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(Adnkronos) - Dopo aver battuto Novak Djokovic, domani a Wimbledon Jannik Sinner affronta di nuovo Carlos Alcaraz in una finale slam. L'ultima a Parigi è un ricordo amaro per l'italiano sconfitto dopo essere stato in vantaggio di 2 set. "E' un momento fantastico del tennis: la finale Sinner-Alcaraz mette al centro tante emozioni, con una grande domanda: riuscirà Sinner a batterlo in finale? Avendo perso a Parigi e con la pressione del centrale di Wimbledon dove lo spagnolo ha già vinto? Sinner-Djokovic è stata una sfida sportiva ma Sinner-Alcaraz in finale è un match epico dalla forte pressione emotiva e psicologica per l'italiano, con il rischio che il campione spagnolo diventi l'avversario tabù nelle finali" dei tornei dei 4 grandi slam, spiega all'Adnkronos Salute Pietro Bussotti, psicologo dello sport e coordinatore di Psicologia dello sport dell'Ordine degli psicologi dell'Umbria. Prima della finale di domenica c'era da battere l'ex numero 1 al mondo, con 24 slam vinti, Djokovic. "Ieri condivideva con Sinner una forma fisica non al 100% dopo la scivolata contro Cobolli, e l'italiano veniva da quel fastidio al gomito - analizza Bussotti - ma il serbo è un maestro nel gestire il dolore. Sinner invece ha l'età dalla sua e quindi un recupero più rapido. E questo, dobbiamo essere obiettivi, ha fatto la differenza se giochi contro un campione 38enne. C'è da dire che Djokovic non deve dimostrare più nulla, è quasi nel giardino di casa a Wimbledon avendo già alzato 7 coppe" sull'erba dell'All-England Croquet and Lawn Tennis Club. "Se il sogno del tennista serbo è l''immortalità sportiva' continuando a provare a macinare record, Sinner - l''allievo' - ha la consapevolezza di aver superato già da tempo il suo 'maestro', lui è oggi il numero 1 e non più Djokovic". Che finale sarà tra i miglior tennisti del mondo? "Sinner dovrà essere in grado di prendersi la rivincita, di infrangere un tabù" e diventare, da numero 1 del mondo, "il nuove re di Wimbledon", conclude Bussotti.
(Adnkronos) - Sono dieci, ricorda Assolavoro, i principali vantaggi della somministrazione di lavoro per le imprese. 1) Determina la riduzione dei costi di reperimento e gestione della forza lavoro. 2) Facilita l’individuazione di figure professionali difficili da reperire sul mercato, attraverso la selezione da un ampio database (sono stimati in circa 5 milioni i cv complessivamente presenti nelle banche dati delle agenzie per il lavoro). 3) Garantisce flessibilità nella gestione della forza lavoro per soddisfare esigenze aziendali di breve, medio e lungo periodo. 4) Tutela l’impresa sul piano legale attraverso l’unica forma regolare di fornitura professionale di manodopera. 5) Consente alle aziende di reperire risorse selezionate e formate e di coordinarle e dirigerle al pari dei propri dipendenti diretti, senza i relativi oneri di gestione contributiva, previdenziale, assicurativa e assistenziale. 6) Dà accesso a tutti i benefici economici e contributivi, così come previsto per le assunzioni dirette. 7) Permette di avere una maggiore disponibilità di personale attivo senza computarlo nell'organico dell'azienda. 8) Non è soggetta ai limiti legali previsti per il contratto a termine se si assume con contratto di somministrazione a tempo determinato, in particolare i limiti numerici previsti dal ccnl degli utilizzatori sono esclusi per legge in caso di assunzione di lavoratori svantaggiati e molto svantaggiati e di percettori di ammortizzatori sociali. 9) Consente di conteggiare i lavoratori in somministrazione disabili nella quota di riserva prevista nell’azienda in cui lavorano, in caso di missioni di durata non inferiore a dodici mesi. 10) Permette sia di 'esternalizzare' alcune fasi della produzione, sia di internalizzare figure caratterizzate da una elevata professionalità attraverso l’assunzione diretta in qualsiasi momento (le agenzie per il lavoro non possono opporsi alla volontà dell’azienda di assumere direttamente i lavoratori in somministrazione).
(Adnkronos) - “Le utilities operano su un ampio spettro di attività energetiche: dalla gestione delle reti tradizionali agli investimenti su rinnovabili, idrogeno e cattura della CO2”. Così Filippo Brandolini, presidente di Utilitalia, durante l'Assemblea generale, organizzata a Roma in occasione del decennale della Federazione, per riflettere sull'evoluzione dei servizi pubblici negli ultimi dieci anni e sulle principali sfide future. “Quando si parla di energia – ha sottolineato – è fondamentale pensare non solo alla produzione rinnovabile o all’elettrificazione dei consumi, ma anche all’adeguamento delle reti di distribuzione elettrica e gas, che rappresentano la spina dorsale della transizione. Le nostre utilities hanno previsto 19 miliardi di investimenti per i prossimi 5 anni, di cui oltre 7 miliardi destinati alle reti elettriche, di teleriscaldamento e di distribuzione del gas”. Brandolini ha poi ricordato come anche le infrastrutture gas abbiano un ruolo strategico nella decarbonizzazione: “Le reti di distribuzione del gas sono fondamentali per quelle utenze che non potranno elettrificare i consumi nel breve termine. Mantenere e innovare queste reti significa mettere in campo investimenti rilevanti”.