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(Adnkronos) - Sono circa 75mila le persone con stomia oggi in Italia, con oltre 3mila nuovi casi ogni anno, stando agli ultimi dati della Federazione delle associazioni incontinenti e stomizzati (Fais). Per chi convive con questa condizione, anche un gesto semplice come l'utilizzo di un bagno pubblico può trasformarsi in un momento di difficoltà. Proprio a partire da questa consapevolezza, la Fondazione Policlinico universitario Campus Bio-Medico di Roma ha deciso di realizzare nuovi servizi igienici specificatamente dedicati alle persone stomizzate. All'inaugurazione, oltre all'amministratore delegato e direttore generale del Policlinico Campus Bio-Medico, Paolo Sormani, e al direttore clinico, Rossana Alloni, hanno partecipato anche rappresentanti dell'Associazione laziale stomizzati e incontinenti (Alsi), dell'Associazione italiana operatori sanitari di stomaterapia (Aioss), della Fais e dell'Associazione italiana stomizzati (Aistom). Il Campus Bio-Medico è così tra i primi ospedali del Lazio - informa una nota - a dotarsi di questo spazio, pensato per offrire sicurezza, comfort e autonomia a pazienti e visitatori. Situato al piano 0 del Policlinico, facilmente raggiungibile dalla hall, l'ambiente è stato progettato per rispondere alle esigenze specifiche delle persone portatrici di stomia, con doccetta igienica, specchio da parete e ampio spazio di manovra. Sono presenti anche contenitori appositi per lo smaltimento dei rifiuti sanitari e un grande cartello visibile sull'esterno della porta per segnalare l'esistenza dei servizi. La stomia è un'apertura artificiale che viene creata sull'addome mediante un intervento chirurgico, a seguito di diverse patologie, per consentire la fuoriuscita di urine o feci dal corpo. Può essere temporanea o definitiva e comporta la necessità di utilizzare sacche e specifici presidi per la raccolta dei liquidi organici e di disporre di spazi idonei alla loro gestione. "La realizzazione di un bagno dedicato alle persone stomizzate - dichiara Sormani - esprime a pieno la nostra idea di ospedale: un luogo in grado di accogliere e accompagnare ogni persona, anche nei momenti più semplici della quotidianità. Ogni nostro progetto nasce dall'esperienza dei pazienti e dei professionisti sanitari, con l'obiettivo di migliorare la qualità di vita e di rendere il Policlinico sempre più ospitale e umano. Garantire dignità e serenità a chi vive una condizione delicata è parte integrante della nostra missione, consapevoli che la cura passa anche e soprattutto dai dettagli". Si tratta di "un piccolo grande passo nella direzione del rispetto e dell'umanità - afferma Alloni - Chi vive con una stomia sa quanto possa essere difficile gestire i propri bisogni fuori casa. Con questa iniziativa vogliamo dire alle persone con stomia e alle loro famiglie che qui sono i benvenuti e che il nostro impegno non si ferma all'intervento chirurgico, ma arriva fino alla vita di tutti i giorni". Nel nostro Paese "la presenza di bagni dedicati alle persone stomizzate è ancora limitata - osserva Antonio Menconi, presidente Alsi - Interventi come questo dimostrano che bastano scelte mirate per cambiare la vita delle persone. E' essenziale continuare a lavorare insieme - associazioni, strutture sanitarie e istituzioni - per condividere buone pratiche e rendere più accessibili i servizi pubblici sul territorio". Assunta Immacolata Scrocca, coordinatore infermieristico del Policlinico Campus Bio-Medico e vicepresidente Aioss, evidenzia come "chi affronta un intervento con confezionamento di stomia spesso ha alle spalle un percorso complesso, legato a malattie oncologiche o infiammatorie. Si tratta di un cambiamento profondo del proprio schema corporeo e della percezione di sé. Ritrovare autonomia nei gesti abituali è parte integrante della riabilitazione: per questo la realizzazione di un bagno dedicato alle persone stomizzate rappresenta un aiuto concreto nel percorso di ritorno alla propria quotidianità". Per il delegato Fais del Lazio, Roberto Giuliani, "questa iniziativa è importante per tutti gli stomizzati: un gesto semplice come poter contare su un bagno attrezzato significa sentirsi meno soli. Spesso mancano spazi di appoggio e superfici adeguate, condizioni minime che permettano alla persona di essere a proprio agio. Il policlinico Campus Bio-Medico con questo progetto offre un vero e proprio esempio da seguire". Conclude il vicepresidente Aistom, Ciro De Rosa: "La realizzazione di servizi igienici dedicati ha un valore pratico evidente, ma anche dal punto di vista simbolico è altrettanto importante, poiché rappresenta un modo per generare consapevolezza su una condizione che riguarda tante persone. L'iniziativa del Policlinico Campus Bio-Medico rientra appieno nel rapporto di collaborazione tra specialisti e pazienti, lo stesso che ha portato Aistom e Aioss alla creazione del registro unico degli stomaterapisti: uno strumento utile a garantire sicurezza e continuità assistenziale su tutto il territorio nazionale".
(Adnkronos) - Trasformazioni sociali e crisi geopolitiche, incertezze macroeconomiche e il prorompente ingresso dell'intelligenza artificiale nella vita lavorativa. In un contesto in così rapido cambiamento chi si occupa di comunicazione di impresa deve sapersi evolvere, adattare, ripensare. Un percorso che è al centro del libro di Salvatore Ricco, 'La comunicazione d’impresa nel mondo che cambia. Perché il ruolo dei comunicatori sarà sempre più strategico', edito da FrancoAngeli, e in libreria dal 27 novembre. Salvatore Ricco, giornalista pubblicista, lavora nella comunicazione d'impresa da circa 25 anni, con esperienze manageriali in importanti aziende italiane come Pirelli, Cir, Snam e Amplifon. Un quarto di secolo di lavoro nella comunicazione d'impresa che Ricco racconta nel suo volume, con prefazione di Mario Calabresi. "Il libro -spiega Ricco ad Adnkronos/Labitalia- è un po' un riassunto di esperienze fatte in 25 anni di professione ma anche di letture, di riflessioni, di scambio con i colleghi. E si rivolge sostanzialmente a due interlocutori principali. Da a un lato a chi lavora soprattutto nel mondo delle imprese, venendo a contatto con chi si occupa di comunicazione, e magari vuole capirla un po' di più. Vuole comprenderne cioè un po' più le dinamiche e la funzione. E, dall'altro lato, il libro si rivolge ai giovani che hanno appena intrapreso questa professione o che in qualche modo stanno studiando per intraprenderla, dando anche un po' un messaggio, se vogliamo, di ottimismo", sottolinea Ricco. L'attività dei comunicatori di impresa deve misurarsi oggi con l'impatto dei social media e delle fake news, il ruolo ancora significativo dei media tradizionali, le sfide legate alla trasparenza e alla velocità delle informazioni, la gestione delle crisi reputazionali: solo comprendendo e maneggiando tutti questi aspetti, i comunicatori potranno diventare interpreti dei cambiamenti, guardiani della reputazione e, insieme, costruttori di fiducia. E saranno sempre più strategici e determinanti per il successo delle imprese. "L'obiettivo del volume -sottolinea Ricco- è anche quello di smontare qualche falso mito intorno alla comunicazione. Per esempio che la comunicazione sia slegata rispetto al business delle aziende, cosa che non è, tanto che ci sono anche una serie di dati riportati del libro su quanto la reputazione di un'impresa incide sul suo valore di mercato. Si parla di circa il 30%, non parliamo di una scienza esatta ma ci sono degli studi al riguardo e comunque è indubbio che la reputazione abbia un impatto poi sul valore tangibile di un'azienda. Quindi si prova a smontare il mito secondo il quale la comunicazione all'interno delle aziende sia una funzione o comunque sia un ruolo solo di relazione mentre invece è una funzione a tutti gli effetti manageriale", sottolinea. E l'autore sottolinea che "nelle aziende tutto nasce dall'interno e quindi la comunicazione interna è assolutamente importante e strategica e poi nell'era del digitale sono un po' cadute le barriere tra interno ed esterno. Le aziende sono delle 'case di vetro' per cui i messaggi che si danno all'interno devono essere coerenti con quelli esterni", rimarca l'esperto di comunicazione d'impresa. E poi nel volume non mancano le sfide di questi tempi per i professionisti della comunicazione. "La comunicazione, ma questo vale anche per il giornalismo -sottolinea- sembra un po' messa nell'angolo dall'esplosione digitale. In realtà non è così, nel senso che oggi c'è più bisogno di comunicazione come c'è più bisogno di giornalismo". "Nascono -aggiunge- nuovi canali, nuove piattaforme, c'è il real time e certamente la tecnologia e ancor più l'intelligenza artificiale richiedono a tutti coloro che fanno il nostro lavoro di restare al passo con i tempi, di evolversi, ma certamente alcune cose che io ho visto e che ho imparato quando ho cominciato a fare questo lavoro, come la capacità relazionale, l'empatia, il senso della notizia, una certa sensibilità sono comunque delle soft skills fondamentali. La tecnologia infatti non va letta in ottica sostitutiva ma come un potente alleato, rimanendo poi fermi al principio secondo il quale a tecnologia deve essere al servizio delle persone e non il contrario", prosegue. E infine i consigli ai giovani che si vogliono avvicinare al percorso lavorativo che Ricco 'attraversa' da 25 anni. "Il primo consiglio che mi sento di dare ai giovani che vogliono avvicinarsi a questo lavoro -sottolinea- è quello sicuramente di dare grandissima importanza al valore delle relazioni umane, sia dentro che fuori dall'azienda, anche oggi che la tecnologia molto spesso ci porta a volte a privilegiare relazioni mediate della tecnologia e quindi le video call, piuttosto che le mail e whatsapp. Quindi tenere sempre presente l'importanza delle relazioni umane", sottolinea. "Secondo, essere informati -conclude- è un vantaggio competitivo ed esserlo significa assolutamente divorare i 'media', non fare lo scroll sui social. Quindi informarsi da fonti di informazione autorevoli: agenzie di stampa, quotidiani, perché informarsi è assolutamente un vantaggio competitivo e aiuta a fare meglio il proprio lavoro, perché aiuta a capire che cos'è una notizia, come confezionarla, come rendersi interessanti con essa", conclude.
(Adnkronos) - "Con una media di 24 alberi ogni 100 abitanti, calcolata sui capoluoghi italiani, l’Italia mostra nel 2024 una presenza di verde urbano ancora insufficiente. Anche i dati nel dettaglio indicano che occorre migliorare: solo otto su 93 capoluoghi, di cui si hanno dati aggiornati, superano la soglia dei 50 alberi ogni 100 abitanti e, tra questi, tre superano i 100 alberi ogni 100 residenti. All’opposto, 27 capoluoghi contano meno di 20 alberi ogni 100 abitanti e più della metà di questi non raggiunge nemmeno i 10". A scattare questa fotografia è Legambiente sulla base dei dati Ecosistema Urbano 2025, sottolineando "la distribuzione disomogenea del verde urbano nel Paese" e "l’importanza di attuare interventi mirati di forestazione nelle aree cittadine". "Un’importante opportunità arriva dalla legge n. 10/2013, che disciplina lo sviluppo degli spazi verdi urbani", osserva l'associazione in occasione del trentennale della Festa dell’Albero, la storica campagna dedicata alla messa a dimora di piante e arbusti, che quest’anno si terrà dal 21 al 23 novembre, in partnership con AzzeroCO2, Frosta, Inwit e Biorepack come partner tecnico. Nei giorni della Festa dell’Albero, che cade in concomitanza con la Giornata nazionale degli alberi (istituita proprio dalla legge n. 10/2013 e celebrata ogni anno il 21 novembre), si terranno in 14 regioni oltre 120 iniziative di forestazione urbana organizzate da Legambiente insieme a cittadini, scuole, aziende e amministrazioni uniti dallo slogan 'Gli alberi ci danno tanto, ora tocca a noi'. Sulla base delle informazioni raccolte attraverso i questionari di Ecosistema Urbano 2025 di Legambiente, elaborate su dati comunali relativi al 2024, l’associazione traccia un quadro complessivo sullo stato di attuazione della legge n. 10/2013, valutando l’applicazione delle principali misure previste: la pianificazione e regolamentazione del verde urbano, la redazione del bilancio arboreo alla fine di ogni mandato amministrativo e il censimento del verde urbano. Tra i 93 capoluoghi analizzati, 30 città (32%) dichiarano di aver adottato un Piano del Verde, mentre in 26 casi (28%) risulta attivo un Regolamento del Verde Urbano. La misura più diffusa è il censimento del verde urbano, realizzato in 75 capoluoghi su 93 (80%). Meno diffusa invece la pubblicazione del Bilancio Arboreo comunale: solo 44 città (47%) lo hanno reso disponibile al termine del mandato del sindaco uscente. “Un dato significativo emerso dall’analisi di Legambiente sull’applicazione della legge n. 10/2013 riguarda la Giornata nazionale degli alberi, promossa da quasi l’80% dei capoluoghi italiani, ben 74 su 93 - commenta Giorgio Zampetti, direttore generale Legambiente - Si tratta di una percentuale incoraggiante ma che rischia di rimanere un impegno simbolico se la gestione strutturale del verde urbano è marginale. Lo dimostrano, ad esempio, le percentuali relative al numero di città che non hanno ancora adottato un regolamento o un piano formale per la gestione del verde. Anche sul fronte della trasparenza, i dati mostrano come la diffusione del Bilancio Arboreo rimanga ancora limitata, ostacolando una visione chiara e condivisa delle politiche verdi messe in atto dalle amministrazioni comunali. Per questo motivo lanciamo un appello ai Comuni, invitandoli a un impegno più deciso e concreto nell’attuazione della legge n.10/2013”.