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(Adnkronos) - Donald Trump ha messo nel mirino, da tempo, un altro nemico: il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell. La notizia di oggi è che non solo vorrebbe cacciarlo ma che è anche già stata avviata una riflessione in questo senso. Il principale consigliere economico della Casa Bianca, Kevin Hassett, ha dichiarato ai giornalisti di voler esaminare "nuove analisi giuridiche" prima di stabilire se sia realmente possibile farlo. Ma, incalzato, ha precisato che "il presidente e il suo team continueranno a studiare la questione". Qual è la colpa del presidente della Fed? Ritardare una decisione che serve a Trump, il taglio dei tassi di interesse. Una critica che il presidente americano sta reiterando spesso, come ha fatto anche durante il confronto con Giorgia Meloni nello Studio Ovale, sostenendo che Powell "fa politica" e che "non sta facendo il suo lavoro". Una bocciatura netta di un uomo che, peraltro, ha nominato lui stesso alla guida della banca centrale americana, nel 2018, durante il suo primo mandato alla Casa Bianca. Anche se già un anno dopo, nel 2019, lo attaccava definendolo "un incapace" e accusandolo di non fare abbastanza per rilanciare l'economia. Il tema centrale riguarda, come spesso accade quando si parla di Trump, una domanda banale: può farlo? Può il presidente degli Stati Uniti 'licenziare' il presidente della Fed? La Federal Reserve è stata ufficialmente creata il 23 dicembre 1913, quando il presidente Woodrow Wilson ha firmato il Federal Reserve Act. La legge che regola il Federal Reserve Act prevede la rimozione del governatore “per giusta causa dal Presidente”. Ma è una possibilità che è stata sempre interpretata come circoscritta ai casi di gravi irregolarità o illegalità. Nel caso di Powell, posto che non ci sono notizie di atti illegali o di gravi irregolarità nell'esercizio del suo mandato, qualsiasi parere legale difficilmente potrebbe discostarsi dalla conclusione che non è possibile rimuovere un governatore per le scelte di politica monetaria che fa, perché non gradite all’amministrazione centrale. Gli attriti tra chi governa e chi gestisce la politica monetaria non sono una novità, né negli Stati Uniti né in Europa. Il Presidente della Bce, Christine Lagarde, è stata duramente criticata da alcuni governi, incluso quello italiano, sia durante la lunga sequenza di rialzi dei tassi sia per la presunta lentezza nella loro discesa. Ma nessuno ha mai pensato che potesse essere rimossa dal suo incarico. Allo stesso modo, non sono di certo mancati gli scontri tra la politica e chi ha la responsabilità di guidare una banca centrale. Guardando all'Italia e alla Banca d'Italia, e allargando il tema del conflitto oltre la politica monetaria, il pensiero va alla lunga battaglia di Giulio Tremonti, da ministro dell'Economia, contro Antonio Fazio, quando era Governatore della Banca d'Italia. Oppure, alla mozione parlamentare dell'allora segretario del Pd Matteo Renzi contro Ignazio Visco, quando era Governatore della Banca d'Italia. La storia ha poi mostrato esiti diversi, con Fazio costretto alla dimissioni dalle vicende giudiziarie che lo hanno coinvolto e Visco confermato per il secondo mandato. (Di Fabio Insenga)
(Adnkronos) - Nonostante la complessità dello scenario geopolitico internazionale con l’ulteriore elemento di incertezza legato ai recenti dazi, le aziende familiari italiane confermano la crescita e un ruolo di rilevanza a livello globale. Secondo il Global 500 Family business index 2025, l’indice biennale realizzato da EY in collaborazione con Saint Gallen University, che classifica le 500 migliori aziende familiari sulla base dei ricavi, l’Italia è al quarto posto su scala globale e al terzo in Europa per numero di aziende presenti nella top 500. Rispetto all’Indice elaborato da EY nel 2023, i ricavi combinati delle aziende familiari italiane sono cresciuti del 12%, raggiungendo 179 miliardi di dollari nel 2025. “L’analisi del Global 500 Family business index 2025 evidenzia la crescita e la rilevanza delle aziende familiari italiane nel panorama economico globale, posizionando l’Italia al quarto posto dopo Stati Uniti, Germania e Francia. Nonostante le sfide degli ultimi anni e i recenti dazi che hanno introdotto un ulteriore elemento di incertezza, le aziende italiane continuano a dimostrare una forte capacità di adattamento al contesto esterno e crescita, anche grazie ad una gestione attenta ed orientata agli investimenti in tecnologia, ricerca e innovazione. La resilienza e la flessibilità, già dimostrate durante la pandemia, sono ora più che mai qualità cruciali su cui far leva, oltre alla prontezza decisionale. Inoltre, in settori chiave come il consumer products e l’advanced manufacturing, tipici del panorama delle aziende familiari italiane, la focalizzazione sulla qualità del prodotto rappresenta un fattore differenziale che può aiutare ad affrontare l’attuale contesto economico”, ha commentato Massimo Meloni, EY Italy private leader and Italy audit & assurance market leader. Tra i dati principali che emergono dal 500 Global family business, la crescita del numero di aziende del nostro Paese: delle 500 aziende top a livello globale, 22 sono italiane, pari al 4,4% del totale, con 4 nuove entrate nell’indice del 2025, a fronte dell’uscita di due realtà incluse nella precedente analisi. Una crescita che si evidenzia ancora di più dal punto di vista dei ricavi combinati, aumentati da 160 miliardi a 179 miliardi di dollari, pari a circa il 12% in più rispetto all’indagine precedente realizzata nel 2023. Per contro, i ricavi medi delle aziende italiane, 8,1 miliardi di dollari, risultano inferiori sia rispetto alla media europea (16,1 miliardi di dollari) che a quella globale (17,6 miliardi). Un dato fondamentale che contraddistingue le imprese familiari italiane riguarda la loro longevità, infatti, il 36% delle società comprese nel Global 500 Family business index 2025 ha più di un secolo di storia. Circa la distribuzione territoriale, la Lombardia si segnala con 8 società family business nella top 500, mentre a livello di ricavi maggiori, le imprese lombarde e piemontesi contribuiscono per il 58% del totale nazionale. Limitata, invece, la presenza delle aziende familiari del Centro-Sud: solo il 27% delle imprese incluse appartiene a queste regioni, con una contribuzione sui ricavi combinati italiani del 23%, a testimonianza di un tessuto economico-imprenditoriale che in quelle aree del Paese presenta ancora significativi margini di crescita. In quanto al settore di pertinenza, le società familiari nazionali operano in 11 diversi macrosettori, principalmente nel consumer products, circa 23% delle società, seguito dall’advanced manufacturing e dal retail products, ciascuno con il 14%.
(Adnkronos) - Gruppo Cap, la green utility che gestisce il servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano, aderisce al Green Energy Day 2025, la giornata nazionale dedicata alla transizione energetica, alle rinnovabili e all’efficienza energetica, organizzata dal Coordinamento Free e promossa da Legambiente, con l’obiettivo di offrire ai cittadini l'opportunità di scoprire da vicino come i rifiuti si trasformano in risorse per il territorio. Sabato 12 aprile, dalle 10:30 alle 12, sarà possibile visitare l’impianto di Bresso-Niguarda, un esempio concreto di economia circolare dove i fanghi di depurazione delle acque reflue vengono trasformati in biometano, un combustibile rinnovabile e sostenibile. Durante la visita guidata, articolata in due turni da 45 minuti ciascuno, i partecipanti potranno scoprire le attività legate alla depurazione delle acque e il processo di digestione anaerobica, attraverso il quale i fanghi vengono stabilizzati e trasformati in biogas. Quest’ultimo, ricco di metano, viene successivamente purificato fino a diventare biometano, pronto per essere immesso nella rete come energia pulita. L’impianto di Bresso-Niguarda rappresenta un hub avanzato nella produzione di energia rinnovabile, con una capacità di upgrading potenziata nel 2024 a 155 Sm3/ora di biometano prodotto. Il sito è stato il primo depuratore in Italia connesso alla rete nazionale con immissione di biometano prodotto da fanghi di depurazione, e dal 2019 a oggi sono stati prodotti circa 2,8 milioni di mc di biometano. La partecipazione alla visita è gratuita ma soggetta a prenotazione obbligatoria entro mercoledì 9 aprile, scrivendo all’indirizzo simone.gal@gruppocap.it.