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(Adnkronos) - Un’ordinanza di custodia cautelare è stata eseguita questo pomeriggio dalla polizia torinese a carico di un uomo gravemente indiziato per quanto avvenuto la notte del 30 giugno scorso a Torino, dove un incendio divampato all’interno del condominio nel quartiere Lingotto ha provocato una violenta esplosione con la distruzione di 3 appartamenti, il crollo di una parte della palazzina, la morte di un giovane e il ferimento di alcuni occupanti dell’immobile, tra cui alcuni bambini. Nonostante, nell’immediatezza, sembrava potesse ipotizzarsi la natura colposa dell’evento, gli accertamenti investigativi, sia svolti direttamente dalla Procura di Torino diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri, sia delegati al Commissariato ‘Barriera - Nizza’ e alla Squadra Mobile della Questura, hanno evidenziato elementi tali da far propendere per una matrice dolosa del disastro, anche in ragione di alcune dichiarazioni rese nei giorni immediatamente successivi ai fatti dai colleghi di lavoro del responsabile, successivamente confermati dai familiari, che hanno fornito riscontro a quanto andava già emergendo nel corso delle indagini. Prendendo le mosse dalle attività tecniche eseguite dai vigili del fuoco, il punto d’innesco dell’incendio è stato localizzato in uno specifico appartamento al 5 piano. Gli inquirenti della Polizia di Stato hanno sviluppato questa traccia investigativa concentrandosi sugli occupanti dell’abitazione e iniziando a circoscrivere il contesto nel quale è maturato l’evento. In particolare, attraverso una minuziosa analisi dei video delle telecamere presenti nei pressi del condominio e grazie anche alla collaborazione di alcuni testimoni, tra cui alcune persone vicine allo stesso autore dei fatti, è stato identificato il presunto responsabile del gesto e conseguentemente l’autore dell’omicidio del giovane e dell'esplosione della palazzina. Sono in corso approfondimenti per ricostruire la dinamica dei fatti e il movente.
(Adnkronos) - Una cucina 'farm-to-table', che privilegia prodotti locali, dal pesce del Golfo di qualità eccellente al migliore beef proveniente dagli allevamenti del territorio, e poi ancora formaggi di casari sparsi fra i boschi e ortaggi coltivati in quello che è lo Stato degli Usa con la più elevata biodiversità. Su questo si basa l’offerta food dell’Alabama, frutto di uno straordinario mix di influenze, spesso valorizzato da chef di talento, che ha dato vita a un patrimonio gastronomico inaspettato e tale da sfatare anche il più radicato dei cliché sulla cucina americana. Così, in questo piccolo Stato del profondo Sud degli Stati Uniti, noto soprattutto per la lotta per i diritti civili degli afro-americani, si può fare un viaggio con un risvolto gourmet di tutto rispetto. Tanto che da quest’anno approderà qui la prestigiosa Guida Michelin, con una prima edizione dedicata proprio agli Stati del Sud, che segue le numerose che si sono succedute a partire dal 2005, anno della prima pubblicazione statunitense, dedicata a New York. E c’è attesa per il lancio della Michelin Guide American South, realizzata in collaborazione con Travel South Usa, che comprenderà i ristoranti di Alabama, Louisiana, Mississippi, North Carolina, South Carolina e Tennessee, integrando anche quella già esistente della città di Atlanta. Con questa nuova edizione, la prima che propone una selezione a carattere regionale, la Guida Michelin consolida la propria presenza nel continente nordamericano, ampliando lo sguardo ben oltre i grandi centri urbani, per raccontare l’autentica anima gastronomica del Sud. Gli ispettori, anonimi e indipendenti, sono già all’opera per andare alla scoperta di nuove eccellenze locali. La selezione della Guida Michelin seguirà, come sempre, i rigorosi standard metodologici basati su cinque criteri fondamentali: qualità delle materie prime; armonia e bilanciamento dei sapori; padronanza della tecnica; personalità dello chef espressa nel piatto; costanza nella proposta culinaria nel tempo e nel menu. L’elenco dei ristoranti sarà reso noto entro l’anno nel corso della cerimonia ufficiale di presentazione della Michelin Guide American South. E di sicuro non mancheranno le sorprese anche per i ristoranti che in Alabama valgono la deviazione o sono essi stessi meritevole destinazione. A partire dalla capitale, Montgomery, dove tra una visita e l’altra ai musei e ai memoriali che raccontano la storia prima della schiavitù degli afro-americani e poi del movimento per i diritti civili guidato da Martin Luther King jr, si può fare sosta al Central, ristorante american style, di proprietà locale, ospitato in un tipico edificio a mattoncini, sede di un antico magazzino risalente al 1890, con lanterne a gas. Dalla cucina a vista escono piatti del giorno con prodotti stagionali e locali, tra cui preparazioni cotte a legna di carne e pesce, create con passione dall’executive chef Jason McGarry. Per un pasto veloce direttamente all’interno del Legacy Museum, il Pannie-George’s Kitchen (intitolato agli avi afro-americani) offre cucina tipica del Sud e verdure, arricchita dall’immancabile e popolare pollo fritto. Mentre per un caffè si può visitare Prevail Union Craft Coffee, un format molto attento alla sostenibilità creato 12 anni fa da Wade Preston con la moglie Megan, con una missione: connettere una comunità che fa del rispetto per la terra e per il lavoro i propri valori cardine. La location è essa stessa da visitare, sulla via principale, Dexter Avenue, da cui è passata la storia, all’interno del Kress Building, vecchia sede della fabbrica tessile dove lavorava l’eroina afro-americana Rosa Parks, che per prima si ribellò alle regole della segregazione razziale, ritratta in un murale nel cortile interno, e oggi esempio di riqualificazione architettonica. Per una full immersion nel pescato freschissimo proveniente dal Golfo, c’è Wintzell's Oyster House, dove le ostriche sono proposte fritte, gratinate o al naturale e i molluschi sono cucinati in qualsiasi modo, da quelli grigliati con burro e formaggio a quelli ricoperti di gamberi, granchio e salsa al parmigiano; e poi ancora i famosi pomodori verdi fritti e l’insalata delle Indie Occidentali. Oltre al locale di Montgomery, il ristorante ha una sede anche a Mobile, la principale città meridionale dell’Alabama, affacciata sul piccolo tratto di costa che confina con la Florida e con il Mississippi. Wintzell's Oyster House fu fondato qui, nel 1938, in Dauphin Street, dove tuttora si può gustare il miglior pesce del Golfo. Ma il più antico ristorante di Mobile è Dew Drop Inn, fondato nel 1924 e trasferitosi nell'attuale sede al 1808 di Old Shell Road negli anni Trenta. Qui spopolano gli hot dog, proposti anche con peperoncino fatto in casa. Altra inaspettata meta gourmet, in Alabama, è Birmingham, città post-industriale dall’aspetto severo e anch’essa memoria di lotte per i diritti civili. A raccontare una storia di immigrazione, come tante da queste parti, è lo chef Timothy Hontzas, intraprendente e inarrestabile patron di Johnny’s Restaurant, alle porte della città, nella zona commerciale. E discendente di una famiglia greca emigrata nel Mississippi negli anni Venti e successivamente approdata in Alabama. Nel 1954 l’apertura del primo Johnny’s Restaurant, che porta il nome, naturalizzato in americano, del nonno. Oggi questo è un punto di riferimento per locals e turisti, una via di mezzo tra un fast-food e un self-service, dove sul piatto si ritrova una qualità che non ti aspetti. Un format scelto proprio per cambiare proposte tutti i giorni, sempre fedele alla tradizione culinaria del Sud, con orgogliose contaminazioni greche; su tutte il classico ‘Meat & Three’ e una Cheesecake con yoghurt ‘house made’. Un’altra contaminazione internazionale, stavolta con la Francia, a Birmingham, si può vivere cenando da Chez Fonfon. Una locale centrale, stile bistro, con un piacevole dehors e un’antica porta a vetro intagliato, per una carta di fine dining ma in un’atmosfera casual e rilassata. Anche qui, nella contaminazione con la cucina locale, a farla da padrone sono i prodotti del Golfo, accompagnati da vini francesi. A pochi passi, si trova un indirizzo più mattiniero: la Pancake House. E’ il regno degli amanti delle panckes, servite in tutte le varianti possibili, con marmellate, cioccolata, panna, frutta, e persino cotte al forno e integrali, sempre ricoperte di zucchero e obbligatoriamente in formato gigante. Più che una colazione, promettono un abbondante pasto e possono essere accompagnate da tè, caffè o da una bibita. Oltre alle pancakes, sono proposte crèpes e waffles e specialità con le uova, come omelette e non solo. Il menù riporta anche storia e ricetta per realizzare una pancake da intenditore. Spostandosi nel Nord dell’Alabama, non c’è che l’imbarazzo di indirizzi gourmet. Per un tuffo nell’America autentica la tappa d’obbligo è Muscle Shoals, perché tra le insegne dei famosi Studios dove sono state registrate le più grandi hits della storia della musica, si trova anche quella di Champy’s Famous Friend Chicken. Tra cimeli e arredi vintage, è il tempio di una vera e propria icona della cucina americana: il pollo fritto, che qui viene preparato seguendo una ricetta tramandata da 40 anni dalla famiglia dei proprietari, rigorosamente espresso, e sempre accompagnato dalle french fries e da salse per tutti i gusti. Nella zona un’offerta fine dining, invece, viene proposta in una location suggestiva: presso il Renaissance Shoals Hotel and Spa, del gruppo Marriott, nel ristorante ‘360 Grille’ che dalla cima di una torre panoramica roteante offre un panorama, a 360 gradi appunto, sul fiume Tennessee. In questa sala circolare dall’atmosfera sofisticata, le specialità sono grigliate, a cominciare dalla famosa ribeye se si opta per la carne, ma anche molte proposte di pesce. Imperdibile, in un viaggio in Alabama, la città di Huntsville, se non altro per essere la sede dell’Us Space & Rocket Center, primo centro spaziale americano e museo più grande al mondo per gli appassionati, che è l’attrazione più visitata dell’intero Stato. In città, tra le vecchie case in stile vittoriano, si trovano anche ottimi esempi di rigenerazione urbana oggi adibiti a poli multifunzionali, dove non manca l’offerta food. Come al Campus no. 805, che nella sede di una vecchia scuola ospita anche Straight to Ale Brewing, ristorante casual di cucina americana tradizionale che è anche un birrificio, visitabile nel retro, dove si scopre anche un remake dello speakeasy, il locale segreto che, durante il proibizionismo, offriva alcolici clandestinamente. Un altro spazio riqualificato e restituito alla città è Stovehouse: nella sede di una vecchia fabbrica sono stati creati locali per negozi artigianali, punti ristoro con un’offerta multietnica che spazia dalla cucina asiatica a quella mediterranea, e un ampio cortile con giochi per bambini e palcoscenico per concerti live. Poco distante da Huntsville si trova un altro posto iconico: Big Bob Gibson Bbq, mecca degli amanti di un altro piatto simbolo della cucina americana, il barbecue. Riconosciuto come uno dei più antichi ristoranti di barbecue al mondo, è stato fondato nel 1925 da un operaio delle ferrovie che nel tempo libero si dilettava a grigliare la carne con attrezzatura da campeggio e da lì è nata poi la leggenda. Si possono scegliere diverse combinazioni di piatti, compresa la grande degustazione, con una varietà di salse, ma una sola è quella originale di Bob Gibson, mantenuta segreta tuttora. Impossibile farsi svelare la ricetta, ma si può acquistare in loco e riportarla a casa come souvenir, per provare a ricreare il gusto tutto da scoprire dell’autentica cucina americana che in Alabama è assicurato. Una speciale occasione per conoscere i ristoranti da Nord a Sud sarà la Alabama Restaurant Week 2025, in programma dal 14 al 25 agosto. Una guida completa a ristoranti, caffè, pasticcerie, birrerie e street truck, con indirizzi e consigli, si può consultare sul sito web dell’Alabama Tourism Department, https://alabama.travel. Ci sono interviste e testimonianze di chef e ristoratori e descrizioni di itinerari speciali a prova di gusto, come il barbecue trail o la strada del seafood, le gemme nascoste, i migliori outdoor e persino la possibilità di pranzare in acqua. Insomma, tutto ciò che una food experience può regalare. Da leggere con attenzione uno speciale elenco, ‘100 Dishes To Eat in Alabama Before You Die’, come a dire ‘Mangia in Alabama e poi muori’.
(Adnkronos) - La transizione ecologica è un pilastro centrale per l’economia italiana. Fa bene all’ambiente, al clima, alle aziende, all’occupazione e fa risparmiare i cittadini. La conferma arriva dal nuovo sondaggio Ipsos “L’Italia e la sostenibilità” realizzato per la XII edizione dell'“Ecoforum nazionale sull’economia circolare” di Legambiente, Kyoto Club, Nuova Ecologia e presentato oggi a Roma. Per il 79% degli intervistati la transizione ecologica porta con sé benefici ed elementi positivi. In particolare, per il 34% è fondamentale per la salvaguardia del pianeta; per il 24% è utile per abbassare il costo dell’energia/le bollette per famiglie e imprese; per il 22% è il futuro, le aziende che non lo comprendono prima o poi saranno fuori mercato, e porterà ad avere prodotti migliori, più sicuri per la salute. Resta alta l’attenzione sui green jobs: il 40% degli intervistati ritiene che aumenteranno (la percentuale sale al 61% tra chi conosce l’economia circolare), mentre il 14% pensa che diminuiranno. Sull’energia rinnovabile i cittadini hanno le idee chiare. Per il 47% degli intervistati, il Governo deve incentivare l’impiego delle fonti pulite, mentre per il 36% del campione intervistato le amministrazioni devono semplificare l’iter autorizzativo degli impianti di energie rinnovabili. Il campione boccia pesantemente il ritorno del nucleare in Italia. La stragrande maggioranza del campione, il 91%, non vuole centrali nelle vicinanze: il 39% non le vuole per niente, mentre il 29% le vuole almeno a 100 km di distanza, il 23% ad almeno 50 km. E i potenziali benefici della produzione di energia dall’atomo sarebbero troppo tardivi (per il 37% degli intervistati potrebbero arrivare in 20 anni), mentre il 25% ritiene che non ci saranno mai, perché i costi sono incalcolabili. C’è, infine, una percezione sbagliata sulla leadership italiana a proposito di circolarità delle produzioni. Solo il 16% del campione ritiene giustamente che le prestazioni italiane sull’economia circolare siano superiori alla media europea, mentre il 37% pensa erroneamente che il Paese sia sotto agli standard dell’Europa. L’Ecoforum è stata anche l’occasione per fare tre proposte al Governo Meloni per un Clean Industrial Deal made in Italy davvero competitivo e che metta al centro l’economia circolare. In sintesi, 1) occorre velocizzare gli iter di autorizzazione e realizzazione degli interventi previsti dal PNRR - Missione 2, Componente 1, Misura 1, dalle strutture a servizio del miglioramento della raccolta differenziata agli impianti di riciclo, 2) semplificare l’iter tortuoso di approvazione dei decreti End Of Waste (EOW), fondamentali per garantire il recupero di materie prime seconde in un nuovo ciclo produttivo, inserendo sistemi di consultazione maggiormente accessibili. 3) potenziare i controlli ambientali completando l’approvazione dei decreti attuativi della legge 132 del 2016 che ha istituito il Sistema nazionale di protezione ambientale, per prevenire l’illegalità nel ciclo dei rifiuti e fermare la concorrenza sleale delle aziende furbe nei confronti di quelle rispettose della legge. “L’economia circolare italiana – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - continua a rappresentare un’eccellenza a livello europeo, ed è strategica per lo sviluppo di filiere industriali innovative e competitive. Produzioni circolari, energia da fonti rinnovabili, transizione ecologica sono un motore anche per la nuova occupazione verde e per abbassare la bolletta sempre più pesante per i bilanci di famiglie e imprese. Il sondaggio Ipsos presentato oggi all’Ecoforum dimostra che le cittadine e i cittadini del nostro Paese sono pronti a giocare questa sfida e non ne vogliono sapere di nuove centrali nucleari in Italia. Puntiamo sulle produzioni pulite, senza perdere tempo con soluzioni irrealizzabili e che sono state messe fuori mercato per gli elevati costi. Solo così rafforzeremo le basi del Clean Industrial Deal made in Italy”. "L'economia circolare e più in generale quella che chiamiamo green economy sembrano non godere di buona salute a leggere i giornali, le dichiarazioni di certi politici e persino gli atti della stessa Commissione Europea che dopo avere lanciato il Green Deal ora tentenna e dubita persino di procedere con la Direttiva Green Claims, quella che dovrebbe servire a contrastare il fenomeno del greenwashing. Ma la realtà continua a marciare invece nella direzione giusta: le imprese che partecipano al nostro Forum rappresentano al meglio quel pezzo del sistema economico italiano che ha consentito al nostro Paese di vantare molti record europei in questo settore, quelle imprese che continuano a essere in piena salute, a crescere negli investimenti e nella realizzazione degli impianti necessari per l'economia circolare, a offrire occupazione e attenzione ai territori in cui sono insediate. La migliore dimostrazione che il 'green' non solo fa bene ma conviene anche". Così commenta Francesco Ferrante, vicepresidente del Kyoto Club. Tornando al sondaggio Ipsos, commissionato da Legambiente, Kyoto Club, Conou, Editoriale Nuova Ecologia, per quanto riguarda il corretto smaltimento dei rifiuti, quasi 8 italiani su 10 ritengono che quando cambiano l’olio motore ad un proprio mezzo di trasporto, l’olio usato venga smaltito in modo corretto, portato dal meccanico in un centro di raccolta oppure ritirato da un soggetto autorizzato. Per il 44% del campione l’olio rigenerato ha la stessa qualità di quello ottenuto direttamente dal petrolio. La filiera italiana degli oli minerali usati, rappresentata dal consorzio Conou, conferma la sua leadership nel mercato europeo. Nel 2024 ne sono state raccolte 188mila tonnellate contro le 183mila del 2023 (e le 181mila nel 2022): la rigenerazione si conferma al 98%, in un contesto dove la media Ue si ferma al 61%, con un impatto economico totale pari a 73,4 milioni di euro e un impatto occupazionale pari a 1.850 posti di lavoro. Sul fronte riciclo degli imballaggi, si conferma il primato italiano. Gli ultimi dati Conai sono più che positivi: nel 2024 il riciclo degli imballaggi ha raggiunto il 76,7% dell’immesso sul mercato. La rigenerazione si conferma al 98%, in un contesto dove la media Ue si ferma al 61%, con un impatto economico totale pari a 73,4 milioni di euro e ha dato lavoro a 1.850 persone. “Il rafforzamento dell’economia circolare passa necessariamente da investimenti mirati e da una stretta collaborazione tra imprese, istituzioni, associazioni e cittadini – spiega Fabio Costarella, vicedirettore generale Conai – I risultati del riciclo degli imballaggi in Italia dimostrano che il sistema è solido, ma i prossimi anni saranno decisivi per colmare i divari territoriali e garantire qualità sempre maggiore alle raccolte differenziate. Serve sostenere la diffusione dell’ecodesign e incentivare forme di contributo ambientale modulato che premino la reale riciclabilità degli imballaggi. È necessario, infatti, consolidare i risultati già raggiunti e sostenere con efficacia la competitività industriale italiana in chiave green”. Sul biometano, si sottolinea ancora, è necessario implementare la rete impiantistica in quelle regioni che oggi ancora sono costrette ad esportare i rifiuti organici per mancata capacità di trattamento sul loro territorio; un maggiore investimento in tecnologie innovative per migliorare l'efficienza degli impianti di produzione di biometano; è necessario, inoltre, valorizzare e integrare maggiormente la produzione di compost con la realizzazione di impianti combinati di biometano e compostaggio. Circa il riciclo dei prodotti assorbenti per la persona, si evidenzia che la mancanza di impianti di riciclo specializzati è una delle principali barriere che si sta tentando di colmare in Italia grazie ai fondi del PNRR, ma è importante dare continuità allo sviluppo di queste tecnologie anche dopo la fine del PNRR, prevedendo l’integrazione di nuovi fondi dedicati oltre a quelli già previsti; approvare definitivamente il decreto "end of waste" per permettere agli impianti che si realizzeranno di poter operare fin da subito in maniera coerente con le nuove disposizioni normative; è necessario prevedere un EPR per questo tipo di prodotti (PAP) in maniera da garantire la sostenibilità economica agli operatori del settore, incrementando contestualmente la consapevolezza dei cittadini sull'importanza del riciclo dei pannolini e migliorandone la raccolta differenziata. Quanto alla raccolta dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee) "è ancora lontana dagli obiettivi UE, per questo è necessario migliorare la rete di raccolta e degli impianti di trattamento, anche per raggiungere gli obiettivi previsti dal Critical Raw Materials act che punta a soddisfare il 25% del consumo di materie prime critiche a livello europeo da attività di riciclo". Sul riciclo dei materiali tessili, poi, è importante migliorare la tracciabilità dei tessuti e garantire la trasparenza lungo tutta la filiera produttiva; è necessario investire nella formazione per sviluppare competenze specifiche in sostenibilità e innovazione tecnologica; incrementare e diffondere in maniera capillare le pratiche di prevenzione, preparazione per il riutilizzo, riuso per dare uno sbocco reale all’obbligo di raccolta del tessile da parte dei comuni che ad oggi stenta a decollare. Anche in questo settore, oltre l’implementazione della rete impiantistica occorre quanto prima prevedere un sistema EPR.