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(Adnkronos) - Test nucleari, minacce incrociate e una tensione che sale tra Stati Uniti e Russia. Il vertice 'di pace' tra Donald Trump e Vladimir Putin, propedeutico alla fine della guerra in Ucraina, non è mai stato così lontano, come confermato dal Cremlino stesso, dopo che il presidente Usa aveva annunciato, nei giorni scorsi, di aver dato istruzioni per riprendere i test sulle armi nucleari, sostenendo che alcuni altri paesi stavano facendo altrettanto. Immediata la risposta russa, con Putin che, in una riunione del Consiglio di sicurezza, ha dichiarato di dover "rispondere in modo adeguato" a test nucleari "condotti dagli Stati Uniti o da altri Paesi". Lo ha dichiarato il presidente della Russia ha quindi ribadito chiaramente che "se gli Stati Uniti o altri Paesi, che fanno parte del Trattato" di non proliferazione nucleare, "avessero condotto i test, la Russia avrebbe dovuto adottare misure adeguate in risposta". "La Russia e la Cina testano armi nucleari senza dirlo. Anche gli Usa faranno test". Così Donald Trump aveva annunciato la svolta degli Stati Uniti, che torneranno ad effettuare test nucleari dopo uno stop di circa 30 anni. Il numero 1 della Casa Bianca si è espresso a riguardo nella lunga intervista trasmessa da 60 Minutes, storico programma della Cbs. "Abbiamo più armi nucleari di qualsiasi altro Paese. La Russia è seconda. La Cina è terza, molto distante, ma sarà al livello della Russia tra cinque anni", ha detto accendendo i riflettori sul tema della denuclearizzazione: "E' un tema molto importante. Abbiamo abbastanza armi nucleari per far saltare in aria il mondo 150 volte". Perché Washington deve riprendere i test? "Beh, perché bisogna vedere come funzionano" le armi. "La Russia ha annunciato che li avrebbe eseguiti. Se ci fate caso, la Corea del Nord esegue test costantemente. Anche altri paesi li stanno facendo. Siamo l'unico paese che non li testa, e io voglio essere l'unico Paese che non li testa. Abbiamo un'enorme potenza nucleare che ci è stata data in gran parte perché quando ero presidente (e detestavo farlo, ma era necessario) ho ricostruito l'esercito durante il mio primo mandato. Sto dicendo che testeremo armi nucleari come fanno gli altri paesi, sì". Mosca non ha ricevuto alcun chiarimento da Washington in merito al significato preciso delle dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti Donald Trump sulla ripresa dei test nucleari nel suo Paese. La Russia non ha chiarezza su cosa esattamente gli Stati Uniti intendano testare. Lo ha detto il portavoce presidenziale russo Dmitrij Peskov durante un briefing, referendosi all'annuncio del presidente degli Stati Uniti di aver dato ordine al Pentagono di riprendere immediatamente i test sulle armi nucleari. Trump non ha specificato a quali test si riferisse, né se questi includessero l'utilizzo di testate nucleari. Le tensioni degli ultimi giorni fanno così slittare il vertice 'di pace' sulla guerra in Ucraina. Non ci sono infatti ancora le condizioni per organizzare un vertice tra il leader del Cremlino Vladimir Putin e il presidente americano Donald Trump. Lo ha dichiarato il viceministro degli Esteri russo Sergej Ryabkov rivolgendosi alla Duma di Stato a Mosca. "Qualsiasi vertice richiede una preparazione approfondita e un'attenta valutazione di tutti gli aspetti", ha affermato Ryabkov, sottolineando che al momento non esistono né una preparazione sufficiente, né le condizioni adeguate per un incontro di così alto livello.
(Adnkronos) - I dati del report Insight Lab di Webidoo lo dimostrano con chiarezza: in Italia solo il 6,9% delle pmi e il 14,7% delle medie imprese utilizza soluzioni di intelligenza artificiale, ma si stima che la loro introduzione possa generare un aumento della produttività superiore al 40%. Le aziende che adottano l’Ai crescono più velocemente, innovano prima e rispondono meglio al cambiamento. "Sono dati eloquenti eppure dobbiamo constatare che l’uso dell’Ai è ancora troppo spesso tattico, frammentato, non sempre consapevole”, commenta Giovanni Farese, Ceo di Webidoo Spa, tech company che sviluppa piattaforme Ai based per la trasformazione digitale e che, con la propria divisione Webidoo Insight Lab, pubblica il report 'Intelligenza Artificiale e produttività nelle pmi' . "Perché la tecnologia diventi davvero un motore di competitività, serve costruire una cultura dell’Ai 'umana' e pragmatica: occorre aiutare le imprese a costruire modelli di adozione sostenibili, accessibili e orientati al risultato, capaci di trasformare la semplice automazione in vero cambiamento organizzativo. L’Ai oggi è un’opportunità concreta che genera valore tangibile per le imprese e muoversi prima degli altri è strategico per guadagnare un vantaggio competitivo reale. Perché in un contesto come quello attuale, non vince chi osserva ma chi sperimenta", spiega. Il report evidenzia che, nelle pmi che già utilizzano l’Ai, gli ambiti prevalenti sono marketing e vendite (36%), ricerca e sviluppo(24,2%) e processi produttivi (21%). Un segnale chiaro: l’Ai non è futuro, ma presente. E giustifica la necessità di un quadro normativo che parli anche alle imprese, non solo ai big tech. Michela Pancaldi, Ceo di Tecnocupole Pancaldi, realtà italiana di riferimento nel settore delle strutture e macchine industriali, sottolinea il valore concreto di questa evoluzione: “L’automazione basata su Ai ha rivoluzionato il modo in cui le macchine dialogano con l’operatore. Le nuove interfacce sono intuitive, guidano l’utente passo dopo passo e riducono drasticamente i tempi di formazione e persino la necessità di operai iperspecializzati. Questo si traduce in maggiore produttività, meno errori e una gestione più sostenibile delle risorse in fabbrica: al punto che stiamo pensando di trasformare il nostro stabilimento in un polo in cui ospitare anche una parte di produzione altrui, di settori e parti completamente diverse dai nostri, ma adatti alla linea intelligente di Industria 4.0 in cui abbiamo investito". Le imprese che utilizzano l’Ai possono beneficiare di un incremento della produttività oltre il 40%. Le attività ripetitive, come l’inserimento dati o l’elaborazione documentale, possono essere svolte fino al 40% più velocemente; il supporto clienti può essere automatizzato fino all’80%, riducendo i tempi di risposta; l’automazione dei processi può migliorare l’efficienza fino al 65%. L’Ai va regolamentata, quindi, ma anche incentivata, perché il suo impatto sulla competitività è tangibile. Anche nel procurement il cambiamento è già realtà. Come spiega Daniele Civini, Head of Sales Jaggaer Italia, player globale in soluzioni source-to-pay e di collaborazione con i fornitori: “Sistemi come gli Ai agents possono aiutare i team di acquisto a ottimizzare i processi grazie a funzionalità di Q&A, rilevamento delle anomalie delle fatture Po e generazione e sintesi di contenuti tramite Gen Ai. Una tecnologia che offre agli utenti un’esperienza intuitiva ed efficiente su tutta la piattaforma di procurement, mantenendo ‘l’uomo al centro’, ma liberando tempo per attività strategiche ad alto valore". Il report evidenzia che le principali difficoltà nell’adozione dell’Ai riguardano la mancanza di competenze interne (55%) e la scarsa chiarezza normativa (41%). Due ostacoli che rallentano l’innovazione e confermano quanto una legge, se ben scritta, possa educare oltre che regolare. Le Pmi chiedono chiarezza, strumenti e orientamento, non solo vincoli. Sul fronte della gestione dei rischi e della sostenibilità, interviene Azzurra Gollotta, Sales Manager per Italia e Spagna di Achilles, leader globale nella gestione del rischio e delle performance della catena di fornitura che propone soluzioni basate su Ai per aiutare le aziende a comprendere e anticipare le proprie vulnerabilità Esg: “Il nostro sistema, per esempio, basa la propria analisi su dati strutturati e disponibili pubblicamente piuttosto che su input diretti forniti dai fornitori. Raccoglie e monitora informazioni provenienti da database normativi e di conformità, notizie e resoconti dei media, documenti societari e informative sulla sostenibilità, database Esg e di rischio di terze parti, nonché dati sui rischi geopolitici o a livello nazionale. Aggregando queste fonti, l'intelligenza artificiale è in grado di identificare modelli, anomalie e rischi emergenti, fornendo informazioni tempestive sulle potenziali vulnerabilità Esg lungo tutta la catena di fornitura, anche per i fornitori che non hanno inviato direttamente alcun dato”. La diffusione dell’Ai passa anche dalle persone. Perché non esiste trasformazione digitale senza trasformazione delle competenze. Come sottolinea Laura Basili, fondatrice di Women at Business, la piattaforma italiana che mette in rete donne e imprese: “Le skill legate all’intelligenza artificiale sono eterogenee, ovviamente per tantissimi aspetti sono legate ad ambiti tecnico informatici, ma non solo. Con l’evolversi delle tecnologie devono evolvere anche le competenze che si possono acquisire in itinere, anche partendo da carriere lontane dal mondo tech. Nella nostra piattaforma offriamo corsi gratuiti per svilupparle e inserirle nel proprio cv, perché oggi conoscere l’AI è una chiave di accesso al lavoro di domani”. Il quadro che emerge è chiaro: l’Ai non è più una prospettiva, ma una condizione competitiva. Perché generi vero valore, però, deve diventare parte integrante della cultura d’impresa: una cultura che unisca tecnologia, formazione e responsabilità. Solo così l’intelligenza artificiale potrà smettere di essere una promessa e diventare un motore reale di crescita per le pmi italiane.
(Adnkronos) - RenOils, Consorzio nazionale volontario, senza scopo di lucro, che organizza la raccolta, il trattamento e l’avvio a recupero degli oli e grassi vegetali e animali esausti, è presente all’edizione 2025 di Ecomondo. Per l’occasione vengono illustrati i risultati 2024, che confermano il consolidamento della filiera del riciclo nel settore. Nel 2024 sono state infatti raccolte circa 60mila tonnellate di oli e grassi vegetali e animali esausti, con un incremento di 1.148 tonnellate rispetto al 2023. La rete di raccolta si rafforza con oltre 63.600 punti di prelievo sul territorio nazionale: dati che mostrano un sistema che continua a espandersi, sia in termini di quantità recuperate che di capillarità territoriale. Il Veneto si conferma la regione più servita con 8.832 tonnellate raccolte, seguito dalla Lombardia con 8.536 tonnellate, dall'Emilia-Romagna con 6.210 tonnellate, dalla Campania con 6.144 tonnellate e dalla Toscana con 4.140 tonnellate. Queste cinque regioni rappresentano insieme oltre il 68% della raccolta nazionale. Nel 2024 la rete di raccolta ha raggiunto 63.620 punti di prelievo su tutto il territorio nazionale, con un incremento di 2.233 unità rispetto ai 61.387 punti del 2023 (+3,6%). La Campania si conferma la regione con la maggiore densità di punti serviti (12.807), seguita da Lombardia (8.461), Veneto (7.995), Lazio (7.289) ed Emilia-Romagna (6.823). Per sollecitare il coinvolgimento della cittadinanza sono stati attivati dei protocolli nel Lazio e in Liguria riguardanti la raccolta nei piccoli comuni, inoltre è stato siglato un accordo con Amazon: dal 1° gennaio 2026 il grande venditore online rendiconterà le quantità di oli alimentari venduti sulla piattaforma e verserà il contributo ambientale a RenOils per conto dei rivenditori. “Siamo molto soddisfatti di questi risultati - commenta Ennio Fano, presidente RenOils - e dal circuito virtuoso di economia circolare che ne deriva: dagli oli esausti si continuano a ottenere biocarburanti, lubrificanti biodegradabili, cosmetici, detergenti e altri prodotti a basso impatto ambientale. La novità è l’interesse crescente del trasporto aeronautico per i Saf (Sustainable Aviation Fuels - Carburanti sostenibili per l’aviazione), che contengono oli esausti riciclati e consentono di ridurre fino all'80% le emissioni di CO2 dei voli rispetto al cherosene tradizionale, senza modifiche ai motori. È un settore in rapida espansione grazie alle normative Ue che impongono di aumentare progressivamente la quota di carburanti sostenibili. Gli oli che RenOils raccoglie oggi possono letteralmente far volare gli aerei di domani”.