ENTRA NEL NETWORK |
ENTRA NEL NETWORK |
(Adnkronos) - Emergono oggi alcuni retroscena del burrascoso incontro nello Studio Ovale tra Volodymyr Zelensky e il presidente americano Donald Trump. In particolare, secondo quanto riferisce è Barak Ravid su Axios, dopo lo scontro verbale tra i due leader e il vicepresidente Vance, la delegazione di Kiev ha atteso in un'altra stanza per un'ora circa, nella speranza di poter firmare l'accordo sulle terre rare all'origine della sua visita a Washington, e di poter in qualche modo salvare l'intera visita. In programma c'erano anche un pranzo e una conferenza stampa congiunta. Poi è accaduto che il segretario di stato Marco Rubio e il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz "sono usciti dall'Ufficio Ovale, si sono diretti verso il luogo in cui si trovava Zelensky e gli hanno chiesto di andarsene", prosegue citando un alto funzionario della Casa Bianca. Lo stesso funzionario, sottolinea quindi il sito, ha insistito sul fatto che l'incontro burrascoso non era stato premeditato. "Il nostro piano era quello di firmare l'accordo sui minerali, di entrare in questa partnership economica e procedere in direzione della pace", ha detto. Sempre secondo Ravid, il fatto che Zelensky non indossasse un completo al suo arrivo alla Casa Bianca sarebbe stato uno dei fattori - "piccolo ma non insignificante" - di irritazione per il presidente Trump. I consiglieri del presidente Usa avrebbero detto al team di Zelensky in più occasioni che sarebbe stato più rispettoso da parte del presidente ucraino rinunciare al suo abbigliamento militare durante la visita alla Casa Bianca, si legge ancora. Zelensky è arrivato con pantaloni e maglia neri, con il simbolo nazionale ucraino, più formale del solito ma senza completo. "Oggi è elegante", ha commentato ironico Trump quando gli ha stretto la mano al suo arrivo all'ingresso dell'Ala Ovest, un primo riferimento al suo abbigliamento poi riemerso platealmente con la domanda 'Perché non indossa un completo?' del reporter Brian Glenn all'interno dello Studio Ovale durante il burrascoso incontro.
(Adnkronos) - Nel processo di elaborazione di un prodotto, l’utilizzo del software Cad, che ha bisogno di operatori formati in modo professionale, può richiedere fino al 50% del tempo totale; il software, inoltre, richiede un livello elevato di expertise del personale e dunque costi elevati per le aziende. Fino ad oggi, per l’appunto, perché un gruppo di giovani ingegneri under 30, promette di rivoluzionare il settore della progettazione attraverso la startup Neocad, tra le prime al mondo ad associare l’intelligenza artifi ciale generativa al Cad, rendendo il processo di design di prodotti industriali, manufatti ed edifici più veloce, meno costoso per le aziende ed anche più accessibile agli operatori. Un’innovazione che ha portato Neocad a essere selezionata da Zest group tramite il programma Habismart, l’acceleratore dedicato al Proptech e all’edilizia sostenibile della Rete nazionale acceleratori di Cdp venture capital sgr, tra le sei startup più promettenti. Il funzionamento è simile a quanto avviene con l’intelligenza artifi ciale generativa che è alla base di piattaforme popolari come ChatGpt, solo per citare l’esempio più noto. Infatti Neocad permette di realizzare un modello 3D da zero, semplicemente scrivendo su un prompt testuale le caratteristiche desiderate del prodotto - dimensioni, volume e materiale - anziché farle disegnare da zero all’operatore Cad sul software. Una volta ottenuto il modello digitale Cad del prodotto da realizzare, è pronto per essere esportato e in seguito perfezionato nel software Cad di riferimento per la produzione industriale, con un risparmio notevole del tempo di progettazione, fino al 50% che si aggiunge alla riduzione dei costi operativi che possono abbassarsi anche del 30%; non meno importante è la riduzione del margine d’errore umano e del time to market, cioè del tempo tra lo sviluppo del modello digitale e della commercializzazione ultima. Oltre ad abbattere i costi e ridurre i tempi, l’utilizzo di Cad per la modellazione 3D diventa così più intuitiva ed efficiente: "Il futuro della progettazione industriale non è più solo manuale, è generativo. Con Neocad, grazie all'intelligenza artifi ciale trasformiamo istantaneamente le idee in modelli Cad, ridefi nendo i confi ni dell’innovazione e della creatività”, spiega Luca Licciulli, co-founder di Neocad che - insieme ad Alessandro Toia, entrambi under 30 con un background formativo in economia e management - hanno avuto l'intuizione rivoluzionaria di Neocad che hanno potuto sviluppare grazie alla collaborazione ingegneristica del terzo co-founder Ahmed Shahhat. “Qualsiasi prodotto, anche una semplice bottiglietta di acqua, prima di arrivare alla stampa industriale, viene progettata da ingegneri e sviluppatori tramite il Cad, che permette di realizzare l’involucro di stampa, da cui poi nasce il prodotto fi nale”, aggiunge ancora Licciulli. “Con NEocad ottimizziamo e velocizziamo tutto il processo di progettazione sin dalla fase iniziale, quindi dall’ideazione alla generazione, riducendo le tempistiche di lavoro grazie all’applicazione dell’intelligenza artifi ciale. Nonostante la velocità con cui avvengono i cambiamenti in questa fase storica, la tecnologia Cad non si è evoluta con l’IA generativa, per cui la nostra di tecnologia non sostituirà il lavoro e la creatività umana, ma costituirà un aiuto, poiché renderà molto più agili alcuni processi decisivi”, precisa Luca Licciulli. Neocad arriva sul mercato italiano con la formula dell’abbonamento su cloud, adatta sia alle esigenze del libero professionista che alla grande azienda, in particolare del manifatturiero industriale e del settore edile, permettendo quindi a qualsiasi utente di accedere ad una piattaforma Ready-to-use, dove si possono sottoscrivere tre pacchetti, con altrettante differenti versioni del Cad.
(Adnkronos) - Il Giro d’Italia della CSR, l’evento itinerante de Il Salone della CSR e dell'innovazione sociale, riparte con l’edizione targata 2025, sempre con l’obiettivo di valorizzare le esperienze concrete di imprese e territori, promuovere la cultura della sostenibilità e stimolare un’emulazione virtuosa. Quest’anno sono al momento cinque le tappe in programma, scelte per offrire a esperti e organizzazioni la possibilità di confrontarsi e di approfondire alcune delle principali tematiche della sostenibilità. La prima tappa, andata in scena al DumBO di Bologna e organizzata in collaborazione con Impronta Etica e SCS Consulting, è stata gestita con un format laboratoriale: i partecipanti, appartenenti sia al mondo delle imprese che al terzo settore e alla pubblica amministrazione, sono stati suddivisi in sei gruppi di lavoro con l’obiettivo di confrontarsi e proporre soluzioni concrete su tre diversi aspetti dello sviluppo sostenibile, ma accomunati da un obiettivo: tessere reti per realizzare il cambiamento. L’argomento rientra nel solco più ampio del tema pensato per la tredicesima edizione del Salone nazionale, in programma a Milano in Università Bocconi l’8, 9, 10 ottobre 2025, dal titolo “Creare futuri di valore”. Come si legge in una nota, "la costruzione del programma delle tappe del Giro d’Italia della CSR e dell’edizione nazionale è frutto del dialogo con esperti, accademici, operatori di diversi settori e ha l’obiettivo di coinvolgere gli stakeholder, registrare i cambiamenti in corso, comprendere le esigenze vecchie e nuove delle persone e delle organizzazioni". "Nessuna organizzazione può essere un sistema chiuso – commenta Rossella Sobrero, del Gruppo promotore del Salone – ma deve saper gestire la relazione con altri attori sociali: solo grazie alla capacità di dialogare e confrontarsi si creano reti capaci di condividere le azioni da mettere in campo per generare un impatto positivo per le comunità e i territori”. Ad aprire i lavori sono stati Giuseppina Gualtieri, Presidente di Impronta Etica, Anna Lisa Balestra, Head of Area People & Change Management e Director Reti e Sistemi di Impresa SCS Consulting e Irene Priolo, Assessora all’Ambiente, Programmazione territoriale, Mobilità e Trasporti, Infrastrutture della Regione Emilia-Romagna. Prima delle attività dei gruppi si è svolto un dibattito sul tema del futuro sostenibile. Al centro della conversazione, il tema dell’etica e del valore pubblico, frutto della contaminazione di approcci tra imprese e PA, all’insegna della reciprocità e della cross fertilisation. Al centro del primo tavolo di lavoro della tappa di Bologna ci sono state le crisi climatiche e ambientali, che segnano in modo sempre più stringente il contesto in cui viviamo. Proprio l’Emilia-Romagna, secondo quanto segnalato dall’Osservatorio Città Clima di Legambiente, nel 2024 è stata la regione italiana maggiormente colpita dai danni legati al cambiamento climatico. Per far fronte a queste emergenze, la Regione ha presentato un progetto infrastrutturale per la realizzazione di 111 opere strategiche. Ma un vero cambiamento di rotta è possibile solo strutturando soluzioni sistemiche e collettive, capaci di creare un effetto di contaminazione rivolto ad altre iniziative e percorsi. Nella identificazione di iniziative sinergiche nel territorio sono stati citati diversi interventi, come la co-progettazione e la realizzazione di impianti di biometano e la collocazione di arnie per la misurazione degli impatti ambientali attraverso indicatori di biodiversità. È emersa inoltre la necessità di ampliare i progetti di rinaturalizzazione delle città per limitare i danni derivati dagli eventi climatici estremi. Anche dal punto di vista della gestione idrica, fare rete risulta fondamentale: l’esempio virtuoso è quello del Patto per l’acqua, l’impegno assunto da Impronta Etica e da 15 imprese socie per intraprendere azioni destinate a una migliore gestione dell’acqua, dall’ottimizzazione di consumi e prelievi idrici fino alla gestione dei rischi. “Pur in un contesto difficile, è importante l’impegno delle aziende verso obiettivi e percorsi di sostenibilità anche come fattore di competitività; in questo ambito è fondamentale la collaborazione tra imprese, istituzioni e società civili – ha dichiarato Giuseppina Gualtieri, presidente di Impronta Etica –. Rafforzando le sinergie e costruendo sistemi collaborativi tra diversi soggetti possiamo sviluppare soluzioni sostenibili, innovative e condivise, capaci di generare un impatto concreto sulla comunità. In tale contesto, la tappa bolognese del Salone della CSR rappresenta un’importante occasione per Impronta Etica per riprendere esperienze e evidenze sul ruolo chiave della collaborazione per costruire insieme un futuro più sostenibile e inclusivo.” I partecipanti al tavolo dedicato al lavoro hanno riflettuto sulla complessità e le diverse sfaccettature che questo tema comporta. Quando si parla del lavoro del domani, non si può non affrontare aspetti quali l'inclusione nell'ambiente lavorativo, la gestione del tempo, i nuovi valori e la diversa concezione di lavoro delle generazioni più giovani, la necessità di un nuovo senso di appartenenza all'interno delle organizzazioni. Dai lavori della tappa è emersa la necessità di una governance aziendale sostenibile ed empatica: finché l'impresa non costituirà una governance lungimirante, solida, inclusiva, sostenibile e aperta al dialogo, sarà estremamente difficile riuscire a far fronte a tutte le sfide del futuro e a tramutarle in opportunità. Un processo emerso dalle esperienze dei partecipanti come fortemente strategico in questo campo è quello del “reverse mentoring”. Questa procedura va a sradicare la classica concezione che vede le persone più mature e con più esperienza formare i giovani, ponendo anche le nuove generazioni in una condizione di insegnamento e condivisione della propria visione. Ognuno all'interno dell'organizzazione merita di poter trasmettere ed insegnare qualcosa agli altri, superando logiche gerarchiche di genere, età e diversità di qualsiasi altro tipo. “In SCS siamo convinti che solo attraverso una visione comun e generando una sinergia concreta tra gli attori del settore pubblico e privato si possano costruire soluzioni efficaci e durature per il nostro ecosistema economico e sociale – aggiunge Stefano Dall’Ara, presidente di SCS Consulting –.Per questo, all’interno della nostra società, abbiamo creato anche una specifica direzione reti e sistemi di impresa con l’obiettivo di strutturare e facilitare la costruzione di network capaci di produrre valore condiviso”. Di fronte alla trasformazione digitale che ormai permea ogni ambito delle nostre vite, è indispensabile capire come costruire reti che consentano di affrontare le innovazioni del domani in modo sostenibile. Partendo dalla consapevolezza della necessità di adottare una visione sistemica, capace di includere i diversi aspetti che la spinta all’innovazione porta con sé, dal tavolo di lavoro dedicato sono emersi nodi critici e possibili leve abilitanti. Se da una parte persiste la diffidenza nell’integrazione della tecnologia nei processi e meccanismi di un’organizzazione, una certa quota di rifiuto del cambiamento e un divario digitale all’interno della popolazione aziendale, dall’altra sono state suggerite soluzioni di lungo periodo nell’ascolto attivo e nella diffusione di competenze attraverso la formazione e una comunicazione chiara e trasparente delle possibilità offerte dalla tecnologia. L’obiettivo è quello di garantire una transizione digitale inclusiva, che non lasci indietro nessuno. Il prossimo appuntamento con il Giro d’Italia della CSR è a Gorizia, Capitale europea della Cultura insieme a Nova Gorica, il 24 marzo 2025: si parlerà di futuro e frontiere, sempre nell’ottica della sostenibilità.