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(Adnkronos) - Un silenzio denso, rotto solo dal fruscio dei passi lungo il corridoio grigio. La camera ardente di Giorgio Armani, allestita nell’Armani Teatro di via Bergognone, è stata un’esperienza sensoriale prima ancora che un luogo di commiato: buia, avvolta nell’odore ipnotico del Bois d’Encens, il profumo che lo stilista amava di più, e illuminata da un tappeto di lanterne beige che hanno reso ogni gesto solenne, quasi sospeso. Per due giorni tutta Milano si è messa in fila per l’ultimo saluto al ‘Re’ della moda: 16mila persone in totale, dai dipendenti del gruppo a cittadini comuni, da attori e sportivi fino a politici e colleghi di passerella (pochi, sorprendentemente pochi). Sin dall’alba, le code hanno occupato via Bergognone in un abbraccio corale, più fitto nella seconda giornata che nella prima, fino alla chiusura puntuale delle porte alle 18. Accanto alla folla, nella seconda giornata di camera ardente il mondo dello spettacolo e dello sport ha reso omaggio: Enrico Lo Verso, che ha ricordato lo sguardo “che fermava il tempo” dello stilista, Stefano Accorsi, lo ha definito “incapace di invecchiare”, e una commossa Antonia Dell’Atte, musa e modella storica di Armani, lo ha chiamato “padre” e “immortale come gli dei”. Afef Jnifen, commossa, ha scelto il silenzio. I tennisti Fabio Fognini e Flavia Pennetta hanno ricordato la loro campagna EA7 e un consiglio scherzoso sulla barba di lui. La pluricampionessa olimpica Federica Pellegrini ha parlato delle “rose bianche di Armani” che l’hanno accompagnata in giro per il mondo per tanti anni e di un binomio, quello tra sport e moda, che lo stilista ha anticipato. A varcare l’ingresso del 59 di via Bergognone anche Laura Lusuardi di Max Mara, il pianista Ludovico Einaudi, le cui note hanno risuonato all’interno della camera ardente. E poi gli stilisti Antonio Riva, i gemelli Dean e Dan Caten di Dsquared2, il designer Neil Barrett, Enzo Iannone di Ferrari e Andrea Incontri, l’ex premier Matteo Renzi e la ministra dell’Università Anna Maria Bernini. Ma anche la nipote Silvana Armani, l’ex sindaco di Roma Francesco Rutelli e la moglie giornalista Barbara Palombelli, nonché l’europarlamentare del Pd, Giorgio Gori e la moglie Cristina Parodi. Non sono mancate le attrici Margherita Buy e Isabella Ferrari, il volto tv Alessandro Cattelan, il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis con la moglie, il campione dei Mondiali ‘82, Marco Tardelli e la compagna Myrta Merlino, e l’ex calciatore Paolo Maldini con la moglie. Tra i più toccanti, l’arrivo di Santo Versace, che all’uscita ha abbracciato a lungo la direttrice globale della comunicazione Armani Anoushka Borghesi, senza rilasciare dichiarazioni. Ieri anche sua sorella Donatella si è commossa portando un mazzo di orchidee. In mezzo ai libri delle firme, due tavoli stracolmi di fiori bianchi e le corone inviate da Roberto Benigni e Nicoletta Braschi, dall’Olimpia Milano, dalla principessa di Thailandia e dalla Juventus hanno raccontato un tributo che va oltre i confini della moda. L’assenza più rumorosa? Quella dei grandi colleghi stilisti: in pochi si sono presentati, un dettaglio che molti hanno notato e commentato sottovoce. Domani, a Rivalta di Gazzola, nel Piacentino, nella piccola chiesa di San Martino incastonata nel borgo medievale accanto al Castello, si terranno i funerali in forma strettamente privata. Milano e Piacenza saranno in lutto cittadino. E mentre il sindaco di Milano, Beppe Sala, annuncia la volontà di iscrivere il suo nome al Famedio, Armani riposerà nella cappella di famiglia, accanto ai genitori Maria e Ugo e al fratello Sergio. L’odore di incenso, il buio e le lanterne resteranno nella memoria come l’ultimo grande atto scenico del maestro: un congedo sobrio ed elegante, esattamente come la sua moda. (di Federica Mochi)
(Adnkronos) - "Una grande stagione per la sicurezza in spiaggia e sui laghi delle unità cinofile Sics, Scuola italiana cani salvataggio. Decine i salvataggi effettuati e soprattutto molta prevenzione. Come ogni anno, anche quest'estate, grazie ai nostri cani da salvataggio si soccorrono e si e mettono in salvo molte vite , oltre a una grandissima operazione di prevenzione". Lo dice all'Adnkronos/Labitalia Ferruccio Pilenga, che oltre 36 anni fa ha fondato la Sics e che nel tempo è diventata un punto di riferimento a livello internazionale per la formazione di unità cinofile da salvataggio nautico. "Si sta concludendo la stagione estiva - sottolinea - ma i cani sono pronti a cominciare i corsi di formazione. Da settembre a maggio, giugno la Scuola italiana cani salvataggio è impegnata tutti i fine settimana per la formazione dei migliori cani. Dal primo Terranova Mas, ora centinaia di Labrador e Golden oltre ai Terranova presidiano le nostre spiagge al mare e sui laghi. La scuola grazie ai suoi corsi forma grandi unità cinofile in Italia, USA e Europa. Questi cani trasmettono coraggio, sicurezza, positività e felicità. Tutto l’anno vanno a trovare i bambini negli ospedali con dandogli un appuntamento in spiaggia". "Una 'scuola cani salvataggio' - ricorda - fa riferimento alla formazione di unità cinofile (conduttore-cane) per il salvataggio in acqua. L'addestramento copre sia le discipline a terra che quelle in acqua e mira a formare volontari in grado di operare sulle spiagge e in altre situazioni di soccorso nautico. Le razze più comuni sono Terranova, Labrador e Golden Retriever, ma cani di altre razze possono partecipare se hanno ottime doti acquatiche e una corporatura adeguata". Ma cosa fa la Sics? 1) Addestramento: formazione di unità cinofile per il salvataggio in acqua, con un focus sulla relazione tra cane e conduttore. 2) Servizio di volontariato: le unità cinofile Sics operano su spiagge, laghi e durante eventi per garantire la sicurezza. 3) Riconoscimenti: le unità cinofile Sics hanno un brevetto operativo che permette la collaborazione con la Guardia Costiera, anche imbarcati sui mezzi navali. 4) Tecniche avanzate: formazione per l'intervento in acqua, l'uso di mezzi di soccorso e persino l'elisoccorso. "La Sics - ricorda Ferruccio Pilenga - ha centri di addestramento distribuiti in tutta Italia dove si può iniziare il percorso per diventare un'unità cinofila, iniziando con corsi di educazione e relazione. L'addestramento si basa sulla costruzione di un legame forte e una sintonia assoluta tra cane e conduttore. Dopo aver completato l'addestramento a terra e in acqua, si ottiene il brevetto di salvataggio Sics. Ma ciò che molti non sanno è che il celebre brevetto con cui le unità cinofile Sics collaborano con la Guardia Costiera e le Capitanerie di Porto, non è nato a tavolino. Non è il risultato di una semplice formalità o di un’idea astratta, ma il frutto di decenni di esperienza sul campo". "Prima di pensare a un brevetto - sottolinea - ho lavorato con decine e decine di cani. Li ho provati nelle condizioni reali, li ho portati in volo sugli elicotteri, a bordo delle motovedette, nell’acqua gelida, nei laghi e nei mari. Ho viaggiato per l’Europa per osservare, confrontarsi, imparare facendo con Mas il brevetto di terzo grado francese, terzo grado svizzero e italiano, anche come giudice. Ho fatto esercitazioni, errori, aggiustamenti. Solo dopo aver maturato un bagaglio enorme di competenza e testato ogni dettaglio sul campo, ho messo nero su bianco ciò che era diventato un metodo affidabile, efficace e replicabile: il brevetto Sics". "Ho inventato - racconta - la tecnica a Defino, frutto della prima esercitazione di elisoccorso nel 1991, la tecnica di sostentamento e quella dello squalo. Codificando le procedure operative per poter operare con le motovedette SAR classe 800, 300, 400, 200. Questo è il punto fondamentale: un brevetto di salvataggio si crea portando decine e decine di cani a uno standard unico. Serve la voglia di partire dal terreno, dal contatto diretto con il cane, con l’acqua, con i mezzi di soccorso e con i pericoli reali. Così nasce un brevetto che ha valore, che salva davvero vite umane e che viene riconosciuto dalle autorità competenti". "Infatti - ricorda - alla prima sessione di esame uno dei tre giudici era il Comandante del SAR di Rimini, pilota degli Hh3F, il secondo era un esperto di elisoccorso. Il soccorso non è un esercizio di stile: è responsabilità, sacrificio e preparazione reale. E questo la Sics lo ha dimostrato con i fatti, le decine di salvataggi e la grande considerazione delle Autorità".
(Adnkronos) - "Acea come operatore infrastrutturale ha l’obbligo di coniugare il passato e la tradizione con l’innovazione e il futuro". Ad affermarlo è Marco Pastorello, Chief Transformation Officer del Gruppo, illustrando al Meeting di Rimini i progetti di digitalizzazione e trasformazione. La società sta sperimentando sia la robotica sia l’intelligenza artificiale. "Con i cani robot e i droni effettuiamo ispezioni preventive, aumentando la sicurezza dei nostri dipendenti. Proprio a luglio abbiamo siglato un importante accordo con l’Istituto Italiano di Tecnologia", ha ricordato Pastorello. L’innovazione per Acea non è solo tecnologia ma anche attenzione alle persone: "In quest’ultimo anno abbiamo incontrato 5.000 dipendenti in tutta Italia, portando la voce dell’azienda anche in Europa, dal World Economic Forum in poi. Non si può parlare di innovazione senza mettere la persona al centro". Tra i benefici concreti della digitalizzazione, Pastorello ha citato "efficienza, perché consente di rilevare e risolvere più rapidamente i guasti, e sicurezza, perché permette di evitare che le nostre squadre si trovino in situazioni di pericolo, grazie all’impiego dei droni nelle ispezioni".