ENTRA NEL NETWORK |
ENTRA NEL NETWORK |
(Adnkronos) - La guerra dei dazi, i rapporti commerciali con la Cina e le implicazioni che si celano per l’Europa, l’aumento della spesa militare e i tagli a quella sociale, il futuro dell’Ucraina nel lungo conflitto con la Russia di Putin. La vittoria di Donald Trump nell'infuocata corsa alla Casa Bianca contro Kamala Harris porta con sé una serie di sfide, rischi e interrogativi sulla direzione delle politiche economiche e industriali non solo americane, ma globali, che mettono sul chi vive governi e istituzioni, economisti e studiosi, che cercano di prevedere che forma avrà la seconda era della ‘Trumpeconomics’. Dopo una campagna elettorale ''aggressiva'', fatta di annunci reboanti di aumenti delle tariffe fino al 60% sulle merci cinesi e dal 10 al 20% per tutti gli altri paesi importatori, ora il tycoon dovrà effettivamente concretizzare le 'minacce' - rivolte soprattutto a Pechino - dei mesi passati. Ma bisogna fare i conti con gli industriali americani: ''Se la 'bomba dazi' esplode, Trump si ritroverà l'industria contro. Alla fine, dovrà abbassare la guardia'', spiega all'AdnKronos Edoardo Reviglio, docente di economia e presidente dell'International University College di Torino, già capo economista di Cassa Depositi e Prestiti e attualmente visiting professor a Yale. L'industria Usa, operando in un mondo ancora globale e interconnesso, potrebbe accusare pesantemente l'annunciato incremento, rendendo il reshoring “possibile ma solo parzialmente, perché una politica di tariffe aggressive metterebbe l'industria americana in difficoltà'', precisa Reviglio, ipotizzando un dietrofront o quantomeno una attenuazione dello scenario prospettato in campagna elettorale. Una spinta protezionistica, quella dell'amministrazione Trump, destinata ad investire anche l’Europa, osserva inoltre Domenico Lombardi, direttore del Policy Observatory e docente di economia alla Luiss Guido Carli di Roma. Se infatti da un lato porterà a delle frizioni nel 'triangolo' commerciale Ue-Usa-Cina, dall'altro costringerà l'Unione a porsi ''delle domande impellenti sul proprio futuro, accelerando processi di integrazione già in atto'' sia sul fronte commerciale che su quello della difesa. Nonostante le politiche protezionistiche in Usa siano ormai bipartisan, il neoeletto presidente ''utilizzerà i dazi in modo proattivo, rimodulandoli come strumento di pressione - anche sugli alleati - e come leva di sostegno alla proiezione geopolitica di Washington nel mondo'', e questo ''porterà a contenziosi''. Se gli States chiudono la porta, Pechino virerà verso l'Europa e così si arriverà a ''un inevitabile elemento di tensione: l'America farà pressione sull'Ue perché si uniformi alle sue regole di ingaggio, cercando di comprimerne l'autonomia strategica, mentre la Cina cercherà di inglobarla nella sua sfera di interessi, generando un cortocircuito di cui l'Ue subirà le implicazioni'', avverte Lombardi. Ma c'è un altro lato della medaglia. ''Con Trump - ha affermato il direttore - si accelereranno certe dinamiche in atto in Ue”, costringendo l'Europa a porsi finalmente “come soggetto politico”, sia per l'evoluzione delle politiche commerciali di americane e cinesi, sia sul piano della difesa, perché “gli spazi per la spesa militare nella finanza pubblica - dei Paesi Nato ndr – cresceranno”, comportando la necessità di “più sinergie e condivisione per un'efficace difesa dei confini regionali, un maggiore sforzo per armonizzare i meccanismi di coordinamento''. Meno tasse per i ricchi e deficit che sale, una significativa sforbiciata alla spesa sociale a beneficio di quella militare, lasciando 'guasto' l'ascensore sociale americano che da oltre quarant'anni ha smesso di funzionare. L'arrivo di The Donald a Washington segna anche l'addio alla 'Bideneconomics', con cui l'ormai ex presidente degli Stati Uniti Joe Biden si era riproposto di sanare le fratture sociali interne al Paese. Ma sono proprio i destinatari di quelle politiche - la working class che dà corpo alla 'pancia' degli States - ad aver scelto il tycoon: ''Non hanno capito che votando Trump hanno votato contro loro stessi, dandosi la zappa sui piedi'', evidenzia ancora Edoardo Reviglio. La debolezza della classe media ha radici antiche che sommano quattro decadi di tagli al welfare - dalla sanità ai fondi per i college pubblici - fino ad arrivare all'oggi in cui ''il 70% della società Usa, in larga parte composta peraltro da bianchi, ha difficoltà a mandare i propri figli al college, permettendogli così di 'salire' in una fascia sociale più alta'', ha spiegato. Per uscire da questo stallo servirebbero ''misure strutturali da 80-100 miliardi di dollari l'anno''. Nel corso del suo mandato, Biden aveva tentato di arrivare ad una ''società meno divisa'', sia con l'Infrastructure Investment and Jobs Act, che includeva programmi di sostegno alla scuola, all'università, agli ammortizzatori sociali e alla crescita dei salari (poi sensibilmente ridotti nel passaggio tra Senato e Congresso, con l'altolà delle grandi lobby), ha ricordato il docente di economia. Ma ora ''non è certo che, con Trump, queste misure strutturali proseguano''. Anzi, una svolta sul fronte fiscale, con il taglio delle tasse prospettato dal nuovo presidente, potrebbe causare un ''problema fiscale che rischia di mettere l'economia in sofferenza, riducendo così i margini di spesa''. Infine, il dossier Ucraina, "la terza prova" per l'Ue dopo il primo mandato del tycoon e l'invasione russa, come la definisce Daniel Gros, direttore del Ceps, think tank con sede nella capitale belga, che si dice però scettico sulla capacità di Bruxelles di fare quanto serve. “La prima prova è stato il primo mandato di Donald Trump, che l'Ue ha gestito abbastanza bene con Jean-Claude Juncker. Nel complesso non è successo nulla di grave. La seconda prova per l'Europa è stata l'invasione russa dell'Ucraina. In quel caso la reazione è stata molto forte per gli standard del passato remoto, ma insoddisfacente per come si è sviluppata la situazione". Adesso "si accavallano due sfide: Vladimir Putin e Donald Trump. Magari l'Ue farà meglio delle aspettative, ma dubito che faccia quello che è necessario". Per Gros "naturalmente" c'è il rischio che ora Kiev si trovi costretta a negoziare con Mosca privata degli aiuti militari Usa, quindi in posizione di debolezza di fronte alla Russia di Putin: potrebbe ripetersi, come è stato scritto, la dinamica che portò la Russia bolscevica a chiudere con gli Imperi Centrali la pace di Brest-Litovsk nel marzo 1918. L'esercito sovietico era in rotta: al tavolo negoziale, ogni volta che i russi si opponevano ad una richiesta della Germania, i tedeschi attaccavano, e Mosca non poteva fare altro che cedere. La pace fu chiusa da Lenin e Trotzky al prezzo di cospicue cessioni territoriali. (Di Martina Regis)
(Adnkronos) - Nell’ambito di Ecomondo, fiera internazionale dedicata alla sostenibilità, Assoimballaggi di FederlegnoArredo porta al centro del dibattito uno dei temi più rilevanti per il settore degli imballaggi: l’analisi del ciclo di vita (Life Cycle Assessment, LCA) dei prodotti. In particolare, durante il convegno 'Imballaggi in legno e sughero tra tradizione e innovazione: dalla materia prima alla riciclabilità e compostabilità' è stato presentato lo 'Studio LCA sugli imballaggi industriali in legno e casse pieghevoli', una ricerca pionieristica per il comparto. Condotto dall’Università di Firenze per conto di AssoImballaggi, si tratta di uno strumento fondamentale per conoscere quali sono gli impatti generati da un singolo prodotto lungo l’intero ciclo di vita, e fornisce dati cruciali per comprendere gli ambiti in cui intervenire per migliorare le performance complessive lungo tutta la filiera. “Il settore degli imballaggi in legno si pone come punto di riferimento per lo sviluppo sostenibile, dimostrando che l’uso responsabile delle risorse naturali può portare a soluzioni con un impatto ambientale ridotto” sottolinea Andrea Attilio Gava, presidente di Assoimballaggi. "Le nostre aziende sapranno rispondere alle nuove esigenze del mercato migliorando i già ottimi impatti complessivi dei prodotti, ponendosi quindi come partner in grado di aiutare l’intera filiera nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibili, fissati dalle direttive UE e dagli accordi internazionali. Una sfida che ci sentiamo pronti a cogliere che potrà far crescere e qualificare tutto il nostro settore, garantendo al mercato degli imballaggi in legno un ruolo primario, in un’ottica di logistica sostenibile”, spiega ancora. Gli imballaggi industriali in legno oggetto dello studio sono un prodotto strategico per la logistica italiana e vengono utilizzati per trasportare in modo sicuro merci di qualsiasi dimensione. Progettati su misura, rappresentano un prodotto unico nel suo genere, i cui benefici ricadono su produttori, rivenditori e consumatori. Lo studio mette in evidenza che l’intero ciclo di vita di un imballaggio industriale, calcolato con il metodo “cradle to grave” (dalla culla alla tomba), è in grado di assorbire più CO2 di quanta ne emetta, avendo quindi complessivamente un impatto positivo. Assolta la loro funzione di trasporto, possono essere facilmente riciclati per produrre altri prodotti a base legnosa, come ad esempio i pannelli per i mobili, mantenendo stoccata la CO2. “Assoimballaggi è una delle prime associazioni in Europa ad aver condotto uno studio di tale portata. La sostenibilità è una delle nostre priorità ed il nostro impegno è rivolto a supportare gli associati nel raggiungimento dei loro obiettivi di sostenibilità. Da questo punto di vista gli studi LCA sono uno strumento fondamentale per comprendere gli impatti ambientali dei prodotti come punto di partenza per definire efficaci strategie di miglioramento” conclude Gava. “Allo stesso tempo, siamo consapevoli del ruolo cruciale che svolgiamo nelle filiere in cui operiamo, e vogliamo umilmente sottolineare il valore che portiamo al mercato: i prodotti che progettiamo e fabbrichiamo ogni giorno, con l’aiuto dei nostri preziosi collaboratori, sono strumenti essenziali per tutto il settore manifatturiero italiano e non solo”. Il convegno ha anche offerto un’analisi approfondita della filiera dell’imballaggio, dalla gestione sostenibile delle foreste alla riciclabilità del prodotto finale. Per quanto riguarda la gestione delle foreste, un aspetto strettamente correlato allo studio LCA riguarda gli impatti dei trasporti per l'approvvigionamento delle materie prime, oggi prevalentemente importati da altri paesi UE o extra UE. Una delle sfide importanti in questo ambito è riuscire a sviluppare delle filiere forestali nazionali, consapevoli che queste possono portare ad importanti benefici sia in termini ambientali, con la riduzione degli impatti dei trasporti, ma anche sociali ed economici. Proprio in questo ambito sta lavorando FederlegnoArredo, essendo uno dei soci fondatori del Cluster Italia Foresta Legno, che si pone l'obiettivo di supportare progetti che promuovano filiere forestali corte. Inoltre Assoimballaggi si sta occupando anche di affrontare alcuni paradossi legati alla compostabilità: il legno viene utilizzato dagli impianti di compostaggio come innesco per avviare il processo di compost, ma non risulta conforme allo standard europeo di riferimento EN13432 a causa dei tempi di decomposizione più lunghi. In questo periodo è in discussione l’aggiornamento dello standard europeo, e Assoimballaggi ha chiesto una modifica per correggere questa distorsione. Il legno, infatti, è un materiale biodegradabile e compostabile. La filiera del legno-arredo è un esempio virtuoso di economia circolare: gli imballaggi in legno, (pallet, casse, cassette, ecc), una volta terminato il proprio ciclo di utilizzo, subiscono un processo per cui divengono componenti di pannelli in legno che, a loro volta, serviranno a costituire arredo. FederlegnoArredo ha lavorato molto con le associazioni europee di categoria per salvaguardare il riconoscimento positivo di tale processo, messo a rischio dalla definizione inizialmente fornita dalla bozza del testo del Regolamento Europeo Imballaggi. A tutela di un sistema integrato e virtuoso, il materiale che può essere reimmesso nella filiera a seguito del processo di riciclo - anche per finalità differenti dall’imballaggio da cui deriva - è stato definito dall’Unione Europea “riciclo di alta qualità”. Un risultato che consente di preservare la sostenibilità degli imballaggi in legno, comprese cassette in legno e imballaggi industriali, riaffermando che la qualità del riciclo sia legata non al mantenimento del medesimo utilizzo ma al beneficio ambientale che genera. Il comparto imballaggi fattura circa 2,5 miliardi di euro, come attestano i dati del Centro Studi FederlegnoArredo, è composto da circa 2 mila aziende e occupa circa 17mila addetti.
(Adnkronos) - "Le materie prime critiche sono essenziali perché più di un terzo del Pil italiano dipende direttamente o indirettamente dalle materie prime critiche". Così Luca Dal Fabbro, presidente di Iren, a margine della presentazione della 'Roadmap italiana per le materie prime critiche', evento Iren a Ecomondo 2024, per illustrare i risultati dell’ultimo studio, realizzato in collaborazione con The European House Ambrosetti, sulle strategie per sostenere la competitività industriale del Paese a partire dalle opportunità offerte, appunto, dalle Materie Prime Critiche. (VIDEO) Secondo l'analisi, con 1,2 miliardi di euro di investimenti, l’Italia può ridurre la dipendenza dall’estero per le materie prime critiche di quasi un terzo, generando oltre 6 miliardi di euro di valore aggiunto per la filiera al 2040. "Dobbiamo guardare all'importazione di queste materie con grande attenzione - osserva - Il nostro sistema economico è più resiliente quando noi siamo in grado di garantire l'approvvigionamento di questi materiali che influenzano per un terzo il Pil nazionale. Iren in tutto questo si candida ad essere l'operatore principale di riferimento per il recupero dai rifiuti di questi materiali critici". "Lo facciamo, oltre che con degli studi, siamo gli unici ad aver presentato due studi sul tema negli ultimi due anni, anche con la costruzione e l'avvio del primo impianto di recupero di materiali critici, ad Arezzo l'11 dicembre, dai rifiuti elettrotecnici. Produrremo all'anno, ad esempio, circa 200 chilogrammi di oro, una quantità importante, nickel, rame, palladio. E' un impianto che diventerà strategico e che sarà l'inizio di una nuova strategia di Iren nella raccolta, valorizzazione ed estrazione di metalli o di materiali critici che devono essere utilizzati per l'industria e la nostra manifattura", aggiunge. Anche la finanza verde al centro dell'attenzione della multiutility. "Noi abbiamo emesso a gennaio di quest'anno un Green Bond da 500 milioni che è andato molto bene, con dei tassi molto interessanti, che ci ha totalmente soddisfatto dal punto di vista economico e riteniamo che sia uno strumento utile per finanziare la crescita di un'impresa che vuole investire nel sostenibile - spiega Dal Fabbro - Gli investitori sono sempre più sensibili ad investimenti Esg e noi abbiamo una strategia molto legata alla sostenibilità, all'economia circolare, all'economia rigenerativa. Quindi siamo assolutamente in linea e coerenti con questo tipo di investitori e l'emissione di un Bond Green ci vede oltre che totalmente coerenti con questo, anche molto interessati a sviluppare ulteriormente questo tipo di attività finanziaria". Il Gruppo Iren è presente a Ecomondo, la manifestazione di riferimento per la transizione ecologica e l’economia circolare, fino all’8 novembre al Quartiere Fieristico di Rimini. Per l’edizione 2024 dell’evento, sono diverse le iniziative realizzate dal Gruppo Iren, a testimonianza dell’impegno verso la sostenibilità, traguardo primario del Piano Industriale al 2030. Al centro del palinsesto, tematiche come l’educazione ambientale, il riciclo dei rifiuti e le materie prime critiche, anche con l’ausilio dell’arte e della creatività.