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(Adnkronos) - Condannati a 4 anni per sequestro di persona nell’Appello bis tutti gli imputati nel processo sull'espulsione di Alma Shalabayeva e di sua figlia Alua avvenuta nel 2013. I giudici della Corte di Appello di Firenze, non accogliendo le richieste della procura generale che aveva sollecitato invece l’assoluzione, hanno condannato gli alti funzionari di polizia Renato Cortese, Maurizio Improta, Francesco Stampacchia, Luca Armeni e Vincenzo Tramma. In primo grado i cinque funzionari erano già stati condannati dal Tribunale di Perugia a pene comprese tra i 4 e i 5 anni ma in secondo grado, il 9 giugno 2022, i giudici perugini avevano assolto tutti gli imputati “perché il fatto non sussiste” dall’accusa di sequestro di persona, ribaltando il verdetto di primo grado. La Corte di Cassazione nell’ottobre del 2023 aveva poi annullato le assoluzioni disponendo un nuovo processo davanti alla Corte d’Appello di Firenze. Oggi la nuova sentenza di condanna. Un caso iniziato nella notte tra il 28 e 29 maggio 2013, quando Alma Shalabayeva è stata accompagnata dalla Digos presso l’ufficio immigrazione per essere identificata in quanto aveva presentato un documento di identità contraffatto. Le forze dell'ordine cercavano il marito, il dissidente kazako Muktar Ablyazov, ma alla donna è stata contestata l'accusa di possesso di un passaporto falso. Due giorni dopo, firmata l'espulsione, sono state rimpatriate. La donna e la figlia sono poi tornate in Italia e a Shalabayeva nell’aprile 2014 è stato riconosciuto l'asilo politico. All’epoca dei fatti, Cortese era dirigente della Squadra mobile di Roma e Improta a capo dell’Ufficio immigrazione. Armeni, Stampacchia e Tramma erano loro collaboratori. "Siamo scossi dall'esito del giudizio. Leggeremo le motivazioni e senz'altro impugneremo la sentenza in Cassazione perché siamo intimamente convinti della piena innocenza degli imputati”, ha affermato all’Adnkronos l’avvocato Bruno Andò, difensore di Maurizio Improta. “Pur nel rispetto sempre dovuto alle decisioni giudiziarie, sento di esprimere la mia vicinanza personale ai cinque dirigenti della polizia condannati nel caso Shalabayeva. È una vicenda estremamente complessa, come dimostrano sia la assoluzione della Corte di Appello di Perugia in Appello sia la richiesta di assoluzione del pg di Firenze, con esiti inaspettati. Tutto questo a conferma di quanto sia difficile, per chi lavora per la sicurezza dei cittadini, svolgere i compiti assegnati e corrispondere alle attese senza rischiare personalmente''. Lo dichiara il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. ''Rimane il fatto che sono stati condannati servitori dello Stato con un curriculum importante e una vita trascorsa a lavorare per affermare i principi di legalità e giustizia - continua - Per questo, la mia speranza è che nell’ultimo grado di giudizio possano essere assolti da ogni accusa”.
(Adnkronos) - "I dazi antidumping del 91,74% sull'importazione di pasta italiana annunciati dagli Stati Uniti non sono, al momento, ancora entrati in vigore. Da quando sono stati comunicati, a inizio settembre, si è infatti aperta una finestra di 120 giorni per presentare ricorso e la procedura è tuttora in corso. Sommati al cosiddetto dazio reciproco del 15%, i dazi antidumping porterebbero il dazio totale per importare pasta dall'Italia agli Usa a quasi il 107%. Se guardiamo ai prezzi al dettaglio della pasta italiana in vendita nei supermercati americani, risulta davvero difficile immaginare che i produttori italiani di pasta pratichino dumping. In Italia mezzo chilo di pasta si vende intorno a 1 euro, 1 euro e 10 centesimi. Negli Stati Uniti un pound (454 grammi) viene venduto a 2,50, 2,99 fino anche a 3,20 dollari. Sembra difficile pensare a un ribasso artificiale. Se questi livelli di prezzo vengono considerati dumping, allora a quanto si dovrebbe vendere la pasta in America? Dieci dollari al pound? È evidente che l’accusa non regge". Ad affermarlo, ad Adnkronos/Labitala, Lucio Miranda, presidente di ExportUsa (società di consulenza che aiuta le imprese italiane a entrare, con successo, nel mercato americano). "Analizzando i documenti del Dipartimento del Commercio americano, emerge - spiega - che alcune aziende sottoposte ad audit non avrebbero fornito tutte le informazioni richieste; in alcuni casi la documentazione è stata prodotta, ma in italiano. Queste imprese sono state classificate come 'uncooperative', ovvero non collaborative. Riteniamo, quindi, che i dazi antidumping siano stati imposti per questo atteggiamento 'uncooperative', piuttosto che per una ragione legata a vere e proprie pratiche di dumping sul mercato Usa. La logica del Dipartimento è chiara: se non mi dimostri che non stai facendo dumping, io applico il dazio". "Proprio per questo motivo, un ricorso ben costruito e presentato nei tempi previsti può realmente avere effetto. I ricorsi vanno redatti con la massima accuratezza: se la motivazione del dazio è stata la presunta mancata collaborazione, allora bisogna dimostrare in modo impeccabile il contrario. Ne vale la pena e bisogna muoversi rapidamente perché il tempo stringe. Ricordo che nel 2024 l’Italia ha esportato negli Stati Uniti circa 750 milioni di dollari di pasta, su un mercato totale che vale 6,2 miliardi di dollari. Le importazioni complessive americane di pasta ammontano a circa 1,8 miliardi: l’Italia, con i suoi 750 milioni, rappresenta quindi quasi il 40%. Un settore di questo peso merita una difesa solida e ben strutturata", conclude.
(Adnkronos) - Un borgo di appena 52 abitanti, a 650 metri d’altitudine nell’Alta Langa piemontese, che è diventato un modello di sostenibilità e inclusione. È Bergolo, in provincia di Cuneo, guidato dal sindaco Mario Marone, tra i Comuni premiati al Cresco Award 2025 – Comuni sostenibili e Agenda 2030. «Negli ultimi cinque-sei anni – ha raccontato Marone – abbiamo recuperato terreni incolti e avviato progetti agricoli senza uso di pesticidi, grazie anche alla collaborazione con associazioni che gestiscono programmi Erasmus+ dell’Unione Europea». Ogni anno il paese ospita fino a 600 giovani da tutta Europa e dal Maghreb, coinvolti in attività di educazione ambientale e coltivazioni sostenibili. Tra le iniziative più significative, un orto didattico e nuovi terreni comunali destinati alla coltivazione biologica, per offrire opportunità di lavoro ai giovani che scelgono di restare o trasferirsi in montagna. «Vogliamo arrivare a 100 abitanti – spiega Marone – e contrastare lo spopolamento valorizzando l’ambiente e la vita a contatto con la natura. Puntiamo anche sull’apicoltura e sull’educazione ecologica: i piccoli Comuni possono essere grandi laboratori di futuro».--