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(Adnkronos) - Una giornalista de La Stampa è stata cacciata dalla spedizione della Global Sumud Flotilla verso Gaza perché giudicata "pericolosa". La denuncia arriva direttamente da Francesca Del Vecchio, reporter che sul quotidiano torinese ha raccontato di essere stata "espulsa" dalla missione umanitaria perché ritenuta "non allineata". " "Giornalista pericolosa'. È un'etichetta che non pensavo mi si potesse attribuire, quando ho accettato di raccontare l'avventura della Global Sumud Flotilla verso Gaza. Ma è ciò che è successo e che ha comportato la mia espulsione dalla missione". Immediata la solidarietà del ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha parlato di "brutto episodio di censura". Del Vecchio racconta di essere stata invitata ad agosto "da un'attivista, conosciuta mesi prima, a partecipare come giornalista alla spedizione verso Gaza". L'obiettivo, spiega, "è raccontare la missione, luci e ombre. Provare a portare aiuti a Gaza è ammirevole, anzi doveroso. Ma è doveroso anche raccontare la verità. La cronista spiega poi che, arrivata a Catania, luogo di partenza della spedizione italiana e del training per i partecipanti, "viene chiesto a tutti di consegnare i cellulari. Nei giorni successivi verrà chiesto anche di lasciarsi perquisire. Motivi di sicurezza, dicono. Il corso, tuttavia, non inizierà prima di un'ora e mezza e chiedo se sia possibile mettersi a scrivere restando fuori ed entrando al termine del lavoro. La risposta è no. Quando il corso comincia, dentro ci sono altri giornalisti (estranei agli equipaggi) con tanto di macchine fotografiche e telecamere. Al termine della sessione – che comprende la simulazione di un abbordaggio e di un arresto – chiedo se ci siano contrarietà al fatto di scriverne. Mi viene detto di no, purché non entri nei dettagli. È accettabile. È la cronaca del primo giorno, con qualche vago riferimento di contesto. Ometto – perché non avrebbe aggiunto nulla – che gli organizzatori abbiano sorpreso un attivista con un sacchetto di McDonald's e abbiano chiesto ai testimoni di cancellare eventuali video. A posteriori, però, mi sembra indicativo del clima generale". Del Vecchio parla di sfiducia "palpabile": "nessuno vuole o può parlare, nessuno può avvicinarsi alle imbarcazioni, nemmeno accompagnato". "Chiedo di assistere a un turno di sorveglianza notturna alla flotta, con la promessa di scriverne solo dopo la partenza, una volta cessate le ragioni di sicurezza. Dopo un sì poco convinto, si passa alla latitanza: nessuno risponde più. Dopo pochi giorni, la mia presenza viene messa in discussione: me ne accorgo perché vengo rimossa dalle chat di gruppo". Dopo qualche insistenza, un membro del 'Direttivo' le spiega la ragione: "aver rivelato 'informazioni sensibili' che avrebbero potuto minare la sicurezza della missione". "Sono incredula. Ottengo di riparlarne a voce con Maria Elena Delia, il giorno dopo, mentre decine di altri cronisti (estranei alla missione) al porto filmano le barche, i kit di Starlink non ancora installati - racconta la cronista - Spiego le esigenze della mia professione. Mi dico consapevole che occorra cautela, ma insisto anche sul fatto che si debba trovare una sintesi. Concordiamo che, da quel momento in poi, ci sarà più dialogo. Penso che la crisi sia rientrata e mi avvio alla prima esercitazione in mare. Poco dopo, mi rincorre un altro attivista, Giuliano. Con lui c'è Simone e una ragazza del Direttivo che non si presenta e dice: 'Non possiamo fidarci di te'. I toni sono accesi. 'Sei una giornalista pericolosa, hai detto al mondo dove si tiene il nostro corso'. Le sfugge un dettaglio: il luogo del training era noto a molti esterni all'organizzazione, a colleghi, a fotografi. Provo a spiegare, ancora, il valore del racconto giornalistico. Ma hanno già preso la loro decisione. 'Sei pericolosa. Il tuo giornale ci ricopre tutti i giorni di m***a'. Ecco il punto. Capisco che potrei parlare per ore: non otterrei nulla. Mi restituiscono il passaporto – ritirato, come farebbe un organo di polizia –, mi cacciano letteralmente fuori dal porto, informandomi che non avrei potuto prendere l'autobus di ritorno insieme con gli altri". "Quando ho accettato di salire a bordo della Flotilla, speravo di poter fare quello che la mia professione comporta: osservare e riferire. Senza addomesticare. Né farsi addomesticare. Non è stato possibile. Eppure, per me resta chiaro che quanto è successo non scalfisce la bontà della missione, l'intento umanitario. Essere espulsa, però, mi ha ricordato una cosa, che riguarda il ruolo del giornalismo: quando uno sguardo viene allontanato, perché non lo si considera 'utile allo scopo', si perde un'occasione. Quella di capire, un po' meglio, il mondo che ci circonda", conclude Del Vecchio. "Comprendo l'amarezza di Francesca Del Vecchio, la giornalista cacciata dalla Flotilla a cui do la mia solidarietà. Si è trattato di un brutto episodio di censura che viola il principio della libertà di stampa, elemento cardine del nostro sistema democratico". Lo ha scritto su X oggi, venerdì 12 settembre, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, commentando la vicenda della reporter del quotidiano La Stampa che ha denunciato di essere stata espulsa dalla Global Sumud Flotilla perché considerata "pericolosa". "Il voler raccontare questa iniziativa spontanea, alla quale partecipano 58 cittadini italiani, è una nobile e coraggiosa scelta professionale. Cacciare una giornalista dalla Flotilla è una scelta in contrasto con la natura stessa dell'iniziativa", ha proseguito il titolare della Farnesina, secondo cui "non si può essere in favore della libertà, della democrazia e del pluralismo solo quando fa comodo". "Diceva Voltaire: 'Non sono d'accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo'. Parole che devono far riflettere tutti coloro che credono nel pensiero unico e che cercano di tappare la bocca o di chiudere il computer a chi la pensa diversamente. Viva la Libertà!", ha concluso Tajani.
(Adnkronos) - "E' l'edizione numero 10, quindi un compleanno a doppia cifra. Siamo davvero cresciuti, abbiamo attraversato 10 anni di trasformazioni. Quando siamo partiti parlare di innovazione digitale significava parlare di temi che oggi sembrano già lontanissimi. Una trasformazione che corre veloce e che cerchiamo ogni anno di attraversare, di affrontare per esserne tutti più consapevoli. Siamo molto felici perché abbiamo raccolto circa 2.500 start-up nel nostro ecosistema in questo decennio di attività". Così Letizia D'Amato, presidente di Digithon, in apertura della decima edizione della maratona digitale, fondata da Francesco Boccia, che ha preso il via a Bisceglie in Puglia, con 100 startup in gara. Tanti gli ospiti di questa edizione. "Si comincia con il presidente della Siae, Salvatore Nastasi, poi abbiamo una grande rappresentanza del team Innovation Center di Intesa Sanpaolo che da sempre affianca Digithon, Confindustria Bari e Bat che darà anche quest'anno il primo premio e che ci affiancherà anche in alcuni dibattiti di queste giornate. Poi abbiamo anche la novità del podcast realizzato da Ey in collaborazione con Digithon, che dietro le quinte scoprirà alcuni retroscena di queste start-up. E sabato sera arriverà il presidente della Camera Lorenzo Fontana a confrontarsi su queste tematiche, poi un grandissimo imprenditore come il presidente del gruppo Unipol, Carlo Cimbri. E poi ci saranno alcuni dei più importanti giornalisti, come l'inviata di guerra Lucia Goracci che dialogherà con Corrado Formigli". E D'Amato ha sottolineato che "al termine di questi tre giorni racconteremo quello che sarà il futuro di Digithon e vi racconteremo anche perché sarà molto importante per il territorio e per il Sud". Soddisfatto anche Beppe Mastrodonato, co-founder di Digithon: "questa edizione, come ogni anno, è molto carica di contenuti, 100 start-up da tutta Italia, da tutti i settori del business. Vediamo anche quest'anno la conferma dell'ia come tema predominante, come vediamo anche noi nelle vite dei nostri giorni, l'ia è dappertutto. Supporta le aziende a crescere, a scalare più velocemente e a realizzare prototipi per controllare le start-up in tempi inimmaginabili qualche anno fa", conclude.
(Adnkronos) - "Acea come operatore infrastrutturale ha l’obbligo di coniugare il passato e la tradizione con l’innovazione e il futuro". Ad affermarlo è Marco Pastorello, Chief Transformation Officer del Gruppo, illustrando al Meeting di Rimini i progetti di digitalizzazione e trasformazione. La società sta sperimentando sia la robotica sia l’intelligenza artificiale. "Con i cani robot e i droni effettuiamo ispezioni preventive, aumentando la sicurezza dei nostri dipendenti. Proprio a luglio abbiamo siglato un importante accordo con l’Istituto Italiano di Tecnologia", ha ricordato Pastorello. L’innovazione per Acea non è solo tecnologia ma anche attenzione alle persone: "In quest’ultimo anno abbiamo incontrato 5.000 dipendenti in tutta Italia, portando la voce dell’azienda anche in Europa, dal World Economic Forum in poi. Non si può parlare di innovazione senza mettere la persona al centro". Tra i benefici concreti della digitalizzazione, Pastorello ha citato "efficienza, perché consente di rilevare e risolvere più rapidamente i guasti, e sicurezza, perché permette di evitare che le nostre squadre si trovino in situazioni di pericolo, grazie all’impiego dei droni nelle ispezioni".