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(Adnkronos) - La guerra sta cambiando. E la linea del fronte in Ucraina si fa più snella. Le forze dlla Russia dispiegate lungo la linea di contatto lanciano attacchi con unità di dimensioni inferiori, sostenute dai droni, invece, che dai carri armati, di cui si stanno in Russia esaurendo le scorte. E l'Ucraina si è adattata, accorciando le sue linee di difesa e costruendo fortificazioni di dimensioni ridotte e meno visibili ai droni che affollano i cieli sul fronte, postazioni mantenute da meno soldati, plotoni di 20-50 uomini, contro i battaglioni di 500 e le compagnie di 100, non più in spazi aperti ma accanto a zone boschive. "Le fortificazioni non sono solo trincee e blocchi di cemento. Ma un sistema ingegneristico adattivo che tiene conto delle tattiche del nemico sempre con lo stesso fine: proteggere i nostri soldati. Monitoriamo il processo ogni giorno e rafforziamo le zone che più ne hanno bisogno", ha rivendicato nei giorni scorsi il ministero della Difesa ucraino Rustem Umerov, rispondendo a una ondata di critiche per lo sforzo che invece, visto dai gradi più bassi della gerarchia militare, è stato tutt'altro che sistematico. Le diverse unità militari ucraine, che possono contare su un certo grado di autonomia, nella tradizione delle comunità distinta dalla verticale del potere russa, agiscono con un certo grado di elasticità sulla preparazione del fronte. Ma le nuove tattiche di difesa sono state introdotte in modo caotico. E' il ministero della Difesa che presiede alla costruzione delle fortificazioni che, poi, viene invece affidata, così come il loro mantenimento, a una galassia di soggetti, come le forze armate, il servizio statale per i trasporti speciali del ministero della Difesa, le unità militari locali e le amministrazioni civili locali. "La postazione più efficace è un distaccamento, al massimo. E stiamo parlando principalmente di gruppi di trincee, anche le cosiddette tane di volpe, che rendono impossibile al nemico l'uso di droni. Dopo tutto, ora un drone, in modo particolare in fibra ottica, riesce a penetrare buche di qualsiasi tipo", ha spiegato il capo di stato maggiore ucraino, Olekdandr Syrsky. In precedenza, nei punti fortificati venivano costruite reti di trincee di 2-5 chilometri. Il nuovo sistema prevede strutture di dimensioni ridotte, con trincee di 60-70 metri ed equipaggiati con copertura anti drone obbligatoria. "Sono più difficili da individuare e sono efficaci per compiti di difesa, deterrenza e potenza di fuoco, anche contro i droni Fpv (droni pilotati da remoto grazie alle immagini raccolte dalla telecamera installata sulla piattaforma, ndr.)". Dietro tali strutture le forze di Kiev continuano a costruire due diverse linee di difesa con tetraedri di cemento (i denti di drago) per bloccare l'avanzata dei mezzi corazzati russi che però sono agli sgoccioli, con una capacità di produzione ben inferiore al ritmo delle perdite, e con le scorte di mezzi ereditati dall'Unione sovietica oramai quasi terminate. Il lavoro di costruzione procede a buon ritmo, assicura Kiev. Più della metà delle fortificazioni previste per quest'anno sono già state costruite. A Dnipro, per esempio, dove le forze russe stanno cercando di sfondare dal Donetsk, i militari lavorano in sinergia con le amministrazioni locali, sono state innalzate tre linee di difesa solide in modo rapido. Ma la situazione, scrive Politico Europe, è molto più variegata nelle diverse altre regioni del nord est, dove l'offensiva russa a avanti da tempo. "Quello che accade nelle regioni di Sumy e Kharkiv è disordinato. Difficilmente si riesce a capire chi è responsabile di cosa", ha spiegato a Politico Roman Pohorilyi, cofondatore di DeepState, un gruppo ucraino che lavora con fonti aperte e che ha creato una mappa della guerra della Russia contro l'Ucraina disponibile on line, denunciando la lentezza con cui sono andati avanti i lavori di fortificazione nel nord est del Paese. "Nell'insediamento di Yunakivka, nella regione di Sumy, abbiamo visto montagne di blocchi di cemento abbandonati. In alcuni luoghi ci sono le trincee e poi il nulla in una zona boschiva, dove dovrebbero essercene, e poi di nuovo trincee", denuncia. Lo scorso anno, aveva reso noto il Premier ucraino Denys Shmyhal lo scorso gennaio, il governo aveva speso 46.2 miliardi di grivnie (930 milioni di euro) per costruire 3mila punti difensivi "lungo direttive minacciate e in luoghi in cui non sono ancora in corso ostilità attive", trincee che i soldati ancora scavano in prima linea con la pala, anche durante i combattimenti. Ma in realtà, "dipende tutto dal comandante. Se ordina di scavare e mettere mine, la zona sarà fortificata. Se i russi vedono le unità ucraine scavare, attaccano le unità vicine", ha spiegato un soldato. Perché è vero che i russi "spingono ovunque alla ricerca di punti deboli e problematici. Li conoscono tutti. E non appena ne trovano uno, concentrano le loro risorse e le loro forze in quel punto e iniziano a spingere. E' così che le nostre difese collassano", aggiunge. Critiche investono anche la gestione dell'occupazione del Kursk, dove le forze ucraine sono riuscite per sei mesi a bloccare l'avanzata dei militari russi nella regione ucraina di Sumy. Le autorità ucraine avrebbero avuto tutto il tempo per innalzare fortificazioni lungo il confine. Invece, le coperture per i droni Fpv hanno iniziato a essere installate solo a gennaio, e le trincee hanno iniziato a essere costruire solo nel momento del ritiro dei militari di Kiev dal Kursk, quando già gli attacchi dei droni russi erano routine. "Il risultato è che la strada che da agosto e dicembre dello scorso anno avrebbe potuto essere coperta di trincee in modo sicuro è un percorso a ostacoli in cui i nostri sistemi d'arma hanno probabilità di passare senza essere colpiti sfavorevole per noi", denuncia.
(Adnkronos) - Una cucina 'farm-to-table', che privilegia prodotti locali, dal pesce del Golfo di qualità eccellente al migliore beef proveniente dagli allevamenti del territorio, e poi ancora formaggi di casari sparsi fra i boschi e ortaggi coltivati in quello che è lo Stato degli Usa con la più elevata biodiversità. Su questo si basa l’offerta food dell’Alabama, frutto di uno straordinario mix di influenze, spesso valorizzato da chef di talento, che ha dato vita a un patrimonio gastronomico inaspettato e tale da sfatare anche il più radicato dei cliché sulla cucina americana. Così, in questo piccolo Stato del profondo Sud degli Stati Uniti, noto soprattutto per la lotta per i diritti civili degli afro-americani, si può fare un viaggio con un risvolto gourmet di tutto rispetto. Tanto che da quest’anno approderà qui la prestigiosa Guida Michelin, con una prima edizione dedicata proprio agli Stati del Sud, che segue le numerose che si sono succedute a partire dal 2005, anno della prima pubblicazione statunitense, dedicata a New York. E c’è attesa per il lancio della Michelin Guide American South, realizzata in collaborazione con Travel South Usa, che comprenderà i ristoranti di Alabama, Louisiana, Mississippi, North Carolina, South Carolina e Tennessee, integrando anche quella già esistente della città di Atlanta. Con questa nuova edizione, la prima che propone una selezione a carattere regionale, la Guida Michelin consolida la propria presenza nel continente nordamericano, ampliando lo sguardo ben oltre i grandi centri urbani, per raccontare l’autentica anima gastronomica del Sud. Gli ispettori, anonimi e indipendenti, sono già all’opera per andare alla scoperta di nuove eccellenze locali. La selezione della Guida Michelin seguirà, come sempre, i rigorosi standard metodologici basati su cinque criteri fondamentali: qualità delle materie prime; armonia e bilanciamento dei sapori; padronanza della tecnica; personalità dello chef espressa nel piatto; costanza nella proposta culinaria nel tempo e nel menu. L’elenco dei ristoranti sarà reso noto entro l’anno nel corso della cerimonia ufficiale di presentazione della Michelin Guide American South. E di sicuro non mancheranno le sorprese anche per i ristoranti che in Alabama valgono la deviazione o sono essi stessi meritevole destinazione. A partire dalla capitale, Montgomery, dove tra una visita e l’altra ai musei e ai memoriali che raccontano la storia prima della schiavitù degli afro-americani e poi del movimento per i diritti civili guidato da Martin Luther King jr, si può fare sosta al Central, ristorante american style, di proprietà locale, ospitato in un tipico edificio a mattoncini, sede di un antico magazzino risalente al 1890, con lanterne a gas. Dalla cucina a vista escono piatti del giorno con prodotti stagionali e locali, tra cui preparazioni cotte a legna di carne e pesce, create con passione dall’executive chef Jason McGarry. Per un pasto veloce direttamente all’interno del Legacy Museum, il Pannie-George’s Kitchen (intitolato agli avi afro-americani) offre cucina tipica del Sud e verdure, arricchita dall’immancabile e popolare pollo fritto. Mentre per un caffè si può visitare Prevail Union Craft Coffee, un format molto attento alla sostenibilità creato 12 anni fa da Wade Preston con la moglie Megan, con una missione: connettere una comunità che fa del rispetto per la terra e per il lavoro i propri valori cardine. La location è essa stessa da visitare, sulla via principale, Dexter Avenue, da cui è passata la storia, all’interno del Kress Building, vecchia sede della fabbrica tessile dove lavorava l’eroina afro-americana Rosa Parks, che per prima si ribellò alle regole della segregazione razziale, ritratta in un murale nel cortile interno, e oggi esempio di riqualificazione architettonica. Per una full immersion nel pescato freschissimo proveniente dal Golfo, c’è Wintzell's Oyster House, dove le ostriche sono proposte fritte, gratinate o al naturale e i molluschi sono cucinati in qualsiasi modo, da quelli grigliati con burro e formaggio a quelli ricoperti di gamberi, granchio e salsa al parmigiano; e poi ancora i famosi pomodori verdi fritti e l’insalata delle Indie Occidentali. Oltre al locale di Montgomery, il ristorante ha una sede anche a Mobile, la principale città meridionale dell’Alabama, affacciata sul piccolo tratto di costa che confina con la Florida e con il Mississippi. Wintzell's Oyster House fu fondato qui, nel 1938, in Dauphin Street, dove tuttora si può gustare il miglior pesce del Golfo. Ma il più antico ristorante di Mobile è Dew Drop Inn, fondato nel 1924 e trasferitosi nell'attuale sede al 1808 di Old Shell Road negli anni Trenta. Qui spopolano gli hot dog, proposti anche con peperoncino fatto in casa. Altra inaspettata meta gourmet, in Alabama, è Birmingham, città post-industriale dall’aspetto severo e anch’essa memoria di lotte per i diritti civili. A raccontare una storia di immigrazione, come tante da queste parti, è lo chef Timothy Hontzas, intraprendente e inarrestabile patron di Johnny’s Restaurant, alle porte della città, nella zona commerciale. E discendente di una famiglia greca emigrata nel Mississippi negli anni Venti e successivamente approdata in Alabama. Nel 1954 l’apertura del primo Johnny’s Restaurant, che porta il nome, naturalizzato in americano, del nonno. Oggi questo è un punto di riferimento per locals e turisti, una via di mezzo tra un fast-food e un self-service, dove sul piatto si ritrova una qualità che non ti aspetti. Un format scelto proprio per cambiare proposte tutti i giorni, sempre fedele alla tradizione culinaria del Sud, con orgogliose contaminazioni greche; su tutte il classico ‘Meat & Three’ e una Cheesecake con yoghurt ‘house made’. Un’altra contaminazione internazionale, stavolta con la Francia, a Birmingham, si può vivere cenando da Chez Fonfon. Una locale centrale, stile bistro, con un piacevole dehors e un’antica porta a vetro intagliato, per una carta di fine dining ma in un’atmosfera casual e rilassata. Anche qui, nella contaminazione con la cucina locale, a farla da padrone sono i prodotti del Golfo, accompagnati da vini francesi. A pochi passi, si trova un indirizzo più mattiniero: la Pancake House. E’ il regno degli amanti delle panckes, servite in tutte le varianti possibili, con marmellate, cioccolata, panna, frutta, e persino cotte al forno e integrali, sempre ricoperte di zucchero e obbligatoriamente in formato gigante. Più che una colazione, promettono un abbondante pasto e possono essere accompagnate da tè, caffè o da una bibita. Oltre alle pancakes, sono proposte crèpes e waffles e specialità con le uova, come omelette e non solo. Il menù riporta anche storia e ricetta per realizzare una pancake da intenditore. Spostandosi nel Nord dell’Alabama, non c’è che l’imbarazzo di indirizzi gourmet. Per un tuffo nell’America autentica la tappa d’obbligo è Muscle Shoals, perché tra le insegne dei famosi Studios dove sono state registrate le più grandi hits della storia della musica, si trova anche quella di Champy’s Famous Friend Chicken. Tra cimeli e arredi vintage, è il tempio di una vera e propria icona della cucina americana: il pollo fritto, che qui viene preparato seguendo una ricetta tramandata da 40 anni dalla famiglia dei proprietari, rigorosamente espresso, e sempre accompagnato dalle french fries e da salse per tutti i gusti. Nella zona un’offerta fine dining, invece, viene proposta in una location suggestiva: presso il Renaissance Shoals Hotel and Spa, del gruppo Marriott, nel ristorante ‘360 Grille’ che dalla cima di una torre panoramica roteante offre un panorama, a 360 gradi appunto, sul fiume Tennessee. In questa sala circolare dall’atmosfera sofisticata, le specialità sono grigliate, a cominciare dalla famosa ribeye se si opta per la carne, ma anche molte proposte di pesce. Imperdibile, in un viaggio in Alabama, la città di Huntsville, se non altro per essere la sede dell’Us Space & Rocket Center, primo centro spaziale americano e museo più grande al mondo per gli appassionati, che è l’attrazione più visitata dell’intero Stato. In città, tra le vecchie case in stile vittoriano, si trovano anche ottimi esempi di rigenerazione urbana oggi adibiti a poli multifunzionali, dove non manca l’offerta food. Come al Campus no. 805, che nella sede di una vecchia scuola ospita anche Straight to Ale Brewing, ristorante casual di cucina americana tradizionale che è anche un birrificio, visitabile nel retro, dove si scopre anche un remake dello speakeasy, il locale segreto che, durante il proibizionismo, offriva alcolici clandestinamente. Un altro spazio riqualificato e restituito alla città è Stovehouse: nella sede di una vecchia fabbrica sono stati creati locali per negozi artigianali, punti ristoro con un’offerta multietnica che spazia dalla cucina asiatica a quella mediterranea, e un ampio cortile con giochi per bambini e palcoscenico per concerti live. Poco distante da Huntsville si trova un altro posto iconico: Big Bob Gibson Bbq, mecca degli amanti di un altro piatto simbolo della cucina americana, il barbecue. Riconosciuto come uno dei più antichi ristoranti di barbecue al mondo, è stato fondato nel 1925 da un operaio delle ferrovie che nel tempo libero si dilettava a grigliare la carne con attrezzatura da campeggio e da lì è nata poi la leggenda. Si possono scegliere diverse combinazioni di piatti, compresa la grande degustazione, con una varietà di salse, ma una sola è quella originale di Bob Gibson, mantenuta segreta tuttora. Impossibile farsi svelare la ricetta, ma si può acquistare in loco e riportarla a casa come souvenir, per provare a ricreare il gusto tutto da scoprire dell’autentica cucina americana che in Alabama è assicurato. Una speciale occasione per conoscere i ristoranti da Nord a Sud sarà la Alabama Restaurant Week 2025, in programma dal 14 al 25 agosto. Una guida completa a ristoranti, caffè, pasticcerie, birrerie e street truck, con indirizzi e consigli, si può consultare sul sito web dell’Alabama Tourism Department, https://alabama.travel. Ci sono interviste e testimonianze di chef e ristoratori e descrizioni di itinerari speciali a prova di gusto, come il barbecue trail o la strada del seafood, le gemme nascoste, i migliori outdoor e persino la possibilità di pranzare in acqua. Insomma, tutto ciò che una food experience può regalare. Da leggere con attenzione uno speciale elenco, ‘100 Dishes To Eat in Alabama Before You Die’, come a dire ‘Mangia in Alabama e poi muori’.
(Adnkronos) - Un valore della produzione salito dai 38 miliardi del 2015 ai 68 miliardi del 2025 e una crescita degli occupati, che in dieci anni sono passati da 90mila a 104mila. Sono alcuni dei dati sull’evoluzione del comparto delle utilities emersi oggi nell’Assemblea generale di Utilitalia, organizzata a Roma in occasione del decennale della Federazione sorta nel 2015 dopo la fusione tra Federutility e Federambiente. Dal 2015 al 2025 il valore della produzione delle utilities italiane è aumentato del 79%, arrivando a 68 miliardi. Gli occupati, anche a fronte di un consolidamento industriale che ha visto fusioni e aggregazioni, sono aumentati del 15%, dai 90mila del 2015 ai 104mila attuali. A testimonianza del valore generato dalle utilities sui territori nel quali operano, mediamente ogni euro di fatturato di queste aziende genera un livello di produzione di 2,6 euro e, al contempo, per ogni milione di euro di fatturato si impiegano tra i 16 e i 34 occupati. “Negli ultimi anni - spiega il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini - tra pandemia, crisi energetica e siccità le utilities si sono trovate ad affrontare una serie di situazioni emergenziali che hanno rappresentato sfide enormi per il comparto. Ciò nonostante, le imprese non si sono limitate a garantire la continuità dei servizi ma hanno realizzato investimenti fondamentali per supportare la transizione ecologica del Paese, confermando la loro centralità all’interno di questo percorso”. ACQUA - Per quanto riguarda il settore idrico, gli investimenti pro-capite sono passati dai 38 euro annui del 2015 agli 80 euro stimati nel 2025, con una crescita del 110%. "Tra i nodi da sciogliere - segnala Utilitalia - figurano gli investimenti relativi alle gestioni 'in economia', dove gli enti locali si occupano direttamente del servizio idrico: qui gli investimenti crollano a 29 euro per abitante. Per il prossimo futuro, a fronte di un valore complessivo degli investimenti sostenuti dalla tariffa aumentato fino a circa 4 miliardi l’anno, il fabbisogno di settore è stimato da Utilitalia in almeno 6 miliardi l’anno. Negli ultimi anni il Pnrr ha destinato al settore circa 1,1 miliardi annui: serviranno dunque risorse aggiuntive pari a circa 0,9 miliardi di euro l’anno fino al 2026, e pari ad almeno 2 miliardi di euro l’anno dopo la chiusura del Pnrr, per innalzare l’indice di investimento complessivo". Nell’ottica della Federazione, "alle risorse derivanti dalla tariffa andrebbe affiancata anche una quota di contributo pubblico di almeno 1 miliardo di euro l’anno per i prossimi 10 anni". RACCOLTA DIFFERENZIATA - Investimenti che sono necessari anche nel settore dei rifiuti urbani, dove negli ultimi anni sono stati fatti importanti passi in avanti sul fronte della raccolta differenziata (passata dal 47,5% del 2015 al 67% attuale) e del riciclaggio (salito dal 41,1 % del 2015 al 50,8% attuale). L’Unione europea ha posto obiettivi sfidanti al 2035 che riguardano l’effettivo riciclo per il 65% dei rifiuti urbani prodotti e uno smaltimento in discarica fino ad un massimo del 10%, mentre attualmente l’Italia si attesta al 16%, anche se molti passi avanti si sono fatti rispetto al dato del 2015 (26%). Per centrarli in futuro - avverte Utilitalia - sono necessari investimenti aggiuntivi pari a circa 4,5 miliardi: di questi, 3 miliardi riguardano la dotazione impiantistica (2,5 per impianti di incenerimento e 0,5 per la digestione anaerobica), mentre 1,5 miliardi saranno necessari per implementare i sistemi di raccolta differenziata. ENERGIA - "Il settore dell’energia, invece, è atteso a una radicale trasformazione per far fronte agli obiettivi di decarbonizzazione e di contrasto ai cambiamenti climatici. Con il Green Deal e la Legge Europea per il Clima, l’Ue ha individuato un punto di arrivo estremamente ambizioso: la neutralità climatica al 2050", osserva la Federazione. L’analisi dei piani industriali delle maggiori utilities impegnate in campo energetico ha evidenziato un volume di investimenti programmati pari a circa 19 miliardi di euro nei prossimi 5 anni: fra questi, 7,6 sono destinati ad investimenti per le reti elettriche, del gas e del teleriscaldamento, 7,7 alla produzione di energia rinnovabile e non rinnovabile, mentre circa 1,5 miliardi sono destinati all’efficientamento energetico e alla mobilità sostenibile. LE PRINCIPALI SFIDE PER LE UTILITIES VERSO IL 2035 - Guardando al futuro, il comparto delle utilities si trova davanti a sfide cruciali che richiedono un impegno strategico su più fronti. Come evidenzia il vicepresidente vicario di Utilitalia, Luca Dal Fabbro, “le imprese dei servizi pubblici si candidano a essere attori essenziali nel nuovo equilibrio tra sicurezza energetica ed ambientale, innovazione e crescita economica e coesione territoriale. In questo quadro, l’industrializzazione del settore e il superamento delle gestioni in economia, dove ancora presenti, restano fondamentali per migliorare le performance e aumentare la capacità di investimento complessiva. La strategia futura si fonda su tre assi portanti: una regolazione evolutiva, una governance industriale efficiente e non meno importante una forza lavoro competente e orientata al cambiamento”. Tra le priorità chiave individuate da Utilitalia figurano il rafforzamento del ruolo della regolazione indipendente, l’incremento degli investimenti nella sicurezza e resilienza delle infrastrutture e degli approvvigionamenti, le aggregazioni per una governance efficiente e il superamento dei vincoli normativi del Testo Unico sulle Partecipate. E ancora il consolidamento dell’industrializzazione dei settori, investimenti ancora più ingenti per garantire la qualità della risorsa idrica, misure tese a garantire la continuità agli investimenti oltre l’orizzonte del Pnrr, l’integrazione dell’intelligenza artificiale nei processi operativi e gestionali e politiche del lavoro che favoriscano stabilità, formazione e innovazione organizzativa.