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(Adnkronos) - La difesa di Massimo Bossetti ha avuto copia dei tracciati delle analisi genetiche di quella che è stata l’indagine scientifica più grande della storia. L'avvocato Claudio Salvagni ha ritirato, in mattinata, i dati sul profilo genetico della vittima Yara Gambirasio e di quelli - in forma anonima - raccolti per arrivare a identificare Ignoto 1. Il capiente hard disk contiene ora gli innumerevoli elettroferogrammi - i grafici in alta definizione e a colori - che rappresentano la sequenza delle migliaia di Dna raccolti in Val Brembana nella lunga inchiesta che ha portato alla condanna definitiva all'ergastolo di Bossetti. Il materiale - documenti che lo stesso Tribunale riconosce come "non acquisiti al fascicolo dibattimentale" e aventi "anche il carattere della potenziale novità della prova" - arriva nella mani della difesa a oltre sei anni dalla richiesta. L'elenco comprende oltre alle immagini fotografiche effettuate dal Ris di Parma su tutti i reperti analizzati, anche copia dei tracciati e dei risultati in forma anonima delle caratterizzazioni genetiche effettuate. "Le stringhe - spiega l'avvocato Salvagni all'Adnkronos - riempiono ben 70 pagine, sia fronte che retro, stampate su foglie A3. Un enorme mole di dati grezzi che richiederà mesi di lavoro per uno screening completo, una ricerca da cui speriamo di recuperare dati utili per dimostrare l'innocenza di Massimo Bossetti". Seppur non è l'accesso all'analisi dei reperti, la conquista di oggi potrebbe risultare fondamentale in vista dell'eventuale richiesta di revisione del processo.
(Adnkronos) - "Cominciamo con un paradosso. L’Italia di Dante — o, più in generale, l’Europa di allora — e l’Italia di oggi non sono così distanti come potremmo pensare. Il senso di continuo cambiamento politico, di un territorio frammentato in città grandi e piccole spesso in conflitto tra loro, è un’eredità diretta dell’epoca dei Comuni e delle Signorie, quando l’Italia era un mosaico di stati concorrenti. Questo retaggio di rivalità, questa difficoltà a unirsi attorno a uno scopo comune, è qualcosa che gli italiani riconoscono ancora oggi. Dante crebbe in questo mondo turbolento, e nei suoi scritti rese evidente che tali divisioni non erano solo politiche, ma anche morali — il segno di una società in perenne tensione con sé stessa". Così Fabio Corsico, direttore master in family business management, Luiss Business School, nel suo intervento alla Luiss di Roma per il lancio del libro di Santiago Iñiguez de Onzoño 'Dante in the workplace: how leaders can avoid the seven deadly'- 'Dante sul posto di lavoro: come i leader possono evitare i sette peccati capitali'. Corsico ha ricordato che "Firenze, alla fine del XIII secolo, non era soltanto una città di bellezza e d’arte; stava diventando una delle capitali finanziarie d’Europa — anzi, del mondo. I suoi mercanti e banchieri stavano gettando le fondamenta di ciò che sarebbe esploso nel Rinascimento. Famiglie come i Bardi, i Peruzzi e i Frescobaldi aprirono filiali in tutta Europa, finanziando re, papi e commerci internazionali. Utilizzavano nuovi strumenti finanziari, come la commenda e la colleganza, per raccogliere capitali e distribuire i rischi. Perfezionarono le lettere di cambio e le forme di credito che permettevano al denaro di muoversi più rapidamente delle merci. Firenze coniò il fiorino d’oro, una moneta la cui stabilità la rese la valuta più affidabile d’Europa. In breve, Dante visse nel cuore di un mondo che stava inventando la finanza moderna".
(Adnkronos) - “La sensazione è quella di un’indifferenza strisciante, una neutralità operativa e ideologica rispetto alla sostenibilità ambientale. Ci siamo chiesti da cosa derivasse e la conclusione è che molto probabilmente l’aver scisso la sostenibilità ambientale dalla sostenibilità sociale e aver inflazionato la prima ha depauperato la possibilità della maggior parte dei referenti dell’opinione pubblica di identificarsi con temi e problemi che fanno parte della vita quotidiana e che hanno a che fare con la sostenibilità sociale”. Così il Ceo di Eikon Strategic Consulting Italia Enrico Pozzi, intervenendo all’apertura della Social Sustainibility Week in corso oggi a Palazzo dell’Informazione a Roma, illustrando i risultati della ricerca ‘Salute, benessere e sostenibilità’, presentata da Eikon in occasione dell’evento. “La sostenibilità sociale è difficile: parlare di uguaglianza, di diritti, di procedure, di norme e di policies è difficile. Sono cose complesse dalle quali le istituzioni tendono a sfuggire”, aggiunge Pozzi. “La sostenibilità sembra cedere il passo a una privatizzazione psicologica e microsociale della sostenibilità che si traduce in quell’universo psicologico e microsociale che definiamo salute, e che tendenzialmente ha a che fare con il proprio corpo. Salute come passaggio della sostenibilità a un universo dove gli attori sociali sembrano sparire”, conclude Pozzi.