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(Adnkronos) - Dopo le accuse di violenza sessuale che hanno fatto crollare la sua carriera a Hollywood, Kevin Spacey non ha più una casa, si sposta continuamente in base ai lavori che riesce a trovare e vive in Airbnb e hotel. Ad annunciarlo è lo stesso attore in un'intervista al 'Telegraph': "Vivo in hotel, vivo in Airbnb". "Vado dove c'è lavoro. Non ho letteralmente una casa. I costi di questi ultimi sette anni sono stati astronomici. Ho avuto pochissime entrate e tanto che usciva", ha aggiunto. L'attore due volte premio Oscar non ha perso le speranze di tornare a recitare in grandi produzioni. "Siamo in contatto con persone estremamente potenti che vogliono farmi tornare al lavoro", ha detto al Telegraph. "E questo accadrà al momento giusto. Ma devo anche dire che credo che l'industria cinematografica stia aspettando il permesso, da qualcuno che ricopra una posizione di enorme rispetto e autorità". "La mia sensazione è che se Martin Scorsese o Quentin Tarantino chiamassero (il mio manager, Evan Lowenstein, ndr) domani, sarebbe finita", ha spiegato. "Sarei incredibilmente onorato e felice se un talento di quel livello facesse una telefonata". Le accuse di presunte aggressioni sessuali e comportamenti inappropriati sono emerse per la prima volta sulla scia del movimento #MeToo nel 2017 e sono state intentate diverse cause legali contro di lui. Spacey ha sempre negato tutte le accuse, che nel corso degli anni sono state archiviate. Una giuria di New York ha concluso nel 2022 che Spacey non ha molestato l'attore Anthony Rapp, che lo aveva accusato di aver abusato di lui negli anni '80, quando Rapp aveva 14 anni. L'anno successivo, un tribunale del Regno Unito ha dichiarato Spacey non colpevole di nove capi d'accusa di violenza sessuale da parte di quattro querelanti. Spacey trattenne le lacrime durante un'intervista a 'Piers Morgan Uncensored' nel giugno 2024, quando rivelò per la prima volta che la sua casa a Baltimora, nel Maryland, sarebbe stata pignorata perché "doveva milioni" di spese legali. Spacey viveva nella città da quando iniziò la produzione di 'House of Cards' nel 2012. Dalla serie Netflix era poi stato licenziato nel 2017 proprio a causa di presunti comportamenti sessualmente inappropriati sul set.
(Adnkronos) - "Come presidente nazionale del Modavi (Movimento delle associazioni di volontariato italiano) ritengo che gli enti di terzo settore abbiano compiuto un significativo passo in avanti, ma che il loro sostegno non sia ancora pienamente adeguato rispetto alle responsabilità che oggi sono chiamati ad assumersi. La riforma del terzo settore, avviata nel 2016, ha attribuito agli Ets un ruolo sempre più centrale nella realizzazione delle attività di interesse generale, e quindi nel garantire servizi fondamentali ai cittadini. L’attuale Governo sta lavorando per rafforzare e sostenere il comparto, ma è evidente che l’impegno richiesto agli enti non può poggiare esclusivamente sui contributi pubblici". Così, intervistato da Adnkronos/Labitalia, Francesco Piemonte, presidente nazionale Mo.d.a.v.i, sulle condizioni delle realtà del terzo settore. Secondo Piemonte "è indispensabile, pertanto, che il Terzo Settore possa operare con strumenti più solidi e diversificati, valorizzando i servizi che offre e favorendo, al contempo, un maggiore coinvolgimento del mondo profit. Quest’ultimo può e deve rappresentare un alleato strategico nello sviluppo di modelli sostenibili di collaborazione, e occorre che le istituzioni facilitino questa sinergia nell’ottica di una crescita condivisa. Rispetto a qualche anno fa, possiamo affermare che il ruolo del Terzo Settore sta profondamente cambiando", sottolinea. Per il presidente di Modavi "grazie alle indicazioni del Codice e all’azione normativa dell’attuale Governo, gli Ets stanno sempre più assumendo funzioni che in alcuni casi affiancano, e talvolta sostituiscono, quelle della pubblica amministrazione, nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà sancito dall’articolo 118 della Costituzione", sottolinea. E Piemonte chiarisce che il ruolo degli Ets è sempre più centrale per fronteggiare i cambiamenti del nostro tempo. "In una società come la nostra, caratterizzata da disuguaglianze crescenti e da cambiamenti sociali sempre più rapidi, gli enti sono chiamati -sottolinea- a sostenere le fasce più fragili della popolazione, contribuendo a ridurre il divario tra chi dispone di maggiori risorse e chi vive situazioni di vulnerabilità. Tuttavia, il ruolo del Terzo settore non può limitarsi al solo ambito dell’assistenza economica. È fondamentale che il suo intervento sia trasversale e capace di raggiungere -conclude- tutte le componenti della società, perché il benessere di una comunità non dipende esclusivamente dalle disponibilità materiali, ma anche dall’accesso all’educazione, alla cultura e alle opportunità di crescita personale. In quest’ottica, gli enti del Terzo Settore sono chiamati a impegnarsi nella riduzione delle disuguaglianze contribuendo alla costruzione di una società più equa, inclusiva e consapevole", ribadisce. E Piemonte è anche alla guida come presidente di Moby Dick Ets, nato nato nel 2005 per volere di un gruppo di ragazzi sul territorio salernitano. "L’obiettivo, che da sempre persegue Moby Dick -spiega Piemonte, presidente dell'Ets- è principalmente quello di essere uno spazio di confronto per i giovani. Negli anni Moby Dick è cresciuta molto, diventando sul territorio locale, regionale fino al Sud Italia un punto di riferimento per le politiche giovanili. L'ultimo step che avvieremo da adesso in poi, sarà quello di divenire un ente nazionale in grado di gestire un gruppo di realtà e divenire, così, un punto di riferimento per il mondo tecnico e politico sulle politiche giovanili in toto", rimarca. E l'attività dell'Ets è diversificata. "Per quanto riguarda i numeri, sicuramente i più significativi riguardano le tante progettualità che abbiamo messo in campo come annunciato dalle attività d’interesse generale previste dal nostro statuto. Nell’ultimo triennio abbiamo avviato gestito e concluso oltre 90 progettualità sul territorio regionale e nazionale e avviato 4 servizi destinati ai giovani. Decine di migliaia sono i beneficiari che abbiamo raggiunto negli anni. Numeri che stanno notevolmente aumentando, anche grazie all’avvio di servizi destinati ai giovani parallelamente alle nostre attività", sottolinea. Grande l'attenzione verso i giovani. "Oggi, sono attive -spiega Piemonte- diverse progettualità sul territorio nazionale ed estero che mirano a valorizzare le competenze e la crescita di giovani e volontari. Abbiamo attività di mobilità sul turismo sostenibile ed inclusivo per gli under trenta, progettualità contro la povertà educativa, la promozione e l'inclusione attraverso lo sport, la mobilità europea giovanile e la valorizzazione del volontariato. A breve, partirà il progetto 'Co-programmare con i giovani', che ci vede capofila con l’obiettivo di favorire, attraverso una rete di organizzazioni che si occupa di politiche giovanili sul territorio nazionale, la conoscenza degli strumenti messi a disposizione dal codice del terzo settore per il mondo del non profit, le amministrazioni pubbliche e i destinatari". E Piemonte sottolinea che negli anni "i giovani cambiano, evolvono, e con loro cambiano anche le sfide che si trovano ad affrontare. Per questo un Ets come Moby Dick deve saper leggere e anticipare le trasformazioni del mondo giovanile, mantenendo un costante aggiornamento dei propri servizi e dei propri progetti, così da offrire risposte efficaci e tempestive e permettere ai ragazzi di vivere esperienze all’estero utili a potenziare le competenze da spendere, poi, sul nostro territorio. Il mondo del lavoro lo affrontiamo fornendo competenze trasversali attraverso la metodologia dell’educazione non formale, affinché queste possano essere bilanciate con le competenze specifiche acquisite nei percorsi di studio", sottolinea. E lo sguardo dell'Ets è rivolto verso il futuro. "Il 2025, fino ad oggi, è stato un anno di intenso lavoro. Un impegno che continua all’insegna del dialogo e del confronto con tantissimi giovani e attori coinvolti nel processo. È vero che i giovani sono i principali destinatari delle nostre attività, ma il nostro ruolo è anche quello di creare rete con altre organizzazioni e con gli operatori delle politiche giovanili. Questo lavoro condiviso, insieme allo studio costante del territorio nazionale, ci consente di intercettare e comprendere le reali necessità emergenti nel mondo giovanile. Possiamo quindi dire che il 2025 è stato un anno denso, significativo e ricco di risultati importanti. I nostri primi 20 anni non li consideriamo un punto di arrivo: al contrario, rappresenta un nuovo punto di partenza per continuare a lavorare con ancora più forza sulle politiche nazionali rivolte ai giovani", conclude.
(Adnkronos) - In Italia la sostenibilità sociale ha il volto della fragilità: quasi nove cittadini su dieci guardano con paura al futuro del pianeta, oltre l’80% teme per quello del Paese e più di sette su dieci vivono con ansia il proprio domani. È uno dei segnali più forti che emergono dall’indagine realizzata da Eikon Strategic Consulting Italia in occasione della Social Sustainability Week, che racconta un Paese consapevole della connessione tra salute e ambiente (92%), ma allo stesso tempo schiacciato da preoccupazioni globali - guerre, clima e deterioramento ambientale - e dalla sensazione che il proprio destino dipenda soprattutto da fattori economici incontrollabili (62,4%). L’indagine, condotta su un campione di oltre 2000 intervistati tra i 16 e i 75 anni, delinea un quadro in cui gli italiani individuano con chiarezza le priorità della sostenibilità sociale: la lotta alla povertà, indicata dal 49% del campione, la tutela della salute e del benessere, considerata essenziale dal 48%, e la garanzia di un lavoro dignitoso, ritenuto importante dal 33%. Questi tre elementi rappresentano la base su cui i cittadini costruiscono la propria idea di sviluppo sostenibile, ponendo la qualità della vita e la protezione delle persone al centro dell’agenda del Paese. “Una visione problematica, segnala Enrico Pozzi, presidente e Ceo di Eikon Strategic Consulting Italia. La sostenibilità sociale rischia di essere ridotta a questione privata e atomizzata: salute e benessere rimandano al 'me', non al 'noi'. È una visione profondamente individualistica che ha perso il radicamento collettivo. L'ansia per il futuro - personale, nazionale, planetario - non trova più aggancio con dimensioni sociali concrete. Quando la percezione dominante è di non poter influenzare il proprio futuro, resta solo la cura ossessiva del corpo vulnerabile". La sostenibilità sociale tocca direttamente anche il rapporto con il sistema sanitario nazionale. Il 46% degli italiani dichiara di avere fiducia nel Ssn, mentre il 54% esprime scetticismo o sfiducia; una criticità che non riguarda la qualità del personale, considerato preparato dal 58% degli intervistati, ma piuttosto la capacità organizzativa e la carenza di risorse, tanto che l’81% ritiene che il numero degli operatori sanitari sia insufficiente. Questa percezione porta oltre la metà del campione (53%) a considerare indispensabile una assicurazione integrativa e spinge il 67% a ritenere inevitabile il ricorso alla sanità privata, segnale di un bisogno crescente di sicurezza e accessibilità nelle cure. “La nostra indagine mostra un Paese che chiede più protezione e accesso alla salute - commenta Paola Aragno, vicepresidente di Eikon - In questo quadro, il dialogo tra sistema pubblico e privato non è più un’opzione, ma una responsabilità condivisa. Significa mettere a fattor comune competenze, capacità organizzative e prossimità ai cittadini, senza sovrapporsi ma rafforzandosi reciprocamente. Solo così possiamo costruire un ecosistema della salute sostenibile, capace di rispondere alle fragilità emergenti e di garantire quella continuità di cura che oggi gli italiani chiedono con forza”. In un contesto in cui le istituzioni e i soggetti collettivi sono percepiti come meno efficaci, si ampliano le aspettative nei confronti delle imprese, chiamate sempre più a svolgere un ruolo sociale. Quando organizzazioni e aziende parlano di sostenibilità trasmettono speranza o interesse (54%). Solo l’8% si dichiara indifferente. Al mondo del lavoro si chiedono innanzitutto stabilità contrattuale, considerata prioritaria dal 53%, relazioni positive tra colleghi, indicate dal 47% e flessibilità e smart working (34%). L’attenzione alla salute e la domanda di un’ampia offerta di welfare aziendale (26%) superano, anche se di poco, la rilevanza attribuita all’assenza di discriminazione e pari opportunità (23%) e alla formazione (22%). Il 60% ritiene tuttavia insufficiente l'attuale impegno aziendale per il benessere e il 61% del campione pensa che le aziende dovrebbero promuovere servizi psicologici, ma solo il 16% conosce aziende che li offrono. “La crescente vulnerabilità e la carenza dei presìdi collettivi spingono le persone a rivolgere alle imprese aspettative un tempo rivolte alle istituzioni - dichiara Cristina Cenci, antropologa e Senior Partner di Eikon - Il lavoro diventa il luogo in cui si cercano stabilità, relazioni sane e tutela del benessere. Questa trasformazione segnala un cambiamento profondo nei bisogni comunitari. Le aziende che sapranno accoglierlo contribuiranno a rafforzare nuove forme di sicurezza condivisa”. E proprio l’attenzione verso le persone, il benessere e la sostenibilità sociale è emersa con forza anche dalle testimonianze delle aziende. Lo hanno raccontato, durante l’evento di presentazione, i rappresentanti delle organizzazioni partner: Fabrizia Bottiroli, Head of Health Offering, Services and Uw Retail Axa Italia, Cristiano Gianni, Chief Health Officer, Axa Italia; Giampaolo Montesano, Distribution&Transport Director, Logista Italia; Claudia Rutigliano, Coordinatrice Scientifica della Fondazione Msd. Le loro esperienze mostrano come innovazione, servizi integrativi, educazione alla salute e pratiche sostenibili possano diventare leve concrete per generare valore sociale e contribuire a una sostenibilità che metta al centro le priorità delle persone.