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(Adnkronos) - Come ogni festività, anche a Pasqua ci si ritroverà con la famiglia o con gli amici a gustare i prodotti della nostra tradizione. Uova di cioccolato e colomba sono da sempre le protagoniste della tavola: ma a cosa dobbiamo stare attenti quando andiamo al supermercato a sceglierle? A fare luce sull'argomento l'esperto dell'Unione nazionale consumatori, Agostino Macrì. "Il prezzo delle colombe - spiega Agostino Macrì - cambia in funzione non tanto della qualità e della sicurezza, quanto delle strategie di vendita. Può capitarci, infatti, di trovare la stessa colomba a prezzi molto diversi tra i vari punti di vendita. Attenzione però: potrebbe essere un ‘prodotto civetta’, che ha lo scopo di attirare i consumatori in quel negozio solo per indurli a fare altri acquisti. Bisogna soltanto evitare di abboccare e limitarsi ad acquistare soltanto i prodotti i cui costi sono effettivamente convenienti. Per le colombe, così come per pandori e panettoni, esistono dei disciplinari di produzione che dicono esattamente come debbono essere fatte e con quali ingredienti". "La colomba - sottolinea l'esperto - può chiamarsi tale soltanto se prodotta secondo quanto previsto dal decreto del 2005 'Disciplina della Produzione e della vendita di taluni prodotti dolciari da forno: un disciplinare produttivo per l’ottenimento della denominazione riservata'. La colomba è solo il prodotto dolciario da forno a pasta morbida, ottenuto per fermentazione naturale da pasta acida (lievito madre), di forma irregolare ovale simile alla colomba, una struttura soffice ad alveolatura allungata, con glassatura superiore e una decorazione composta da granella di zucchero e almeno il 2% di mandorle, riferito al prodotto finito e rilevato al momento della decorazione. Al supermercato ci sono tanti prodotti diversi e buonissimi, ma non tutti sono vere colombe". Occhi aperti anche per le uova. "Le uova di cioccolato - afferma l'esperto Agostino Macrì - sono le preferite dai bambini. La tradizione delle uova di Pasqua nasce dalle uova sode che un tempo venivano colorate durante questa festività. Oggi si fa sempre meno caso alla qualità del cioccolato, al suo peso e al costo unitario. La differenza tra un cioccolato di pregio e uno di minore valore la fa la quantità di cacao: un cioccolato fondente in cui il cacao è molto superiore al 50%, ad esempio, dovrebbe costare di più di un cioccolato al latte". Bisogna stare attenti e tre cose quando dobbiamo scegliere l’uovo di Pasqua. 1) Leggiamo sempre attentamente le etichette, facendo attenzione alla data di scadenza del prodotto e alla qualità del cioccolato. Il cioccolato puro non contiene oli tropicali o altri grassi vegetali, in caso contrario deve essere riportata chiaramente e facilmente leggibile la dicitura ‘contiene altri grassi vegetali oltre al burro di cacao’. 2) Nelle etichetta c’è sempre la natura dei grassi vegetali aggiunti, come olio di palma o altri oli, quindi la dicitura ‘senza olio di palma‘ è pleonastica e serve solo a trarre in inganno i consumatori. 3) Se guardiamo l’etichetta possiamo sapere facilmente se il prezzo dell’uovo è adeguato: considerato il contenuto in cacao della cioccolata (inferiore al 50%) e valutati i costi di produzione, di confezione e della sorpresa, un prezzo ragionevole dovrebbe aggirarsi tra i 35 e i 45 euro al Kg.
(Adnkronos) - Sfaldaballe, cannellino, indiamento, uragano. No, non è una poesia dadaista, ma un assaggio di quel patrimonio linguistico nascosto tra le officine, i capannoni e le linee produttive d’Italia. Parole che pulsano di sapere pratico, tradizione, innovazione e anche un po’ di poesia operaia. Ed è proprio da qui che parte 'Inventario - Il linguaggio della manifattura', il nuovo libro firmato da Confimi Industria con il contributo di Treccani, presentato in occasione della Giornata nazionale del made in Italy. Un volume che non è solo un libro: è un viaggio lessicale dentro l’identità industriale del nostro Paese. Un modo per rendere omaggio al cuore pulsante dell’economia italiana - quella manifattura fatta di famiglie, imprese, sudore e creatività - riscoprendone il linguaggio, spesso dato per scontato, ma denso di significato. Con una prefazione d’eccezione del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, il libro si struttura come un alfabeto industriale: 26 lettere, 26 capitoli, e una miriade di termini che raccontano la fabbrica, le persone, le materie, i gesti quotidiani del fare. “Questo libro è un viaggio attraverso le parole che hanno plasmato la nostra identità industriale”, scrive Urso. “Un omaggio alla passione e all’ingegno che rendono unico il Made in Italy”. Ed è proprio nel linguaggio, spesso tecnico ma anche vivo, concreto e ironico, che si riconosce il Dna dell’impresa italiana. Lo sottolinea anche lo scrittore Raffaele Alberto Ventura nel suo contributo, definendo il libro come un 'primo inventario' della moltitudine di lavori e significati che popolano il nostro tessuto produttivo. Dalle parole più note a quelle quasi misteriose, ogni termine ha una storia da raccontare. Prendiamo 'mano': può significare la sensazione tattile in un tessuto, lo spessore di un materiale edile, la facciata di un foglio cartaceo o la direzione di un componente meccanico. Oppure 'denari': niente a che vedere con i soldi, ma piuttosto un’unità di misura usata nel tessile. E ancora 'invasatura', che nel campo dei dispositivi medici indica una parte di protesi. C’è spazio anche per i neologismi e le reinterpretazioni regionali. Da 'coworking' a 'H24', passando per 'jit' (just in time), fino a 'ceo' che, da sigla manageriale, a Padova può diventare 'ragazzino' e a Cremona addirittura 'zio'. Ma il cuore del libro batte soprattutto per la fabbrica come comunità. Ogni lemma è un frammento di quel grande racconto collettivo che è l’impresa familiare, la bottega che si fa azienda, lo stabilimento che diventa famiglia allargata. In fondo, custodire queste parole significa salvare la memoria viva del lavoro italiano. “Non è solo una raccolta di definizioni -sottolinea Paolo Agnelli, presidente di Confimi Industria- ma un tributo alla forza e alla vitalità della manifattura. Conservarne le parole significa tramandare la nostra identità alle generazioni future”. 'Inventario – Il linguaggio della manifattura' è quindi più di un dizionario: è una mappa emotiva e culturale, un gesto d’amore verso un mondo spesso dietro le quinte ma fondamentale per ciò che l’Italia è e rappresenta nel mondo. Un libro da leggere, sfogliare, riscoprire. Magari con le mani un po’ sporche di lavoro, ma il cuore pieno d’orgoglio.
(Adnkronos) - Con il progetto speciale ‘Intelligent Venice: la più antica città del futuro’ “c’è un cambio di paradigma. Dopo una lunga stagione in cui si diceva 'salviamo Venezia', adesso è il momento in cui Venezia salva il resto del mondo offrendo sé come modello, come riferimento e come descrizione”. Queste le parole di Pietrangelo Buttafuoco, presidente della Biennale di Venezia, durante la presentazione del progetto speciale di Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità - Venice Sustainability Foundation (Vsf), questa mattina nel capoluogo veneto. Si tratta di un progetto espositivo dedicato alla sostenibilità nel contesto della Biennale Architettura 2025 che inizierà sabato 10 maggio nel capoluogo Veneto. Un progetto che per il presidente Buttafuoco incarna la “descrizione, il punto di genio e di ingegno di un'idea tecnologica e culturale, storicamente fondata su quel che Venezia ha saputo dare”.