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(Adnkronos) - "La collaborazione scientifica tra Italia e Stati Uniti ha un ruolo chiave, in particolare per quanto riguarda lo spazio. Sono orgogliosa di far parte dell’Italian Scientists and Scholars in North America Foundation - Issnaf, che mette in contatto persone e scienziati tra il Nord America e l'Italia e crea ponti transatlantici di collaborazione scientifica. In particolare, nell’ambito dello spazio e della ricerca astrofisica, ci sono molte sinergie: uno dei miei ruoli come program director è la creazione di accordi transatlantici MoU (Memorandum of Understanding) che porteranno alla formazione di nuovi progetti, collaborazioni e innovazioni”. Sono le parole di Gioia Rau, Program Director, Nsf, Schmidt Sciences, ex-Nasa, in occasione dell’incontro “Spazio, scienza e leadership: un dialogo con la dottoressa Gioia Rau”, organizzato dal Centro Studi Americani a Roma. L’appuntamento si inserisce nell’ambito del calendario del Festival della Cultura Americana che, come ogni anno, promuove il dialogo culturale e scientifico tra Italia e Stati Uniti, valorizzando il ruolo della collaborazione nel campo della scienza e della tecnologia. “Tra le tecnologie più promettenti, si annovera sicuramente l'intelligenza artificiale, della quale ora non si può più fare a meno per l’enorme quantità di dati che troviamo nei telescopi più grandi del mondo, come il Vera Rubin, finanziato dalla National Science Foundation (Nsf) degli Stati Uniti e dall'Ufficio scientifico del Dipartimento Usa dell'Energia (Doe), che è entrato in funzione qualche mese fa - spiega Rau - Lo stesso vale anche per il satellite Gaia e per missioni future, come Nancy Grace Roman Space Telescope, la nuova flagship della Nasa”. “Tra le altre tecnologie su cui stanno investendo gli Stati Uniti c’è il quantum computing ma anche tecnologie di fusione nucleare nello spazio o sulla Luna. Il presidente Donald Trump, infatti, ha stanziato dei fondi per la costruzione di un reattore nucleare sulla Luna - sottolinea - che poi servirà non solo a dare energia a tutte le infrastrutture che verranno lì costruite, ma anche per un possibile risvolto verso Marte e oltre”. “Alla base della ricerca spaziale in senso lato, quindi esplorazione spaziale sia dal punto di vista umano, sia di missioni spaziali scientifiche, c'è l'innovazione tecnologica. È necessario collaborare molto con le aziende, facendo quindi delle Public Partnership, per raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi; ma è indispensabile anche la leadership scientifica nell'esplorazione spaziale - dichiara Rau - di cui parlo nel mio articolo su Nature ('Perché l’esplorazione dello spazio ha bisogno ora di una leadership scientifica prima che sia troppo tardi’) uscito proprio lunedì”. “Pertanto, è necessario guidare l’esplorazione con visione scientifica, non vedendola solo come il piantare una bandierina, ma anche come una costruzione di missioni scientifiche capaci di un grande ritorno in termini di scienza e di tecnologie sviluppate”, conclude.
(Adnkronos) - Trasformazioni sociali e crisi geopolitiche, incertezze macroeconomiche e il prorompente ingresso dell'intelligenza artificiale nella vita lavorativa. In un contesto in così rapido cambiamento chi si occupa di comunicazione di impresa deve sapersi evolvere, adattare, ripensare. Un percorso che è al centro del libro di Salvatore Ricco, 'La comunicazione d’impresa nel mondo che cambia. Perché il ruolo dei comunicatori sarà sempre più strategico', edito da FrancoAngeli, e in libreria dal 27 novembre. Salvatore Ricco, giornalista pubblicista, lavora nella comunicazione d'impresa da circa 25 anni, con esperienze manageriali in importanti aziende italiane come Pirelli, Cir, Snam e Amplifon. Un quarto di secolo di lavoro nella comunicazione d'impresa che Ricco racconta nel suo volume, con prefazione di Mario Calabresi. "Il libro -spiega Ricco ad Adnkronos/Labitalia- è un po' un riassunto di esperienze fatte in 25 anni di professione ma anche di letture, di riflessioni, di scambio con i colleghi. E si rivolge sostanzialmente a due interlocutori principali. Da a un lato a chi lavora soprattutto nel mondo delle imprese, venendo a contatto con chi si occupa di comunicazione, e magari vuole capirla un po' di più. Vuole comprenderne cioè un po' più le dinamiche e la funzione. E, dall'altro lato, il libro si rivolge ai giovani che hanno appena intrapreso questa professione o che in qualche modo stanno studiando per intraprenderla, dando anche un po' un messaggio, se vogliamo, di ottimismo", sottolinea Ricco. L'attività dei comunicatori di impresa deve misurarsi oggi con l'impatto dei social media e delle fake news, il ruolo ancora significativo dei media tradizionali, le sfide legate alla trasparenza e alla velocità delle informazioni, la gestione delle crisi reputazionali: solo comprendendo e maneggiando tutti questi aspetti, i comunicatori potranno diventare interpreti dei cambiamenti, guardiani della reputazione e, insieme, costruttori di fiducia. E saranno sempre più strategici e determinanti per il successo delle imprese. "L'obiettivo del volume -sottolinea Ricco- è anche quello di smontare qualche falso mito intorno alla comunicazione. Per esempio che la comunicazione sia slegata rispetto al business delle aziende, cosa che non è, tanto che ci sono anche una serie di dati riportati del libro su quanto la reputazione di un'impresa incide sul suo valore di mercato. Si parla di circa il 30%, non parliamo di una scienza esatta ma ci sono degli studi al riguardo e comunque è indubbio che la reputazione abbia un impatto poi sul valore tangibile di un'azienda. Quindi si prova a smontare il mito secondo il quale la comunicazione all'interno delle aziende sia una funzione o comunque sia un ruolo solo di relazione mentre invece è una funzione a tutti gli effetti manageriale", sottolinea. E l'autore sottolinea che "nelle aziende tutto nasce dall'interno e quindi la comunicazione interna è assolutamente importante e strategica e poi nell'era del digitale sono un po' cadute le barriere tra interno ed esterno. Le aziende sono delle 'case di vetro' per cui i messaggi che si danno all'interno devono essere coerenti con quelli esterni", rimarca l'esperto di comunicazione d'impresa. E poi nel volume non mancano le sfide di questi tempi per i professionisti della comunicazione. "La comunicazione, ma questo vale anche per il giornalismo -sottolinea- sembra un po' messa nell'angolo dall'esplosione digitale. In realtà non è così, nel senso che oggi c'è più bisogno di comunicazione come c'è più bisogno di giornalismo". "Nascono -aggiunge- nuovi canali, nuove piattaforme, c'è il real time e certamente la tecnologia e ancor più l'intelligenza artificiale richiedono a tutti coloro che fanno il nostro lavoro di restare al passo con i tempi, di evolversi, ma certamente alcune cose che io ho visto e che ho imparato quando ho cominciato a fare questo lavoro, come la capacità relazionale, l'empatia, il senso della notizia, una certa sensibilità sono comunque delle soft skills fondamentali. La tecnologia infatti non va letta in ottica sostitutiva ma come un potente alleato, rimanendo poi fermi al principio secondo il quale a tecnologia deve essere al servizio delle persone e non il contrario", prosegue. E infine i consigli ai giovani che si vogliono avvicinare al percorso lavorativo che Ricco 'attraversa' da 25 anni. "Il primo consiglio che mi sento di dare ai giovani che vogliono avvicinarsi a questo lavoro -sottolinea- è quello sicuramente di dare grandissima importanza al valore delle relazioni umane, sia dentro che fuori dall'azienda, anche oggi che la tecnologia molto spesso ci porta a volte a privilegiare relazioni mediate della tecnologia e quindi le video call, piuttosto che le mail e whatsapp. Quindi tenere sempre presente l'importanza delle relazioni umane", sottolinea. "Secondo, essere informati -conclude- è un vantaggio competitivo ed esserlo significa assolutamente divorare i 'media', non fare lo scroll sui social. Quindi informarsi da fonti di informazione autorevoli: agenzie di stampa, quotidiani, perché informarsi è assolutamente un vantaggio competitivo e aiuta a fare meglio il proprio lavoro, perché aiuta a capire che cos'è una notizia, come confezionarla, come rendersi interessanti con essa", conclude.
(Adnkronos) - “La sensazione è quella di un’indifferenza strisciante, una neutralità operativa e ideologica rispetto alla sostenibilità ambientale. Ci siamo chiesti da cosa derivasse e la conclusione è che molto probabilmente l’aver scisso la sostenibilità ambientale dalla sostenibilità sociale e aver inflazionato la prima ha depauperato la possibilità della maggior parte dei referenti dell’opinione pubblica di identificarsi con temi e problemi che fanno parte della vita quotidiana e che hanno a che fare con la sostenibilità sociale”. Così il Ceo di Eikon Strategic Consulting Italia Enrico Pozzi, intervenendo all’apertura della Social Sustainibility Week in corso oggi a Palazzo dell’Informazione a Roma, illustrando i risultati della ricerca ‘Salute, benessere e sostenibilità’, presentata da Eikon in occasione dell’evento. “La sostenibilità sociale è difficile: parlare di uguaglianza, di diritti, di procedure, di norme e di policies è difficile. Sono cose complesse dalle quali le istituzioni tendono a sfuggire”, aggiunge Pozzi. “La sostenibilità sembra cedere il passo a una privatizzazione psicologica e microsociale della sostenibilità che si traduce in quell’universo psicologico e microsociale che definiamo salute, e che tendenzialmente ha a che fare con il proprio corpo. Salute come passaggio della sostenibilità a un universo dove gli attori sociali sembrano sparire”, conclude Pozzi.