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(Adnkronos) - Nell’inchiesta sul delitto di Garlasco, secondo le ricostruzioni degli inquirenti ci sarebbe una nuova impronta: quella di una scarpa insanguinata in cima alle scale dove fu ritrovato il corpo di Chiara Poggi e sarebbe compatibile con la traccia 33 lasciata sul muro dall’assassino. A riferirlo è il Tg1 nell’edizione delle 20.
(Adnkronos) - “I giovani non chiedono un ascolto simbolico, ma di partecipare alle scelte. La co-programmazione è lo strumento che consente loro di incidere davvero sulle politiche che li riguardano”. Lo afferma Francesco Piemonte, presidente di Moby Dick Ets, ente capofila del progetto nazionale ‘Co-programmare con i giovani’, presentato nel meeting di rilevanza nazionale in corso a Salerno, dedicato al rapporto tra istituzioni, Terzo Settore e nuove generazioni. Piemonte richiama il Codice del Terzo Settore e in particolare l’articolo 55, che dal 2017 introduce la co-programmazione e la co-progettazione come modalità strutturali di collaborazione tra enti del Terzo Settore e Pubblica Amministrazione. “È un’occasione unica – spiega – per lavorare al fianco delle istituzioni. La nostra è anche una sfida, forse una provocazione, perché la co-programmazione con i giovani non è formalmente prevista dalla legge. Ma noi vogliamo dare loro voce, attraverso il Terzo Settore, nei processi decisionali della Pubblica Amministrazione”. Il progetto prevede un percorso partecipativo diretto che coinvolgerà l’intero territorio nazionale nel corso del 2026. Ogni tappa interesserà due regioni e vedrà giovani amministratori, enti del Terzo Settore e rappresentanti istituzionali dialogare alla pari per individuare i bisogni reali delle nuove generazioni nei diversi contesti territoriali. “Dalle proposte che emergeranno – sottolinea Piemonte – lavoreremo per individuare un fil rouge nazionale, capace di unire le istanze dei territori in un unico programma da sottoporre al Governo, non solo in termini di risorse, ma soprattutto di idee”. Secondo il presidente di Moby Dick Ets, le politiche giovanili hanno assunto negli ultimi anni una centralità crescente, emancipandosi progressivamente dalla più ampia area delle politiche sociali. “Lavorare sulle politiche giovanili – osserva – significa lavorare sull’impatto generazionale. Le politiche si fanno per le persone che saranno cittadini domani e che lo saranno per molti anni. È naturale che questo tema diventi centrale nell’agenda pubblica”. In questo quadro, Piemonte evidenzia l’evoluzione del ruolo degli assessorati alle politiche giovanili. “Fino a qualche anno fa era impensabile avere deleghe dedicate. Oggi non solo esistono, ma si sta iniziando a immaginare assessorati più forti e centrali, capaci di fare da anello di congiunzione tra le diverse deleghe, coordinando l’azione amministrativa e rafforzando l’impatto delle politiche sui territori”. “Il Terzo Settore – conclude – ha una responsabilità precisa: fare da ponte tra istituzioni e giovani, trasformando i bisogni reali in politiche condivise, efficaci e durature. Solo così la partecipazione smette di essere retorica e diventa sostanza”.
(Adnkronos) - Più caldo e, insieme, una riduzione media delle precipitazioni entro la fine del secolo in tutto il bacino del Mediterraneo e in Italia dove questi cambiamenti saranno accompagnati da un marcato incremento della frequenza degli eventi estremi con temporali intensi e alluvioni improvvise soprattutto durante la stagione autunnale sulle Alpi. È quanto emerge da uno studio Enea. “Abbiamo utilizzato proiezioni climatiche regionali ad altissima risoluzione (fino a 5 km) che, come una lente di ingrandimento, ci hanno permesso di conoscere con estrema precisione gli impatti attesi al 2100, soprattutto in relazione agli eventi estremi e ai fenomeni locali - spiega la coordinatrice dello studio Maria Vittoria Struglia, ricercatrice del Laboratorio Enea Modelli e servizi climatici - Le proiezioni climatiche regionali sono uno strumento estremamente utile per stimare in modo più affidabile gli impatti del cambiamento climatico su scala locale. Consentono inoltre di progettare strategie di adattamento mirate, che tengano conto delle specificità territoriali e stagionali”. Il team Enea ha realizzato simulazioni sia per il clima passato (1980-2014), utili a quantificare le variazioni già in atto, sia per il clima futuro (2015-2100), utilizzando tre scenari socioeconomici e climatici di riferimento. Gli scenari spaziano da quelli in cui vengono attuate politiche di sostenibilità ambientale a quelli in cui le politiche di decarbonizzazione non sono centrali nei modelli di sviluppo. Sulla base di queste proiezioni, sono stati stimati gli effetti del cambiamento climatico sulla temperatura superficiale e sulle precipitazioni in Italia. Secondo lo studio, nelle aree montuose si prevede un aumento delle temperature estive con punte fino a +4,5 °C e fino a +3,5 °C in autunno nello scenario a più elevato impatto. Si tratta di un riscaldamento significativo che, in queste zone, non è riprodotto dai modelli globali a bassa risoluzione. Sul fronte delle precipitazioni il clima tenderà a diventare generalmente più secco in tutte le stagioni, in particolare durante l’estate. Tuttavia, nei due scenari più critici, ci si attende un aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi meteorologici estremi soprattutto sull’Italia settentrionale e, in particolare, nelle zone alpine e subalpine. Entrando nel dettaglio delle elaborazioni Enea, alla fine del secolo (2071-2100), in inverno si potrebbe verificare un aumento dell’intensità delle precipitazioni soprattutto nelle Alpi occidentali, a differenza delle Alpi orientali dove si registra una lieve diminuzione; mentre nell’Italia meridionale l’intensità diminuirà, con un calo particolarmente marcato sui rilievi principali della Sicilia. In primavera il quadro è simile a quello invernale, ma con un aumento più diffuso dell’intensità sull’intero arco alpino. In estate viene rilevata una diminuzione generalizzata dell’intensità delle precipitazioni estreme, soprattutto lungo le coste tirreniche. In autunno, nello scenario più severo, infine, si registra un aumento significativo dell’intensità delle piogge estreme su gran parte del territorio italiano, con incrementi più marcati nelle aree in cui gli impatti climatici previsti risultano già più intensi (Nord Italia). La simulazione regionale ad alta risoluzione mostra un cambiamento delle precipitazioni diverso - e in alcune aree persino opposto - rispetto a quanto previsto dal modello globale a bassa risoluzione. “Negli ultimi anni, lo sviluppo di tecnologie sempre più potenti ha reso possibile proiezioni climatiche regionali molto più dettagliate che hanno permesso di valutare gli impatti locali del cambiamento climatico e dei rischi connessi al clima, nonché supportare politiche di adattamento e mitigazione. Questo rappresenta un progresso significativo per la regione mediterranea, un hotspot climatico caratterizzato da una morfologia fortemente eterogenea (un bacino semi-chiuso circondato da rilievi montuosi alti e complessi), che richiede analisi ad alta risoluzione. La regione è infatti particolarmente vulnerabile agli impatti di fenomeni meteorologici estremi su scala locale, che possono influenzare in modo significativo il benessere e l’economia delle comunità locali”, conclude Struglia.