ENTRA NEL NETWORK |
ENTRA NEL NETWORK |
(Adnkronos) - Fare meglio insieme: è questo l'obiettivo di 'Orbits-Dialogues with intelligence', il progetto firmato dalla Action di Manuela Ronchi e guidato da Luciano Floridi per accompagnare i leader d’azienda, i cittadini e le giovani generazioni attraverso le sfide dell’era digitale. E stamattina, durante la prima giornata dello 'show-how' giunto alla sua seconda edizione, oltre 500 partecipanti tra aziende, esperti, giornalisti, leader di oggi e di domani, si sono ritrovati tutti insieme a riflettere su come ognuno di noi può contribuire a 'fare meglio insieme' per un’evoluzione positiva e proattiva nell’ambito della rivoluzione digitale che stiamo vivendo. (Video) Una giornata intensa, che ha intrecciato filosofia, musica, impresa e innovazione attorno al tema scelto per l’edizione 2025: il capitale semantico, ciò che dà significato al mondo, ci permette di interpretarlo e di progettarlo. Si tratta di quella ricchezza immateriale che attribuisce valore alle nostre vite e orienta la crescita culturale ed economica. Luciano Floridi ha aperto lo show-how con un intervento dedicato alla natura, al valore e ai rischi del capitale semantico: "È la ricchezza di idee, linguaggi, arti, esperienze e conoscenze che produciamo per dare senso alla realtà. È ciò che trasforma un insieme di dati in significato. Senza significato, la vita non è solo meno degna di essere vissuta, ma impossibile da vivere". Il filosofo ha mostrato come il capitale semantico rappresenti oggi il punto di incontro tra esseri umani e intelligenze artificiali: le macchine non creano nuovo senso, ma lo rielaborano. Le tecnologie, infatti, non sono in grado di dare un ancoraggio a ciò che dicono e lavorano esclusivamente sul linguaggio, non sull'esperienza che lo ha generato e che esso stesso arricchisce. Il compito umano non è solo creare ma anche custodire, orientare e proteggere il significato dal degrado e dal rumore informativo. In futuro sarà proprio il capitale semantico a determinare le modalità attraverso le quali saranno gestiti i dati. Una gestione in cui prevarrà non solo chi detiene maggiori risorse economiche, ma soprattutto chi ha maggiore capitale semantico. Un concetto, quest'ultimo, molto rilevante per le aziende, dal momento che ognuna di esse ha il proprio capitale semantico, da custodire e arricchire. Tra i momenti più emozionanti della mattinata l’incontro tra Luciano Floridi e il Maestro Giovanni Allevi, con un intenso scambio che ha intrecciato filosofia e musica in una riflessione sul significato profondo dell’armonia, della fragilità e del tempo. La sessione pomeridiana dell’evento ha poi visto Luciano Floridi dialogare con Alessandro Benetton: insieme hanno dato il via agli Orbits Academy Talks, sessioni tematiche sulle sfide delle principali aree aziendali a cura degli 11 membri della Orbits Academy, il primo percorso strategico che connette aziende, esperti di rilevanza internazionale e istituzioni educative. Hanno offerto prospettive diverse ma complementari sul tema del capitale semantico e sul ruolo dell’intelligenza artificiale nel ridisegnare il modo in cui comunichiamo, lavoriamo e innoviamo. Massimo Sideri (Corriere della Sera) inaugura la sessione con una riflessione: gli esseri umani possono pensare? Se vogliamo sul serio confrontarci con le macchine allora dobbiamo ripartire dalle domande fondamentali: che cos'è l'intelligenza, l’innovazione. Citando Italo Calvino che ci ricorda di combattere l'astrattezza del linguaggio e ricordando che dalla natura non si smette mai di imparare. Claudio Calvino (Fti consulting) ha esplorato il rapporto tra capitale semantico ed expertise aziendale, spiegando come l’Ai possa amplificare il sapere umano rendendolo accessibile e condiviso, e Valter Fraccaro (Saihub) ha sottolineato il valore dell’Ai nel risolvere la complessità dei sistemi organizzativi. Oreste Pollicino (Università Bocconi) ha riportato il dibattito all’etica costituzionale, ricordando che la tecnologia non richiede una nuova Costituzione ma nuove interpretazioni dei principi di libertà e solidarietà, e Fabio Moioli (Spencer Stuart) ha parlato del legame tra capitale semantico e trasformazione aziendale, definendo l’Ai come una general purpose technology, 'la nuova elettricità' capace di abilitare ogni altra innovazione. Annalisa Reale (Chiomenti) ha approfondito il tema della leadership e del 'management algoritmico', richiamando la necessità di una governance chiara e di un diritto alla spiegazione nell’era dei 'capo-Ai'. Giuseppe Stigliano (Ucl School of Management) ha invitato le imprese a considerare il capitale semantico come nuovo asset strategico del marketing, fondamento della fiducia e della rilevanza dei brand, mentre Marco Di Dio Roccazzella (Jakala) ha proposto un nuovo paradigma per il valore d’impresa, dove la potenza dell’Ai trova direzione solo se orientata dal capitale semantico. Adele Sarno (HuffPost) ha evidenziato come, in un mondo dove l’Ai può generare tutto ma non comprendere nulla, il capitale semantico resti la vera bussola della comunicazione aziendale, mentre Mirja Cartia d’Asero (Clessidra Group) ha posto l’accento sulla necessità di finanziare l’innovazione con coraggio e fiducia, affinché l’Europa possa competere a livello globale. Infine, Raffaele Gaito (Ia360) ha posto l’accento sul tema del mindset nell’era dell’Ai, invitando a spostare l’attenzione dagli strumenti alla cultura del cambiamento: "Quando ci guardiamo intorno e osserviamo la velocità a cui sta andando la tecnologia e l’innovazione, ci viene spontaneo chiederci: e ora? Che succede? Che si fa? Perché non è la tecnologia a determinare il futuro, ma il modo in cui impariamo ad adattarci, a sperimentare, a restare curiosi. La giornata si è chiusa con la sessione 'Le aziende raccontano', che ha dato voce a chi, ogni giorno, traduce l’innovazione in pratica. In un video, Fortunato Costantino - direttore risorse umane, affari legali & corporate di Q8 Italia e docente di teoria generale della sostenibilità e dell’innovazione sociale presso Ese (European school of economics) - ha invitato a riflettere sulla necessità di un rapporto più consapevole tra essere umano e tecnologia. "L’intelligenza artificiale non è neutrale: è uno specchio in cui l'essere umano si riflette, con le sue ambizioni, paure e fragilità", ha spiegato. Per questo va governata, non subita: dobbiamo preservare la centralità della persona, i suoi diritti e la sua libertà di scelta, evitando che l’algoritmo diventi misura unica di ciò che è giusto o efficiente. Costantino ha sottolineato l’importanza di un nuovo modello educativo e culturale che unisca competenze scientifiche e capacità critica, affinché la tecnologia resti al servizio dell’umanità e non viceversa. Stefano Sperimborgo (Ai & Data lead) di Accenture - azienda leader a livello globale nel settore dei servizi professionali che aiuta le aziende - ha presentato la visione dell’azienda sull’evoluzione del rapporto uomo-macchina: "Siamo passati da strumenti che eseguono istruzioni umane a sistemi che apprendono applicando inferenza statistica ad enormi moli di dati ad una velocità non possibile per l’uomo. Ma se vogliamo che l’intelligenza artificiale diventi davvero utile, dobbiamo colmare il divario tra tecnologia e significato, trasferendo nei sistemi la conoscenza collettiva e costruendo un vero 'cognitive digital brain', una rete di intelligenze che condividono valore e responsabilità. L'idea è elevare e connettere i singoli 'cognitive digital brain' in un 'digital brain network' (Dbn) capace di generare utilità diffusa per imprese, Pmi, cittadini e società. Ma più conoscenza significa anche più responsabilità e controllo nel guidare l’Ai". Alessandro Premoli (head of people, culture & organization) e Francesca Porta (head of It) di Autogrill – parte di Avolta e primo operatore al mondo nei servizi di ristorazione per chi viaggia - hanno raccontato il progetto Ai Arena, un programma di coaching per sviluppare pensiero critico e soft skills nei team aziendali: "L’Ai accelera l’innovazione, ma solo l’essere umano, armato di conoscenza e curiosità, può darle senso. Con Ai Arena vogliamo formare 'decifratori di significato', persone capaci di interrogare la tecnologia e di trasformarla in uno strumento strategico rispettando i principi etici e i valori fondamentali dell'azienda". Autogrill ha inoltre mostrato come l’Ai possa diventare leva di coesione e formazione interna, grazie a un ecosistema di innovazione continua che include collaborazioni con startup e percorsi dedicati ai giovani talenti attraverso la Next gen innovation cup. Luca Peyrano (chief executive officer - Cerved Group) ha spiegato ciò che il gruppo chiama capitale semantico: la risorsa che collega tecnologia e significato, dati e fiducia, conoscenza e azione. Attraverso un ecosistema che integra realtà come Cerved e Cedacri, il gruppo costruisce un’infrastruttura che rende i dati strumenti di fiducia, prevenzione e crescita. Dal rischio energetico al cambiamento climatico, dalle filiere produttive al Made in Italy, ogni informazione diventa leva di competitività e coesione sociale. Il capitale semantico non è solo una tecnologia, ma una cultura: un’infrastruttura condivisa che trasforma la conoscenza in valore per le imprese, le istituzioni e l’intero Paese. Agostino Santoni, senior vice president Cisco South Europe - multinazionale specializzata nella fornitura di apparati di networking- ha chiuso la sessione invitando a leggere il nostro tempo come un nuovo 'Quarto Stato': un’umanità che avanza verso il futuro accompagnata, oggi, da un nuovo alleato — l’intelligenza artificiale. Non una minaccia, ma un compagno di viaggio capace di ampliare i confini dell’innovazione, a patto che le persone ne comprendano il potenziale e acquisiscano le competenze per governarla. Santoni ha sottolineato come "i talenti siano ovunque, ma non ovunque ci siano le opportunità", e il compito della tecnologia sia proprio quello di colmare questo divario. 'Orbits' è molto più di un evento. È un format nato per generare impatto culturale e trasformazione concreta e che vede impegnata, sin dal suo esordio, una squadra di eccellenze la cui visione sta generando un cambiamento epocale. Luciano Floridi: il filosofo dell’etica digitale, mente di 'Orbits', riferimento accademico che guida il dibattito sull’etica dell’AI. Manuela Ronchi, stratega del format, esperta di comunicazione strategica e progettazione di eventi immersivi. Sergio Pappalettera, direttore artistico, il creativo che trasforma le idee in esperienza. "Orbits nasce per riportare al centro la qualità del pensiero in un’epoca che corre più veloce della comprensione -ha dichiarato Manuela Ronchi, ceo di Action Holding e co-ideatrice del progetto insieme a Luciano Floridi-. Attraverso le parole di Luciano Floridi e di tutti i protagonisti di questa giornata abbiamo visto che il capitale semantico non è un concetto astratto, ma una risorsa concreta: è ciò che tiene insieme persone, aziende e società, dando significato alla tecnologia e direzione al futuro. Il nostro obiettivo è continuare a costruire luoghi dove le idee si trasformano in azione e la conoscenza diventa motore di impatto reale". Con la prima giornata dedicata a imprese e professionisti, 'Orbits 2025' conferma la propria vocazione a creare un ponte tra pensiero e azione, tra etica e innovazione, preparandosi ora alla seconda giornata del 20 novembre, interamente dedicata agli studenti e alle nuove generazioni.
(Adnkronos) - “Vogliamo dare un segnale, affermare che sul nucleare gli ingegneri hanno molto da dire. Vogliamo mettere a disposizione tutti i dati di cui disponiamo, in modo che chi di dovere possa prendere le decisioni più corrette in merito al nucleare italiano”. Con queste parole Remo Giulio Vaudano, vicepresidente vicario del Cni, ha dato avvio al convegno 'La nuova stagione nucleare. Prospettive di ripresa produttiva alla luce della Legge Delega 27/02/2025', un’occasione per riflettere su un tema di rilevanza strategica come l’energia, in particolare quella nucleare civile. “Nell’ambito della transizione energetica - ha affermato Angelo Domenico Perrini, presidente del Cni - il nucleare è fondamentale. Ancora oggi paghiamo le conseguenze delle decisioni del passato che hanno indotto il nostro Paese ad abbandonare questa fonte di approvvigionamento. Abbiamo condiviso la scelta del Ministero di ricominciare a discutere di nucleare e come Cni abbiamo deciso di dedicarvi uno specifico gruppo di lavoro. In tutte le attività umane il rischio zero non esiste ma può essere minimizzato. Il discorso vale anche per il nucleare che occorre perseguire riducendo il più possibile i rischi”. Nel corso della mattinata è intervenuto, in rappresentanza del Mase, Nicola Ippolito (coordinatore della Piattaforma nazionale per il nucleare sostenibile-Pnss) che ha ricordato come il Paese venga da quasi quaranta anni di assenza di produzione nucleare, sebbene abbia conservato tutte le competenze necessarie: si pensi che l’Italia sforna il 10% degli ingegneri nucleari europei. “Abbiamo messo assieme tutti i soggetti interessati - ha detto - al fine di fare il quadro della situazione e nel luglio dello scorso anno abbiamo inviato a Bruxelles il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima dal quale si evince che, relativamente alla domanda di energia elettrica, abbiamo la potenzialità per far sì che tra l’11 e il 22% di quel fabbisogno provenga dal nucleare. A quel punto mancava un quadro normativo organico che ora si è concretizzato attraverso la legge delega. Puntiamo a far sì che l’Italia torni ad essere protagonista”. Alberto Taglioni (gruppo di Lavoro del Cni sul nucleare, già funzionario Enea) che ha richiamato la stesura di un position paper sullo stato del nucleare italiano. Massimo Sapielli (gdl nucleare del Cni, già funzionario Enea) si è soffermato sul Programma nazionale per la produzione di energia nucleare sostenibile nell’ambito degli obiettivi di neutralità carbonica del 2050. Ha sottolineato come il nuovo approccio parta dal superamento delle esperienze nucleari precedenti con l’obiettivo di giungere ad un mix di produzione elettrica che comprenda anche l’elettronucleare. Ha richiamato, infine, il ruolo che possono svolgere in materia il Cni e gli ordini degli ingegneri, con particolare riferimento alla formazione. Roberto Ranieri (già funzionario Ispra) ha illustrato il quadro formativo e il licensing di nuovi impianti, soffermandosi sulla gestione e lo smaltimento dei rifiuti radioattivi. Quest’ultimo tema ha caratterizzato anche l’intervento di Angelo Papa (già direttore generale impianti nucleari del ministero dell’Ambiente) che si è soffermato sulle tecnologie e le procedure di smaltimento dei rifiuti radioattivi e il Deposito nazionale. Nella sessione dedicata alla progettualità ingegneristica e alla sicurezza del nucleare Franco Baretich (esperto ingegneria nucleare) ha approfondito la fonte di energia nucleare dall’emergenza energetica alla transizione ecologica. Ha rilevato che, tra gli elementi che hanno ostacolato lo sviluppo nel nostro paese, c’è il tema dei costi e alcune componenti psicologiche quali la paura di incidenti e lo smaltimento delle scorie che in realtà comportano un livello di rischio assai inferiore a molte altre attività umane. Ha sottolineato che il recupero della soluzione nucleare diventa necessario col crescere in maniera esponenziale del fabbisogno di energia, anche a causa dello sviluppo dell’uso delle criptovalute e dell’Ia. Massimo Sapielli, nel ricordare come l’Italia sia stata la pioniera a livello mondiale in tema di nucleare, a partire dal gruppo di via Panisperna guidato da Enrico Fermi, ha ripercorso l’evoluzione tecnologica nella costruzione dei reattori, sottolineando i vantaggi e l’efficacia dei moderni impianti. Gian Piero Bisceglie (già funzionario Ispra) ha illustrato il tema della protezione dalle radiazioni e del monitoraggio ambientale, soffermandosi su alcuni casi di scuola. Alberto Taglioni, poi, ha illustrato i programmi e le proposte del Cni in tema di formazione tecnica sul nucleare e di comunicazione. Infine, Sonia Bertocci (Ordine ingegneri di Torino) e Fosco Bianchi (Ordine ingegneri di Arezzo) hanno proposto il punto di vista sul tema dal loro osservatorio territoriale.
(Adnkronos) - L’evento è organizzato da Ieg Middle East e V Group e si svolge con il Patrocinio del Ministero del Cambiamento Climatico e dell’Ambiente (Moccae) degli Emirati Arabi Uniti, con gli auspici dell’Ambasciata d’Italia negli Emirati Arabi Uniti, i patrocini del Ministero delle Imprese e del Made in Italy e di Ita - Italian Trade Agency Dubai. Oltre 100 brand internazionali, suddivisi in settori chiave dell’industria verde, si riuniscono in questa vetrina senza precedenti per il Medio Oriente, testimoniano un impegno condiviso verso la sostenibilità e la biodiversità: coniugando l’expertise europea e la visione mediorientale, l’evento sottolinea il grande potenziale della cooperazione internazionale nella creazione di città più verdi, salutari e resilienti per le generazioni future. In fiera, aziende leader degli Emirati - Tanseeq Investment Group, Desert Group, Grand Grower Horticulture, Pheladelfia Agricultural, Planters Group e Gale Pacific — giocheranno un ruolo fondamentale nel plasmare il dialogo su paesaggio, florovivaismo e pianificazione urbana sostenibile. "Myplant & Garden Middle East 2025 rappresenta un’opportunità unica per riunire il meglio delle competenze internazionali in questi ambiti. Il nostro obiettivo è creare una piattaforma che ispiri nuove soluzioni per città più verdi e resilienti in tutto il Medio Oriente e non solo", sottolinea Valeria Randazzo, la direttrice della Fiera. Con numerose delegazioni di buyer provenienti da tutto il Gcc (Gulf Cooperation Council: Arabia Saudita, Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Oman, Qatar), Myplant & Garden Middle East 2025 sarà un hub commerciale strategico per lo sviluppo del settore a livello internazionale. Il mercato del paesaggio in Medio Oriente sta vivendo una crescita senza precedenti: si stima che entro il 2026 il suo valore supererà i 20 miliardi di dollari, con un incremento annuale compreso tra il 5 e il 7%. Le città del Golfo, in particolare, stanno integrando il verde nei grandi progetti di sviluppo come Neom e Diriyah Gate, utilizzandolo non solo come elemento estetico, ma come strumento di adattamento climatico in risposta a condizioni ambientali sempre più estreme. Spazi verdi ben progettati possono aumentare il valore delle proprietà fino al 15%, trasformando il paesaggio e la cura del verde in un vero e proprio investimento strategico per gli sviluppatori. Le politiche nazionali, come la Vision 2030 dell’Arabia Saudita e quella degli Emirati Arabi Uniti, pongono infatti il verde al centro delle strategie di sviluppo sostenibile. La Saudi Green Initiative, ad esempio, prevede la piantumazione di 10 miliardi di alberi e il recupero di oltre 74 milioni di ettari di terreno: uno sforzo che mira a ripristinare le funzioni ecologiche vitali, migliorare la qualità dell'aria, limitare le tempeste di sabbia, ridurre delle isole di calore, migliorare la gestione delle acque piovane e il rafforzamento della coesione sociale. Dal 2021, in Arabia Saudita sono già stati piantumati oltre 100 milioni di alberi e arbusti, che hanno risanato 120.000 ettari di territorio. Città come Dubai e Riyadh stanno guidando questa transizione con progetti ambiziosi: Green Riyadh, che mira a piantare 7,5 milioni di alberi e abbassare la temperatura della città di 2,2°C, e il Dubai 2040 Urban Masterplan, che pone parchi e spazi aperti al cuore degli sviluppi urbani. Parallelamente, cresce anche la domanda di prodotti per il giardinaggio, con un aumento medio delle vendite del 7% annuo, trainato dai nuovi programmi residenziali.