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(Adnkronos) - Più che nelle mani di Vladimir Putin, la palla è nelle mani di Donald Trump, che ha molti meno strumenti per fare pressione sul presidente russo rispetto a quelli che aveva per spingere Volodymyr Zelensky a fare un accordo. All'indomani dei colloqui di Gedda, conclusi con il sì di Kiev a una tregua di 30 giorni, Alexander Baunov, ex diplomatico russo e ricercatore del Carnegie Eurasia Center di Berlino, parla con l'Adnkronos di quello che potrebbe succedere nei prossimi giorni e di quella che potrebbe essere la reazione di Mosca. Mentre assicura che Putin in realtà "non si fida" di Trump, perché quello che ha visto "nelle ultime sei settimane supera ogni aspettativa e quando si supera ogni aspettativa non puoi credere ai tuoi occhi". "Il segretario di Stato americano Marco Rubio ha detto che la palla è nelle mani di Putin, ma inevitabilmente - ragiona l'autore de "La fine del regime" (Silvio Berlusconi editore), che è anche visiting professor all'Istituto universitario europeo di Fiesole - la palla è nelle mani degli americani". E questo perché "Trump ha scelto la strada facile, quella di fare pressioni su Zelensky" con la minaccia di sospendere gli aiuti e la condivisione di intelligence, "ma dopo aver scelto questa via facile, ora deve fare pressioni anche su Putin, su cui ha meno leve, questo è il problema". Kiev, sottolinea Baunov, "la sua parte l'ha fatta e ora tutti aspettano" la risposta della Russia, "ma prima che la delegazione americana vada a Mosca non hanno alcun obbligo formale di farlo, molte persone si aspettano che risponda subito, ma per i russi sarà molto difficile farlo immediatamente". L'esperto russo di politica internazionale parla poi del rapporto tra Putin e Trump. Il presidente russo si fida del presidente americano? "In effetti no", sostiene e spiega perché: "Per quanto i russi fossero ben preparati al suo ritorno alla Casa Bianca e avessero grandi aspettative, c'era l'esperienza del primo mandato, quando le parole dolci non erano state accompagnate da azioni altrettanto dolci". Senza contare che "quello che hanno visto nelle ultime sei settimane ha superato tutte le aspettative e quando qualcosa supera le tue aspettative non credi ai tuoi occhi...". La seconda ragione per cui Putin non si fida completamente di Trump, è ancora l'analisi di Baunov, è che "il cessate il fuoco è stato concordato da Ucraina e Stati Uniti e questo significa che hanno parlato della guerra russa, della guerra di Putin senza Putin e quindi per lui sarebbe molto difficile dire, 'ehi ragazzi, sono d'accordo con voi', con il nemico". L''esperto russo parla della possibile fine del regime di Putin, argomento che affronta nell'edizione italiana del suo libro, ma di cui non aveva parlato nell'edizione russa - concentrandosi sulla caduta delle dittature greche, portoghese e spagnola - per evitare la censura. Secondo Baunov, un regime può cadere "in tre modi e in teoria tutti e tre possono essere applicati alla Russia". La prima opzione richiama la giunta dei colonnelli di Atene, caduta per una serie di "calcoli sbagliati dei militari, che non si aspettavano la reazione della Turchia al tentativo di annessione di Cipro: "Qualcosa di simile poteva accadere alla Russia nel 2022, ma non è accaduto", dopo l'invasione dell'Ucraina, presentata come un'offensiva lampo e che si è trasformata in un disastro. La seconda opzione potrebbe essere quella di soldati e ufficiali che si rivoltano. "Abbiamo visto qualcosa di simile nel 2023 con Prigozhin", il capo della Wagner che aveva tentato la marcia su Mosca: "Mi chiedevo come fosse possibile che una colonna di diverse migliaia di militari fosse quasi arrivata nella capitale e avesse preso una città un milione di abitanti senza alcuna opposizione", ricorda, in un parallelo con la rivoluzione dei garofani portoghese del 1974. Infine, la terza opzione, quella della dissoluzione del regime, anche a causa del "peso dell'isolamento internazionale".
(Adnkronos) - "Il bonus nido è importante in particolare per le donne perchè è un aiuto reale. Io sono per una genitorialità condivisa, che tutti i congedi siano paritari ma il bonus nido oggi per le donne è una misura che aiuta. Io sono convinta che se si fanno più asili nido, se si danno più bonus nido, si aiutano le donne a non dimettersi dal lavoro". Lo ha detto Maria Luisa Gnecchi, consigliera di amministrazione Inps, intervenendo al convegno dell'Istituto 'Diversity, pari opportunità e lavoro: diritti e nuove sfide'.
(Adnkronos) - Favorire il dialogo tra istituzioni, esperti ed aziende sul tema della sostenibilità come driver di crescita del brand per eccellenza del nostro Paese, il Made In Italy, che raccoglie in sé i più noti rappresentanti dell’artigianato e dell’industria italiana. Con questo obiettivo si è svolto nella cornice della Galleria del Cardinale Colonna a Roma, “La competitività del Made in Italy: il ruolo della sostenibilità”, il convegno organizzato da Birra Peroni. Moderato dalla giornalista e conduttrice radio e tv Rai Chiara Giallonardo, insieme a Federico Sannella, Direttore Corporate Affairs di Birra Peroni, al dibattito sono intervenuti Vannia Gava, Viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Valentino Valentini, viceministro delle Imprese e del Made in Italy, Luca De Carlo, presidente Commissione Industria, Commercio, Turismo, Agricoltura e Produzione Agroalimentare del Senato e Ilaria Ugenti, Corporate Reputation Service Line Leader IPSOS. “Il paradigma della sostenibilità è radicalmente cambiato in questi ultimi 10 anni: da strumento di “filantropia” si è trasformato in un vero e proprio asset di business, un valore insito nel prodotto finale di un’azienda e della sua reputazione, soprattutto quando si pensa al Made in Italy” – ha aperto il dibattito Federico Sannella, Direttore Corporate Affairs di Birra Peroni. “Sempre di più nell’industria del nostro Paese, infatti, la sostenibilità sta assumendo un ruolo chiave, diventando una leva di competitività imprescindibile: investire su questi aspetti ci permette di anticipare e mitigare rischi di business, di preservare la qualità che contraddistingue la nostra offerta, di studiare e implementare soluzioni di efficientamento del business e, non da ultimo, di portare ai consumatori un prodotto più vicino alle loro esigenze, in tutto il mondo”. A presentare il ruolo di rilievo che i consumatori riconoscono alla sostenibilità nel Made In Italy, una ricerca IPSOS* - società leader nella consulenza di ricerche di mercato e indagini statistiche. Ilaria Ugenti, Corporate Reputation Service Line Leader di IPSOS, ha mostrato come l’attenzione alla sostenibilità sia cresciuta negli anni e che per il 96% delle intervistate e degli intervistati rappresenti un elemento chiave per la competitività del Made In Italy. Secondo la ricerca, infatti, da un lato la sostenibilità permette di accrescere l'eccellenza, la qualità e la sicurezza dei prodotti dall’altro di valorizzare sul mercato le aziende che dimostrano ottime prestazioni in ambito ambientale ma anche sociale ed economico, a beneficio della reputazione del Made In Italy nel mondo. Lavorare sulla sostenibilità diventa quindi sempre più cruciale per le aziende del Made in Italy, come conferma anche Valentino Valentini, Viceministro delle Imprese e del Made in Italy: “Birra Peroni, marchio storico italiano fondato nel 1846, rappresenta un autentico emblema del Made in Italy nel mondo. Riconosciuta ufficialmente come “marchio storico di interesse nazionale”, l’azienda ha saputo coniugare tradizione e innovazione, esportando più di 2 dei suoi oltre 6 milioni di ettolitri di produzione annuale. La sostenibilità è diventata parte integrante della lungimirante strategia aziendale e vorrei aggiungere come elemento cruciale per garantire la competitività del Made in Italy negli anni a venire, per questo il Ministero continua a supportare con programmi specifici le aziende che innovano in questo senso e che favoriscono qualità, tutela delle risorse e crescita economica”. Due le grandi sfide di sostenibilità che in questo momento vedono impegnato il Made In Italy e in particolare il settore agroalimentare: la tutela della risorsa idrica e l’evoluzione dell’agricoltura e della sua filiera. “Aziende come Birra Peroni, che hanno investito in tecnologia e sostenibilità, sono oggi un modello di innovazione e d’avanguardia. Il nostro compito è sostenerle, non solo con investimenti, ma anche semplificando le norme. L’acqua è una risorsa strategica: con oltre 4 miliardi del PNRR destinati a reti idriche e depurazione, il decreto siccità e il Pnissi – il più grande piano nazionale per la sicurezza del settore, 12 miliardi per 500 interventi – stiamo rafforzando l’infrastruttura idrica del Paese. Stiamo inoltre finalizzando il regolamento sulle acque reflue, con maggiori investimenti nel riuso, di cui gli agricoltori saranno i primi beneficiari, e cominciamo a parlare concretamente di desalinizzazione” afferma l’Onorevole Vannia Gava, Viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. “Anche il costo dell’energia incide sulla competitività, mettendo in difficoltà imprese e famiglie. Per questo servono sì misure immediate ma, soprattutto, una strategia di lungo periodo che, oltre alle rinnovabili, includa il nucleare come terza via per la decarbonizzazione. Il futuro del Paese dipende da scelte coraggiose: il governo è al fianco di chi investe e innova per costruire un’Italia più sostenibile e competitiva”. Investendo in nuove tecnologie, riducendo gli sprechi e favorendo il dialogo con partner ed istituzioni locali, negli ultimi 10 anni Birra Peroni ha ridotto del 10% i propri prelievi idrici per HL di birra prodotta. Contestualmente, l’azienda è da anni impegnata in prima linea anche nell’ambito dell’agricoltura, attraverso il suo centro di eccellenza - Campus Peroni. Grazie alla collaborazione tra istituzioni, università, esperti e start-up, Birra Peroni è diventata un riferimento nella promozione della cultura della qualità, dell’innovazione e della sostenibilità lungo la filiera con oltre 2.000 agricoltori e non solo. “Questo di Birra Peroni è l’esempio di un modello virtuoso che va nella direzione di un’agricoltura sostenibile e soprattutto moderna, produttiva, volta al futuro e vicina agli agricoltori” ha dichiarato il Senatore Luca De Carlo, Presidente della Commissione Agricoltura del Senato, in rappresentanza del Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste: “L’agroalimentare è il cuore pulsante della nostra economia e del Made in Italy, per questo, ci siamo battuti con forza in Europa per una revisione della Politica Agricola Comune (PAC) che mettesse nuovamente al centro chi produce, dando strumenti reali per affrontare le sfide ambientali e di mercato, senza imposizioni ideologiche che rischiano di penalizzare la produttività e la competitività delle nostre imprese agricole. Oggi, grazie a questo lavoro, la visione dell’Unione Europea sulla nuova PAC si sta finalmente avvicinando a questa visione”