ENTRA NEL NETWORK |
ENTRA NEL NETWORK |
(Adnkronos) - La carica dei 90mila al voto per la Costituente del Movimento 5 Stelle. Sono 88.943, per la precisione, gli iscritti M5S che fino a domenica potranno prendere parte alla consultazione online per disegnare l'identikit del Movimento che sarà. Ma come si presenta la truppa pentastellata all'appuntamento con Nova? Lontani i tempi delle varie anime che attraversavano trasversalmente (a volte a geometrie variabili) il mondo grillino. Con l'addio di tanti big, il M5S di oggi è riconducibile in gran parte a Giuseppe Conte. Ma nessuno nasconde che il vero scontro in atto è tra il leader pentastellato e il fondatore Beppe Grillo. La metamorfosi è compiuta: dall'uno 'vale' uno' si è passati all'uno 'contro' uno. E, a meno di imprevedibili colpi di scena, in campo ne resterà solo uno. L'appuntamento di domenica sarà uno snodo cruciale, tanto per il garante, quanto per il presidente. Se, infatti, la figura di Grillo rischia di essere cancellata con un colpo di penna, anche Conte è pronto a farsi da parte "se dalla costituente dovesse emergere una traiettoria politica opposta a quella portata avanti finora" dalla sua leadership, dice in un'intervista. Il riferimento è alla collocazione nel campo progressista, ma non c'è solo quello a far traballare la posizione del presidente pentastellato, che dalla sua ha sicuramente l''intellighenzia' del Movimento che, anche oggi, esorta la base a partecipare al voto. Lo fa Roberto Fico con un post sui social, poco dopo aver spiegato che i problemi ci sono, ma non dipendono "dall'alleanza con il Pd. Sarebbe così anche se ci tenessimo a distanza", ma è proprio per questo motivo che "stiamo facendo l'Assemblea costituente, che deve essere un momento di ripartenza". Fico, ex presidente della Camera e in odore di un nuovo posto al sole in Campania, non è l'unico a essersi esposto in tal senso: della collocazione nel campo progressista e di un 'matrimonio' con i dem ne ha più volte parlato anche l'unica governatrice regionale in quota Movimento 5 stelle, la sarda Alessandra Todde. E sulla stessa lunghezza d'onda viaggia anche il capogruppo al Senato, Stefano Patuanelli, uno dei primi ad applaudire il voto, tutt'altro che lusinghiero per il M5S, in Emilia-Romagna e Umbria. L'analisi di quelle percentuali un po' risicate ha sollevato qualche dubbio su Chiara Appendino, vicepresidente scelta da Conte. Ma è stata lei, sempre via social, a chiarire cosa intendeva quando ha parlato di un "Pd che ci sta fagocitando". Dopo l'invito alla partecipazione, l'ex sindaca di Torino confermerà che voterà "per confermarci progressisti perché è quello che sono e sono sempre stata", oltre che per non cambiare nome e simbolo. E quindi: nessun problema con il presidente, che incassa l'encomio pubblico del capogruppo alla Camera dei pentastellati, Francesco Silvestri, e di Riccardo Ricciardi, anche lui vicepresidente del M5S. Il toscano, che ruota nella galassia dei Cinquestelle dai meetup del 2007, è quello che più si è impegnato a portare acqua al mulino dell'ex premier, ammettendo gli errori - molti causati da scelte di qualcun altro e non di Conte -, ma evidenziando soprattutto la volontà di evolversi rispetto al passato. "Quando il Movimento era bambino - scrive su Facebook Ricciardi -, era giusto che vedessimo il mondo in quel modo, era giusto e normale che pensassimo che la politica fosse più semplice. Oggi il Movimento è adulto. E sarebbe ridicolo pensare come pensavamo allora". Un messaggio che, a giudicare dai numeri del post, fa breccia anche tra gli iscritti. Tra i big, tra i quali Paola Taverna, vicepresidente vicaria del movimento, Vito Crimi, consulente del gruppo parlamentare pentastellato, Michele Gubitosa, Mario Turco, Pasquale Tridico, c'è anche qualcuno che non si schiera dalla parte di Conte. Tra i più critici c'è sicuramente Danilo Toninelli, che quasi quotidianamente tiene una rubrica sui social in cui spara a zero sulle scelte del presidente, una su tutte quella di non essere stato riconoscente a Grillo per averlo messo là, a capo del governo. Anche Virginia Raggi, che di fatto non si è mai esposta pubblicamente sull'argomento, è molto più vicina all'ala grillina e movimentista che a quella contiana. A fare il tifo per il garante, poi, ci sono tanti esponenti locali e attivisti. Ormai lontani dal M5S, i due ex enfant prodige Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista hanno preso strade diverse. Il primo, oggi inviato Ue per il Golfo Persico, in un'intervista non ha voluto prendere posizione tra Conte e Grillo: "Ho vissuto anni straordinari, quando è nato mio figlio ho ricevuto messaggi bellissimi. Anche da Conte e da Grillo''. Il secondo, resta per molti una 'riserva' del Movimento, nonostante abbia abbandonato da tempo i pentastellati. Altro personaggio di spicco, che ha vissuto la stagione del Vaffa con Grillo e Gianroberto Casaleggio ma è stato anche lo spin doctor di Conte a palazzo Chigi, Rocco Casalino non si è espresso pubblicamente sulla contesa in atto. Ma intanto conta la base. Sul ruolo del presidente, del garante, sulle modalità di votazione per le modifiche statutarie, sul Comitato di Garanzia e sul nome e sul simbolo serve che almeno la maggioranza assoluta degli iscritti partecipi affinché la votazione non debba essere ripetuta: in pratica 44.473 persone devono trovare del tempo tra oggi e domenica per collegarsi al sito e dare il proprio contributo. Per tutti gli altri quesiti, il quorum non serve, ma sarebbe auspicabile che si raggiungesse, anche perché è la prima volta, in Europa, che è la base a decidere, come spesso ha raccontato Conte nell'ultimo periodo.
(Adnkronos) - "Quest'anno al convegno nazionale abbiamo unito una conferenza stampa su due tematiche. La prima si riferisce alla necessità di un elenco pubblico consultabile dal contribuente sugli intermediari fiscali abilitati. Gli intermediari svolgono una funzione importantissima nei rapporti tra fisco e contribuenti e sono sottoposti al controllo dell’Agenzia delle Entrate che ha potere sanzionatorio in caso di comportamenti scorretti sino a poter sospendere e/o cancellare l’abilitato dall’elenco gestito dall’Agenzia stessa". Lo dice, in un'intervista all'Adnkronos/Labitalia, Riccardo Alemanno, presidente nazionale del dell'Int, Istituto nazionale tributaristi, in occasione del XIII convegno nazionale della categoria, che si svolge oggi all'Hotel Nazionale di piazza Montecitorio a Roma. "Il problema - avverte - consiste nel fatto che il predetto elenco non è pubblico, cioè il contribuente non ha modo di sapere se l’intermediario fiscale a cui si è rivolto è regolarmente iscritto oppure se abbia subito provvedimenti di sospensione e/o di cancellazione; sarebbe pertanto opportuno che l’elenco avesse una forma pubblica, in modo da poter verificare lo status dell’intermediario fiscale, questo a tutela del contribuente. La problematica non comporterebbe aggravi all’Agenzia delle Entrate in quanto già di fatto esiste un archivio dei soggetti abilitati e delle sanzioni irrogabili in caso di comportamenti scorretti. Se ne è discusso in un incontro con il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, che non ha sollevato dubbi se non quello della volontà del ministero dell’Economia e delle Finanze di autorizzare tale elenco pubblico. Si è pertanto sottoposta la problematica al sottosegretario di Stato al Mef". "Il secondo punto - ricorda - riguarda l'equità per i professionisti in stato di malattia o infortunio. Attualmente, la giusta tutela da malattia o infortunio o maternità a rischio è applicabile solo per le iscritte e gli iscritti ad albi professionali, escludendo tutte le professioniste e i professionisti di cui alla legge numero 4 del 14/1/2013 (Professioni non ricomprese in ordini o collegi) o quelli iscritti in elenchi o registri e indirettamente anche i loro assistiti".
(Adnkronos) - “Si parla molto delle aziende di Stato un po’ meno delle multiutility ma le multiutility sono quelle che investono in Italia, nei comuni e nei territori, non in Africa o in Sudamerica, e sono quelle che impiegano 300 mila persone. Quindi, che c’è spazio per tutte, per le grandi, per le piccole, ma le multiutility sono una delle cinghie di trasmissione dell’economia reale”. Così il presidente di Iren, Luca Dal Fabbro, intervenendo ad un incontro nell’ambito dell’assemblea annuale di Anci in corso a Torino. “Credo che il sistema delle multiutility in Italia possa essere utile per lo sviluppo dell’energia e dei servizi sostenibili nei Comuni. Le utility italiane hanno circa 300 miliardi di euro in fatturato annuo, coprono il 15% del Pil”, ha aggiunto Dal Fabbro dicendosi convinto che “il futuro sia sempre più della partnership pubblico-privato". "Penso - ha spiegato - una delle soluzioni che possiamo sviluppare insieme con i comuni e con le istituzioni siano i partenariati pubblici -privati in tutte le attività che insistono nei servizi pubblici, acqua, energia, ambiente”. "Per fare questo bisogna fare anche un po’ di formazione alle multiutility, alle aziende che lavorano in questo settore, ai comuni e alle istituzioni perché oggi la legge ci permette di fare operazioni virtuose a beneficio del cittadino e delle aziende unendo le competenze pubblico privato e questo lo si fa liberando finanza, oggi l’economia ia supporta questo tipo di progetti, quindi il problema non è trovare il denaro ma quelle strutture più trasparenti e virtuose possibili che dimostrano di dare un beneficio ai cittadini”, ha concluso.