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(Adnkronos) - "Conosco Massimo D’Alema dal lontano 1975. Nel frattempo è passato mezzo secolo. All’epoca lui era il segretario della Fgci, l’organizzazione giovanile del Pci. Due anni dopo io sarei stato eletto segretario del Movimento Giovanile della Dc. In tutti questi anni ci è capitato un’infinità di volte di incrociarci. Più spesso in contrasto. Qualche volta in sintonia. Sempre con rispetto e con una certa curiosità. Un intreccio di politica e di vita che ognuno di noi ha svolto nei modi più diversi. Fino a perdere la consuetudine che oggi magari si affida alle cose che diciamo e che scriviamo. Ma che in qualche modo prosegue un confronto e perfino -a modo nostro- una sorta di amicizia a distanza. D’Alema è la tenacia, io sono la rinuncia. Lui adora la polemica, io faccio più fatica nel conflitto. Lui è stato comunista, e per certi versi lo è rimasto. Io mi considero democristiano anche a distanza di anni dalla fine della Dc. Insomma, se anche per qualche tempo le nostre storie politiche si sono intrecciate, sono molto più le differenze a parlare di noi. Differenze di cui credo siamo orgogliosi, tutti e due. Quando l’ho visto in quel di Pechino, nei giorni scorsi, mi sono trovato, letteralmente, all’altro capo del mondo. E quando ho letto due sue dense interviste, a Fabio Martini e ad Aldo Cazzullo, ho provato il brivido antico della distanza politica che ci separa. Una distanza a cui credo che siamo affezionati tutti e due. Occidentali, certo. Ma con un’idea di Occidente assai diversa. D’altra parte la storia non è mai acqua che passa sulla pancia delle anatre, come diceva Keynes. Essa fa parte del futuro quanto e più di tutti i progetti che coviamo nel nostro animo cercando di avvicinarci a quel traguardo che resta sempre così lontano dalle nostre immaginazioni. E però, da avversario antico, mi viene da dire: la politica è così, e proprio questo è il bello. E’ la tenacia con cui si resta legati a se stessi, alle proprie convinzioni. E’ la capacità di affermare un punto di vista che suona impopolare e risulta quasi sempre assai meno conveniente della facile resa al conformismo. E’ il carattere di chi resta se stesso anche quando sarebbe prudente mimetizzarsi. E’ quel tanto di coerenza che unisce il come eravamo e quello che nel frattempo siamo diventati. Figure di altre stagioni, che appaiono desuete. Credo anche a noi stessi -almeno qualche volta. Così oggi mi viene di criticarlo in nome di una geopolitica che ci divide. E anche di una storia così lungamente diversa. Ma poi mi dico che è proprio la rivendicazione che ognuno di noi fa della propria storia a dar conto di un mondo e di una generazione. La nostra è stata forse l’ultima generazione che è cresciuta dentro un sistema politico che ancora faceva scuola. Dove ci insegnavano a tenere il punto, a non inseguire le mode più di tanto, a collegare idealmente il passato di cui eravamo eredi e il futuro che ci illudevamo di padroneggiare. Siamo stati figli di partito -sia pure di partiti che non esistono più. Il tempo che è passato -tanto, forse troppo- non ci consente grandi illusioni. Il mondo è un altro, e altri ne sono i protagonisti. Ma se c’è un dovere a cui la nostra generazione è tenuta è proprio quello di evitare travestimenti. Per discutibili che siano le storie che abbiamo alle spalle, per discutibilissimi che siamo noi, ciascuno di noi, per quanti errori si siano commessi e per quanti dissensi anche aspri ci portiamo dietro, noi siamo quella storia lì. Lo siamo testardamente, mi viene da dire. Lo siamo portandoci dietro un retaggio che è forse la parte più importante di noi. La tenacia con cui D’Alema resta tale merita rispetto. Non si traveste, non compiace. E’ ostico, ostinato. E autentico. Non è cosa da poco. Anche per quanti, come me, si trovano agli antipodi di molti dei suoi pensieri di ieri e di oggi". (di Marco Follini)
(Adnkronos) - Un provvedimento che "tiene la barra dritta" sulla strada della sostenibilità dei conti pubblici, ma alla quale manca "la visione" per sostenere la crescita e gli investimenti. E' in sintesi il giudizio di Marco Granelli, presidente di Confartigianato Imprese, intervistato da Adnkronos/Labitalia, sulla manovra economica del governo. Manovra, che ricorda Granelli, arriva in un periodo non semplice per le pmi artigiane, strette tra caro energia, ricambio generazionale e il 'peso' degli effetti dei dazi Usa sull'export. Confartigianato è la maggiore Confederazione italiana dell’artigianato e delle piccole imprese che associa 700.000 imprenditori organizzati in 103 associazioni territoriali (con 1.201 sedi in tutta Italia), e 21 federazioni regionali. Presidente Granelli, come giudicate la manovra economica del governo? Ci sono gli interventi necessari per le imprese che rappresentate? Quali gli aspetti positivi e quali quelli da migliorare? Cosa avete chiesto al Governo? "La nostra valutazione sulla manovra economica è articolata, con luci e ombre. Riconosciamo al Governo la volontà di mantenere la barra dritta sulla sostenibilità dei conti pubblici, perseguendo in modo coerente gli obiettivi di riduzione del deficit e del debito. In un contesto internazionale segnato da incertezza e instabilità, la prudenza in finanza pubblica è certamente un valore, perché serve a fronteggiare eventuali nuove turbolenze. Tuttavia, ciò che manca è una visione più efficace sull’impiego delle risorse per sostenere la crescita e gli investimenti, in particolare quelli delle micro e piccole imprese che rappresentano l’ossatura del nostro sistema produttivo. Apprezziamo l’intervento sull’Irpef, gli incentivi alle assunzioni e le misure di detassazione del lavoro. Tuttavia, abbiamo espresso perplessità sull’imposta al 5% per gli incrementi retributivi dei rinnovi contrattuali del 2025 e 2026: una misura che rischia di introdurre disparità di trattamento, oltre a essere di entità piuttosto limitata". Giudicate positivamente quanto messo in campo a sostegno degli investimenti delle aziende? "Sui sostegni agli investimenti, la manovra cerca di razionalizzare il sistema di agevolazioni ma non risolve il nodo cruciale dell’accesso per micro e piccole imprese. Il ritorno al super-ammortamento, in sostituzione del credito d’imposta, riduce di circa il 40% la platea delle imprese artigiane beneficiarie, differendo i vantaggi e aumentando la burocrazia. Giudichiamo positivamente il rifinanziamento della Zes Unica, anche se riteniamo incomprensibile l’esclusione degli investimenti inferiori a 200mila euro, e valutiamo favorevolmente anche il rifinanziamento della Nuova Sabatini. Invece, desta preoccupazione la restrizione al sistema delle compensazioni fiscali, che rischia di mettere in difficoltà le tante piccole imprese con crediti fiscali maturati grazie a investimenti o allo sconto in fattura. Bene la conferma della detrazione al 50% per la riqualificazione degli immobili, ma chiediamo che questa misura venga resa stabile per almeno un triennio. Accogliamo con favore anche il rinvio della sugar e plastic tax, mentre siamo contrari all’aumento dell’accisa sul gasolio, che penalizza soprattutto i veicoli sotto le 7,5 tonnellate, tipici del trasporto artigiano. Infine, chiediamo che la legge di bilancio istituisca un fondo per facilitare l’accesso al credito delle micro e piccole imprese, valorizzando il ruolo dei Confidi. Sottolineiamo anche la necessità di misure per fronteggiare il caro energia e sostenere il passaggio generazionale nelle aziende". Dal vostro Osservatorio qual è lo stato di salute delle imprese che state registrando? Quali le difficoltà maggiori? Quali i settori che stanno performando meglio e quelli che invece stanno incontrando più problemi? "Le nostre imprese stanno dimostrando una straordinaria capacità di resilienza, ma la situazione resta complessa. Negli ultimi anni, nonostante guerre, inflazione e caro energia, il Pil italiano è cresciuto in media del 2,1% tra il 2021 e il 2024, mezzo punto in più della media europea. Le micro e piccole imprese continuano a trainare l’economia con 64 miliardi di euro di export diretto nei settori chiave del made in Italy - alimentare, moda, legno-arredo, metalli, gioielleria e occhialeria - rappresentando l’8% del PIL nazionale. L’occupazione cresce: +329 mila posti nell’ultimo anno, +2,2% tra le micro e piccole imprese, e +8,9% quella giovanile dal 2021 al 2025, il doppio rispetto alla media europea. Anche la trasformazione digitale procede con convinzione: il 66,8% delle imprese con dipendenti ha investito in innovazione, e quasi 182mila aziende sono pioniere nell’uso dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, accanto a questi segnali positivi, emergono criticità strutturali. Il 42,9% di pressione fiscale, il 47,1% di cuneo sul lavoro, il costo dell’energia più alto del 22,5% rispetto alla media Ue e l’eccessiva burocrazia - che ostacola il 74% degli imprenditori - pesano fortemente sulla competitività. Il caro energia, in particolare, ha comportato per le nostre imprese un aggravio di oltre 1,6 miliardi di euro rispetto ai competitor europei. Preoccupa anche il ricambio generazionale: quasi un terzo delle imprese artigiane è in condizione di criticità perché guidata da imprenditori con un’età media di oltre 50 anni. Inoltre, la stretta sul credito e i costi finanziari in crescita rischiano di frenare ulteriormente gli investimenti". Alla luce di queste valutazioni cosa chiedete al governo? "L'artigianato e le piccole imprese stanno reagendo con forza, ma servono politiche più mirate per alleggerire il carico fiscale, ridurre i costi energetici, snellire la burocrazia e sostenere concretamente la nuova imprenditorialità giovanile. Le nostre imprese artigiane sono il motore dell’Italia reale. Chiediamo che la politica economica le metta davvero al centro, con misure semplici, accessibili e stabili nel tempo. Solo così potremo garantire sviluppo, occupazione e coesione sociale nei territori". Come stanno impattando i dazi Usa sulle imprese artigiane del made in Italy? Quali settori stanno registrando effetti più negativi sull’export? Le imprese stanno cercando già mercati alternativi? E quali? "I dazi statunitensi stanno producendo effetti significativi e preoccupanti sul nostro export. Le nostre stime indicano una perdita media dello 0,4% del pil nel biennio 2026-2027, con un crollo del 22% delle esportazioni verso gli Stati Uniti negli ultimi mesi. Parallelamente, assistiamo a un boom dell’import dalla Cina, +24,5% nei primi otto mesi del 2025, con picchi del +43,7% per gli autoveicoli. L’Italia, purtroppo, è l’epicentro della crisi europea dell’automotive, con una caduta della produzione del 15,2%, ben più marcata del -2,7% medio dell’Ue. Le nostre imprese stanno reagendo con pragmatismo, cercando di diversificare i mercati di sbocco. Stiamo osservando un aumento dell’export verso i 26 mercati più dinamici, per un valore di 19,7 miliardi di euro. Si rafforzano le relazioni commerciali con l’Asia orientale, il Medio Oriente, l’America Latina e alcuni Paesi dell’Africa subsahariana, dove cresce la domanda per prodotti di qualità e manifattura artigiana. Al Governo chiediamo di accompagnare questa diversificazione dei mercati, sostenere le imprese nell’internazionalizzazione e difendere il valore del made in Italy, che resta sinonimo di eccellenza, creatività e saper fare". (di Fabio Paluccio)
(Adnkronos) - L'Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po è presente alla 28esima edizione di Ecomondo, organizzata a Rimini da Ieg-Italian Exhibition Group dal 4 al 7 novembre, con un programma d'incontri in cui relatori d'alto profilo affrontano i temi della sicurezza del territorio alla luce dei cambiamenti climatici, delle prospettive delle acque sotterranee e del rapporto tra biodiversità e agricoltura. Nel focus di approfondimento 'Nuove strategie di pianificazione per la sicurezza del territorio come misura di adattamento climatico' (5 novembre) sono stati illustrati alcuni casi studio e proposte concrete per rendere il territorio più resiliente ai fenomeni estremi. Al centro del secondo appuntamento l’analisi del mutamento del clima nei periodi di scarsità idrica e di come la disponibilità di acqua di falda potrebbe contribuire al mantenimento dell'equilibrio ecologico ed essere una fornitura utile integrativa per le esigenze del mondo agricolo (6 novembre). Nel pomeriggio di oggi una sessione di lavori sul tema 'Biodiversità e Agricoltura: un’alleanza possibile?'. A seguire un ulteriore approfondimento con la Tavola rotonda 'Agire insieme per la biodiversità: quali strumenti, quali patti, quali alleanze?'.