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(Adnkronos) - Nessun '6' né '5+1' al concorso del Superenalotto di oggi, giovedì 11 settembre. Alla prossima estrazione il jackpot messo a disposizione per il '6' sarà di 50,1 milioni di euro. La schedina minima nel concorso del SuperEnalotto prevede 1 colonna (1 combinazione di 6 numeri). La giocata massima invece comprende 27.132 colonne ed è attuabile con i sistemi a caratura, in cui sono disponibili singole quote per 5 euro, con la partecipazione di un numero elevato di giocatori che hanno diritto a una quota dell'eventuale vincita. In ciascuna schedina, ogni combinazione costa 1 euro. L'opzione per aggiungere il numero Superstar costa 0,50 centesimi. La giocata minima della schedina è 1 colonna che con Superstar costa quindi 1,5 euro. Se si giocano più colonne basta moltiplicare il numero delle colonne per 1,5 per sapere quanto costa complessivamente la giocata. Al SuperEnalotto si vince con punteggi da 2 a 6, passando anche per il 5+. L'entità dei premi è legata anche al jackpot complessivo. In linea di massima: - con 2 numeri indovinati, si vincono orientativamente 5 euro; - con 3 numeri indovinati, si vincono orientativamente 25 euro; - con 4 numeri indovinati, si vincono orientativamente 300 euro; - con 5 numeri indovinati, si vincono orientativamente 32mila euro; - con 5 numeri indovinati + 1 si vincono orientativamente 620mila euro. E' possibile verificare eventuali vincite attraverso l'App del SuperEnalotto. Per controllare eventuali schedine giocate in passato e non verificate, è disponibile on line un archivio con i numeri e i premi delle ultime 30 estrazioni. La combinazione vincente è 03, 09, 11, 35, 65, 74. Numero Jolly: 26. Numero SuperStar: 29
(Adnkronos) - Con i quattro operai morti oggi salgono a 21 le vittime sul lavoro di settembre e Roma si conferma la provincia italiana con più incidenti mortali sul lavoro. "Fino a ieri avevamo avuto 17 morti sul lavoro a settembre, con una media quotidiana di 2,4, leggermente inferiore ai 3 morti al giorno che secondo la 'vulgata' è la media in Italia e rispetto ai 4 registrati finora oggi", spiega Piero Santonastaso, giornalista, ideatore e curatore di 'Morti di lavoro' a Adnkronos/Labitalia. "Ma comunque - continua - c'erano stati già due giorni con 5 vittime, il 1° settembre e il 3 settembre. È chiaro che piano piano con la ripresa delle attività e del lavoro in tutti i settori dopo il periodo estivo e le ferie sono cifre che sono destinate a crescere. Sempre a ieri il mio totale dell'anno era di 761 vittime, con una media di 3,1 al giorno, e quindi leggermente sopra la media. I giorni più 'neri' sono stati l'11 giugno con 12 vittime, il 16 luglio e il 4 agosto con 10". Nel progetto 'Morti di lavoro' partito su Facebook e oggi anche su Instagram racconta e dà conto del fenomeno degli incidenti sul lavoro al di là dei dati ufficiali. "Io uso criteri diversi da quelli dell'Inail, che diffonde i dati a cadenza mensile, sia pure con un mese di ritardo, ma che 'lavora' soltanto sulle denunce ricevute, quindi soltanto per le categorie che sono assicurate Inail. Questo significa che in partenza un quinto della platea dei lavoratori italiani non sarà mai compreso nelle statistiche dell'Inail. L'esempio più clamoroso è quello dei vigili del fuoco, che non sono assicurati Inail, quindi hanno una loro assicurazione a parte", sottolinea Piero Santonastaso. E secondo il giornalista "per il mese di agosto e finora anche per questo mese di settembre io ho riscontrato un rallentamento dell'andamento dei morti sul lavoro, perché agosto si era chiuso con una media quotidiana di 2,5 morti e un totale di 78. La cosa clamorosa è stata invece a a luglio, abbiamo sfiorato i 4 morti al giorno, 3,9, e 3,7 a giugno", aggiunge. "È chiaro che quando si superano le 3 vittime al giorno è un campanello d'allarme che suona perché è una cifra superiore a quella alla quale abbiamo ormai purtroppo abbiamo fatto l'abitudine", continua. E secondo i dati di Santonastaso con la vittima di oggi maglia 'nera' confermata per la Capitale. "Con la vittima di oggi Roma si conferma la provincia italiana con più vittime sul lavoro: 37 nel 2025, al secondo posto c’è Napoli con 32, poi Brescia con 24", conclude.
(Adnkronos) - L’aumento del 5% della superficie alberata in città comporterebbe una riduzione degli inquinanti atmosferici tale da evitare circa 5mila morti premature all’anno. È quanto emerge da uno studio internazionale al quale ha partecipato Enea, condotto in 744 città di 36 Paesi europei, pubblicato su The Lancet Planetary Health e realizzato nell’ambito del progetto europeo Life Airfresh. Inoltre, la ricerca ha evidenziato che si potrebbero evitare fino a 12mila morti all’anno se ogni centro cittadino avesse una copertura arborea di almeno il 30%. “In ambito urbano polveri sottili, biossido di azoto e ozono sono tra gli inquinanti più pericolosi per la nostra salute e per quella degli ecosistemi. Entro il 2050, si stima che circa l’80% della popolazione europea risiederà in contesti urbani, accentuando la rilevanza di queste problematiche - spiega la coordinatrice del progetto per Enea Alessandra De Marco, responsabile del Laboratorio Impatti sul territorio e nei paesi in via di sviluppo - Aumentare la quantità di alberi in città permetterebbe di ottenere benefici simultanei come il miglioramento della qualità dell’aria, la mitigazione dell’effetto isola di calore estiva, la conservazione della biodiversità e, soprattutto, il benessere dei cittadini”. La Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite (Unece) raccomanda l’adozione della strategia del 3-30-300 che consiste nel raggiungimento di tre obiettivi specifici: 3 alberi visibili da ogni casa, scuola o luogo di lavoro, 30% di copertura arborea in ogni quartiere e 300 metri di distanza massima della propria abitazione da un parco o da spazio verde pubblico. Utilizzando un approccio integrato che combina dati ambientali e sanitari a livello europeo su un arco temporale di 20 anni (2000-2019), lo studio ha evidenziato che la copertura arborea media è cresciuta di appena 0,76 punti percentuali e che il 73,5% delle città analizzate ha registrato un incremento del verde. Parallelamente, la mortalità attribuibile all’inquinamento atmosferico è diminuita in media del 3,4%. Nel 2019, 130 città dei 744 centri urbani europei presi in esame (oltre 50 milioni di abitanti, pari a circa il 25% della popolazione di questi centri) avevano una copertura arborea media superiore al 30%. Attualmente, in Italia la copertura vegetale raggiunge il 30% solo a Napoli (32%), mentre a Milano e a Roma arriva, rispettivamente, al 9% e 24%. “Una copertura arborea urbana al 30%, come quella raggiunta da alcune città europee, potrebbe ridurre le morti premature del 9,4% da Pm2,5, del 7,2% da biossido di azoto e del 12,1% da ozono. Al contrario, abbattere la superficie alberata fino ad azzerarla comporterebbe un aumento della mortalità: +19,5% da Pm2,5 (circa 19mila morti premature in più ogni anno), +15% da biossido di azoto (oltre 5.200 in più) e +22,7% da ozono (circa 700 in più)”, sottolinea De Marco. I benefici del verde urbano non si fermano alla qualità dell’aria; gli alberi possono infatti ridurre la temperatura percepita, mitigando l’impatto delle ondate di calore come quella dell’estate 2022 che ha causato circa 62mila morti in Europa (+4%). La Strategia Ue sulla biodiversità al 2030 prevede l’impegno dei Paesi aderenti a piantare almeno 3 miliardi di alberi entro la fine del decennio per portare a un aumento significativo della copertura arborea media nelle città. “Per raggiungere questo obiettivo, i programmi di piantumazione dovrebbero interessare non solo gli spazi pubblici, ma anche, e soprattutto, quelli privati, come cortili residenziali, oltre alle aree periurbane. È fondamentale che urbanisti e amministratori vengano incoraggiati a integrare infrastrutture verdi urbane pensate su misura per i diversi contesti locali. Questo approccio dovrebbe essere accompagnato da politiche di riduzione delle emissioni e da interventi complementari, come i corridoi di aria fredda o i tetti verdi, per massimizzare i benefici in termini di salute pubblica e qualità della vita, con il risultato di città più sostenibili e resilienti ai cambiamenti climatici nel lungo termine”, conclude De Marco.