autorità, il sistema nazionale può contare su un patrimonio consolidato di impianti, logistica e capacità di gestione economica del rifiuto, che si sta estendendo anche al settore dei rifiuti urbani. “La crescita del biometano e l’utilizzo energetico dei rifiuti - ha aggiunto - dimostrano che siamo in grado di individuare spazi di miglioramento e di avanzare in modo significativo”. Resta però aperta una sfida cruciale: quella delle disuguaglianze territoriali. “Abbiamo un vero e unico problema - ha sottolineato Besseghini - ovvero la grande differenza tra aree del Paese che smaltiscono in discarica meno del 5% dei rifiuti e altre che sono ancora sopra il 70%. È una disparità su cui bisogna lavorare molto, perché il percorso verso un sistema circolare deve essere omogeneo e inclusivo”. Il convegno è stato anche l’occasione per fare il punto sul percorso di regolazione del ciclo dei rifiuti, avviato da Arera negli ultimi anni. “Il settore dei rifiuti - ha ricordato il presidente - è relativamente nuovo alla regolazione, ma in pochi anni ha compiuto passi in avanti importanti, grazie al contributo degli operatori e delle associazioni di categoria. L’attività regolatoria conclusa prima dell’estate ha delineato lo scenario per i prossimi anni, ma il lavoro non è finito: serve continuare il confronto per dare concretezza e sostanza a un processo che porterà benefici reali ai cittadini”.