ENTRA NEL NETWORK |
ENTRA NEL NETWORK |
(Adnkronos) - "Abbiamo fatto una cosa enorme, cambia l'Italia". All'indomani del via libera definito al Jobs Act l'allora premier Matteo Renzi è raggiante. Il percorso della 'sua' riforma, finalmente legge, è stato tortuoso e il provvedimento si è rivelato divisivo. Una 'reputazione' che il Jobs Act ha mantenuto intatta se, a oltre 10 anni da quel dicembre 2014, il testo ancora fa discutere. Perché è al centro dei referendum abrogativi dell'8 e 9 giugno e perché il Pd continua a discutere e dividersi fino a votare diversamente sui quesiti referendari. Eppure il Jobs Act parte con il vento nelle vele. Nella primavera del 2014 Renzi ottiene l'endorsement niente meno che di Barack Obama. Dopo un lungo faccia a faccia a villa Madama, il premier indica il presidente Usa, sorridente al suo fianco, e scandisce: "Tutti sanno che Obama è fonte di ispirazione per me”. Il copyright Jobs Act, infatti, è dell'inquilino della Casa Bianca che così ha chiamato uno dei primi provvedimenti del suo mandato. Ma Obama lo cede a Renzi. Sembra fatta, la legge nasce sotto una buona stella. Ma non sarà proprio così. Da villa Madama al Nazareno la distanza non è tanta, ma lo scenario cambia completamente. A settembre Renzi riunisce la Direzione del partito e chiede un via libera formale alle sue riforme. Alla vigilia della riunione, le prime tensioni con l'allora vice segretario dem Lorenzo Guerini che suda le proverbiali sette camicie per sminare il campo. Renzi, al mattino, sale al Colle per 'spiegare' il Jobs Act a Giorgio Napolitano. Risultato? La Direzione approva la riforma ma con 20 no (compresi quelli di D'Alema e Bersani). Il dibattito in Direzione è tutto un incrocio di lame. Renzi, in modalità Castro, parla per 44 minuti: "A me è capitato di governare quando non c'è crescita. Il presidente D'Alema ha avuto una fortuna opposta". D'Alema, come sempre, non si lascia pregare: "Ho sentito una serie di affermazioni senza fondamento. Il fascino dell'oratoria qualche volta non si attiene alla realtà". La minoranza non concede nulla al segretario, sebbene si spacchi al suo interno con qualche astenuto. Ma i no fioccano: Pippo Civati, Stefano Fassina, Alfredo D'Attorre, Gianni Cuperlo, Cesare Damiano, Francesco Boccia. Se nel Pd l'accoglienza del Jobs Act è questa, figurarsi in Parlamento. E già in commissione qualcosina si intravede, anche per 'merito' dell'opposizione. Ma è in aula che succede il finimondo. A ottobre il Senato dà un primo via libera con la fiducia. Il testo approvato non è quello della commissione ma un maxi emendamento del governo. Il voto va avanti a fatica tra sospensioni, polemiche e scontri veri e propri. Il Pd deve guardarsi anche dal fuoco 'amico' di Sel. Il senatore dem Roberto Cociancich denuncia una aggressione da parte della capogruppo di Sel Loredana De Petris che, avventandosi contro i banchi Pd, colpisce la collega Emma Fattorini, visitata in infermeria per una contusione al polso. Cociancich, un passato da capo scout, cerca di ricucire. Ma De Petris è irremovibile: "Dal Pd ci hanno urlato 'vergogna' e 'fascisti'. Non ho aggredito nessuno, io stessa sono stata graffiata ma non so da chi". L'aula del Senato è in fermento e il presidente Pietro Grasso fatica a mantenere l'ordine. Tra i più esagitati il capogruppo della Lega Gianmarco Centinaio, che scaglia contro la presidenza un regolamento del Senato. Il senatori M5s sono una furia: tra urla e spintoni salgono in piedi sugli scranni sventolando un foglio bianco (la delega che il governo pretende). Il capogruppo Vito Petrocelli guadagna i banchi del governo e appoggia una moneta di 50 centesimi: "E' un'elemosina". Grasso lo espelle. A fatica, a mezzanotte, si arriva alla chiama. Ma le grane non sono finite. Perché intanto esplode il Pd. Il senatore dem Walter Tocci pronuncia diligente il suo sì alla fiducia ma annuncia le dimissioni da senatore. La minoranza dem mette nero su bianco le critiche al Jobs Act in un documento: "Se non cambia il testo, non lo votiamo", è la sintesi politica. In questa 'bella atmosfera' il provvedimento passa alla Camera, che a novembre lo approva con 316 sì e appena 6 no. Numeri 'bugiardi' perché l'opposizione non partecipa al voto. Ma anche una parte della minoranza Pd lascia l'emiciclo. Se Pierluigi Bersani dichiara il suo sì ma solo "per disciplina", Gianni Cuperlo come Bindi, D'Attore, Boccia e molti altri escono dall'aula. Pippo Civati e Luca Pastorino, invece, mettono e verbale il loro no. A dicembre arriva, dal Senato, l'agognato via libera definito al Jobs Act. I sì sono 166, i no 112 e 1 astenuto. Anche in questo caso, pur senza gli eccessi del passaggio precedente, le polemiche non mancano. A essere attraversato da una profonda spaccatura è sempre il Pd. I senatori Lucrezia Ricchiuti e Felice Casson non partecipano al voto. l'altro senatore dem Corradino Mineo pronuncia il suo 'no'. "Smantellano civiltà dei diritti del lavoro e lo chiamano Jobs Act”, dichiara il leader di Sel Nichi Vendola. Mentre il Senato approva la riforma, in diverse città d'Italia si scende in piazza. A Roma ci sono anche diversi momenti di tensione a due passi dal Senato, con cariche delle forze dell'ordine sui manifestanti. Gli scontri più accesi si registrano su via delle Botteghe Oscure, a due passi dalla vecchia sede del Pci e da largo Enrico Berlinguer.
(Adnkronos) - Giuseppe Conte, manager delle risorse umane, nel suo libro 'In difesa dello smart working' (edito da Castelvecchi) affronta le sfide e le opportunità legate al lavoro flessibile. Con un’esperienza consolidata nel management pubblico, Conte esplora l'importanza di conciliare l'impiego con la vita privata, sottolineando la necessità di una nuova cultura aziendale. "Con l’autorità si può chiedere il rispetto delle regole, ma non si può imporre un cambiamento culturale", afferma Conte. Il suo approccio propone che motivare le persone non è questione di premi o punizioni, ma di ispirarle a trovare gratificazione nel loro lavoro. Lo smart working diventa così un potente strumento di fiducia, responsabilità e crescita reciproca. In un contesto in continua evoluzione, il trattenere i talenti è essenziale. Lo smart working, promuovendo una leadership orizzontale e un paradigma di collaborazione, risponde a questa sfida, mettendo le persone al centro dell’organizzazione. 'In difesa dello smart working' diventa così un invito a ripensare il lavoro con un approccio innovativo, dove la sostenibilità sistemica assieme al benessere e alla motivazione del lavoratore diventano priorità indiscutibili.
(Adnkronos) - Una piattaforma che utilizza la pianificazione e la tecnologia per ridurre gli sprechi, ottimizzare le risorse e contribuire agli obiettivi Esg, migliorando la sostenibilità della ristorazione collettiva. PlanEat ha presentato in Senato, presso la Sala Caduti Di Nassirya la sua piattaforma digitale per prevenire lo spreco alimentare attraverso la pianificazione sostenibile. L’evento si inserisce nelle celebrazioni della Giornata dell’Ambiente del 5 giugno e ha visto la partecipazione di esperti, istituzioni e rappresentanti del mondo accademico e dell’impresa in una tavola rotonda. Il confronto ha permesso di fare il punto sui dati di un fenomeno diffuso e trasversale, lo spreco di cibo: gli italiani buttano in pattumiera 619,7 grammi di cibo per persona alla settimana, un valore in crescita del 10% rispetto all’anno precedente (Waste Watcher 2025). Frutta, verdura e pane fresco sono gli alimenti maggiormente sprecati, al Sud si butta più che al Nord, nei comuni più piccoli c’è maggiore spreco rispetto alle grandi città e anche nelle famiglie senza figli si è meno virtuosi. A causare lo spreco di cibo sono le cattive abitudini: il 34% lo dimentica in dispensa o in frigo, solo il 21% programma i pasti settimanali e il 68% non è in grado o non è disposto a rielaborare in modo creativo gli avanzi. Per contrastare questo fenomeno, l’Italia è in prima fila anche grazie alla legge 166 del 2016, di cui è stata promotrice l’onorevole Maria Chiara Gadda. Questa norma ha rivoluzionato la lotta allo spreco, favorendo il recupero e la donazione delle eccedenze alimentari e di altri beni essenziali, semplificando le procedure burocratiche e incentivando comportamenti virtuosi attraverso incentivi, sgravi fiscali e campagne di sensibilizzazione. PlanEat, dal canto suo, propone un modello basato sulla pianificazione alimentare e sulla digitalizzazione della cucina, offrendo kit con ingredienti freschi, già dosati e porzionati, per permettere di cucinare senza generare scarti. Alla base di questo sistema c’è l’idea che, acquistando esattamente ciò che serve attraverso una programmazione anticipata, lo spreco si possa eliminare a monte. A supporto del proprio impatto ambientale, PlanEat ha sviluppato un sistema di contatori - elaborati e certificati dal Dipartimento di Economics and Management dell’Università di Pavia - che calcolano quotidianamente, in modo automatico, il risparmio generato in termini di cibo, CO2, acqua e suolo. A livello aggregato, secondo l’ultima rilevazione fatta che somma tutte le spese effettuate sulla piattaforma dalla nascita a oggi, da privati e aziende, sono state 92 le tonnellate di cibo complessivamente 'salvate' dalla pattumiera, il che equivale, in termini di risparmio di emissioni, a 233 tonnellate di CO2, in termini di acqua a 53 milioni di litri non utilizzati e in termini di terreno a 1 milione di m2 risparmiati per produrlo. Uno degli aspetti più rilevanti del progetto PlanEat è la sua iniziativa di mensa diffusa: un sistema digitale che consente agli utenti - ovvero a tutte le persone che ogni giorno devono pranzare al bar, al ristorante, in mensa o al self-service durante l’orario di lavoro - di pianificare in anticipo la scelta del pasto, riducendo drasticamente la quantità di cibo preparato in eccesso. Grazie alla pianificazione digitale e alla messa in rete di bar, ristoranti, mense e self-service, il problema delle eccedenze e dello spreco si risolve a monte. Inoltre, grazie anche a una rete di ristoratori locali selezionati che favorisce l’accesso a cibo di qualità, si ottengono benefici concreti non solo sul piano della riduzione dello spreco e dunque del risparmio economico, ma anche sulla riduzione delle emissioni e sull’ottimizzazione delle risorse. Un esempio concreto di realtà che ha già adottato il servizio di mensa diffusa è Altergon, azienda farmaceutica con sede in Campania, che ha scelto PlanEat per organizzare la gestione della ristorazione aziendale e ridurre lo spreco alimentare. Un approccio che intende contribuire agli obiettivi Esg (Environmental, Social, Governance). Environmental perché grazie alla pianificazione e all’ottimizzazione dei pasti, PlanEat riduce l’impronta ecologica della ristorazione aziendale e favorisce l’economia circolare locale, limitando le emissioni di CO2 derivanti dal trasporto e dalla produzione alimentare; Social perché la piattaforma sostiene le piccole realtà locali, aiutando i ristoratori a ridurre gli sprechi e a ottimizzare la gestione economica, migliorando al contempo la qualità dell'offerta alimentare per i dipendenti aziendali; Governance perché PlanEat adotta un sistema di tracciabilità e trasparenza che consente alle aziende di monitorare l'impatto ambientale delle scelte alimentari dei loro dipendenti con un ritorno concreto in termini di miglioramento delle performance Esg. "Ogni famiglia deve fare i conti con diverse esigenze: mettere a tavola pasti salutari, utilizzare materie prime sane, risparmiare tempo e denaro nel fare la spesa. A tutto questo, si aggiungono la necessità di diminuire lo spreco alimentare, che nel nostro Paese è ancora troppo alto, e la volontà di valorizzare i prodotti del territorio. Quando un’azienda prova a tenere insieme tutto questo, come fa PlanEat, la politica non può che sostenerla. Per questo, ho voluto promuovere la presentazione di questa piattaforma in Senato. È stata l'occasione per riflettere sulla catena che parte dalla produzione delle materie prime agroalimentari e arriva alla nostra tavola", ha dichiarato il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio. "La legge 166 ha consentito in questi anni di sottrarre allo spreco migliaia di tonnellate di alimenti ancora perfettamente consumabili, a partire dal cibo fresco e cotto, consentendo all’eccedenza che si genera per diverse ragioni nella filiera produttiva di trovare nuovo valore nella rete della solidarietà sociale. La legge antispreco non porta risultati tangibili solo in termini quantitativi, ma anche nel modello culturale che coinvolge imprese, terzo settore, pubblica amministrazione e cittadini. Un’impresa, che gestisce l’eccedenza in modo strutturale, diventa più efficiente e migliora in prevenzione, interpreta i bisogni dei clienti e accresce la soddisfazione dei propri dipendenti. Cittadini più informati e consapevoli, assegnano il giusto valore al cibo e sprecano meno nella quotidianità domestica e nei consumi fuori casa. La piattaforma PlanEat è perfettamente coerente con questo approccio, e dimostra come tecnologia e innovazione siano alleati fondamentali nel prevenire gli sprechi e nel divulgare buone pratiche", osserva Maria Chiara Gadda, vicepresidente della commissione Agricoltura e prima firmataria della Legge 166/16. "Lo spreco alimentare non è solo un problema etico, ambientale ed economico: è anche una questione di salute pubblica. La programmazione dei pasti e la consapevolezza alimentare sono strumenti fondamentali per promuovere una dieta equilibrata e prevenire patologie legate a eccessi o carenze nutrizionali. Iniziative come PlanEat mostrano come l’innovazione tecnologica, se guidata da evidenze scientifiche e principi di sostenibilità, possa diventare un alleato strategico per migliorare la qualità della nostra alimentazione e ridurre lo spreco fin dalla fase di approvvigionamento", rimarca Hellas Cena, prorettore alla Terza Missione, Università di Pavia - medico specialista in Scienza dell’Alimentazione, Ics Maugeri Irccs. "La Campagna Spreco Zero, promossa da Last Minute Market spin off dell'Università di Bologna attivo sul fronte della riduzione e della prevenzione dello spreco alimentare dalla fine degli anni '90, condivide con PlanEat l'approccio digitale e dal 2022 ha sviluppato l'applicazione 'Sprecometro'. Si tratta di un diario digitale che, monitorando gli sprechi, restituisce al consumatore l’impatto economico e le impronte ambientali (CO2, acqua e suolo) e offre, allo stesso tempo, strumenti concreti per migliorare le abitudini alimentari quotidiane: come conservare correttamente gli alimenti, organizzare una spesa efficiente, valorizzare gli avanzi, ridurre gli scarti. È un approccio educativo che mette al centro del cambiamento ognuno di noi rendendoci protagonisti di una nuova cultura del cibo, più consapevole e sostenibile", spiega Giorgio Segrè, Project Manager Sprecometro, Campagna Spreco Zero. Beatrice Ghedini, Project Manager Assistant Osservatorio Waste Watcher International - Campagna Spreco Zero, sottolinea: "L'Osservatorio internazionale Waste Watcher, strumento di indagine della Campagna Spreco Zero di Last Minute Market, è diventato negli anni un punto di riferimento a livello nazionale ed europeo sulla determinazione quantitativa dello spreco alimentare e delle sue cause. In particolare, a livello domestico dove si concentra, peraltro, la percentuale di spreco più significativa e non recuperabile a fini solidali". "La nostra piattaforma - conclude Nicola Lamberti, Ceo di PlanEat - nasce per offrire una soluzione pratica, misurabile e scalabile: programmare i pasti in anticipo significa acquistare solo ciò che serve, ridurre gli scarti e ottimizzare risorse ed emissioni. In occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, ribadiamo la nostra convinzione che solo affrontando il problema a monte con la pianificazione tramite strumenti digitali accessibili e un approccio culturale nuovo, si possa generare un vero cambiamento. Il nostro desiderio è anche quello di riuscire a raggiungere tutti quei luoghi dove la pianificazione potrebbe risolvere preventivamente il problema dello spreco come ad esempio gli ospedali, le Rsa, i villaggi turistici, gli aerei e le navi. Vogliamo dare il massimo valore a ciò che ci circonda e siamo convinti che il modo migliore per costruire un futuro sostenibile sia prendersi cura del pianeta, salvaguardare l’ambiente e guardare oltre le nostre vite, pensando anche alle generazioni future".