ENTRA NEL NETWORK |
ENTRA NEL NETWORK |
(Adnkronos) - Dal caldo africano ai temporali tropicali, con più di 100.000 fulmini caduti in due giorni sull'Italia e un netto calo delle temperature. Anche questo è l'effetto del riscaldamento globale, che oltre all'ondata di caldo porta con sé nubifragi violenti, grandine e fortissime raffiche di vento su quasi tutto il territorio nazionale. Se il sole tornerà a breve con temperature gradevoli, tra qualche settimana faremo tuttavia i conti con il ritorno di fenomeni estremi. Ecco il quadro meteo per la giornata di oggi, martedì 8 luglio, e per i giorni a venire secondo le previsioni degli esperti. Lorenzo Tedici, meteorologo del sito www.iLMeteo.it, conferma l’effetto più importante e meno considerato del Riscaldamento Globale. Molti si fermano a considerare il Riscaldamento Globale come un valore singolo del termometro: le temperature stanno salendo di 1,5°C negli ultimi 150 anni, localmente l’aumento è molto più intenso, anche fino a +3/+4°C negli hotspot climatici (le zone più impattate dalla crisi climatica). Negli ultimi mesi abbiamo registrato anche un aumento fino a +7°C della temperatura del Mar Mediterraneo rispetto al clima di una volta. Nonostante tutto, quando comunichiamo questi numeri (+1,5°C, +3/+4°C, +7°C) molte persone restano comunque indifferenti e pensano: ‘bene, con il caldo spenderemo meno di riscaldamento durante l’inverno’. Poi, arrivano 100.000 fulmini in 48 ore, grandinate diffuse, mostri temporaleschi con downburst (venti orizzontali) ad oltre 130 km/h e qualcuno inizia a capire che il Riscaldamento Globale è una cosa seria, drammatica ed attuale: l’aumento della temperatura del nostro Pianeta causa anche i temporali mostruosi che negli ultimi giorni hanno colpito l’Italia. Dobbiamo ricordare a tutti che Riscaldamento Globale significa Temporali Tropicali violentissimi anche in Italia: sulle nostre case, sui nostri tetti, sulle nostre auto, sui nostri corpi e sul nostro ambiente. Temporali tropicali che, su un territorio non abituato a questo clima, risultano ‘non sostenibili’. Non siamo pronti ai cambiamenti climatici nonostante i meteorologi e i climatologi (anche noi) da almeno 20 anni diffondano a livello mondiale tutte le info di migliaia di studi che indicano questo triste scenario: più caldo più fulmini, più caldo più grandine, più caldo più vento (violenti downbursts), più caldo più alluvioni (flash floods come in Texas pochi giorni fa). Nelle prossime ore avremo gli ultimi temporali in Italia, poi tornerà il sole con temperature gradevoli, piacevoli, ma non dovremo dimenticare la lezione delle ultime settimane: dopo il caldo africano con 40°C il sistema reagisce con nubifragi sempre più intensi, alimentato da un calore estremo tipico dei tropici. Tra qualche settimana, dopo un nuovo periodo di sole africano, torneranno i temporali violenti simil-tropicali: dovremo ancora una volta vedere danni e distruzione per iniziare a parlare nuovamente di qualche soluzione politica contro questo disastro? Non aspettiamo: una prima soluzione è la Riforestazione Urbana, restituiamo alcune zone delle nostre città al verde precedente la cementificazione diffusa. La Riforestazione Urbana può raffreddare le nostre città, il nostro ambiente e limitare che il calore causato dall’uomo fornisca energia alle grandinate e alle Supercelle temporalesche. Martedì 8: Al Nord: ultimi temporali al Nord Est. Al Centro: soleggiato, caldo e con alcuni temporali sulla fascia adriatica. Al Sud: sole e meno caldo. Mercoledì 9: Al Nord: sole e caldo piacevole. Al Centro: soleggiato con caldo gradevole. Al Sud: sole e caldo accettabile. Giovedì 10: Al Nord: sole, cielo terso e caldo piacevole. Al Centro: soleggiato con caldo gradevole. Al Sud: cielo poco nuvoloso e caldo accettabile. Tendenza: anticiclone, ma con temperature tipiche della vecchia Estate italiana, piacevoli.
(Adnkronos) - "Noi siamo un Paese che trasforma, per il quale l'export è fondamentale. E quindi qualsiasi spesa aggiuntiva può ridurre i margini. Abbiamo ormai da un paio di mesi negli Stati Uniti il dazio al 10% e si tratta di spese molto alte e complesse per le aziende da assorbire. Le imprese devono incamerare questo aumento, insieme al cambio euro-dollaro che in questo momento non è favorevole. Quindi anche il 10%, che è quello che probabilmente rimarrà, non va bene per le aziende. Per il 2025 ci aspettiamo un calo dell'export di salumi made in Italy, legato anche a un effetto fisiologico per le scorte che sono state fatte non appena è iniziata a circolare la voce sui dazi". Così, con Adnkronos/Labitalia, Davide Calderone, direttore generale di Assica (Associazione industriali delle carni e dei salumi) aderente a Confindustria, che rappresenta uno dei fiori all'occhiello del made in Italy, con 30mila addetti e 900 aziende di trasformazione, fa il punto sugli effetti dei dazi al 10% negli Usa per i salumi italiani. Nel 2024, le esportazioni di salumi italiani verso i Paesi terzi, secondo i dati Assica, hanno raggiunto quota 66.007 tonnellate per un valore di 791,5 milioni di euro, segnando una crescita dell’11,9% in quantità e del 14,2% in valore. A trainare il risultato sono stati in particolare gli Stati Uniti, con arrivi di salumi italiani per 20.188 tonnellate (+19,9%) per 265,1 milioni di euro (+20,4%). E il 2024, sottolinea Calderone, è stato un anno sostanzialmente positivo per il comparto salumi made in Italy visto che "è aumentata la produzione e anche l'export, ma ci sono luci e ombre, visto che abbiamo un mercato interno praticamente saturo". E tornando ai dazi Usa l'attività di Assica è incessante a sostegno delle imprese italiane. "Stiamo facendo il possibile per fare la nostra parte, spiegando all'amministrazione americana che i nostri prodotti in Usa danno anche lavoro, perchè ci sono i commerciali e poi tante aziende che hanno creato stabilimenti di affettamento e confezionamento in Usa. E quindi un dazio per un prodotto che arriva in Usa diventa anche un problema per un'azienda che opera in Usa e paga le tasse nel Paese", sottolinea. Cercare strade alternative agli Usa, spiega Calderone, non è semplice. "Guardare ad altri mercati -spiega- è una frase che si può dire ma poi metterla in pratica non è così scontato. Se si pensa al mondo dei salumi possiamo dire che li facciamo solo noi, con qualche eccezione, e non è semplice questi prodotti nel mondo in popolazioni non abituate. Quindi ci vuole tempo, informazione, promozione, presenza. Ad esempio quello americano è un mercato che sta dando finora soddisfazioni, ma dietro c'è un lavoro di molti anni di investimenti e di impegno per farlo diventare così, con anche ulteriori margini di crescita", sottolinea. E in questi mesi sull'attività e l'export delle aziende continua a pesare la peste suina africana che ha colpito il nostro Paese. "A causa della peste suina africana abbiamo calcolato un mancato export di salumi made in Italy nei Paesi asiatici per 20 milioni di euro al mese, a partire da quando è scoppiata l'emergenza con i primi cinghiali malati nel 2022", sottolinea Calderone. "I Paesi che hanno chiuso all'export per colpa del virus-continua Calderone- sono il Giappone in particolare, la Cina, altri paesi con delle limitazioni, e questo è un problema che persiste ancora oggi. Con il Giappone siamo riusciti a ottenere la riapertura per i prodotti cotti al momento, visto che la cottura inattiva il virus, e stiamo trattando anche per i prodotti a lunga stagionatura che è un altro metodo di inattivare il virus", conclude.
(Adnkronos) - "La priorità è coniugare la sicurezza energetica con la resilienza ambientale e la competitività. La grande sfida che le utilities avranno nei prossimi 5-10 anni è quella di fare in modo che le reti elettriche, in particolare, possano resistere alle onde climatiche, quindi al riscaldamento globale, alla richiesta di maggiore energia, ad esempio da parte dei condizionatori e dei data center, e quindi rendere le reti più resilienti, più solide.” Così Luca Dal Fabbro, vicepresidente vicario Utilitalia, in occasione dell'Assemblea generale “Utilitalia 2035: Costruiamo insieme i prossimi 10 anni di futuro” organizzata a Roma in occasione del decennale della Federazione. “Oggi abbiamo reti italiane che vanno aggiornate alle nuove sfide. Occorre produrre energia in maniera più competitiva ed aumentare il peso delle rinnovabili. Il gas continuerà ad essere molto importante ma le rinnovabili devono crescere. Il motivo per cui la Spagna ha un prezzo più basso dell'Italia dell'energia è perché hanno molto eolico e solare. Noi abbiamo la fortuna di avere molto sole, abbiamo la possibilità di sviluppare ancora 60 gigawatt di solare e 20 gigawatt di eolico. Abbiamo 5-10 anni di grande sviluppo e investimenti su questo settore, su cui le utilities giocheranno una partita importante.”