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(Adnkronos) - "La prima richiesta che facciamo al ministro della Salute Schillaci è quella di valutare e concludere la questione medico-legale istituendo una commissione super partes, che valuti prima di ogni iter, di ogni pratica, la questione, in modo tale che il numero delle denunce venga ridotto. Questo accade negli Stati Uniti, accade anche in Francia, quindi crediamo che debba essere applicato anche in Italia. Seconda cosa", serve "intervenire sulla questione delle nuove tecnologie, che ha un peso rilevantissimo anche sul fronte economico, quindi legiferare a livello centrale sulla congruità e sul numero, per esempio, dei robot e delle nuove tecnologie importanti e costose che vengono, diciamo, proposte. L'altra cosa è incentivare l'intelligenza artificiale. Tuttavia sappiamo che soltanto il 26% delle Asl in Italia ha investito in intelligenza artificiale". Così all'Adnkronos Salute il presidente del Collegio italiano dei chirurghi, Maurizio Brausi, in occasione del secondo congresso Cic, momento di confronto sul presente e il futuro della chirurgia, promosso oggi a Roma. "La formazione per i giovani chirurghi è importantissima - continua Brausi - A questo proposito abbiamo ideato un questionario che è stato spedito a tutte le scuole di specialità. Abbiamo già raccolto più di 600 risposte sulla soddisfazione o meno che i nostri specializzandi hanno nelle varie scuole". Per far fronte alla carenza di professionisti, poi, "dobbiamo fare una programmazione diversa. Sappiamo che 3mila medici all'anno vanno in pensione e non vengono sostituiti - ricorda - e abbiamo anche un problema contingente degli specializzanti stessi: per diventare un chirurgo occorrono 11 anni, cosa che non aiuta". A questo si aggiunge "il problema dello stipendio che in Italia non è equiparato a quello europeo", e quello "delle denunce: ne arrivano circa 35mila-40mila all'anno per i chirurghi. Questo ovviamente è un fattore un po' negativo", che rende "più difficile la scelta della specialità". La prova lampante è sui "concorsi, soprattutto per l'ortopedia e anche per chirurgia generale: vanno deserti". Altra cosa che interessa molto il Collegio, che rappresenta circa 47 società chirurgiche e 45 mila chirurghi italiani, è "l'uso delle nuove tecnologie e la loro sostenibilità per il sistema sanitario nazionale - conclude Brausi - Possiamo fare qualcosa per ridurre i costi, però occorre essere molto determinati e prendere decisioni sia a livello centrale che a livello regionale per razionalizzare, ad esempio, il numero di robot in Italia o il numero delle nuove tecnologie. L'intelligenza artificiale può ridurre nettamente il lavoro e dovrebbe essere applicata nelle varie Asl, vista l'applicazione incredibile che c'è nell'imaging, della radiologia, con la velocizzazione degli esami radiologici e diagnosi molto più sicure in accordo con le linee guida".
(Adnkronos) - Il 26 e 27 febbraio a piazza dei Bruzi a Cosenza parte la campagna nazionale 'C’è Posto per Te' promossa da Sviluppo Lavoro Italia, ente in house del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per favorire l’incontro fra domanda e offerta di lavoro, con un'attenzione particolare a giovani e donne, spesso “distanti” dal mercato del lavoro. Un truck itinerante dei servizi al lavoro girerà l’Italia in oltre 10 tappe per far conoscere le opportunità di formazione e lavoro che molto spesso non vengono colte. L’iniziativa è realizzata con la collaborazione di Regione Calabria, Fondazione Consulenti del Lavoro, Confcommercio, Cna, Confartigianato e Indeed. La conferenza stampa di apertura della prima tappa in programma alle ore 10.30 del 26 febbraio a piazza Dei Bruzi a Cosenza vedrà gli interventi di: Paola Nicastro, presidente e ad di Sviluppo Lavoro Italia, Massimo Temussi, direttore generale del Ministero del Lavoro per le Politiche Attive, Giovanni Calabrese, assessore al Lavoro e alla Formazione Professionale della Regione Calabria e il saluto del sindaco di Cosenza, Franz Caruso. “C’è posto per te nasce con l’obiettivo di fornire uno spaccato sulle opportunità che il Ministero del Lavoro, le regioni, le aziende, offrono a chi: è alla ricerca di lavoro, a chi vuole migliorare le proprie competenze, a chi vorrebbe specializzarsi in un settore specifico e non conosce le opportunità esistenti", dichiara Paola Nicastro, presidente e ad di Sviluppo Lavoro Italia. “Abbiamo deciso di avviare un vero e proprio tour nelle città italiane per avvicinare e coinvolgere tutti coloro che per varie ragioni sono distanti dal mercato del lavoro. 'C’è Posto per te' porta le occasioni di lavoro in luoghi fisici con una rete strutturata di attori pubblici e privati, coordinata da Sviluppo Lavoro Italia, che punta a valorizzare le risorse di ogni territorio e a rispondere in modo concreto alle esigenze di chi cerca lavoro e di chi lo offre”, sottolinea. Il truck, allestito con postazioni per i colloqui e sale per workshop, attraverserà l’Italia da Sud a Nord, con un totale di 16 tappe. Il percorso avrà inizio a Cosenza il 26 e 27 febbraio, per poi proseguire a Caivano il 19 e 20 marzo, a Lecce l’8 e 9 aprile, a Teramo il 6 e 7 maggio, a Macerata l’8 e 9 maggio e a Genova il 29 e 30 maggio. Dopo queste prime città, il tour continuerà in altre località, raggiungendo piazze, quartieri e territori dove l’accesso ai servizi per il lavoro è meno immediato. Un’attenzione particolare sarà riservata alle aree del cratere del sisma 2016, per dare un sostegno concreto alla ripresa occupazionale dei territori colpiti. In ogni tappa, il truck sarà attivo per due giorni, con una prima presentazione istituzionale seguita da attività interattive per i partecipanti, suddivise in quattro aree tematiche: 'Conosco e mi conosco' , consapevolezza di sé e conoscenza del mercato del lavoro; 'Mi preparo', tecniche di ricerca del lavoro; 'Mi miglioro', sviluppo di competenze e personal branding; 'Mi propongo', Incontri diretti con aziende e recruiter.
(Adnkronos) - Il florovivaismo Made in Italy raggiunge nel 2024 il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export, che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, e al lavoro delle diciannovemila imprese impegnate a produrre piante e fiori di alta qualità su una superficie di 30mila ettari. E’ quanto emerge dal primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal Centro Studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti e presentato a Myplant&Garden, la più importante fiera del settore inaugurata a Milano Rho (Le immagini). Presenti per l’occasione, tra gli altri, il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, il presidente della Commissione Agricoltura della Camera, on. Mirco Carloni, l’assessore all’Agricoltura, Sovranità alimentare e foreste della Regione Lombardia, Alessandro Beduschi, Valeria Randazzo, exhibition manager Myplant & Garden, Nada Forbici, coordinatore Consulta florovivaistica Coldiretti e presidente Assofloro, Riccardo Fargione, coordinatore Centro Studi Divulga, Mario Faro, presidente Consulta florovivaistica Coldiretti. Il settore florovivaistico, oltre che essere un comparto fondamentale per l’agricoltura e l’economia, ha dei riflessi importanti anche a livello sociale per i benefici sulla salute delle persone Ma sull’attività delle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina, abbinata agli effetti dei cambiamenti climatici. Proprio a causa del conflitto le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine, secondo il rapporto Divulga/Ixe’. Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente. Il 72% delle importazioni Ue arriva dall’Olanda, con il porto di Rotterdam autentico “buco nero” in fatto di controlli sulla merce importata che finisce spesso per essere “triangolata” acquisendo la provenienza comunitaria, mentre tra i paesi extra-Ue si distinguono Cina, Thailandia ed Ecuador, questi ultimi soprattutto per gli arrivi di fiori. Da Nord a Sud della Penisola non va poi trascurato l’impatto dirompente dei cambiamenti climatici. Secondo Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche denuncia difficoltà economiche. Proprio l’aumento di costi risulta in cima ai problemi denunciati, davanti a burocrazia e clima, mentre al quarto posto c’è la mancanza di manodopera qualificata e al quinto gli squilibri all’interno della filiera. “Il rapporto Divulga/Ixe’ fotografa i record del florovivaismo Made in Italy ma fa suonare anche dei campanelli d’allarme da non sottovalutare – sottolinea il presidente della Coldiretti Ettore Prandini -, a partire dal problema della redditività delle imprese, sempre più strette tra aumento dei costi e concorrenza sleale dall’estero. Anche per piante e fiori, così come per i prodotti alimentari, dobbiamo affermare con forza – continua Prandini - il principio di reciprocità delle regole, senza il quale rischiamo di vanificare l’enorme lavoro portato avanti in questi anni dai florovivaisti italiani in termini di sostenibilità delle produzioni, con effetti positivi importanti dal punto di vista dell’ambiente e della salute. Fino a che continueranno le importazioni selvagge di prodotti che non rispettano i nostri stessi standard, il valore aggiunto del ‘verde’ Made in Italy faticherà ad essere riconosciuto e premiato. E ciò impatterà duramente sull’economia dei nostri territori, tanto più che il florovivaismo è uno dei settori con il maggior utilizzo di manodopera”. Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri. Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle Politiche di sviluppo rurale.