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(Adnkronos) - Decolla la nuova Ita targata Lufthansa. E così oggi si scrive una nuova pagina nella storia della compagnia aerea, nata dalle ceneri di Alitalia. Dopo il via libera agli inizi di dicembre da parte della Commissione Europea, oggi infatti è stato l'atteso giorno del closing per l'acquisto del 41% di Ita da parte della compagnia tedesca, e della nomina del nuovo consiglio di amministrazione di Ita Airways, che vede Sandro Pappalardo presidente e l'italo-tedesco Joerg Eberhart amministratore delegato."Dopo oltre due anni di duro lavoro, questa nuova fase della storia della Compagnia - commenta il nuovo ad - ci consentirà di rafforzare la nostra posizione e di sviluppare sinergie strategiche che valorizzeranno la crescita e la solidità di Ita Airways come vettore italiano di riferimento, pronto a garantire al Paese una maggiore connettività e ai passeggeri una più ampia scelta di destinazioni, con una rinnovata visione di sviluppo, innovazione e sostenibilità". Lufthansa acquisisce dunque il 41% di Ita dal Mef attraverso un aumento di capitale da 325 milioni di euro, per poi rilevare completamente Ita in due fasi successive, entro il 2033, investendo complessivamente 829 milioni. Con il closing dell'operazione Ita Airways diventerà la quinta compagnia aerea ad essere strettamente integrata con il gruppo aereo tedesco e l'Italia il quinto ‘mercato domestico ’’del gruppo Lufthansa, il secondo in Europa dopo quello tedesco in termini di fatturato. Il nuovo Cda della compagnia italiana è composto da cinque membri, nello specifico Antonella Ballone, Joerg Eberhart, Lorenza Maggio, Sandro Pappalardo e Efrem Angelo Valeriani. Il nuovo Collegio Sindacale è composto da Paolo Ciabattoni, Angela Florio (presidente) e Federico Testa. Nata dalle ceneri della vecchia Alitalia, Ita Airways ha iniziato le sue attività il 15 ottobre 2021. Prima della negoziazione con Lufthansa, c'era stata una trattativa in esclusiva con la cordata guidata da Certares. Ma lo scenario è cambiato con l'arrivo del Governo Meloni. La trattativa con Certares si è risolta in un nulla di fatto e, a quel punto, è scesa in pista Lufthansa, entrata a metà novembre 2022 nella data room. Settimane di lavoro intenso con le expert session durate fino a Natale che hanno portato alla presentazione dell'offerta e alla conclusione dell'accordo del maggio 2023. Quella di Ita, e prima ancora Alitalia, è una storia che si intreccia, a doppio filo, con quella di un Paese, che ha conosciuto anni d’oro e grandi fasti poi oscurati dall’ombra lunga degli ultimi 30 anni, segnati da un inesorabile declino, vertenze endemiche e conflitti sindacali, sfociati anche in clamorosi scioperi e proteste. Alitalia viene fondata a Roma il 16 settembre 1946 con il nome di Alitalia-Aerolinee Italiane Internazionali. Primo volo: il 5 maggio 1947 sulla rotta Torino-Roma-Catania. Nel 1957, di proprietà dell'Iri e quindi già compagnia di bandiera, viene fusa con l'altra compagnia di bandiera, Linee Aeree Italiane, anch'essa di proprietà Iri, dando vita ad Alitalia-Linee Aree Italiane. Il 1961 segna l'apertura dell'Aeroporto di Roma Fiumicino, nel quale la compagnia posizionerà il suo hub principale. Dieci anni dopo la compagnia è la prima europea ad avere in flotta solo aerei a reazione. Con la consegna del primo Boeing 747-100 la compagnia adotta un nuovo logo, la classica 'A' tricolore. Gli anni ‘70 e ‘80 sono anni di sviluppo con l’espansione della flotta e del network. Eppure, già si annidano i primi problemi. La fine degli anni ‘70 è contrassegnata dagli scioperi di Aquila Selvaggia con i piloti che salgono sulle barricate contro la proposta di un nuovo contratto unico di tutti i lavoratori del trasporto aereo, voluto dal Cgil, Cisl e Uil, con il presidente Umberto Nordio. Tensioni mai risolte negli anni successivi, segnati da pesanti conflitti. Nel giugno dell’88, si consuma la rottura tra Nordio e l’allora presidente dell’Iri, Romano Prodi, per divergenze strategiche tra l’azionista e il top management. Lo scontro vede l'uscita del vecchio boiardo di Stato, con l'arrivo dalla Svezia di Carlo Verri (Electrolux) che morirà prematuramente in un incidente stradale. A guidare Alitalia l'Iri di Franco Nobili nomina Giovanni Bisignani e Michele Principe. A cavallo del decennio, tra anni ‘80 e anni ‘90, Alitalia perde sempre più quota e imbocca il tunnel dal quale non riesce più a uscire. A testimoniarlo è l’allarme lanciato, nel 1994, dal nuovo amministratore delegato, Roberto Schisano che avverte: Alitalia ha 500 giorni di vita. Schisano ingaggia con i piloti un durissimo scontro, dalla rivolta di Aquila Selvaggia ai piloti che occupano le piste (era il febbraio 1995) o che cadono ‘improvvisamente ’malati (giugno 1995). La ‘guarigione ’arriva con un accordo segreto (considerato “scellerato” dall'Iri) che Schisano firma con i piloti e che gli costerà la poltrona. Un’altra testa che cade in Alitalia. Il timone viene affidato, nel marzo del ‘96, a Domenico Cempella, manager che comincia la sua carriera dal basso, dal front line dell’aeroporto di Fiumicino. Cempella esplora il terreno di nuove alleanze e trova in Klm il partner ideale. Le due compagnie danno vita a una fusione operativa con una joint venture integrale che consente ad Alitalia di realizzare l’ultimo vero utile d’esercizio della sua storia, ma il divorzio arriva il 28 aprile del 2000. L’attacco terroristico alle Twin Towers provoca uno tsunami sul trasporto aereo mondiale. Da quel colpo Alitalia non riesce a risollevarsi. Dopo una breve parentesi con Giuseppe Bonomi presidente e ad Marco Zanichelli, nel maggio del 2004 arriva Giancarlo Cimoli, con nuovi piani e nel 2007 si apre il fronte della privatizzazione. A inizio 2008 si stringe la trattativa con Air France ma a far saltare il banco sono le elezioni politiche. Vinte le elezioni, con l’entrata in carica del governò Berlusconi l’8 maggio del 2008, parte l’operazione Fenice: sotto la regia di Intesa SanPaolo, allora guidata dall'amministratore delegato Corrado Passera, durante l’estate viene messa in piedi una cordata di investitori italiani, a cominciare da Roberto Colaninno, i cosiddetti ‘capitani coraggiosi’ tra cui Benetton, Riva, Ligresti, Marcegaglia, Caltagirone. L’investimento in campo è di 1,1 miliardi. Nasce la Compagnia Aerea Italiana (Cai). La parte sana della compagnia viene rilevata da Cai per 300 milioni, mentre tutto il resto finisce in una ‘bad company’. Un mese dopo il raggiungimento dell’accordo per l’acquisto, il 12 gennaio 2009, la vecchia Alitalia – Linee Aeree Italiane, compì il suo ultimo volo. Si chiude così la storia di Lai, finita in amministrazione straordinaria, e comincia quella di Alitalia Cai, senza debiti, che rimangono in capo alla vecchia Alitalia, e con un netto taglio ai dipendenti: 7.000 gli esuberi cui vennero garantiti 7 anni di cassa integrazione. Sarà una stagione molto breve quella di Cai. La neonata Alitalia, che vede anche l’ingresso di Air France nell’azionariato con il 25%, punta a consolidarsi sul mercato domestico, ma i conti non decollano. I bilanci chiudono in perdita. Nel giro di cinque anni, la compagnia cambia tre amministratori delegati: Rocco Sabelli, Andrea Ragnetti e Gabriele Del Torchio. Alitalia brucia cassa e si rende necessaria una nuova ricapitalizzazione alla quale non partecipa Air France, che diluisce così la sua quota. Sta per aprirsi un nuovo capitolo che sarà ancora più breve, quello di Alitalia Sai. Mentre affondano i conti di Cai, a fine 2013 si pone il problema di una nuova iniezione di capitale. Il dossier è sul tavolo del Governo Letta per poi arrivare su quello del Governo Renzi. Per questo nuovo salvataggio interviene anche Poste Italiane. Parte la ricerca di un nuovo partner: Etihad, con cui nell’agosto del 2014 si firma l’accordo che sancisce l’ingresso degli arabi con la quota massima consentita a un vettore extra Ue, il 49%. Alitalia, targata Etihad, diventa Sai, Società aerea italiana. Decolla il 1 primo gennaio del 2015. Parte con Luca Cordero di Montezemolo presidente e con Silvano Cassano amministratore delegato. La gestione Cassano dura solo pochi mesi, fino a settembre del 2015. Per i successivi sei mesi Montezemolo dirige la compagnia anche con i poteri da amministratore delegato, finché il 7 marzo 2016 arriva Cramer Ball. Alitalia continua a registrare perdite: un buco da due milioni al giorno. È il 2017 e serve una nuova operazione di salvataggio. Il 2 maggio Alitalia Sai viene messa in amministrazione straordinaria. A guidarla arrivano tre commissari Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari. Si parla di una fase transitoria di pochi mesi mentre si avvia la vendita della compagnia. Si affaccia Lufthansa ma fa paura il suo piano di tagli. Nel 2018 prende corpo un’operazione di sistema con la regia delle Fs, con la partecipazione di Atlantia e un partner internazionale, Delta, che però non intende andare oltre il 10%. Arriva anche un nuovo commissario Giuseppe Leogrande. L’eterno dossier è sempre in stallo mentre la pandemia a partire dal marzo del 2020 mette a terra il trasporto aereo globale. Un altro colpo di grazia per la malandata Alitalia. Ma poi il governo giallorosso imprime una sterzata. Con il decreto Cura Italia, viene costituita una nuova compagnia sotto l’ala pubblica, Ita. A guidare la nuova squadra vengono chiamati Fabio Lazzerini ad e Francesco Caio presidente. Comincia una complessa fase di preparazione con la predisposizione del nuovo piano industriale in vista del decollo previsto per la primavera del 2021. Ma Per partire Ita deve avere disco verde da Bruxelles. E la Ue chiede discontinuità. Con queste premesse, il cammino del negoziato tra la Commissione europea e il governo italiano (nel frattempo a Palazzo Chigi è arrivato Mario Draghi) si presenta impervio. Ad aprile la compagnia non parte, il decollo viene ancora rinviato. A giugno l’azionista Mef nomina presidente esecutivo Alfredo Altavilla al posto di Francesco Caio e a luglio arriva il via libera di Bruxelles. Il 14 ottobre 2021 l'ultimo volo Alitalia tra Cagliari e Roma con l'Az1586. Cala il sipario sulla vecchia Alitalia ma arriva il decollo del nuova compagnia Ita il cui decollo ufficiale arriva il 15 ottobre. Il 16 novembre 2022 Antonino Turicchi viene nominato presidente di Ita Airways e viene confermato Fabio Lazzerini amministratore delegato. A luglio del 2023 lascia Fabio Maria Lazzerini e l'Assemblea degli azionisti di Ita nomina un nuovo Cda che si riduce da 5 a tre consiglieri con Antonio Turicchi presidente. L'Assemblea di Ita oggi ha ringraziato il presidente uscente Turicchi, unitamente a tutti i componenti del Consiglio di Amministrazione e il Collegio Sindacale uscenti, per il lavoro svolto durante il loro mandato.
(Adnkronos) - In Italia, a gennaio il mismatch tra domanda e offerta di lavoro interessa 246mila assunzioni delle 497mila programmate (49,4%), ovvero un'impresa su due, soprattutto a causa della mancanza di candidati (32,0%). Emerge dal Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, grazie al Programma nazionale Giovani, donne e lavoro cofinanziato dall’Unione europea, che elabora le previsioni occupazionali di gennaio. Dal Borsino delle professioni sono difficili da reperire sul mercato - nel gruppo delle professioni intellettuali e scientifiche - gli analisti e specialisti nella progettazione di applicazioni (62,1%) e gli ingegneri (58,5%), mentre tra le professioni tecniche si segnalano i tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (67%) e i tecnici della salute (66,3%). Nel gruppo delle professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi risultano di più difficile reperimento gli operatori della cura estetica (59,8%) e le professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali (55,9%). Gli operai specializzati nell’installazione e manutenzione di attrezzature elettriche/elettroniche (75,5%) e i fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di carpenteria metallica (74,5%) sono le professioni con la più elevata difficoltà di reperimento tra gli operai specializzati, mentre per i conduttori si contraddistinguono gli operai addetti a macchinari dell'industria tessile e delle confezioni (67,9%) e gli operai addetti alle macchine automatiche e semiautomatiche per lavorazioni metalliche (65,6%).
(Adnkronos) - A livello mondiale, nel 2024 le catastrofi naturali hanno causato perdite per 320 miliardi di dollari, di cui circa 140 miliardi assicurate. Gli eventi meteorologici estremi sono stati responsabili del 93% delle perdite complessive e del 97% delle perdite assicurate. A fare il punto è Munich Re, fornitore di soluzioni di riassicurazione, assicurazione primaria e rischi assicurativi, in un report globale sui danni registrati lo scorso anno a causa dei disastri naturali. A livello mondiale, secondo i calcoli di Munich Re, nel 2024 le catastrofi naturali hanno causato perdite per 320 miliardi di dollari (268 miliardi nel 2023, rettificati per l’inflazione), di cui circa 140 miliardi (106 miliardi) assicurate. Le perdite complessive e, ancor più, quelle assicurate sono state notevolmente superiori alla media, aggiornate per l’inflazione, degli ultimi dieci e trent’anni (perdite totali: 236/181 miliardi di dollari; perdite assicurate: 94/61 miliardi di dollari). In termini di danni assicurati, il 2024 è stato il terzo anno più costoso; in termini di danni totali, si colloca al quinto posto nella scala dei costi dal 1980. Gli eventi meteorologici estremi sono stati responsabili del 93% delle perdite complessive e del 97% delle perdite assicurate. Nel 2024, circa 11mila persone hanno perso la vita a causa di catastrofi naturali, un numero significativamente inferiore rispetto alla media. Le perdite dovute a eventi non di picco, come inondazioni, incendi e forti temporali, sono state ancora una volta consistenti, per un totale di 136 miliardi di dollari, di cui circa 67 miliardi assicurati. Nel 2024, i cicloni tropicali hanno contribuito da soli con 135 miliardi di dollari alle perdite totali e con 52 miliardi di dollari alle perdite assicurate. La maggior parte di queste perdite è stata causata dai grandi uragani negli Stati Uniti (105 miliardi di dollari, di cui 47 miliardi assicurati). Gli uragani Helene e Milton, che hanno colpito gli Stati Uniti in rapida successione, rispettivamente a settembre e ottobre, sono stati i disastri più distruttivi del 2024. L’uragano Helene ha causato le maggiori perdite complessive dovute a catastrofi naturali nel 2024, pari a 56 miliardi di dollari, di cui 16 miliardi a carico degli assicuratori. L’uragano Milton ha prodotto i maggiori danni assicurati dell’anno, per un totale di 25 miliardi di dollari. Le perdite complessive sono state di 38 miliardi di dollari - calcola Muniche Re - La terza catastrofe naturale più costosa dell’anno in termini di perdite complessive è stata un terremoto in Giappone il giorno di Capodanno, che ha scosso la costa occidentale del Paese vicino alla penisola di Noto, scarsamente popolata, con una magnitudo di 7,5. Le perdite complessive sono state stimate in 15 miliardi di dollari, con danni assicurati per circa 2,5 miliardi di dollari. Il disastro naturale con il più alto numero di vittime è stato il tifone Yagi: circa 850 persone sono state uccise quando ha attraversato le Filippine, l’isola cinese di Hainan, la punta meridionale della provincia cinese di Guangdong, il Vietnam e il Myanmar a settembre. Con perdite totali di 14 miliardi di dollari, Yagi è stato anche uno dei disastri più costosi dell’anno, ma solo una piccola parte è stata assicurata, circa 1,6 miliardi di dollari. Il Nord America (compresi l’America Centrale e i Caraibi) ha registrato ancora una volta la quota più alta dei danni da catastrofi naturali a livello mondiale, e una percentuale più elevata del solito (circa il 60% dei danni totali, media decennale 54%). In totale, le perdite sono state pari a circa 190 miliardi di dollari, di cui circa 108 miliardi assicurati. Oltre agli uragani, anche i forti temporali hanno causato danni enormi: solo negli Stati Uniti hanno causato perdite per 57 miliardi di dollari, di cui 41 miliardi assicurati. In Europa, lo scorso anno le catastrofi naturali hanno distrutto beni per un valore di 31 miliardi di dollari, di cui 14 miliardi assicurati. La catastrofe più grave è stata l’inondazione in Spagna, vicino a Valencia. Almeno 200 persone hanno perso la vita, diventando così il disastro naturale più letale degli ultimi 50 anni in Spagna. I danni totali ammontano a circa 11 miliardi di dollari, di cui 4,2 miliardi assicurati. Anche le inondazioni in Germania e nei Paesi limitrofi a giugno e nell’Europa centro-orientale a settembre hanno causato danni per oltre 9 miliardi di dollari, di cui ben 4 miliardi assicurati. “Il 2024 è stato un anno che ha nuovamente messo in evidenza la crisi climatica in Italia. Gli eventi atmosferici estremi che abbiamo affrontato, dalle alluvioni alle grandinate, dalle ondate di calore alle raffiche di vento, sia pur non raggiungendo a livello di danni assicurati i valori del 2023, hanno avuto un impatto significativo sulle economie locali del nostro paese, ma anche sul panorama assicurativo globale come riportato nel nostro report globale. È necessario rafforzare l’impegno verso soluzioni innovative non solo per mitigare i rischi, ma anche per favorire uno sviluppo sostenibile che protegga le generazioni future”, ha dichiarato Thomas Wilde, Ceo Munich Re Italia. Nella regione Asia-Pacifico e in Africa, le perdite totali di circa 91 miliardi di dollari sono state superiori a quelle dell’anno precedente (66 miliardi di dollari) e alla media decennale (66 miliardi di dollari). Le perdite assicurate, pari a circa 16 miliardi di dollari, sono state significativamente superiori a quelle dell’anno precedente (10 miliardi di dollari).