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(Adnkronos) - Le luci del Plastic si sono spente. Lo storico club milanese di via Gargano, con un annuncio pubblicato sui social nella notte, ha comunicato ufficialmente la sua chiusura, dopo le voci insistenti circolate nella giornata di ieri. "Il 28 giugno 2025 è stata l’ultima serata del Plastic - si legge nella nota. Dal 1980 il suo orgoglio è quello di aver accolto tra le sue mura persone e storie straordinarie. È solo grazie a tutti voi che il Plastic ha fluttuato leggero e tentacolare nelle notti di Milano per oltre quattro decenni. Grazie per aver partecipato a una festa che per noi è stata unica e sorprendente. Che la festa continui!”. La notizia è di quelle che segnano un prima e un dopo. Nel capoluogo milanese il Plastic non è un locale qualunque, ma un’istituzione che per oltre quarant’anni ha rappresentato il cuore pulsante della club culture alternativa, diventando un crocevia per artisti, musicisti, stilisti e creativi di tutto il mondo. Tra i suoi ospiti si ricordano nomi leggendari: Andy Warhol, Keith Haring, Madonna, Grace Jones, passando per l’élite della moda internazionale e per generazioni di dj che hanno fatto la storia della musica elettronica. Il Plastic è stato uno spazio di contaminazione, dove la pista da ballo era al tempo stesso palcoscenico e laboratorio di sperimentazione culturale. Il locale, fondato da Lucio Nisi (scomparso nel 2019) e Nicola Guiducci, è diventato negli anni un simbolo di libertà espressiva e di apertura mentale. Dalla sede storica di Viale Umbria nel 2012 il club si era spostato in Via Gargano 15, nei pressi di Viale Ortles. Qui la nightlife milanese ha trovato negli anni la sua dimensione più internazionale, portando la città a competere con le capitali europee della notte come Berlino e Londra. La decisione di chiudere arriva a pochi giorni dallo sgombero del Leoncavallo, in un momento di grande trasformazione per la città, dove gli storici spazi underground cedono sempre più il passo a una nightlife omologata. “Per 40 anni le mie notti più vere”, “Non ci posso credere” commentano i frequentatori storici, che vedono nella fine del Plastic anche la fine di un certo modo di vivere la notte: meno patinato ma più autentico e creativo. Per la cultura del clubbing milanese, l’uscita di scena del Plastic rappresenta più che la fine di un locale la conclusione di un capitolo fondamentale. Resta da capire chi raccoglierà l’eredità di un luogo che ha fatto scuola per più di quattro decenni, anticipando mode, tendenze e suoni che poi avrebbero a loro volta influenzato il mainstream. (di Federica Mochi)
(Adnkronos) - "Le tendenze che cambiano sono sempre legate al fenomeno inflattivo. Alcuni dicono: 'è il cambiamento culturale, la gente non ha più voglia di stare al mare'. Non è vero: la gente non ha più i soldi per poter fare quello che era possibile fare prima, perché potendo lo farebbe ben volentieri. Non abbiamo un cambiamento culturale, abbiamo un adeguamento al proprio budget di spesa degli stili di vita e anche delle vacanze". E' l'analisi su estate e vacanze degli italiani che traccia con Adnkronos/Labitalia Domenico Pellegrino, presidente di Aidit, l’Associazione delle imprese che operano nel settore delle agenzie di viaggi, e che aderisce a Federturismo Confindustria. E Pellegrino ha una propria posizione sulle polemiche relative ai numeri sulle presenze nelle strutture turistiche in Italia quest'estate. "Dal nostro osservatorio -spiega- emerge un calo del 3,2% di italiani in vacanza quest'anno rispetto al 2024, tra Italia ed estero, con le agenzie di viaggi. I motivi? Da consumatori ci rendiamo tutti quanti conto che esiste effettivamente un effetto inflattivo sul potere d'acquisto degli italiani, in particolar modo sul famoso ceto medio, che quasi non esiste più, è molto schiacciato e che ovviamente ha un potere d'acquisto ridotto a fronte di una serie di servizi che obiettivamente sono aumentati". E il presidente di Aidit ricorda che "i dati sui voli nazionali, i voli europei, i traghetti, gli autonoleggi sono tutti con aumenti, in alcuni casi a due cifre. I pacchetti turistici italiani per esempio ci risultano avere un costo medio più alto del 10%. Quelli internazionali un po' più contenuti perché diciamo all'estero anche per la questione valutaria c'è un beneficio e quindi diciamo solo intorno al 5%". Quindi secondo Pellegrino "i dati del Viminale sull'aumento dei turisti ad agosto rispetto all'anno scorso sono sì incontrovertibili. Però è anche vero che c'è una grossa novità che riguarda due aspetti, uno di carattere tecnico e uno cronologico. Quella di carattere tecnico è che di fatto dal primo gennaio '25 noi abbiamo l'imposizione del codice Cin, il codice identificativo nazionale, per tutte le strutture, alberghiere ed extra alberghiere. Un'introduzione molto opportuna che ha portato a una emersione, nella parte extra alberghiera in particolare, che ancora non è valutata e che noi stimiamo intorno al 10%". "L'aspetto cronologico è che i dati sul turismo -spiega- oggi arrivano in tempo reale e a differenza del passato si riesce ad avere il polso della situazione, visto che la registrazione dell'ospite deve essere fatta su web praticamente in tempo reale. Questo porta alla lettura dei dati durante la parte 'calda' della stagione, mentre una volta questi dati si analizzavano molto più in avanti, quando anche mediaticamente l'interesse era meno importante". "Con il Cin a noi risulta un 10% in più di strutture che sono emerse e che non si conoscevano, e per strutture intendo case vacanze principalmente. E questo è un dato di fatto", ribadisce Pellegrino. E per il presidente di Aidit a influire positivamente sui dati delle presenze "è stato il turismo straniero che ha capacità di spesa che noi italiani non esprimiamo più", continua a sottolineare il presidente dell'associazione di categoria delle agenzie di viaggio. Per quanto riguarda le esperienze degli italiani all'estero Pellegrino spiega che "in alcuni casi si trovano delle soluzioni di vacanza che sono più economiche, però non tutte le destinazioni estere sono più economiche del nostro Paese, assolutamente. Anche questo è un mito da sfatare. E' vero però che il movimento verso l'estero garantisce a volte una qualità superiore allo stesso prezzo, quindi non si va fuori Italia necessariamente per risparmiare". Pellegrino sottolinea che gli italiani vanno all'estero in vacanza "non per risparmiare, ma perché sono una popolazione matura, evoluta, che vive da decenni con una struttura sociale complessa e articolata e hanno imparato ad essere cittadini del mondo". "Il fatto di andare all'estero è un fatto positivo, e quindi non è un fatto negativo, è un arricchimento culturale", aggiunge. In conclusione tracciando un bilancio della stagione delle agenzie di viaggio Pellegrino spiega che "sarà una stagione che porterà un segno più nel travel value. Ovviamente ci saranno luce e ombre, con una distribuzione geografica un po' diversa nel Paese. Mediamente crediamo che lavoreranno meglio le agenzie del Nord, un po' peggio le agenzie del Sud, ma sarà una stagione tutto sommato che chiuderà con un segno più, molto più modesto però di quello che si era immaginato a inizio stagione". Pellegrino infatti ricorda che "quest'anno abbiamo avuto una combinazione fortunata di festività collegate che hanno regalato un mese in più alla stagione tradizionale, e quindi si immaginava una crescita a doppia cifra e quindi un po' di respiro dopo gli anni bui della pandemia". "In realtà questo fenomeno è stato ampiamente mitigato perché poi la difficoltà economica, soprattutto nel reggere l'alta stagione, ha fatto sì che alcuni consumatori hanno poi modificato i propri stili di vacanza e, o rinunciandovi completamente o puntando su una più breve ed economica, prenotando da soli e cercando soluzioni economiche che sfuggono al turismo organizzato e abbassano paurosamente sia la qualità del viaggio e gli effetti positivi e benefici del viaggio stesso", spiega. Secondo Pellegrino, queste tendenze hanno "mitigato le grandi aspettative che ancora si avevano fino a marzo-aprile e avremo una stagione che si concluderà con un incremento molto meno sostenuto di quello atteso", conclude.
(Adnkronos) - Per la prima volta in Italia, due sistemi autonomi di gestione degli imballaggi si alleano per offrire alle aziende del settore beverage un servizio congiunto per il recupero, il riciclo e il riuso, esteso non solo alle bottiglie in Pet, ma anche al film in plastica che le avvolge nei fardelli e copre i pallet utilizzati nel trasporto. L’accordo sperimentale prevede che Coripet - consorzio riconosciuto per la gestione e il riciclo degli imballaggi in Pet (polietilene tereftalato) per liquidi alimentari - nel pieno rispetto dell’autonomia industriale e commerciale delle singole imprese consorziate, segnali a queste ultime la possibilità di utilizzare il film riciclato fornito da P.A.R.I.- sistema volontario per il recupero del film flessibile in Ldpe (polietilene a bassa densità) -. P.A.R.I., da parte sua, si rende disponibile a fornire film con un contenuto minimo del 50% di plastica riciclata post-consumo, con possibilità di arrivare fino al 90%, garantendo il riciclo di almeno il 60% degli imballaggi immessi sul mercato. L’intesa nasce dalla volontà di dare nuovo impulso al principio della responsabilità estesa del produttore (Epr- Extended Producer Responsibility) introdotto a livello europeo e recepito in Italia dal decreto legislativo 152/2006, che attribuisce alle imprese l’onere e la facoltà di organizzare autonomamente la gestione del fine vita degli imballaggi immessi sul mercato, anche attraverso sistemi alternativi rispetto ai consorzi di filiera tradizionali. La sperimentazione permetterà di integrare la filiera “bottle-to-bottle” di Coripet - che già da inizio anno garantisce ai propri soci l’impiego del 25% di Rpet riciclato - con quella di P.A.R.I., valorizzando anche il film utilizzato per i fardelli e i cappucci copripallet. In questo modo le imprese consorziate potranno contare su un sistema efficiente e trasparente per la gestione dell’intero sistema di confezionamento in plastica, dall’imballo primario a quello terziario. Nel 2024 Coripet – che consorzia i principali marchi italiani di acque minerali e soft drink - ha raccolto oltre 165mila tonnellate di bottiglie Pet, pari a oltre la metà dell’immesso a consumo nazionale. “L’accordo con Coripet ci permette di estendere ulteriormente i principi dell’economia circolare anche per gli imballaggi secondari e terziari, valorizzando l’integrazione verticale della filiera e la rigenerazione di bottiglie e film potenzialmente all’infinito”, spiega Michele Petrone, responsabile di P.A.R.I. e amministratore delegato di Aliplast, la società del Gruppo Hera che ha il sviluppato il sistema. “Questa iniziativa rappresenta un passo concreto nella direzione indicata dalla normativa europea, dalla direttiva sulla plastica monouso (Sup, Single Use Plastics) al nuovo Regolamento imballaggi (Ppwr, Packaging and Packaging Waste Regulation) approvato lo scorso gennaio», commenta Corrado Dentis, presidente di Coripet. “Come consorzio, continuiamo a promuovere soluzioni operative replicabili e pienamente aderenti agli obiettivi comunitari di riciclo e sostenibilità”. La fase sperimentale, valida fino al 31 dicembre 2028, prevede un monitoraggio continuo delle performance ambientali, tecniche e industriali, con l’obiettivo di rinnovare l’accordo e definire un modello replicabile anche in altri settori produttivi.