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(Adnkronos) - Braghetti "l'ho conosciuta, l'ho vista anni fa ad un convegno e le ho stretto la mano volentieri...". Giovanni Bachelet è il figlio di Vittorio Bachelet, vicepresidente del Csm ucciso il 12 febbraio dell''80 sulle scale della Sapienza dal fuoco brigatista, colpito a morte dalla terrorista Anna Laura Braghetti, scomparsa oggi a 72 anni. Bachelet è un affermato fisico e proprio oggi sta partecipando, presso la sede del Csm -ex palazzo dei Marescialli, oggi intitolato al padre Vittorio- a un evento promosso dall'Associazione intitolata a suo papà, dove si ricorda l'ex capo dello Stato Giovanni Gronchi. Sollecitato dall'AdnKronos esordisce con "sì, lo so, la buona Anna Laura è morta, ma almeno dopo tanti anni di carcere, qualche anno da persona libera l'ha potuto fare...". Bachelet spiega il senso delle sue parole: "Sia mio padre, che anche Aldo Moro, che la Costituzione l'ha pure scritta, sarebbero di certo contenti che l'art.27 della Carta, almeno nel caso della Braghetti e di altri, è stato rispettato, la pena deve rieducare, dare un'altra possibilità...". Bachelet junior crede convintamente nella "funzione rieducativa della pena, che deve tendere al reinserimento sociale del condannato". E questo vale anche per chi gli ha portato via il padre. La sua idea di perdono fu già chiara a ridosso dell'omicidio brigatista, in occasione del funerale dell'allora vicepresidente del Csm. "Preghiamo anche - disse in chiesa il 25enne Giovanni - per quelli che hanno colpito il mio papà perché, senza nulla togliere alla giustizia che deve trionfare, sulle nostre bocche ci sia sempre il perdono e mai la vendetta, sempre la vita e mai la richiesta della morte degli altri". Parole che sono le stesse ancora oggi, a distanza di 45 anni. "Mia mamma, che si chiama Miesi, ha ora 102 anni e questa -assicura- è sempre stata la sua posizione da sempre, come anche quella di mia sorella Maria Grazia". "Mio zio Adolfo, che era più grande di papà, da prete andò spesso in carcere a trovare i terroristi, dando vita a un dialogo di riconciliazione tra vittime e assassini: qualche pagina nei suoi libri la Braghetti l'ha dedicata anche a lui". "Ora si incontreranno tutti in Paradiso, dove penso - lo dico da cristiano - ci sia posto per chi ha scontato la sua pena, pagando il prezzo previsto dalla legge sulla terra e ora si troverà di fronte all'Eterno...". Per quanto concerne le cose di questo mondo, la pena della Braghetti - che è rimasta oltre 20 anni in carcere, per poi usufruire della semilibertà- è quanto Bachelet ritiene sia la vera giustizia terrena. "Quando avviene questo, quando la pena non è una condanna senza speranza, è un successo della nostra democrazia, della nostra Costituzione", ribadisce più volte, salendo sul taxi che lo porterà al ristorante per il pranzo con i membri dell'Associazione Bachelet, guidati dal presidente Renato Balduzzi. (di Francesco Saita)
(Adnkronos) - All’età di 86 anni sogna di aprire un suo caseificio e si è iscritta alla nuova edizione del corso di formazione per diventare casari, organizzato dalla Scuola lattiero-casearia del Consorzio di Tutela Mozzarella di Bufala Campana Dop, attraverso la società in house Mbc Service. Graciela Zar, origini argentine, ma da anni residente in provincia di Roma, madre di tre figli, ha energia ed entusiasmo contagiosi ed è tra i più appassionati studenti dell’edizione 2025 del corso, che conta 10 iscritti, tra cui 3 donne. L’iniziativa, attiva dal 2017, è ripartita e prevede 250 ore di lezioni teoriche e pratiche, con uno stage finale nei caseifici soci del Consorzio. Il percorso formativo, riconosciuto dalla Regione Campania, consente di ottenere la qualifica di 'Addetto alle lavorazioni lattiero-casearie', vanta un placement di oltre il 90% e ha 'diplomato' oltre 100 allievi provenienti da ogni continente, dagli Usa all’Australia. Graciela Zar è l’alunna più adulta mai registrata nella storia della Scuola del Consorzio. Nata a Buenos Aires da padre italiano e madre belga, è figlia di allevatori di bestiame: “Vivevamo nella Pampa argentina, in spazi immensi nel cuore della provincia di Buenos Aires, dove mio padre allevava gli animali, da qui la mia passione per i bovini in particolare”, racconta. Graciela arriva in Italia a 27 anni, si laurea alla Pontificia Università Gregoriana di Roma in Scienze Sociali e lavora come segretaria all’ambasciata argentina in Italia. “Poi è emersa la mia passione per il cibo - fa sapere - e con mio marito abbiamo aperto un locale a Pisoniano, in provincia di Roma, dove si ballava tango e si mangiavano bistecche argentine. Lo abbiamo gestito fino a qualche anno fa, ora ci ritorno spesso per riunirmi con le mie amiche. Ho tanti interessi ancora, nonostante la mia età, ma per fortuna tutti mi dicono che non la dimostro”. Il suo nuovo progetto è aprire un allevamento di bufale con annessa produzione di mozzarella Dop: “Sono una grande consumatrice di mozzarella di bufala e un giorno sullo smartphone mi è apparso l’annuncio del corso, così ho contattato il Consorzio e mi sono iscritta. Il corso è molto interessante e coinvolgente, con docenti bravissimi, che mi hanno dato ulteriore carica per il futuro. Mi sono lanciata in questa avventura e spero che qualcosa verrà fuori, altrimenti pazienza. Intanto cerco un socio per realizzare il caseificio, ma possibilmente più giovane di me”, annuncia Graciela. “Siamo molto felici di avere con noi la signora Graciela, a testimonianza che la passione per il nostro prodotto non conosce limiti. Auguro a lei e agli altri studenti un percorso di successo e di realizzare l’obiettivo di lavorare nella filiera bufalina. Noi li guideremo con tutta l’esperienza e la forza del nostro comparto, che proprio attraverso progetti del genere getta le basi per costruire il suo futuro”, commenta il presidente del Consorzio, Domenico Raimondo.
(Adnkronos) - Secondo il Rapporto Strategico 'La geopolitica delle Materie Prime Critiche', presentato da Iren e Teha Group a Ecomondo 2025, l’Italia potrebbe coprire fino al 66% del proprio fabbisogno nazionale di materie prime critiche (Mpc) investendo 2,6 miliardi di euro all’anno nella filiera del riciclo dei rifiuti elettronici (Raee), la stessa cifra che rischia di trasformarsi in una 'tassa' europea per mancato adeguamento ai target di raccolta. “La nuova tassa Raee rischia di diventare un costo del non fare per il Paese - ha dichiarato Luca Dal Fabbro, presidente esecutivo di Iren - Ma se le stesse risorse venissero reinvestite nel sistema nazionale del riciclo, potremmo coprire gran parte del fabbisogno interno di materie prime critiche e valorizzare ogni anno 1,7 miliardi di euro di materiali oggi dispersi”. Dal Fabbro ha sottolineato che “l’Italia deve cogliere questa occasione per trasformare un vincolo in un vantaggio competitivo, puntando su innovazione impiantistica e cooperazione industriale anche con i Paesi del Nord Africa, nell’ambito del Piano Mattei". “Il percorso verso l’autosufficienza resta complesso: l’Italia non dispone di riserve minerarie significative e la filiera del processing richiede economie di scala difficili da sviluppare in un contesto nazionale". Secondo Dal Fabbro, il Paese è fortemente esposto alle tensioni internazionali sulle forniture: “Oggi l’Unione Europea importa 4,7 miliardi di euro di titanio e 1,4 miliardi di euro di terre rare e dipende in misura significativa da un numero ristretto di Paesi fornitori. Una interruzione delle forniture metterebbe a rischio fino a 700 miliardi di euro di produzione industriale europea, di cui 88 miliardi riferibili all’Italia”. “Per questo motivo - ha aggiunto - le maggiori opportunità future si concentrano su due leve prioritarie e sinergiche: rafforzare le partnership internazionali, in particolare attraverso il Piano Mattei, e investire nell’economia circolare dei Raee per aumentare i volumi raccolti e la capacità di riciclo nazionale.”