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(Adnkronos) - La sostenibilità del sistema industriale e delle famiglie del Friuli Venezia Giulia passa per un approccio più pragmatico alla transizione energetica. Queste le parole di Michelangelo Agrusti, presidente di Confindustria Alto Adriatico, intervenendo questa mattina alla presentazione del nono Bilancio di Sostenibilità Territoriale del Friuli Venezia Giulia di A2A, tenutasi all’Hotel Savoia Excelsior di Trieste. Agrusti ha espresso apprezzamento per A2A, definendola "un'azienda che ci è cara", ma ha subito posto l'accento sulla necessità di bilanciare gli obiettivi ambientali con la sostenibilità economica. "Dobbiamo trovare un equilibrio tra la sostenibilità economica delle famiglie e il continuare ad essere tra i più grandi sistemi industriali e manifatturieri," ha affermato il Presidente. Al centro del suo intervento, la questione dei tempi e delle modalità della transizione energetica. Agrusti ha criticato l'approccio che fissa scadenze irrealistiche: "Abbiamo stabilito una data, quella del 2035, per il tutto elettrico. Eppure sappiamo che sarà impossibile." L'attenzione si è poi spostata sulla continuità della fornitura energetica, con in particolare le difficoltà incontrate con l'idroelettrico. Il presidente di Confindustria Alto Adriatico ha quindi riaperto il dibattito sul nucleare a fissione come soluzione per il futuro. "Si sta facendo una riflessione sul nucleare: noi non sappiamo se ci sarà la fusione a disposizione, sappiamo che c'è disponibilità di fissione. Ci vogliamo ragionare? Non possiamo permetterci un costo del kWh del 70% in più della Germania. Servono scelte razionali per garantire la competitività del sistema industriale e manifatturiero italiano”.
(Adnkronos) - Il tema scelto quest'anno per la Giornata mondiale dell’ambiente, che si celebra oggi, 5 giugno, è l'inquinamento da plastica, a lungo considerata una delle grandi invenzioni più utili della modernità: leggera, resistente, versatile, ha rivoluzionato settori come l'elettronica, l'imballaggio degli alimenti, l'abbigliamento e l’arredo ma, in parallelo, è diventata l’incubo degli oceani e della natura. Ma come affrontano questa sfida le aziende del design? Se per alcuni brand essere green è una tendenza passeggera, per altri è un obbligo morale al punto da rivoluzionare profondamente la propria produzione o creare prodotti in grado di promuovere il riciclo contrastando la logica del monouso e utilizzando tecnologie sempre più avanzate. Ne è un esempio il marchio di pavimentazioni in legno Listone Giordano, che ha lanciato il progetto Circular, ovvero l’applicazione dell’economia circolare al legno. Attraverso tecnologie innovative e brevettate, il marchio recupera dalle tinte di vino delle vinacce alla polvere di grafite dell’industria aerospaziale utilizzandole per dare vita a parquet unici ed eterni. Per Listone Giordano la parola ‘innovazione’ ha un significato ampio, come ricorda Andrea Margaritelli, Brand Manager di Listone Giordano: “E' strettamente connesso con il patrimonio identitario stesso del marchio, il quale non si configura come semplice logotipo grafico titolato di sola notorietà, ma piuttosto come vero e proprio testimone cui è affidato il compito di rappresentare i valori principali di un’azienda: alcuni materiali e immediatamente visibili, altri intangibili, ma non per questo meno concreti e determinanti nel successo di impresa. Listone Giordano pone, infatti, al centro della propria identità di certo conoscenza e tecnologia del legno, ricerca estetica, ma non di meno rispetto della natura e interpretazione autentica dei migliori valori della cultura, sensibilità artistica e stile di vita italiano". Al design circolare guarda anche il brand Talenti, punto di riferimento nel settore dell’arredo outdoor che ha presentato un vero e proprio 'Dossier Sostenibilità' puntando sui materiali. “Siamo sempre stati dell’idea - conferma Fabrizio Cameli, Ceo e fondatore dell’azienda umbra - che le aziende abbiano una notevole responsabilità verso l’ambiente: questo concetto è intrinseco nella nostra vision e il nostro obiettivo è proprio quello di creare oggetti di qualità, che durino nel tempo e costruiti con materiali sostenibili. La scelta di utilizzare materiali riciclati o a basso impatto ambientale per noi non è una moda, abbiamo passato molti anni a fare ricerca sul tema e ora possiamo dire di essere un’azienda green". "Sono tanti gli accorgimenti - spiega - che abbiamo adottato, a partire appunto proprio dai materiali che utilizziamo: come il Vitter, il legno di Accoya, il Teak e l’alluminio. Per fare un esempio cito Nalu dove un particolare focus nella progettazione di questa collezione è stato dato alla componente sostenibile. La struttura è realizzata 100% in alluminio facendo proprio non solo un discorso di resistenza agli agenti atmosferici, ma anche di rispetto dell’ambiente. Il tutto rafforzato dal fatto che la collezione è interamente e totalmente disassemblabile e riciclabile. Ma anche Venice per esempio, un’altra delle nostre ultime collezioni, nella quale il legno Accoya è l’assoluto protagonista e incarna perfettamente il nostro ideale di rispetto verso la natura e ciò che ci circonda. Quest’ultimo è un legno massiccio ed eco-friendly proveniente da foreste sostenibili a crescita rapida, totalmente atossico, che fornisce una stabilità dimensionale e una durabilità̀ superiore anche al miglior legname duro tropicale”. In un contesto in cui la sostenibilità è spesso evocata più come strategia di comunicazione che come reale pratica industriale, servono scelte coraggiose, coerenza e la volontà di assumersi rischi concreti. Lo sa bene Michele Moltrasio, amministratore delegato del Gruppo Gabel, che da oltre 60 anni porta avanti un modello produttivo interamente italiano, etico e certificato, con uno sguardo lucido e critico sul presente: "Nel nostro settore, parlare di sostenibilità è diventato quasi una moda, ma per noi del Gruppo Gabel è da sempre una scelta concreta, radicata e spesso controcorrente. Fin dalla nostra nascita nel 1957, abbiamo deciso di produrre esclusivamente in Italia, mantenendo il controllo diretto su tutta la filiera: una decisione coraggiosa, che comporta costi e rischi imprenditoriali più elevati, ma che ci consente di garantire una qualità autentica e una reale trasparenza nei processi". "Oggi - fa notare - siamo rimasti l’unica grande manifattura tessile italiana, in Europa, a portare avanti questa scelta con coerenza. Un impegno che si traduce non solo nei nostri stabilimenti alimentati da energia verde, nell’utilizzo di depuratori ben prima che fosse obbligatorio, o nella drastica riduzione dell’uso della plastica, ma anche nello sviluppo di collezioni iconiche come Naturae, realizzata interamente in cotone e lino non trattati, e Memoria, prima linea italiana in percalle biologico certificata Gots per l’intera filiera, che rappresentano un unicum nel panorama tessile. Siamo orgogliosi di aver ottenuto certificazioni come Step by Oeko-Tex e Gots, che testimoniano il nostro rigore ambientale e sociale, ma anche del fatto che il nostro messaggio venga trasmesso attraverso il prodotto stesso: un prodotto pensato per durare, fatto con responsabilità, e capace di rispondere a chi oggi, sempre più consapevole, chiede verità, coerenza e trasparenza. Il nostro percorso non sempre è facile, né privo di sacrifici, ma crediamo che l’unica via possibile per il futuro sia quella di un’impresa che coniuga etica, bellezza e rispetto per l’ambiente. Ed è proprio questo che ogni giorno cerchiamo di fare, con i fatti, non con le parole". Anche G.T.Design, azienda pioniere del tappeto contemporaneo, progetta e realizza oggetti nel totale rispetto dell’uomo e dell’ambiente. Le collezioni di G.T.Design vantano un’incomparabile attenzione al dettaglio e sono realizzate in materiali naturali e fibre performanti di prima qualità. “In G.T.Design crediamo che ogni tappeto possa essere una piccola porzione di mondo restituita alla natura: un frammento di paesaggio che rigenera lo spazio e la mente”, racconta Deanna Comellini, founder e art director del brand. “Con collezioni come Sahil, realizzata in 100% juta, o Flat Out, pensata per l’outdoor e creata con Pet riciclato e riciclabile, trasformiamo materiali sostenibili in esperienze sensoriali che parlano di rispetto, equilibrio e connessione. Rigenerare, per noi, significa scegliere fibre che non impoveriscono il suolo ma lo nutrono, tecniche che non cancellano la tradizione ma la rinnovano. Il tappeto è il primo terreno che abitiamo: partire da lì è un modo per riscrivere, ogni giorno, un nuovo patto con la Terra". Il processo creativo di Deanna Comellini è radicato nella continua ricerca e scoperta di fibre naturali e filati tecnici, così come nella sperimentazione attraverso tecniche di produzione tradizionali e sistemi di tessitura all'avanguardia, metodi di pittura manuale e stampa digitale.
(Adnkronos) - Una piattaforma che utilizza la pianificazione e la tecnologia per ridurre gli sprechi, ottimizzare le risorse e contribuire agli obiettivi Esg, migliorando la sostenibilità della ristorazione collettiva. PlanEat ha presentato in Senato, presso la Sala Caduti Di Nassirya la sua piattaforma digitale per prevenire lo spreco alimentare attraverso la pianificazione sostenibile. L’evento si inserisce nelle celebrazioni della Giornata dell’Ambiente del 5 giugno e ha visto la partecipazione di esperti, istituzioni e rappresentanti del mondo accademico e dell’impresa in una tavola rotonda. Il confronto ha permesso di fare il punto sui dati di un fenomeno diffuso e trasversale, lo spreco di cibo: gli italiani buttano in pattumiera 619,7 grammi di cibo per persona alla settimana, un valore in crescita del 10% rispetto all’anno precedente (Waste Watcher 2025). Frutta, verdura e pane fresco sono gli alimenti maggiormente sprecati, al Sud si butta più che al Nord, nei comuni più piccoli c’è maggiore spreco rispetto alle grandi città e anche nelle famiglie senza figli si è meno virtuosi. A causare lo spreco di cibo sono le cattive abitudini: il 34% lo dimentica in dispensa o in frigo, solo il 21% programma i pasti settimanali e il 68% non è in grado o non è disposto a rielaborare in modo creativo gli avanzi. Per contrastare questo fenomeno, l’Italia è in prima fila anche grazie alla legge 166 del 2016, di cui è stata promotrice l’onorevole Maria Chiara Gadda. Questa norma ha rivoluzionato la lotta allo spreco, favorendo il recupero e la donazione delle eccedenze alimentari e di altri beni essenziali, semplificando le procedure burocratiche e incentivando comportamenti virtuosi attraverso incentivi, sgravi fiscali e campagne di sensibilizzazione. PlanEat, dal canto suo, propone un modello basato sulla pianificazione alimentare e sulla digitalizzazione della cucina, offrendo kit con ingredienti freschi, già dosati e porzionati, per permettere di cucinare senza generare scarti. Alla base di questo sistema c’è l’idea che, acquistando esattamente ciò che serve attraverso una programmazione anticipata, lo spreco si possa eliminare a monte. A supporto del proprio impatto ambientale, PlanEat ha sviluppato un sistema di contatori - elaborati e certificati dal Dipartimento di Economics and Management dell’Università di Pavia - che calcolano quotidianamente, in modo automatico, il risparmio generato in termini di cibo, CO2, acqua e suolo. A livello aggregato, secondo l’ultima rilevazione fatta che somma tutte le spese effettuate sulla piattaforma dalla nascita a oggi, da privati e aziende, sono state 92 le tonnellate di cibo complessivamente 'salvate' dalla pattumiera, il che equivale, in termini di risparmio di emissioni, a 233 tonnellate di CO2, in termini di acqua a 53 milioni di litri non utilizzati e in termini di terreno a 1 milione di m2 risparmiati per produrlo. Uno degli aspetti più rilevanti del progetto PlanEat è la sua iniziativa di mensa diffusa: un sistema digitale che consente agli utenti - ovvero a tutte le persone che ogni giorno devono pranzare al bar, al ristorante, in mensa o al self-service durante l’orario di lavoro - di pianificare in anticipo la scelta del pasto, riducendo drasticamente la quantità di cibo preparato in eccesso. Grazie alla pianificazione digitale e alla messa in rete di bar, ristoranti, mense e self-service, il problema delle eccedenze e dello spreco si risolve a monte. Inoltre, grazie anche a una rete di ristoratori locali selezionati che favorisce l’accesso a cibo di qualità, si ottengono benefici concreti non solo sul piano della riduzione dello spreco e dunque del risparmio economico, ma anche sulla riduzione delle emissioni e sull’ottimizzazione delle risorse. Un esempio concreto di realtà che ha già adottato il servizio di mensa diffusa è Altergon, azienda farmaceutica con sede in Campania, che ha scelto PlanEat per organizzare la gestione della ristorazione aziendale e ridurre lo spreco alimentare. Un approccio che intende contribuire agli obiettivi Esg (Environmental, Social, Governance). Environmental perché grazie alla pianificazione e all’ottimizzazione dei pasti, PlanEat riduce l’impronta ecologica della ristorazione aziendale e favorisce l’economia circolare locale, limitando le emissioni di CO2 derivanti dal trasporto e dalla produzione alimentare; Social perché la piattaforma sostiene le piccole realtà locali, aiutando i ristoratori a ridurre gli sprechi e a ottimizzare la gestione economica, migliorando al contempo la qualità dell'offerta alimentare per i dipendenti aziendali; Governance perché PlanEat adotta un sistema di tracciabilità e trasparenza che consente alle aziende di monitorare l'impatto ambientale delle scelte alimentari dei loro dipendenti con un ritorno concreto in termini di miglioramento delle performance Esg. "Ogni famiglia deve fare i conti con diverse esigenze: mettere a tavola pasti salutari, utilizzare materie prime sane, risparmiare tempo e denaro nel fare la spesa. A tutto questo, si aggiungono la necessità di diminuire lo spreco alimentare, che nel nostro Paese è ancora troppo alto, e la volontà di valorizzare i prodotti del territorio. Quando un’azienda prova a tenere insieme tutto questo, come fa PlanEat, la politica non può che sostenerla. Per questo, ho voluto promuovere la presentazione di questa piattaforma in Senato. È stata l'occasione per riflettere sulla catena che parte dalla produzione delle materie prime agroalimentari e arriva alla nostra tavola", ha dichiarato il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio. "La legge 166 ha consentito in questi anni di sottrarre allo spreco migliaia di tonnellate di alimenti ancora perfettamente consumabili, a partire dal cibo fresco e cotto, consentendo all’eccedenza che si genera per diverse ragioni nella filiera produttiva di trovare nuovo valore nella rete della solidarietà sociale. La legge antispreco non porta risultati tangibili solo in termini quantitativi, ma anche nel modello culturale che coinvolge imprese, terzo settore, pubblica amministrazione e cittadini. Un’impresa, che gestisce l’eccedenza in modo strutturale, diventa più efficiente e migliora in prevenzione, interpreta i bisogni dei clienti e accresce la soddisfazione dei propri dipendenti. Cittadini più informati e consapevoli, assegnano il giusto valore al cibo e sprecano meno nella quotidianità domestica e nei consumi fuori casa. La piattaforma PlanEat è perfettamente coerente con questo approccio, e dimostra come tecnologia e innovazione siano alleati fondamentali nel prevenire gli sprechi e nel divulgare buone pratiche", osserva Maria Chiara Gadda, vicepresidente della commissione Agricoltura e prima firmataria della Legge 166/16. "Lo spreco alimentare non è solo un problema etico, ambientale ed economico: è anche una questione di salute pubblica. La programmazione dei pasti e la consapevolezza alimentare sono strumenti fondamentali per promuovere una dieta equilibrata e prevenire patologie legate a eccessi o carenze nutrizionali. Iniziative come PlanEat mostrano come l’innovazione tecnologica, se guidata da evidenze scientifiche e principi di sostenibilità, possa diventare un alleato strategico per migliorare la qualità della nostra alimentazione e ridurre lo spreco fin dalla fase di approvvigionamento", rimarca Hellas Cena, prorettore alla Terza Missione, Università di Pavia - medico specialista in Scienza dell’Alimentazione, Ics Maugeri Irccs. "La Campagna Spreco Zero, promossa da Last Minute Market spin off dell'Università di Bologna attivo sul fronte della riduzione e della prevenzione dello spreco alimentare dalla fine degli anni '90, condivide con PlanEat l'approccio digitale e dal 2022 ha sviluppato l'applicazione 'Sprecometro'. Si tratta di un diario digitale che, monitorando gli sprechi, restituisce al consumatore l’impatto economico e le impronte ambientali (CO2, acqua e suolo) e offre, allo stesso tempo, strumenti concreti per migliorare le abitudini alimentari quotidiane: come conservare correttamente gli alimenti, organizzare una spesa efficiente, valorizzare gli avanzi, ridurre gli scarti. È un approccio educativo che mette al centro del cambiamento ognuno di noi rendendoci protagonisti di una nuova cultura del cibo, più consapevole e sostenibile", spiega Giorgio Segrè, Project Manager Sprecometro, Campagna Spreco Zero. Beatrice Ghedini, Project Manager Assistant Osservatorio Waste Watcher International - Campagna Spreco Zero, sottolinea: "L'Osservatorio internazionale Waste Watcher, strumento di indagine della Campagna Spreco Zero di Last Minute Market, è diventato negli anni un punto di riferimento a livello nazionale ed europeo sulla determinazione quantitativa dello spreco alimentare e delle sue cause. In particolare, a livello domestico dove si concentra, peraltro, la percentuale di spreco più significativa e non recuperabile a fini solidali". "La nostra piattaforma - conclude Nicola Lamberti, Ceo di PlanEat - nasce per offrire una soluzione pratica, misurabile e scalabile: programmare i pasti in anticipo significa acquistare solo ciò che serve, ridurre gli scarti e ottimizzare risorse ed emissioni. In occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, ribadiamo la nostra convinzione che solo affrontando il problema a monte con la pianificazione tramite strumenti digitali accessibili e un approccio culturale nuovo, si possa generare un vero cambiamento. Il nostro desiderio è anche quello di riuscire a raggiungere tutti quei luoghi dove la pianificazione potrebbe risolvere preventivamente il problema dello spreco come ad esempio gli ospedali, le Rsa, i villaggi turistici, gli aerei e le navi. Vogliamo dare il massimo valore a ciò che ci circonda e siamo convinti che il modo migliore per costruire un futuro sostenibile sia prendersi cura del pianeta, salvaguardare l’ambiente e guardare oltre le nostre vite, pensando anche alle generazioni future".