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(Adnkronos) - "Celebrare due campioni di Wimbledon squalificati per doping è difficile da digerire". Wimbledon va in archivio con la vittoria di Jannik Sinner nel singolare maschile e con il trionfo di Iga Swiatek nel singolare femminile. Contro i due campioni, nel day after, si scaglia il Daily Telegraph con un durissimo articolo firmato da Oliver Brown, capo della redazione sportiva del quotidiano. Sotto i riflettori finiscono i casi che hanno coinvolto il tennista azzurro e l'atleta polacca. Le vicende, chiuse con sospensioni dei due giocatori, vengono erroneamente associate al doping con una narrazione poco accurata. Nel caso specifico, Sinner è stato sospeso per 3 mesi per l'assunzione di Clostebol legata ad una contaminazione accidentale. Il Telegraph parla di "elefante nella stanza": "La questione è se Sinner, squalificato (la sospensione è frutto di un accordo, ndr) per tre mesi dallo sport dopo essere risultato positivo per due volte al clostebol, uno steroide proibito, avrebbe dovuto gareggiare". "Nel tennis si preferisce elogiare il modo in cui il numero 1 del mondo ha affrontato qualche piccolo inconveniente nel suo programma e non discutere la questione fondamentale dello sport leale e di quanto questo sia essenziale per la fiducia del pubblico", afferma Brown. Nell'articolo si afferma che la sospensione comminata a Sinner è stata leggerissima e di fatto non ha recato danno all'azzurro, che in realtà è dovuto ripartire dopo 3 mesi di stop. Per il Telegraph, merita considerazione il tweet con cui Nick Kyrgios - primo detrattore di Sinner da un anno a questa parte - ha provocatoriamente etichettato con un asterisco il trionfo dell'azzurro: campione sì, ma con il sospetto dell''aiutino'. "Un campione con un asterisco? Un'affermazione audace. Ma non c'è dubbio che il suo nome, appena iscritto nell'albo d'oro più prestigioso del suo sport, porti con sé un bagaglio angosciante. Questa è stata una vittoria ottenuta con nervi saldi, resistenza e alcuni avvocati molto efficaci", sentenzia il Telegraph.
(Adnkronos) - Sono dieci, ricorda Assolavoro, i principali vantaggi della somministrazione di lavoro per le imprese. 1) Determina la riduzione dei costi di reperimento e gestione della forza lavoro. 2) Facilita l’individuazione di figure professionali difficili da reperire sul mercato, attraverso la selezione da un ampio database (sono stimati in circa 5 milioni i cv complessivamente presenti nelle banche dati delle agenzie per il lavoro). 3) Garantisce flessibilità nella gestione della forza lavoro per soddisfare esigenze aziendali di breve, medio e lungo periodo. 4) Tutela l’impresa sul piano legale attraverso l’unica forma regolare di fornitura professionale di manodopera. 5) Consente alle aziende di reperire risorse selezionate e formate e di coordinarle e dirigerle al pari dei propri dipendenti diretti, senza i relativi oneri di gestione contributiva, previdenziale, assicurativa e assistenziale. 6) Dà accesso a tutti i benefici economici e contributivi, così come previsto per le assunzioni dirette. 7) Permette di avere una maggiore disponibilità di personale attivo senza computarlo nell'organico dell'azienda. 8) Non è soggetta ai limiti legali previsti per il contratto a termine se si assume con contratto di somministrazione a tempo determinato, in particolare i limiti numerici previsti dal ccnl degli utilizzatori sono esclusi per legge in caso di assunzione di lavoratori svantaggiati e molto svantaggiati e di percettori di ammortizzatori sociali. 9) Consente di conteggiare i lavoratori in somministrazione disabili nella quota di riserva prevista nell’azienda in cui lavorano, in caso di missioni di durata non inferiore a dodici mesi. 10) Permette sia di 'esternalizzare' alcune fasi della produzione, sia di internalizzare figure caratterizzate da una elevata professionalità attraverso l’assunzione diretta in qualsiasi momento (le agenzie per il lavoro non possono opporsi alla volontà dell’azienda di assumere direttamente i lavoratori in somministrazione).
(Adnkronos) - L’88% degli italiani ritiene importante integrare fonti rinnovabili nei propri sistemi di riscaldamento domestico. Un dato che conferma la crescente attenzione verso tecnologie capaci di coniugare rispetto ambientale, risparmio e comfort abitativo. Sono i dati della recente indagine Bva Doxa per Ariston, condotta su un campione rappresentativo di cittadini italiani tra i 25 e i 64 anni; analizzando le percezioni e le preferenze degli italiani riguardo agli impianti di riscaldamento. Secondo lo studio, in particolare, il 58% degli intervistati individua nelle pompe di calore e nei sistemi ibridi le soluzioni ideali, in sostituzione delle caldaie tradizionali, mentre il 68% identifica l’efficienza energetica come il criterio principale nella scelta di un nuovo impianto. Ulteriormente, il 37% si orienta verso i sistemi ibridi, apprezzandone la versatilità, mentre un aggiuntivo 21% predilige pompe di calore autonome. Scelte che dimostrano come il tema della sostenibilità sia ormai radicato nella nostra quotidianità, anche grazie a una forte fiducia nella tecnologia: l’86% reputa questi impianti affidabili, e il 77% è convinto che garantiscano un comfort superiore rispetto ai sistemi convenzionali. Ma l’interesse non si ferma al solo aspetto ambientale. L’innovazione è sempre più vista come un’opportunità di valorizzazione economica del proprio immobile: l’85% del campione riconosce che l’adozione di un impianto innovativo può accrescere il valore della casa. Un investimento consapevole, dunque, che riflette una nuova sensibilità verso l’efficienza energetica come leva concreta di risparmio e miglioramento della qualità della vita. Tuttavia, permangono alcune barriere: il costo iniziale elevato è percepito come ostacolo dal 66% degli italiani, seguito dalla difficoltà di installazione (32%) e dalla scarsa conoscenza degli incentivi disponibili (30%).