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(Adnkronos) - Diagnosticato in provincia di Reggio Emilia, nel Comune di Novellara, un secondo caso di Chikungunya non direttamente correlabile ad altri focolai. Si tratta di un uomo di 75 anni, che ha manifestato febbre e dolori articolari. A renderlo noto la direzione del Servizio di igiene pubblica dell'Azienda Usl reggiana. L'uomo è in buone condizioni di salute e non necessita di assistenza sanitaria e dall’indagine epidemiologica non risulta rientrato da un viaggio all’estero. La Chikungunya è una malattia virale, trasmessa attraverso la puntura della zanzara tigre, caratterizzata da febbre alta, forti dolori articolari e muscolari, mal di testa e eruzione cutanea. Non si trasmette direttamente da uomo a uomo, ma solamente attraverso la puntura di una zanzara infetta. Su indicazione dell’Unità di Crisi Regionale (composta da Regione, Ausl di Reggio Emilia e Comune di Novellara) sono stati avviati gli interventi di disinfestazione straordinaria, così come previsto dal Piano regionale di Sorveglianza e Controllo delle Arbovirosi con l’obiettivo di limitare eventuali nuovi contagi. Il protocollo straordinario di disinfestazione è articolato in tre fasi: trattamento adulticida alle prime luci dell'alba in aree pubbliche per tre giorni consecutivi; trattamenti adulticidi, larvicidi e rimozione dei focolai larvali in aree private (porta a porta); ripetizione del trattamento larvicida nelle tombinature pubbliche. Dall'inizio dell'anno sono 208 i casi confermati di Chikungunya: 41 associati a viaggi all'estero e 167 autoctoni, età mediana 60 anni, 47% di sesso maschile, nessun decesso. Sono stati identificati 4 episodi di trasmissione locale del virus Chikungunya in 2 regioni (Emilia Romagna e Veneto), uno rappresentato da un caso sporadico (evento considerato già chiuso) e 3 da focolai. Lo certifica il nono bollettino della sorveglianza dell'Istituto superiore di sanità (Iss), pubblicato oggi. Il focolaio di maggiori dimensioni, con 133 casi confermati di infezione, tutti sintomatici, è localizzato principalmente in un comune della provincia di Modena. Sono attualmente in corso ulteriori indagini epidemiologiche, precisa l'Iss. Un altro focolaio, di dimensioni più contenute, con 30 casi confermati di infezione, tutti sintomatici, è localizzato in alcuni comuni della provincia di Verona. Anche in questo caso sono in corso ulteriori indagini epidemiologiche. Il terzo focolaio, con 2 casi confermati di infezione, tutti sintomatici, è localizzato in un comune della provincia di Bologna. Anche in questo caso sono in corso ulteriori indagini epidemiologiche.
(Adnkronos) - "Nessuno avrebbe immaginato alcuni anni fa che un giorno gli sceneggiatori a Hollywood avrebbero scioperato ed è successo. Nessuno avrebbe potuto immaginare che alcune piattaforme con sedi basate in paradisi fiscali potessero con un interruttore accendere o spegnere addirittura la musica di un Paese intero. Invece questo può succedere, questa è la degenerazione delle regole legate al governo delle opere d'arte. Perché una canzone è un'opera d'arte, come una bella sceneggiatura, un bel film, un tela, un quadro e noi nell'era pre-digitale eravamo abituati a sapere che c'era sempre un uomo e una donna dietro quell'opera. Oggi si fa fatica a distinguere tra finzione e realtà non solo nella canzone, nel film, ma anche nella composizione, nel libro. E allora è evidente che dobbiamo fissare regole molto chiare non solo per chi costruisce un algoritmo, ma anche per chi ne detiene la proprietà e chi attraverso quell'algoritmo produce un valore che è diverso da quello che veniva prodotto al tempo della società offline". Così, con Adnkronos/Labitalia, Francesco Boccia, fondatore di Digithon, a margine del confronto, nel corso della maratona digitale a Bisceglie, con il presidente della Siae, Salvatore Nastasi, che ha lanciato l'allarme sugli effetti negativi dell'Ia per il diritto d'autore. E per Boccia "questa è una grande sfida, alla quale devono rispondere i Parlamenti. C'è un raccordo molto serio in Europa, ma non basta e penso che la discussione avvenuta qui oggi consegni grandi responsabilità che non hanno un colore politico, qui a Digithon non c'è distinzione, c'è la consapevolezza e la convinzione che le nuove generazioni che interpretano meglio di tutti il funzionamento della società digitale ci chiedono regole del gioco chiare, comprensibili, trasparenti e soprattutto a passo con i tempi. Insomma, non possiamo inseguire i cambiamenti, ma dobbiamo accompagnare", ha concluso.
(Adnkronos) - L’aumento del 5% della superficie alberata in città comporterebbe una riduzione degli inquinanti atmosferici tale da evitare circa 5mila morti premature all’anno. È quanto emerge da uno studio internazionale al quale ha partecipato Enea, condotto in 744 città di 36 Paesi europei, pubblicato su The Lancet Planetary Health e realizzato nell’ambito del progetto europeo Life Airfresh. Inoltre, la ricerca ha evidenziato che si potrebbero evitare fino a 12mila morti all’anno se ogni centro cittadino avesse una copertura arborea di almeno il 30%. “In ambito urbano polveri sottili, biossido di azoto e ozono sono tra gli inquinanti più pericolosi per la nostra salute e per quella degli ecosistemi. Entro il 2050, si stima che circa l’80% della popolazione europea risiederà in contesti urbani, accentuando la rilevanza di queste problematiche - spiega la coordinatrice del progetto per Enea Alessandra De Marco, responsabile del Laboratorio Impatti sul territorio e nei paesi in via di sviluppo - Aumentare la quantità di alberi in città permetterebbe di ottenere benefici simultanei come il miglioramento della qualità dell’aria, la mitigazione dell’effetto isola di calore estiva, la conservazione della biodiversità e, soprattutto, il benessere dei cittadini”. La Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite (Unece) raccomanda l’adozione della strategia del 3-30-300 che consiste nel raggiungimento di tre obiettivi specifici: 3 alberi visibili da ogni casa, scuola o luogo di lavoro, 30% di copertura arborea in ogni quartiere e 300 metri di distanza massima della propria abitazione da un parco o da spazio verde pubblico. Utilizzando un approccio integrato che combina dati ambientali e sanitari a livello europeo su un arco temporale di 20 anni (2000-2019), lo studio ha evidenziato che la copertura arborea media è cresciuta di appena 0,76 punti percentuali e che il 73,5% delle città analizzate ha registrato un incremento del verde. Parallelamente, la mortalità attribuibile all’inquinamento atmosferico è diminuita in media del 3,4%. Nel 2019, 130 città dei 744 centri urbani europei presi in esame (oltre 50 milioni di abitanti, pari a circa il 25% della popolazione di questi centri) avevano una copertura arborea media superiore al 30%. Attualmente, in Italia la copertura vegetale raggiunge il 30% solo a Napoli (32%), mentre a Milano e a Roma arriva, rispettivamente, al 9% e 24%. “Una copertura arborea urbana al 30%, come quella raggiunta da alcune città europee, potrebbe ridurre le morti premature del 9,4% da Pm2,5, del 7,2% da biossido di azoto e del 12,1% da ozono. Al contrario, abbattere la superficie alberata fino ad azzerarla comporterebbe un aumento della mortalità: +19,5% da Pm2,5 (circa 19mila morti premature in più ogni anno), +15% da biossido di azoto (oltre 5.200 in più) e +22,7% da ozono (circa 700 in più)”, sottolinea De Marco. I benefici del verde urbano non si fermano alla qualità dell’aria; gli alberi possono infatti ridurre la temperatura percepita, mitigando l’impatto delle ondate di calore come quella dell’estate 2022 che ha causato circa 62mila morti in Europa (+4%). La Strategia Ue sulla biodiversità al 2030 prevede l’impegno dei Paesi aderenti a piantare almeno 3 miliardi di alberi entro la fine del decennio per portare a un aumento significativo della copertura arborea media nelle città. “Per raggiungere questo obiettivo, i programmi di piantumazione dovrebbero interessare non solo gli spazi pubblici, ma anche, e soprattutto, quelli privati, come cortili residenziali, oltre alle aree periurbane. È fondamentale che urbanisti e amministratori vengano incoraggiati a integrare infrastrutture verdi urbane pensate su misura per i diversi contesti locali. Questo approccio dovrebbe essere accompagnato da politiche di riduzione delle emissioni e da interventi complementari, come i corridoi di aria fredda o i tetti verdi, per massimizzare i benefici in termini di salute pubblica e qualità della vita, con il risultato di città più sostenibili e resilienti ai cambiamenti climatici nel lungo termine”, conclude De Marco.