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(Adnkronos) - Le malelingue dicono che voleva nascondere lo sguardo affilato. Alcuni lo hanno ribattezzato 'il cappello della castità', dal momento che non permetteva di avvicinarsi a sufficienza per baciarla. Melania Trump fa ancora parlare di sé con i suoi look e per il ritorno del marito Donald alla Casa Bianca la First Lady ne ha scelto uno studiato nei dettagli e intenzionato a mandare un messaggio, come ha fatto spesso in passato. Stavolta l'ex modella ha voluto con sé un accessorio che sta facendo scorrere fiumi di inchiostro, generando meme e parodie online: il cappello. Disegnato su misura dallo stilista newyorkese Eric Javits, il copricapo blu navy a tesa larga con un nastro avorio che richiamava il colletto che faceva capolino dal lungo cappotto blu doppiopetto era impeccabile. Chic ed elegante, certo, ma sicuramente vistoso dato che le copriva lo sguardo. La Flotus sapeva bene che gli occhi sarebbero stati tutti per lei durante la cerimonia di insediamento e il suo intento sembra chiaro: se è vero che gli occhi sono lo specchio dell'anima, Melania ha voluto usare il cappello non solo per imporre una distanza con il mondo ma anche per rendere il suo sguardo impenetrabile. Sebbene molti abbiano fatto notare come non sia un gesto di buona educazione tenere il cappello in testa tutto il giorno, soprattutto in occasione di una cerimonia come l’insediamento del presidente degli Stati Uniti, non è la prima volta che una First Lady ne indossa uno per l'occasione. Lou Henry Hoover, moglie del 31esimo presidente degli Stati Uniti, Herbert Hoover, sfoggiò un cappello nel 1929 proprio in occasione dell’insediamento del marito. E lo stesso fecero Eleanor Roosevelt nel 1933, Elizabeth Truman nel 1949, Jacqueline Kennedy nel 1961, optando per un modello disegnato da Halston, Pat Nixon con tanto di colbacco di pelliccia nel 1969, e Nancy Regan in rosso nel 1981. Persino Hillary Clinton nel 1993 ne indossò uno blu per abbinarlo al cappotto. Non è una novità, quindi, che una First Lady si presenti a Capitol Hill con tanto di cappellino sulla testa. Quello che fa discutere di Melania, semmai, è che il copricapo le nascondeva gli occhi. Lo stilista che lo ha realizzato, Eric Javits, ha raccontato a 'Wwd' di essere stato contattato da Herve Pierre, lo stylist di Melania Trump in vista della cerimonia e di aver inviato alla First Lady un cappello d’archivio per farglielo provare. Questo gli ha permesso di riproporre un modello invernale adottando la stessa lana blu navy che Adam Lippes aveva utilizzato per il cappotto. Con tecniche couture - punti invisibili e minuscoli cuciti a mano - Javits ha spiegato che solo l'otto per cento delle cuciture del cappello è stato realizzato a macchina. Come spesso accade nella moda, però, può capitare che avvenga un ‘wardrobe malfunction’, ossia un piccolo incidente che fa andare storto qualcosa con un capo di abbigliamento. Quando Javits ha spedito il cappello da New York a Miami per quella che avrebbe dovuto essere la prova finale di Melania, la spedizione è stata ritardata di un giorno o due a causa di una tempesta di neve. “Credo che il cappello sia arrivato tutto schiacciato - ha osservato lo stilista - Sembrava che fosse rimasto in mezzo alla neve per circa una settimana. Ovviamente, ho dovuto fare i salti mortali per rifarlo”. Impossibile ripararlo, a causa della struttura. Così è dovuto ripartire da zero e in quattro giorni ne ha realizzato uno nuovo. Missione compiuta. Melania non ha mai tolto per un minuto il cappello, dall’ingresso nella chiesta di St John fino al discorso a Capitol Hill. E a far parlare dell'accessorio è stato anche il momento in cui Donald Trump si è avvicinato alla moglie per baciarla venendo però ‘respinto’ dal cappello e accontentandosi quindi di un bacio sulla guancia. Il copricapo ‘schermo’ ha fatto centro sui social, dove ha dato vita a meme e parodie. C’è chi l’ha paragonato a quello del cattivo di McDonald’s, Hamburglar, chi a quello di una strega o di un gangster, e chi ha tirato in ballo quello che appare nella sigla della soap opera ‘Beautiful’. Che piaccia o meno, l’importante è che se ne parli. E così è stato, chissà se intenzionalmente, visto che gli abiti di Melania sono stati spesso un mezzo con il quale lanciare messaggi. L’ex modella nel 2018 aveva scelto un completo bianco per marcare la differenza con le dem in nero presenti al Congresso per il discorso sull’Unione del presidente-marito, schierate con il movimento #metoo. E ancora, aveva spiazzato tutti quando durante una visita ufficiale in Texas a un centro di detenzione per bambini separati dalle loro famiglie migranti aveva sfoggiato un parka verde che recava nel retro la scritta ‘I really don’t care, do u?’ ossia ‘Non me ne importa veramente, a te?”. Dopo aver smentito significati politici, Melania aveva ammesso che la scritta era rivolta alle persone e ai media di sinistra che la stavano criticando. Per dimostrare, insomma, “che possono criticarmi quanto vogliono ma questo non mi fermerà dal fare quello che sento giusto”. E non c’è dubbio, che anche stavolta Melania Trump sia tornata a mandare messaggi più forti che mai. Impeccabile e misurata, con eleganza e discrezione. Del resto, è pur sempre la First Lady degli Stati Uniti d'America. (di Federica Mochi)
(Adnkronos) - “Oggi siamo qui per parlare della riforma fiscale e dell’attuazione della stessa. Per il governo è una priorità, soprattutto nel 2025, dare una spinta ulteriore all’attuazione della riforma e per noi professionisti è una priorità studiare la riforma. In questa occasione abbiamo creato una contaminazione tra Mef, Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza, Assonime, imprese e professionisti, per parlare di un tema di assoluta attualità”. Sono le parole di Marco Magenta, managing partner di EY Studio legale tributario, a margine dell'evento ‘EY Tax Update 2025. Riforma fiscale: sfide e opportunità per le imprese’, organizzato da EY a Milano. “Le sfide del tax director oggi sono quelle di abbracciare il cambiamento, evolvere, cambiare il rapporto fisco-contribuente rendendolo più collaborativo, di far fronte alle esigenze interne, sempre più pressanti, di affrontare una questione sui costi e di affrontare una crisi di reperibilità di talenti e giovani collaboratori e qui è l’intelligenza artificiale può aiutare -. aggiunge - L’Ai può aiutare nella compliance, nell’esecuzione di task liberando il tempo delle risorse disponibili e anche nella compressione dei costi, permettendoci di poterci concentrare sul seguire il cambiamento e di evolvere nel ruolo della funzione fiscale”
(Adnkronos) - In collaborazione con: Duotts Le biciclette esistono da sempre e vengono utilizzate moltissimo dagli amanti dello sport e non. Ma, soprattutto negli anni recenti, caratterizzati dall’aumento dei costi del carburante e dall’emergenza climatica, sono molte di più le persone che scelgono la micromobilità elettrica per andare al lavoro, sbrigare commissioni, fare vari tipi di spostamenti. A rendere popolari le bici elettriche, infatti, è la maggiore presa di consapevolezza nei confronti della sostenibilità ambientale. Come ampiamente noto, i mezzi di trasporto a motore hanno un enorme impatto ambientale, mentre i veicoli elettrici rappresentano l’alternativa ecologica. E le e-bike ne sono uno degli esempi più acquistati, versatili ed efficienti. Eppure, sebbene dietro a questa scelta green ci siano tantissimi vantaggi che riducono l’impatto ambientale, oltre a quelli fisici e salutari, non mancano i dubbi in merito alla produzione e allo smaltimento delle bici elettriche. Questi processi, infatti, hanno ancora e spesso un impatto ambientale significativo. Ma fortunatamente, anche su questo fronte, aziende che puntano sulla qualità e sulla riduzione dell’impatto ambientale come DUOTTS Official Website , non trovare impreparate. A cominciare dall’uso di materiali sostenibili fino ad arrivare al riciclaggio delle batterie, moltissimi produttori di bici elettriche si impegnano a ridurre il più possibile l’impatto ambientale di questi mezzi di trasporto così importanti per il futuro e per la salute del pianeta. In particolare, le bici elettriche ad alte prestazioni e di alta qualità vendute dall’azienda Duotts, che ha un eccellente shop online di eBike, hanno rivoluzionato il modo di intendere gli spostamenti, soprattutto per i tantissimi pendolari che hanno scelto di sostenere la mobilità elettrica. I produttori e i fornitori di alto livello con cui Duotts collabora, insieme ai rigorosi e costanti test di qualità che si impegna ad eseguire, permettono di mantenere alti i loro standard. Ogni acquisto, infatti, permette ai clienti di sperimentare l’eccellenza dell’azienda. L’esperienza di guida fluida ed ecologica offerta dalle bici elettriche viene garantita già dalle fasi di produzione. Che, come detto, oggi sono sempre più sostenibili. Al posto di materiali come il rame, il litio e l’alluminio, la cui estrazione è più dannosa per l’ambiente, viene oggi largamente impiegato il bambù, la canapa, il carbonio e altri materiali sostenibili. Le batterie, invece, sono agli ioni di litio, caratterizzate da una maggiore durata rispetto alle batterie tradizionali, nonché riciclabili. Ma con le nuove tecnologie è già possibile dotare le bici elettriche di batterie ancor più efficienti, longeve e altamente ed economicamente riciclabili. I vantaggi delle nuove batterie di una e-bike riguarderanno anche le loro dimensioni e, di conseguenza, anche il peso. Le nuove celle avranno volumi inferiori, potranno essere inserite all’interno del tubo obliquo, diventando parte integrante dei telai delle bici elettriche. E peso minore vuol dire rendere l’e-bike più maneggevole, più comoda e pratica da portare con sé, dunque utilizzabile in molti più contesti e più strade. Anche i design delle biciclette elettriche sono cambiati. I nuovi modelli vengono pensati e realizzati con design sempre più innovativi e confortevoli, come nel caso della N26 Purchase Page, eBike con pneumatici larghi che si ispira alle linee delle motociclette, un mezzo di trasporto perfetto sia su strade cittadine che fuoristrada. VIDEO Duotts N26 L’impiego delle celle agli ioni di litio di ultima generazione non è una novità nel campo delle bici elettriche. Ma se, oltre alla possibilità di contenere una densità di carica maggiore con maggiore durata rispetto alle celle con componenti al piombo, si aggiunge il fatto che anche le dimensioni delle batterie saranno ottimizzate, ne deriva la nuova possibilità di inserire molte più celle senza aumentare le dimensioni della batteria. Un aspetto che contribuisce alla riduzione dell’impatto ambientale nel lungo termine, perché non sarà necessario produrre nuove batterie in tempi brevi. In merito ai costi, non ci sarà da preoccuparsi. Le nuove batterie saranno ottimizzate anche dal punto di vista economico, ricorrendo all’impiego di materiali anodici il cui costo di lavorazione è meno elevato rispetto a quello della grafite. Ad ogni modo, le nuove batterie saranno caratterizzate da ottima autonomia, incredibile leggerezza e maneggevolezza, studiate per non compromettere il peso totale della bicicletta elettrica, che risulterà semplice da trasportare e da guidare. Un’altra questione che merita attenzione è quella del consumo delle biciclette elettriche. Per ricaricare le batterie, infatti, è necessario impiegare energia elettrica. E, così come il costo del carburante, anche quello delle bollette della luce è aumentato negli anni recenti. Ma anche da questo punto di vista le bici elettriche sono una scelta ecologica vincente. Calcolando i costi necessari per ogni ricarica di una bici elettrica, infatti, è possibile avere il consumo effettivo e rapportarlo, poi, ai costi attuali del carburante quando si utilizza l’automobile, a parità di chilometraggio. Mediamente, la maggior parte delle batterie delle bici elettriche è da 500 Wh e con una ricarica completa è possibile percorrere circa 120 km a velocità costante. Sebbene il prezzo dell’energia elettrica sia salito di recente, la spesa per la ricarica della batteria rimane piuttosto contenuta, e dunque più conveniente dell’acquisto di diesel o benzina.