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(Adnkronos) - Negli ultimi 12 mesi il dibattito online sull’Unione Europea, in Italia, ha generato 16 milioni di conversazioni e oltre 420 milioni di interazioni, in gran parte segnate da un tono critico: quasi 3 contenuti su 4 esprimono un sentiment negativo. A generare preoccupazione soprattutto le tasse imposte dall’Ue, protagoniste di 716 mila post e ben 10 milioni di interazioni. La difesa del tessuto economico nazionale apre un ulteriore livello di analisi: quello sulle filiere produttive italiane. Agroalimentare, automotive e tabacco sono percepite come filiere esposte e vulnerabili, soprattutto in relazione a misure come dazi, politiche ambientali e nuove accise calate dall’alto. È quanto emerge dalla ricerca SocialCom, realizzata con la piattaforma SocialData, che verrà presentata oggi, mercoledì 19 novembre, dalle ore 19:00 a Piazza Montecitorio 116 presso la CeoForLife ClubHouse. 'Italia ed Europa: tra diffidenza e necessità' è il titolo del dibattito organizzato da Italia Avanti, progetto editoriale di SocialCom, attraverso il quale si discuterà sui dati, le percezioni e le priorità dei cittadini. ll panel di relatori prevede figure di spicco del panorama politico, istituzionale e giornalistico: il ministro per gli Affari europei, il Pnrr e le Politiche di coesione Tommaso Foti, il direttore de ‘Il Foglio’ Claudio Cerasa, il direttore del sito de ‘Il Fatto Quotidiano’ Peter Gomez e Hoara Borselli de ‘Il Giornale’. A moderare l’incontro sarà Giancarla Rondelli (Tg1), mentre Luca Ferlaino, presidente di SocialCom, presenterà la ricerca sulla quale si articolerà il dibattito. “Il nostro è il Pnrr più grande d’Europa, sia per la quantità di risorse sia per il numero di obiettivi da raggiungere. Si tratta di un piano che ha un’attuazione complessa e rappresenta una grande sfida per l’Italia”, ha detto in una nota, commentando la ricerca di SocialCom che verrà presentata stasera, il ministro per gli Affari europei, il Pnrr e le Politiche di coesione Tommaso Foti. “La sua dotazione complessiva è di 194,4 miliardi, denaro che per essere erogato richiede meccanismi complessi, verifiche puntuali e soprattutto una piena capacità amministrativa. Dei 72 miliardi a fondo perduto, che rappresentano una partita di giro perché siamo contribuenti netti, e dei 122 miliardi a debito, dobbiamo garantire un utilizzo efficace. Quel debito deve generare risultati concreti: per questo servono programmazioni rigorose e un controllo attento dell’avanzamento dei progetti”. L’evento si inserisce nel progetto degli 'Aperitivi digitali', un ciclo di incontri di confronto e dialogo tra istituzioni, giornalisti e opinion leader sui temi chiave per il futuro dell’Italia. Un’occasione per approfondire le nuove dinamiche del dibattito digitale e della partecipazione sociale, in un contesto di confronto tra professionisti e decisori politici. "Emerge un'Europa percepita come distante e spesso ostile, con un dibattito online dominato da sentiment negativo e allarme diffuso", spiega Luca Ferlaino, fondatore di Socialcom. "A preoccupare maggiormente gli italiani sono i temi concreti: tasse, inflazione, burocrazia e la difesa del Made in Italy. Le filiere produttive nazionali, come agroalimentare e automotive, diventano il simbolo delle paure verso le politiche calate dall’alto di Bruxelles".
(Adnkronos) - "La lezione è chiara: l’Europa deve accelerare sulla sovranità digitale, sulla diversificazione delle infrastrutture e su un modello di resilienza distribuita. Ridurre le vulnerabilità della catena del cloud non è più un tema tecnologico, ma una condizione di sicurezza nazionale. Controllare la filiera, distribuire il rischio, rafforzare il perimetro: questa è la strada per evitare che il prossimo incidente diventi una crisi sistemica”. Così, con Adnkronos/Labitalia, Giuseppe Mocerino, presidente di Netgroup ed esperto di cybersicurezza e innovazione digitale, sull'incidente che ha coinvolto ieri Cloudflare, con alcune ore di down di numerosi di siti da X a Chatgpt. Secondo Mocerino "oggi non basta ‘risolvere’ un down: serve capire quanto è profondo il nostro livello di dipendenza da pochi grandi operatori extra-europei e quanto sia limitato il controllo della filiera e della supply chain dei fornitori critici. Se un guasto tecnico può provocare effetti a cascata su scala mondiale, cosa potrebbe accadere in caso di attacco coordinato o pressione geopolitica? Per questo servono monitoraggi di sicurezza continui e una reale capacità europea di verificare, testare e governare ogni segmento dell’infrastruttura digitale", sottolinea. Per esperto di cybersicurezza e innovazione digitale infatti "l’incidente che ha coinvolto Cloudflare è un promemoria brutale: anche servizi considerati ‘di base’ nell’ecosistema digitale globale possono diventare un punto di fragilità sistemica. Quando una singola piattaforma ha la capacità di mettere offline, nello stesso momento, social network, intelligenza artificiale e servizi aziendali, significa che la concentrazione infrastrutturale ha superato il livello di rischio accettabile per imprese, cittadini e istituzioni. Un unico anello della catena è stato sufficiente per generare una ricaduta globale: questo è il cuore del problema", conclude.
(Adnkronos) - “La sensazione è quella di un’indifferenza strisciante, una neutralità operativa e ideologica rispetto alla sostenibilità ambientale. Ci siamo chiesti da cosa derivasse e la conclusione è che molto probabilmente l’aver scisso la sostenibilità ambientale dalla sostenibilità sociale e aver inflazionato la prima ha depauperato la possibilità della maggior parte dei referenti dell’opinione pubblica di identificarsi con temi e problemi che fanno parte della vita quotidiana e che hanno a che fare con la sostenibilità sociale”. Così il Ceo di Eikon Strategic Consulting Italia Enrico Pozzi, intervenendo all’apertura della Social Sustainibility Week in corso oggi a Palazzo dell’Informazione a Roma, illustrando i risultati della ricerca ‘Salute, benessere e sostenibilità’, presentata da Eikon in occasione dell’evento. “La sostenibilità sociale è difficile: parlare di uguaglianza, di diritti, di procedure, di norme e di policies è difficile. Sono cose complesse dalle quali le istituzioni tendono a sfuggire”, aggiunge Pozzi. “La sostenibilità sembra cedere il passo a una privatizzazione psicologica e microsociale della sostenibilità che si traduce in quell’universo psicologico e microsociale che definiamo salute, e che tendenzialmente ha a che fare con il proprio corpo. Salute come passaggio della sostenibilità a un universo dove gli attori sociali sembrano sparire”, conclude Pozzi.