ENTRA NEL NETWORK |
ENTRA NEL NETWORK |
(Adnkronos) - "Questa non è la guerra al terrorismo, questa è una guerra vecchio stille nell'insanguinata Europa, e ci stanno trascinando dentro". Così Steve Bannon nel suo podcast 'War Room' ha dato voce alla rabbia del mondo Maga di fronte a quello che viene percepito come un tradimento della politica dell'America First da parte del suo stesso creatore Donald Trump, cioè l'annuncio dell'invio di nuove, potenti armi difensive e offensive all'Ucraina. "Stiamo armando persone su cui non abbiamo nessun controllo", ha aggiunto l'ex stratega della Casa Bianca, diventato un punto di riferimento della base Maga trumpiana, affermando che la "principale priorità" di Volodomyr Zelensky è trascinare sempre più Trump e gli Usa nel conflitto. Bannon non è l'unico dei fedelissimi trumpiani ad accusare il tycoon di aver voltato le spalle alle promesse dell'America First che lo hanno riportato alla Casa Bianca. "Non è solo l'Ucraina, ma tutte le guerre straniere in generale e molto dell'aiuto all'estero", ha detto al New York Times Marjorie Taylor Green, la deputata dell'estrema destra repubblicana, facendo riferimento al fatto che già la decisione di Trump di partecipare con raid al conflitto tra Israele e Iran aveva creato una spaccatura tra il presidente e il mondo Maga. Durante la conferenza stampa ieri con Mark Rutte, Trump ha più volte insistito sul fatto che sulla base dell'accordo con la Nato gli Usa non pagheranno per le armi, anzi le venderanno ai "molto ricchi" alleati europei. E questo rientra a pieno titolo nella politica dell'America First, che impone che "le nostre alleanze siano eque", ha scritto su X Elbridge Colby, a capo dell'ufficio politico del Pentagono. "Questo è enormemente ragionevole ma per molti anni è stato trattato come un'eresia, ora con questo storico impegno Nato vediamo che può funzionare", ha aggiunto. Per quanto "il denaro degli europei mitighi la cosa", l'argomento non viene completamente accettato dal mondo Maga, spiega un ex funzionario della campagna di Trump: "Odiamo ancora la cosa, questa non è la nostra guerra e un'escalation non è nell'interesse dell'America". Greene non è poi del tutto convinta del fatto che non vi saranno costi per gli Usa. "Senza ombra di dubbio, vengono usati i soldi di noi contribuenti", ha affermato riferendosi a costi indiretti, al dispiegamento di truppe americane per l'addestramento all'uso dei sistemi di arma. "L'ho detto in ogni comizio 'basta soldi all'Ucraina, vogliamo la pace'", ha aggiunto la deputata ricordando il suo impegno nella campagna elettorale al fianco di Trump. "E sapete una cosa, la gente non è cambiata", ha concluso.
(Adnkronos) - “Di fronte alla notizia della decisione di Trump di introdurre dazi del 30% sulle esportazioni dell'Ue verso gli Usa, non possiamo che essere preoccupati e allarmati. Attendiamo di capire nella pratica come potranno essere applicati dall’1 agosto, ma ci sentiamo di ripetere, come già detto in altre occasioni, che l’Europa deve evitare di arrivare allo scontro di dazi contro dazi che non gioverebbe a nessuno. Fermezza, calma e diplomazia credo siano le risposte migliori all’ ennesimo attacco della presidenza Usa a tutto il sistema produttivo europeo che sarebbe pesantemente colpito dall’applicazione della misura, compreso il settore del legno-arredo che ha, proprio negli Usa, il secondo mercato di export. L’Europa tutta e il nostro Governo devono aver ben presente che non difendere le nostre imprese adesso potrebbe avere come conseguenza la desertificazione industriale del Vecchio Continente”. Così Claudio Feltrin presidente di FederlegnoArredo.
(Adnkronos) - "Questo festival ci porta a parlare e ad approfondire i temi della sostenibilità ambientale e lo facciamo con grande piacere, guardando soprattutto all’aspetto delle norme europee che, talvolta, per ottimizzare la sostenibilità sacrificano quella economica e quella sociale. In questo contesto, il trasporto intermodale, cioè il trasporto dell’ultimo miglio, attraverso un sistema di rottura di carico - che prevede il passaggio della merce da un deposito ad un camion e poi dal camion ad una banchina portuale o ferroviaria - significa sicuramente valorizzare il trasporto, rendendolo meno caro e più sicuro”. Lo ha detto Marcello Di Caterina, vicepresidente e direttore generale di Alis, l’Associazione logistica dell’intermodalità sostenibile, alla presentazione della terza edizione di ‘Eco Festival della mobilità sostenibile e delle città intelligenti’ che si svolgerà il 16 e 17 settembre 2025 nel Centro Congressi di Piazza di Spagna. L’appuntamento è pensato per fare il punto sullo stato dell’arte della transizione ecologica nella mobilità delle persone e delle merci nel nostro Paese. L’Associazione logistica dell’intermodalità sostenibile oggi non si occupa solo di trasporto, come spiega Di Caterina: “Attraverso una serie di attività legate ai servizi, abbiamo voluto fare un focus molto importante sulla digitalizzazione e sull’intelligenza artificiale, ambiti fortemente interessati dai contributi del Pnrr per la costruzione della piattaforma logistica nazionale che” grazie ad un importante e strategico utilizzo dei dati “offrirà informazioni che serviranno ad avere una maggiore capacità di conoscenza dei ‘tappi di bottiglia’, ossia le difficoltà di trasporto inutili e i nodi da evitare, piuttosto che quelli da utilizzare”. “Siamo di fronte ad un’epoca di trasformazione totale dove, al di là degli scenari mondiali legati ai dazi da una parte e alle guerre dall’altra, i mercati sono sempre pronti ad adeguarsi alle difficoltà - conclude - ma occorre che ci sia la capacità di alimentare gli sforzi reciproci”.