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(Adnkronos) - "Belva tra le Belve", Francesca Fagnani è "prontissima" a tornare da martedì 22 aprile nel prime time di Rai2 con 'Belve', il format da lei inventato che è diventato uno dei casi di maggior successo, tra i programmi di nuova generazione. Alla vigilia di questa nuova edizione, in cui sperimenterà uno spin off Crime, 'Belve Crime' appunto, la giornalista-conduttrice si racconta in un'intervista all'Adnkronos, tra confessioni ironiche, sorprese politiche, desideri musicali, tv del futuro e incubi ricorrenti ("le scale di Sanremo"). In questi 7 anni al cospetto delle Belve, ti sei sentita più domatrice del circo o più una appassionata naturalista alla David Attenborough? "Direi Attenborough al circo", ride. Martedì inizia la 12ma edizione del programma. "Sì ma è il sesto anno. Questa cosa di contare le edizioni, facendo io cinque puntate in autunno e cinque in primavera, fa risultare le Belve più vecchie di quello che sono". Qual è stata finora la belva più feroce che hai incontrato? "Ribadisco sempre che per me la definizione di Belva non è negativa, le mie Belve sono quelle persone che hanno il coraggio di essere se stesse, mai gregarie. Ma se parliamo di ferocia, forse tra le Belve intervistate quelle che si sono mosse nell'ambiente in cui è richiesta più ferocia sono le donne di camorra, come Cristina Pinto o Anna Carrino". La Belva più spiazzante al livello giornalistico, da cui temevi risposte intemperanti e invece hai ricevuto le fusa? "Due politici, Ignazio La Russa e Matteo Renzi". Di fronte a 11 edizioni di inviti, qual è il no a Belve che ti ha fatto più soffrire? "Soffrire nessuno, io non soffro per un rifiuto. Tanto prima o poi ci cascano tutti", sorride. E il sì che ti ha fatto pentire? "Ce ne sono un paio, ma non sarebbe giusto fare i nomi. Qualcuno potrebbe rimanerci male". Questa edizione parte con Sabrina Impacciatore, Nathalie Guetta e Marcel Jacobs. "Vedrete, ognuno di loro svelerà degli aspetti sorprendenti. La Impacciatore mi ha fatto morire dal ridere. Nathalie alterna momenti di grande divertimento ad una malinconia che non mi aspettavo. Jacobs, oltre alle imprese sportive, ha una storia pazzesca". Nello studio di Belve, per questa edizione, ci sarà la presenza fissa di Serena Brancale. Che farà e perché hai scelto lei? "La verità è che l'avrei voluta invitare sullo sgabello, poi ho pensato che sarebbe stato bello averla in tutte le puntate. Così ci porterà delle interpretazioni di brani bellissimi, rivisitati alla sua maniera. L'ho voluta perché anche lei è una Belva, ha una forte personalità ed è arrivata a Sanremo pur non appartenendo al solito circoletto. È una battitrice libera, che non si è piegata alle mode". Hai detto che il tuo sogno internazionale sarebbe Angela Merkel e quello italiano Maria De Filippi. Qual è il terzo gradino del podio dei desideri? "Ti dico una donna e un uomo: Laura Pausini e Tiziano Ferro". C'è un personaggio che avresti voluto intervistare a Belve ma non hai fatto in tempo perché se n'è andato prima? "Anche qui te ne dico due: Raffaella Carrà e Franca Valeri". È risaputo che prepari meticolosamente le tue interviste, che vuoi sapere tutto sui tuoi interlocutori per poter anche improvvisare all'occorrenza. Ma è vera questa cosa delle 85 domande? Non meno di 85, non più di 106. "Non meno di 85 è vero. Quando sono andata a contarle non erano mai meno. Ma 106 erano quelle preparate per Jacobs. Poi quasi mai le faccio tutte, perché dipende anche dalla lunghezza delle risposte. Ma mi è capitato anche di prepararne più di 110". Cosa ti affascina di più delle vite degli altri? "Le ombre". Guardando alle edizioni andate in onda finora, cos'è che attira di più il pubblico? La storia di un successo, la storia della caduta di un personaggio di successo o la storia di un successo riconquistato dopo una caduta? "Io penso le cadute, i fallimenti, che vengono tutti in qualche modo perdonati. Belve lo considero un po' il tempio dell'imperfezione, dove le cadute vengono metabolizzate e perdonate molto più che i complimenti o la rivendicazione dei successi. Non per uno sguardo sadico di chi gode delle disgrazie ma perché gli spettatori si riconoscono nelle fragilità ed empatizzano di più". Belve è un format di successo, che ti sei scritta e cucita addosso. "Sì, poi il titolo me l'ha suggerito Irene Ghergo, quando le ho detto: peccato che esistono già Le Iene". Se un giorno decidessi di dedicarti a un'altra creatura televisiva, pensi che Belve potrebbe sopravvivere cambiando conduzione? "Potrebbe sopravvivere solo se il nuovo conduttore o conduttrice imprimesse la propria visione, quale che sia". Chi ci vedresti bene? "Questo non me lo chiedere, non sono pronta. Non riesco a visualizzarlo senza di me", ride. Al successo di Belve ha contribuito anche il fatto che tu abbia saputo costruire anche un'efficace comunicazione intorno al programma, tra anticipazioni e utilizzo dei social network. "La comunicazione è importantissima ma se non c'è un contenuto da comunicare non vai da nessuna parte". Con questo programma ti sei fatta più amici o più nemici? "Più amici. Senza dubbio. E non lo dico solo per l'affetto del pubblico. Anche gli interlocutori rimangono spesso amici, anche perché quasi sempre ne escono meglio di come entrano". Quando hai capito che Belve si era affermato? "Uno dei segnali è stato sicuramente l'essere passati dal rincorrere gli ospiti ad un numero consistente di candidature. Belve è una vetrina sfidante ma è una vetrina con un pubblico anche giovane, che fa gola a molti". Si dice il peccato ma non il peccatore, dunque non ti chiedo i nomi, ma quante volte la Rai è intervenuta finora per chiederti chiarimenti o modifiche? "Mai. Quando c'è stato un caso, quello dell'ospitata di Fedez bloccata per la contesa che era nata dopo il Concerto del Primo Maggio, io ho espresso sia privatamente che pubblicamente il mio dissenso. Ma davvero non c'è nessuna forma di ingerenza né sugli ospiti né sui contenuti. Io sono anche molto convinta che la libertà uno se la dia. Non si aspetta che la libertà venga concessa dagli altri". E il caso dell'imitazione di Monica Setta? "Nessuno della Rai mi ha chiesto non farla. Sono stata informata che lei non gradiva ma mi è stato anche detto: scegli tu. Poi ho deciso di non farla". Tu hai un compagno che si è guadagnato sul campo il titolo di fuoriclasse del giornalismo televisivo. Ricorri spesso ai suoi consigli? "In realtà non c'è un gran confronto su questo, perché per me la scrittura è un momento di solitudine. Però guardiamo la puntata insieme. Ed abbiamo modi diversissimi di affrontare le interviste. Enrico (Mentana, ndr.), quando le persone si imbarazzano, si imbarazza anche lui. Io non sono così". C'è un po' di sana competizione professionale tra di voi? "Sarei una pazza". Quest'anno inauguri lo spin off 'Belve Crime'. Intervisterai persone con un passato criminale. Ma il format sarà lo stesso? "Non proprio. Per ora sarà una sola puntata, quella che chiuderà questo ciclo. Intervisterò tre o quattro persone". Fuori i nomi. "Non posso perché sto aspettando i permessi, alcune probabilmente dovrò intervistarle in carcere". Il modello è Franca Leosini o rimangono Giovanni Minoli, Michele Santoro e Maurizio Costanzo? "Sono tutti grandi punti di riferimento, per certi versi inarrivabili, da loro ho imparato l'approccio non giudicante. Ma cercherò di trovare una mia via". Dovrai rinunciare al piglio ironico. "Sì anche per rispetto di chi quei crimini li ha subiti. Ma di interviste di cronaca ne ho già fatte anche a Belve. Ho intervistato donne della camorra e ex terroriste come Adriana Faranda. Poi se scappa una battuta, è scappata. Ma, insomma, non la cerco. Nella mia vita mi sono occupata molto di cronaca e di criminalità", dice la giornalista che recentemente ha anche pubblicato il libro 'Mala: Roma criminale'. Hai fatto sette edizioni in seconda serata e ora sei alla quinta in prima serata. La prima serata ti ha costretto a rimodulare il registro? "Il registro no ma la selezione degli ospiti sì. In seconda serata mi potevo permettere dei volti meno popolari". Giunta alla 12ma edizione, a volte pensi che potresti stancarti? "No, per ora no. Però io penso che è sempre un po' il pubblico a scegliere. Se sentissi una stanchezza nei confronti del programma, allora mi porrei il problema". Tu hai lavorato con Minoli e Santoro ma i talk show politici da qualche stagione faticano più che in passato. Ti piacerebbe un giorno cimentarti su questo genere? "Se avessi un'idea originale e forte ci proverei. Ma per ora non è capitato, quindi non mi attrae". E se pensi all'intrattenimento puro o all'infotainment? "Penso che non sono magari una persona giusta per l'intrattenimento puro, perché non vengo da quella formazione. Ma Belve forse è già infotainment". Belve è nato sul nove nel 2018. Mentre tu sei poi approdata alla Rai dal Nove, diversi volti Rai hanno fatto il percorso inverso. Ti senti controcorrente in questo? "No, ma mi sento bene in Rai". Il gruppo Warner Bros Discovery ha provato a riportarti indietro in questi anni? "Se l'avesse fatto non lo direi. Sai, facendo questo mestiere ci si parla sempre. A volte è un po' come il fantacalcio". Allora, fantasticando, facciamo il gioco della torre pensando al futuro. Cosa butti giù dalla torre tra 'Domenica in' e lo show del sabato sera di Rai1? "La risposta è: ma tu mi vuoi morta?", dice scoppiando in una fragorosa risata. "Mai come in quei programmi così seguiti, deve essere soprattutto il pubblico a scegliere. Le tradizioni vanno toccate con garbo". Ultimo fantaquesito: dopo il monologo sul palco dell'Ariston nel 2023, cosa faresti se Carlo Conti ti chiedesse un upgrade e ti chiamasse per co-condurre una o più serate del festival 2026? "Mi sono appena ripresa dalla discesa di quelle scale. Me le sogno ancora la notte...". (di Antonella Nesi)
(Adnkronos) - Nonostante la complessità dello scenario geopolitico internazionale con l’ulteriore elemento di incertezza legato ai recenti dazi, le aziende familiari italiane confermano la crescita e un ruolo di rilevanza a livello globale. Secondo il Global 500 Family business index 2025, l’indice biennale realizzato da EY in collaborazione con Saint Gallen University, che classifica le 500 migliori aziende familiari sulla base dei ricavi, l’Italia è al quarto posto su scala globale e al terzo in Europa per numero di aziende presenti nella top 500. Rispetto all’Indice elaborato da EY nel 2023, i ricavi combinati delle aziende familiari italiane sono cresciuti del 12%, raggiungendo 179 miliardi di dollari nel 2025. “L’analisi del Global 500 Family business index 2025 evidenzia la crescita e la rilevanza delle aziende familiari italiane nel panorama economico globale, posizionando l’Italia al quarto posto dopo Stati Uniti, Germania e Francia. Nonostante le sfide degli ultimi anni e i recenti dazi che hanno introdotto un ulteriore elemento di incertezza, le aziende italiane continuano a dimostrare una forte capacità di adattamento al contesto esterno e crescita, anche grazie ad una gestione attenta ed orientata agli investimenti in tecnologia, ricerca e innovazione. La resilienza e la flessibilità, già dimostrate durante la pandemia, sono ora più che mai qualità cruciali su cui far leva, oltre alla prontezza decisionale. Inoltre, in settori chiave come il consumer products e l’advanced manufacturing, tipici del panorama delle aziende familiari italiane, la focalizzazione sulla qualità del prodotto rappresenta un fattore differenziale che può aiutare ad affrontare l’attuale contesto economico”, ha commentato Massimo Meloni, EY Italy private leader and Italy audit & assurance market leader. Tra i dati principali che emergono dal 500 Global family business, la crescita del numero di aziende del nostro Paese: delle 500 aziende top a livello globale, 22 sono italiane, pari al 4,4% del totale, con 4 nuove entrate nell’indice del 2025, a fronte dell’uscita di due realtà incluse nella precedente analisi. Una crescita che si evidenzia ancora di più dal punto di vista dei ricavi combinati, aumentati da 160 miliardi a 179 miliardi di dollari, pari a circa il 12% in più rispetto all’indagine precedente realizzata nel 2023. Per contro, i ricavi medi delle aziende italiane, 8,1 miliardi di dollari, risultano inferiori sia rispetto alla media europea (16,1 miliardi di dollari) che a quella globale (17,6 miliardi). Un dato fondamentale che contraddistingue le imprese familiari italiane riguarda la loro longevità, infatti, il 36% delle società comprese nel Global 500 Family business index 2025 ha più di un secolo di storia. Circa la distribuzione territoriale, la Lombardia si segnala con 8 società family business nella top 500, mentre a livello di ricavi maggiori, le imprese lombarde e piemontesi contribuiscono per il 58% del totale nazionale. Limitata, invece, la presenza delle aziende familiari del Centro-Sud: solo il 27% delle imprese incluse appartiene a queste regioni, con una contribuzione sui ricavi combinati italiani del 23%, a testimonianza di un tessuto economico-imprenditoriale che in quelle aree del Paese presenta ancora significativi margini di crescita. In quanto al settore di pertinenza, le società familiari nazionali operano in 11 diversi macrosettori, principalmente nel consumer products, circa 23% delle società, seguito dall’advanced manufacturing e dal retail products, ciascuno con il 14%.
(Adnkronos) - Il Giro d’Italia della Csr, l’evento itinerante de Il Salone della Csr e dell’Innovazione sociale, passa da Napoli e si fa vetrina del nuovo volto della città, per raccontare come sta cambiando e come cambierà. L’appuntamento è in programma giovedì 3 aprile alle 9.30 all’Università degli Studi di Napoli Parthenope, in via Generale Parisi 13. Il titolo della tappa è 'La collaborazione pubblico-privato per una nuova idea di città'. Nel corso della mattina verranno presentati progetti innovativi per il futuro della città, oggi al centro di un’importante riqualificazione urbana volta a ripensare i suoi spazi, dagli edifici alle piazze fino alle aree verdi, sia dal punto di vista energetico che da quello della vivibilità. “Per migliorare la vita di chi abita, studia e lavora nelle città è necessario ottimizzare le risorse e creare sempre nuove alleanze tra pubblico e privato - dichiara Rossella Sobrero, del Gruppo promotore del Salone - Una città può diventare più sostenibile se adotta una visione inclusiva, responsabile, condivisa tra i diversi attori sociali”. Ad aprire i lavori della tappa saranno Filomena Buonocore, professore ordinario di organizzazione aziendale dell’Università degli Studi di Napoli Parthenope; Rossella Sobrero, del Gruppo promotore del Salone; Luigi Lepore, Coordinatore del corso di laurea in Management Pubblico e Domenico Salvatore, Coordinatore del corso di laurea Economia Aziendale e Green Economy Università degli Studi Suor Orsola Benincasa. Entrambi gli atenei collaborano alla realizzazione della tappa, il cui programma è consultabile online sul sito del Salone dove è anche possibile iscriversi per partecipare. La parte centrale della tappa di Napoli del Giro d’Italia della Csr, coordinata da Filomena Buonocore e da Rossella Sobrero, riguarda i progetti innovativi in atto sul territorio. Uno di questi è 'La bella piazza', un progetto di co-gestione degli spazi pubblici avviato nel capoluogo partenopeo alcuni mesi fa con l’obiettivo di trasformare piazza Garibaldi, una delle principali piazze della città, in un luogo accogliente e inclusivo. L’iniziativa, partita dall’associazione Est(ra)Moenia che ha creato un’ampia alleanza tra cooperative sociali e associazioni, prevede l’affido all’Ats degli 8 chioschi che insistono nella piazza per realizzare iniziative sociali e commerciali, un servizio giornaliero di spazzamento e svuotamento cestini, la manutenzione del verde e delle aree giochi e sportive. E poi ancora l’istituzione di una Portineria di Quartiere, un presidio sociale di prossimità, ma anche eventi culturali, percorsi di animazione socioeducativa e altre attività per cercare di coinvolgere un pubblico sempre più ampio di persone. Oltre al Comune di Napoli sono coinvolti altri 40 soggetti pubblici e privati, che hanno dato vita a una forma innovativa di partenariato replicabile anche in altre zone di Napoli e in altre città italiane. Anche i Quartieri Spagnoli, altro luogo-simbolo di Napoli, sono al centro di un progetto di riqualificazione urbana che verrà presentato durante la giornata da parte di Foqus - Fondazione Quartieri Spagnoli, che all’interno dell’ex monastero cinquecentesco di Montecalvario, restaurato e rifunzionalizzato, ha realizzato un nido, scuole d’infanzia, primarie e secondarie, oltre a ospitare un centro di abilitazione rivolto a bambini, ragazzi, giovani con disabilità e alle loro famiglie e ad accogliere enti di formazione, imprese e attività produttive che hanno innescato un profondo processo di cambiamento di uno dei quartieri più difficili d’Europa. Il futuro di Napoli non ruota solo attorno alla riqualificazione urbanistica, ma anche all’applicazione delle nuove tecnologie al servizio della collettività. È il caso della convergenza tra droni, mobilità aerea urbana e logistica intelligente, che presto potrebbe trasformare Napoli in una delle città capaci di riscrivere il proprio futuro attraverso il volo. Anche in questo caso, i partenariati pubblico-privati (Ppp) sono la leva strategica scelta per accelerare le sperimentazioni e definire regole condivise. Le pubbliche amministrazioni, infatti, possono abilitare il cambiamento mettendo a disposizione infrastrutture, spazi urbani e strumenti normativi, mentre il settore privato porta competenze tecnologiche, capitale e capacità operativa. In questo modo, nel breve periodo, Napoli potrebbe avere un servizio di delivery medicale con droni in aree remote, test in zone a traffico limitato, controllo di infrastrutture critiche, attività di 'drone detection'. Il modello dei Ppp rappresenta un valore aggiunto, portato alla tappa partenopea del Giro anche dall’esempio della Cte - Casa delle Tecnologie Emergenti di Napoli Infiniti Mondi. Si tratta di un ecosistema di innovazione basato su tecnologie chiave come 5G, IoT, Intelligenza Artificiale, Blockchain e Realtà Aumentata/Virtuale. Questo progetto, guidato dal Comune di Napoli con il supporto di diversi partner, punta a creare sinergie tra istituzioni, imprese e cittadini per un futuro sostenibile e inclusivo. L'intervento si propone anche di esplorare il contributo delle tecnologie emergenti alla trasformazione sociale e alla competitività territoriale. La buona riuscita di qualsiasi processo di rigenerazione urbana passa anche dall'aumento di capitale culturale e ambientale. È il caso della rigenerazione che Officina Keller, fondata dall’architetto Antonio Giuseppe Martiniello, ha pensato per il Complesso Monumentale di Santa Caterina a Formiello in Porta Capuana. Il progetto pilota, che ha coinvolto principalmente l'ex Lanificio del Complesso, non ha riguardato solo il restauro, bensì ha tenuto in considerazione quanto la vita e la conservazione di un luogo dipendano fortemente dalle relazioni che lo abitano. Il Chiostro Piccolo dell'ex Lanificio è diventato così uno spazio espositivo, un laboratorio di cucina e un luogo di confronto tra artisti, associazioni e operatori locali. La stessa Officina Keller ha scelto di risiedere nel sottotetto di uno dei bracci del chiostro. Qui, oggi, giovani designer si interfacciano con artigiani, vecchi modi di produrre si confrontano con le nuove tecnologie, artisti contemporanei mettono a disposizione il loro sapere per attività sociali, grazie al lavoro di artisti e associazioni uniti da un importante obiettivo comune: la rigenerazione culturale della città. La rigenerazione culturale viene portata avanti con impegno anche dall’associazione Afc, American Friends of Capodimonte, una Fondazione di diritto americano costituita da industriali statunitensi amanti dell’arte e resa celebre in passato per la presidenza del direttore Riccardo Muti. L’attuale presidente onorario, Giovanni Lombardi, è il fondatore della prima 'sustaintech' in Italia, la Tecno Group, e nel 2021 ha lanciato in Borsa il Polo della Sostenibilità. Un esempio di imprenditoria illuminata, premiato nel 2021 dall’Università Bocconi per il suo mecenatismo, che ha regalato alla Questura di Napoli la stazione investigativa più innovativa d’Italia, finanziato la mostra 'Napoli a Parigi' al Louvre e donato alla città la Coppa Flora di Vincenzo Gemito e il ritratto di Carlo III di Borbone. Ad animare il confronto sui progetti, sulle sinergie e sulle ricondivisioni future di questi esempi saranno Maria Grazia Falciatore, capo di Gabinetto del Comune di Napoli; Giovanni Lombardi, presidente Tecno Group; Mariangela Contursi, direttore generale Spici - Società per l’Innovazione, la Cooperazione e l’Internazionalizzazione; Elena de Filippo, presidente Dedalus Cooperativa Sociale; Angelo Giuliana, direttore generale MediTech Competence Center; Felice Catapano, Director of Strategy Enav Group; Renato Quaglia, direttore generale Foqus Fondazione Quartieri Spagnoli e Antonio Martiniello, fondatore Officina Keller. A concludere la tappa di Napoli sarà Marco Esposito, professore ordinario Diritto del lavoro Università degli Studi di Napoli Parthenope. Il Giro d’Italia della Csr continua: il prossimo appuntamento è a Roma il 14 aprile 2025.