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(Adnkronos) - Fino a 50mila infermieri potrebbero lasciare il Regno Unito dopo la stretta sui migranti decisa dalla ministra degli Interni britannica. Lo rivela un sondaggio condotto dal Royal College of Nursing e di cui il 'Guardian' ha visionato una copia, secondo il quale il Sistema sanitario nazionale britannico rischia di precipitare nella peggiore crisi di sempre perché sarebbe il più colpito dalla stretta sui lavoratori immigrati. Tra le misure introdotte per limitare l'immigrazione c'è un innalzamento dei requisiti di competenza per i lavoratori stranieri, ai quali verrà chiesta la laurea, e una migliore conoscenza del livello della lingua inglese per tutti i tipi di visto, compresi quelli per i familiari a carico. Piani ''immorali', secondo i rappresentanti del mondo infermieristico citati dal 'Guardian', con un previsto esodo di massa di infermieri che rischia di minacciare la sicurezza dei pazienti e vanificare gli sforzi del governo per ridurre i tempi di attesa. Il Guardian ricorda che sono oltre 200mila gli infermieri con formazione internazionale, circa il 25% della forza lavoro totale del Regno Unito, che ammonta a 794mila unità. Le modifiche proposte dal governo al permesso di soggiorno a tempo indeterminato hanno suscitato allarme, tanto che in molti stanno valutando di lasciare definitivamente il Regno Unito, secondo quanto suggerisce l'indagine. Quasi un infermiere su 10 che lavora nel Regno Unito potrebbe infatti essere interessato dalle modifiche proposte. Secondo i dati governativi, 76.876 persone hanno ottenuto un visto dal 2021 e avrebbero diritto allo status di residente permanente dopo cinque anni. Tuttavia, i piani per raddoppiare tale periodo a un decennio hanno messo a repentaglio il loro futuro.
(Adnkronos) - "La lezione è chiara: l’Europa deve accelerare sulla sovranità digitale, sulla diversificazione delle infrastrutture e su un modello di resilienza distribuita. Ridurre le vulnerabilità della catena del cloud non è più un tema tecnologico, ma una condizione di sicurezza nazionale. Controllare la filiera, distribuire il rischio, rafforzare il perimetro: questa è la strada per evitare che il prossimo incidente diventi una crisi sistemica”. Così, con Adnkronos/Labitalia, Giuseppe Mocerino, presidente di Netgroup ed esperto di cybersicurezza e innovazione digitale, sull'incidente che ha coinvolto ieri Cloudflare, con alcune ore di down di numerosi di siti da X a Chatgpt. Secondo Mocerino "oggi non basta ‘risolvere’ un down: serve capire quanto è profondo il nostro livello di dipendenza da pochi grandi operatori extra-europei e quanto sia limitato il controllo della filiera e della supply chain dei fornitori critici. Se un guasto tecnico può provocare effetti a cascata su scala mondiale, cosa potrebbe accadere in caso di attacco coordinato o pressione geopolitica? Per questo servono monitoraggi di sicurezza continui e una reale capacità europea di verificare, testare e governare ogni segmento dell’infrastruttura digitale", sottolinea. Per esperto di cybersicurezza e innovazione digitale infatti "l’incidente che ha coinvolto Cloudflare è un promemoria brutale: anche servizi considerati ‘di base’ nell’ecosistema digitale globale possono diventare un punto di fragilità sistemica. Quando una singola piattaforma ha la capacità di mettere offline, nello stesso momento, social network, intelligenza artificiale e servizi aziendali, significa che la concentrazione infrastrutturale ha superato il livello di rischio accettabile per imprese, cittadini e istituzioni. Un unico anello della catena è stato sufficiente per generare una ricaduta globale: questo è il cuore del problema", conclude.
(Adnkronos) - "Il Cresco Award Città Sostenibili è un riconoscimento che da dieci anni valorizza l’impegno dei Comuni italiani nello sviluppo sostenibile dei territori, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite". Così Giorgio Germani, Consigliere Delegato di Fondazione Sodalitas, intervenendo alla premiazione del Cresco Award 2025 – Comuni sostenibili e Agenda 2030. Ogni anno, ha spiegato Germani, partecipano "circa 90 Comuni, spesso con più progetti, e vengono consegnati complessivamente 120 premi". I riconoscimenti sono assegnati sia dalla giuria di esperti – composta da accademici e personalità del mondo della sostenibilità – sia dalle imprese partner dell’iniziativa, che scelgono di sostenere direttamente progetti virtuosi. "Questo legame tra mondo privato e pubblico è un valore aggiunto fondamentale – ha sottolineato Germani – perché consente di creare sinergie concrete tra aziende e istituzioni locali". Dopo dieci anni, ha concluso, "registriamo una partecipazione stabile e convinta: i Comuni italiani mostrano una crescente consapevolezza ambientale e sociale. Certo, si può fare sempre di più, ma il percorso è tracciato e i risultati sono evidenti".