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(Adnkronos) - "Abbiamo imparato a conoscere il microbiota solo negli ultimi vent'anni grazie alla metodologia nuova che possiamo applicare per identificarlo. Il microbiota è un vero e proprio organo che vive dentro di noi, soprattutto nell'intestino, ed è in grado di controllare tantissime funzioni, non solo quelle intestinali, ma anche quelle di tanti altri organi come il cervello, il cuore, il rene e il fegato". Lo ha detto all'Adnkronos Salute Giovanni Barbara, professore di Gastroenterologia dell'università degli studi di Bologna e direttore dell'Uoc di Gastroenterologia ed epatologia all'Irccs policlinico Sant'Orsola di Bologna, all'evento 'Innovazione e benessere: il microbiota al centro' organizzato oggi a Milano da Danone, durante il quale sono stati presentati i risultati inediti della survey che ha indagato il rapporto tra italiani e benessere intestinale. "Per mantenere in salute il microbiota dobbiamo prima di tutto essere attenti ad avere un'alimentazione corretta - spiega Barbara - essendo l'alimentazione uno dei principali fattori che modula il microbiota intestinale. E' importante mangiare molta frutta e verdura, alimenti di cui il nostro microbiota si nutre e grazie ai quali cresce". Nell'illustrare i segni clinici e i campanelli d'allarme dei disturbi a cui prestare attenzione e che potrebbero derivare da una disbiosi, l'esperto ricorda che "circa il 40% della popolazione globale nel mondo soffre di almeno un disturbo gastrointestinale, che sia dello stomaco o dell'intestino. I sintomi più comuni che si correlano a un'alterazione del microbiota intestinale sono il gonfiore addominale e le alterazioni delle modalità di evacuazione. E' necessario però prestare attenzione perché - avverte Barbara - il microbiota è un organo che coinvolge tutti gli organi e tutti i tessuti, quindi a volte anche un mal di testa oppure la pressione alta possono essere i campanelli d'allarme di un'alterazione del microbiota".
(Adnkronos) - Arsenale Bioyards, azienda neoindustriale che sta ridefinendo in modo sostanziale il bio-manufacturing su scala industriale, ha annunciato la chiusura del suo primo round di investimento seed da 10 milioni di euro che ha coinvolto Cdp venture capital e investitori internazionali come Planet A, byFounders e Plug and Play. L’operazione sostiene la mission di Arsenale di trasformare il mercato del bio-manufacturing, che ha un valore di 200 miliardi di dollari (Fonte Bcg), creando una nuova traiettoria industriale in Italia. Con sede legale a Milano e sedi operative a Pordenone e negli Stati Uniti, Arsenale ha sviluppato una piattaforma in grado di colmare il divario tra l'innovazione su scala di laboratorio e la produzione su scala industriale, permettendo a industrie come quella alimentare, chimica e dei materiali di sviluppare e scalare in modo continuativo alternative a base biologica ai prodotti petrolchimici e di derivazione animale. "Arsenale - dice all'Adnkronos/Labitalia Massimo Portincaso, ceo e co-fondatore di Arsenale Bioyards - punta a rendere economicamente sostenibile il processo di sperimentazione in laboratorio e produzione industriale con un forte impatto sui costi che arriveranno a essere ridotti fino al 90% e contemporaneamente abbreviando i tempi per l'adozione su scala industriale di prodotti sostenibili". La piattaforma di Arsenale integra hardware avanzati, software di Intelligenza Artificiale e un’infrastruttura modulare per facilitare un passaggio trasformativo verso modelli di produzione rigenerativi e circolari. Sfruttando la fermentazione di precisione, l'azienda svincola la produzione dai tradizionali input di origine fossile e animale, consentendo alle industrie di adottare alternative migliori e sostenibili su scala. "Con questo finanziamento e il successo operativo del nostro impianto di Pordenone, Arsenale sta dimostrando che il bio-manufacturing scalabile e sostenibile non è un'aspirazione lontana ma una realtà vicina", dice Massimo Portincaso. "Siamo orgogliosi di contribuire alla rinascita industriale dell'Italia, costruendo l'infrastruttura necessaria per fare del nostro Paese un leader europeo nella biotecnologia industriale avanzata", aggiunge. "Da un punto di vista scientifico - spiega - vogliamo fare una cosa che si fa da 40 anni producendo prodotti a livello industriale e, quindi, con costi minori, rispetto a quelli di laboratorio. Abbassiamo di un ordine di grandezza il costo del bio-manufacturing costruendo una piattaforma integrata di hardware e software che parte da condizioni industriali, le porta in laboratorio e permette ai biologi di disegnare già in condizioni industriali. Finora le persone sono andate in laboratorio facendo cose che però non funzionavano sul piano industriale. La nostra grande innovazione è, invece, di partire dal laboratorio cercando di portare tutto su scala industriale, partiamo dalle condizioni industriali e portarle in laboratorio, in modo da abbassare i costi in ordine di grandezza". L'azienda promuove attivamente i talenti locali e internazionali, attirando professionisti stranieri dalla Silicon Valley e non solo per portare la loro competenza in Italia, oltre a far rientrare talenti italiani che attualmente lavorano all'estero. Questa iniziativa sostiene lo sviluppo di competenze di alto livello e posiziona l'Italia come hub per le tecnologie del futuro e l'innovazione industriale, fondandosi su decenni di eccellenza manifatturiera. Le attività di Arsenale sono in stretta sintonia con gli obiettivi dell'iniziativa NextGenerationEU dell'Unione europea, che mira a promuovere la sostenibilità, la trasformazione digitale e la resilienza in tutta Europa. L'investimento di Cdp venture capital è stato effettuato attraverso il Fondo Green Transition, che utilizza le risorse stanziate dall'UE nell'ambito dell'iniziativa NextGeneration EU e riflette l'impegno dell'Italia a guidare il cambiamento verso l'innovazione sostenibile e il rinnovamento industriale. “La soluzione di Arsenale - commenta Cristina Tomassini, senior partner responsabile del Fondo green transition di Cdp venture capital - è un perfetto esempio di come manifattura ed Intelligenza Artificiale possono rivoluzionare settori industriali diversi, contribuendo alla creazione di processi produttivi più sostenibili, riducendo costi ed emissioni di CO2. Arsenale sta realizzando una piattaforma di bio-manufacturing completamente integrata tra fase di coltura in laboratorio delle molecole e produzione industriale delle stesse, accorciando i tempi di produzione, riducendo i costi ed abbandonando l’uso di molecole petrolchimici o animali, attualmente in uso. Il tutto con un funding team che sta attraendo talenti da tutto il mondo. Siamo molto soddisfatti dell’intesa con Arsenale che stimolerà un nuovo modo di fare nuova industria nel nostro Paese”. Arsenale gestisce un sito pilota pienamente funzionante a Pordenone, dotato di bioreattori altamente innovativi, tra cui due unità avanzate da 500 litri e una serie di batterie di reattori di fermentazione di precisione più piccoli. Questa infrastruttura operativa pone le basi per la capacità di Arsenale di scalare da laboratorio a industria e ne evidenzia la preparazione a soddisfare la crescente domanda di soluzioni di biofabbricazione sostenibili. La natura internazionale e interdisciplinare dei fondatori riunisce una profonda competenza in ingegneria, biotecnologia, IA e tecnologie industriali scalabili. Il ceo Massimo Portincaso, ex partner e managing director di Bcg, con base a Berlino, è un opinion leader nel settore che combina una visione audace del futuro del bio-manufacturing con un'esperienza imprenditoriale concreta, dopo aver co-fondato con successo Officinae Bio, azienda acquisita dal gruppo americano Maravai. Gordana Djordjevic, chief scientific officer con base a San Diego, vanta oltre 25 anni di leadership scientifica presso Perfect day, Zymergen, Synthetic genomics, BP e Basf, dove ha costruito l'esperienza necessaria per superare le barriere della fermentazione di precisione industriale e portarla oltre i confini del settore farmaceutico. Niels Lynge Agerbæk, con base a San Francisco, ex vicepresidente di Zymergen, general manager di Xellia Pharmaceuticals US e general manager di Novo Nordisk Engineering US, è alla guida dell'implementazione tecnica in qualità di cto. Il chief information officer Matteo Zanotto, dottore di ricerca in IA e deep learning con base a Verona, guida l'innovazione software e algoritmica di Arsenale, mentre il coo Arnaud Legris, ingegnere ed ex consulente di Bcg con base a Parigi, assicura un'esecuzione operativa senza interruzioni.
(Adnkronos) - Myplant & Garden 2025 si è conclusa con un successo straordinario, consolidandosi tra gli eventi leader a livello internazionale per il settore del verde vegetale, progettato e costruito. La fiera ha registrato nuovi record, superando gli 800 espositori e sfiorando le 27.000 presenze nei padiglioni. Myplant ha saputo offrire ancora una volta chiavi di lettura e contenuti di altissimo livello per ogni ambito delle filiere coinvolte, dando vita a un gigantesco ecosistema di dialogo privilegiato tra ricerca, mercati, innovazione, tecnologia, tradizione, qualità, materiali, ambiente, sviluppo, presentando nuovi stimoli per il futuro dell’intera industria orto-florovivaistica, dal giardinaggio allo sviluppo urbano, ai campi e impianti sportivi, ai nuovi trend floreali, al paesaggismo, alla realizzazione e manutenzione del verde pubblico e privato. "Avevamo promesso una esplosione di natura, innovazione, proposte e vitalità: un Big Bang tinto di verde con tante sfumature multicolori -afferma Valeria Randazzo, exhibition manager di Myplant-. Siamo pienamente soddisfatti, i risultati parlano chiaro: i numeri, i commenti, l’atmosfera nei padiglioni, i riscontri commerciali, istituzionali e culturali sono di enorme spessore. Registrate le prime adesioni per Myplant Middle East". L’edizione 2025 ha superato le attese, con 810 marchi espositori (+50 rispetto all’edizione precedente), una superficie espositiva di 55.000 mq (+5.000), e ha sfiorato i 27.000 visitatori (quasi 25.000 nel 2024) provenienti da tutto il mondo. La manifestazione ha visto una significativa crescita delle presenze internazionali, consolidandosi come piattaforma strategica per il business e il networking a livello globale. Queste le principali chiavi lettura della nona edizione di Myplant & Garden, la più importante fiera internazionale in Italia dedicata ai professionisti dell’orto-florovivaismo, del garden, del paesaggio e del verde sportivo. Lombardia, Veneto, Toscana e Olanda al vertice della classifica delle provenienze degli espositori, aumentati di 50 unità e ben distribuiti nei 9 macrosettori espositivi (vasi, vivai, tecnica, servizi, macchinari, fiori, decorazione, sport landscape, arredo giardino) e nei 55.000 mq di fiera, passando anche per le affollate aree esterne per gli show cooking dei barbecue e i workshop di tree climbing e per i boscaioli. Duecento le delegazioni ufficiali rientrate nel Buyers program tra i padiglioni provenienti da 45 Paesi e 5 continenti. Da tutta Europa, Ue ed extra Ue, con Germania, Spagna, Romania e Francia in primis e Medio Oriente, con un exploit molto importante per numero e portata di Press 2 delegati ufficiali dagli Emirati Arabi, Qatar, Arabia Saudita, Kuwait, le delegazioni di compratori più cospicue. Un segnale molto forte che Myplant ha voluto dare ai mercati, in vista della prima edizione di Myplant & Garden Middle East che si terrà nel Dubai Exhibition Centre (15-17 novembre 2025), il cuore dell’area che ha ospitato l’Expo Dubai. Myplant Middle East, organizzata di concerto con Ieg Middle East e fortemente voluta dal Consorzio Myplant, sarà la prima fiera italiana del verde a Dubai, nonché l’unica manifestazione dedicata alle filiere del verde ornamentale in Medioriente. Segnali estremamente incoraggianti sono giunti dalla partecipazione di buyer da Asia (Cina in testa), America, Oceania e Africa, così come dalle 125 aziende estere ufficialmente preaccreditate in fiera: tra le attività più rappresentate, si segnalano il commercio a 360 gradi di prodotti da giardino e giardinaggio, garden center, progettazione del paesaggio e manutenzione del verde, edilizia e costruzione, sviluppo immobiliare e territoriale, fiore reciso e decorazione, centrali di acquisto, Gd, Gds, centri Diy e brico, vivai, cura, difesa e nutrizione di piante e terreni, macchinari, orticoltura, parchi, orti botanici, Ppaa per il verde pubblico (da Europa e Medio Oriente). Presentato in anteprima all’apertura della fiera, il primo Rapporto nazionale sul settore florovivaistico - promosso da Coldiretti, Assofloro e Myplant e realizzato in collaborazione con Centro Studi Divulga e Istituto Ixé - ha certificato un altro traguardo storico per le produzioni italiane: nel 2024 il comparto ha toccato quota 3,3 miliardi di euro di valore alla produzione, registrando il valore più alto di sempre, pari a un aumento del 3,5% rispetto all’anno precedente e del 30,8% in 10 anni. A trainare la crescita è soprattutto l’export, che ha chiuso l’anno con un valore di 1,3 miliardi di euro (principalmente, nell’ordine, verso Francia, Paesi Bassi, Germania, Svizzera e Regno Unito), confermando l’alta qualità delle produzioni italiane, un fattore distintivo riconosciuto in tutto il pianeta: l’Italia è il secondo esportatore europeo e il terzo esportatore mondiale. Se da un lato il florovivaismo si conferma un pilastro dell’agricoltura e dell’economia italiana, dall’altro deve fare i conti con una congiuntura internazionale sfavorevole e la necessità di fronteggiare gli sbalzi climatici (secondo il Rapporto, il 65% delle imprese è stato interessato, negli ultimi 3 anni, da eventi climatici quali alluvioni, grandinate, vento…): elementi di grande impatto per i costi di produzione e trasporto, con aumenti del +83% per l’energia, +45% per i fertilizzanti e +29% per sementi e piantine rispetto al 2020. A questo si aggiunge il problema della concorrenza sleale da parte delle importazioni a basso costo, spesso provenienti da Paesi che non rispettano gli stessi standard fitosanitari (il 75% delle aziende intervistate nel Rapporto è stato interessato, negli ultimi 3 anni, da una fitopatologia; la diffusione di nuove fitopatologie è un problema segnalato dal 36% delle aziende), ambientali e di tutela dei lavoratori. Il settore florovivaistico non è solo un’importante risorsa economica, ma ha anche un impatto positivo sul benessere sociale, grazie ai benefici delle aree verdi sulla salute e qualità della vita. Un legame emerso in tutta evidenza nei convegni, cui hanno preso parte scienziati, ricercatori, giornalisti e rappresentanti delle massime istituzioni locali, regionali, nazionali e internazionali. Un 'filo verde' che ha attraversato trasversalmente gran parte dei dibattiti, dallo sport all’urbanistica, dalla biodiversità alle certificazioni. Il verde è salute, e "il potenziale del capitale verde nell’affrontare questioni ambientali, salutistiche e sociali è enorme", sostengono da Myplant. Ogni euro investito nel verde pubblico si rivaluta e tesaurizza attraverso benefici ecosistemici. Il verde come materia prima di progetto diviene baluardo climatico, barriera antinquinamento, motore di inclusione e sicurezza sociale, bastione nella protezione ambientale, fattore di resilienza territoriale e tutela idrogeologica, custode di biodiversità. Con evidenti ricadute economiche dirette e indirette, materiali e immateriali, come ben evidenziato in fiera e sottolineato dal premio nazionale La Città per il Verde, organizzato dalla casa editrice Il Verde Editoriale, l’unico riconoscimento nazionale assegnato alle amministrazioni comunali, enti pubblici, strutture private a finalità pubblica e associazioni di volontariato, che si sono distinte in opere di realizzazione, valorizzazione, manutenzione e riqualificazione del verde. Così come la proclamazione del progetto vincitore del contest I Giardini di Myplant per la riqualificazione di un’area verde e terapeutica presso l’Ospedale Niguarda di Milano, organizzato con Fondazione Minoprio e AIAPP. O, ancora, l’importanza dell’architettura del paesaggio nei processi di riqualificazione urbana e territoriale in ottica verde, come confermato negli incontri della Landscape Area curata da Sabina Antonini-En Scape network: un parterre di confronti di alto livello in cui si sono alternati nomi noti del landscape internazionale, imprese e professionisti, per parlare di biodiversità e rigenerazione urbana, illuminazione del verde urbano, nuovi brani di città, materiali innovativi e digitalizzazione dei processi progettuali.