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(Adnkronos) - Cinque secoli dopo la frattura tra Roma e Canterbury, la possibilità di una riconciliazione tra la Chiesa cattolica e la Comunione anglicana non è più soltanto un'utopia teologica. Dialoghi, iniziative comuni, un crescente desiderio di unità e ora la storica visita di re Carlo III in Vaticano stanno riaprendo un capitolo che la storia sembrava aver chiuso per sempre. Dal 1966 la Commissione internazionale anglicano-cattolica (Arcic) lavora per superare le divisioni dottrinali sorte all'epoca di Enrico VIII. In quasi sessant'anni di confronto, i due mondi cristiani hanno compiuto passi significativi su temi come Eucaristia, ministero e autorità nella Chiesa. Oggi molte differenze appaiono più terminologiche che sostanziali, anche se i nodi teologici principali restano sul tavolo. I punti critici non mancano. Roma non riconosce la validità delle ordinazioni anglicane, mentre gli anglicani faticano ad accettare il primato universale del Papa. A ciò si aggiungono questioni più recenti - dall'ordinazione delle donne alla benedizione delle unioni omosessuali - che dividono la stessa Comunione anglicana e rendono più complesso il dialogo con il Vaticano. Un modello concreto di riavvicinamento è arrivato con 'Anglicanorum Coetibus', la costituzione apostolica voluta da Benedetto XVI nel 2009. Essa permette a intere comunità anglicane di entrare in piena comunione con la Chiesa cattolica mantenendo parte del proprio patrimonio liturgico e spirituale. È una formula sperimentale, ma dimostra che l'unità può assumere forme nuove. Oggi teologi e pastori preferiscono parlare di "unità nella diversità riconciliata", più che di ritorno o sottomissione. La sfida è costruire una comunione reale, fondata su una fede condivisa, pur nel rispetto delle differenze storiche e culturali. L'obiettivo, dicono da entrambe le parti, non è uniformare, ma testimoniare insieme il Vangelo in un mondo sempre più frammentato. Nei prossimi mesi si attendono nuovi documenti della Arcic III e del Malines Dialogue Group, che potrebbero definire ulteriormente i punti comuni su cui edificare un'unità visibile. Nessuno si illude che la piena comunione sia vicina, ma il fatto stesso che se ne parli con serietà è già una notizia. Cinque secoli dopo Enrico VIII, il filo spezzato della cristianità occidentale potrebbe - lentamente, ma realmente - tornare a intrecciarsi. E forse non è un caso che San John Henry Newman, sacerdote anglicano e poi convertito al cattolicesimo, il prossimo primo novembre, come annunciato da Papa Leone, sarà dichiarato Dottore della Chiesa. E in Piazza San Pietro arriverà una importante delegazione della Chiesa anglicana. (di Paolo Martini)
(Adnkronos) - “Mt Srl, azienda metalmeccanica romagnola, ha intrapreso un percorso di welfare aziendale e benessere organizzativo che rappresenta un esempio concreto di innovazione nel mondo delle pmi. Il progetto, sviluppato in collaborazione con Walà srl, società benefit specializzata in progetti strategici di welfare e benessere organizzativo, ha affiancato Mt garantendo una consulenza personalizzata e continua, lavorando a quattro mani con il team hr interno”. Sono le dichiarazioni di Gianluca Marchetti, presidente di Mt Srl, in occasione della seconda edizione del Global Welfare Summit, il principale appuntamento italiano dedicato all’evoluzione del welfare, dedicata alle 'Eccellenze che ispirano' e svoltasi a Villa Miani a Roma. L'Osservatorio Italian Welfare ha assegnato all’azienda è stato assegnato il Premio Global Welfare. “L’obiettivo della nostra azienda era quello di migliorare la qualità della vita lavorativa e rafforzare il senso di comunità. A questo scopo è stata attivata una strategia di comunicazione chiara e continuativa, pensata per rendere le persone partecipi in ogni fase del progetto - spiega Marchetti - Azione centrale all’interno del progetto di Mt è stato l’ascolto delle persone, avvenuto tramite Win – what i need, lo strumento di profilazione dei bisogni sviluppato da Walà, che ha permesso di comprendere in profondità le esigenze reali dei lavoratori e delle lavoratrici. Sulla base dei risultati emersi e dei feedback raccolti, è stato poi avviato un processo di co-progettazione degli interventi di welfare, condiviso con le parti sociali e orientato a rispondere in modo concreto sia ai bisogni delle persone sia agli obiettivi aziendali". “Tra le azioni realizzate, l’organizzazione di Welfare Day con il coinvolgimento diretto di tutti i collaboratori e di tutte le collaboratrici; - illustra - la formazione di una figura interna di riferimento sul tema welfare, a garanzia della continuità del progetto; le iniziative che valorizzano il legame con il territorio e promuovono un modello di impresa sostenibile e attenta al benessere collettivo. Abbiamo scelto -continua- di avviare questo percorso perché crediamo che il welfare aziendale non debba limitarsi a offrire benefit, ma rappresenti un lavoro di senso fatto con e per le persone. Grazie al supporto di Walà abbiamo potuto ascoltare davvero le persone, costruendo insieme un progetto che genera valore concreto per chi lavora con noi e per la comunità in cui operiamo. Il progetto ha confermato come anche una pmi possa strutturare un piano strategico e partecipato di welfare, in grado di rafforzare il senso di appartenenza, migliorare il clima aziendale e contribuire al benessere del territorio”, conclude Marchetti.
(Adnkronos) - "Sono fiducioso che ci sia una reale e consistente inversione di tendenza o quantomeno un incremento di attenzione da parte dei nostri governanti sul tema dei rischi naturali, ambientali ed antropici ed in particolare sul cosiddetto dissesto idrogeologico". Così Domenico Calcaterra, responsabile scientifico Fondazione Return (collegamento), intervenendo all’appuntamento Adnkronos Q&A, 'Sostenibilità al bivio', questa mattina al Palazzo dell’Informazione a Roma. "La nostra fondazione è un ecosistema che da tre anni si occupa in maniera continuativa, nell'ambito delle misure finanziate dal Pnrr, di rischi - spiega - Partiamo dalla trattazione delle singole tipologie di pericolosità, gli esempi sono quelli classici per il nostro paese che purtroppo risente degli effetti della quasi totalità delle pericolosità naturali ed antropiche, pensiamo a frane, alluvioni, terremoti, eruzioni, il degrado ambientale nelle sue varie forme, ad esempio l'inquinamento, per creare dei modelli, tenendo ben presente quanto sta accadendo sotto i nostri occhi e quello che potrebbe nei prossimi anni e nei prossimi decenni accadere in termini di cambiamento climatico". "Il nostro obiettivo è quello di fornire al Paese degli strumenti che, aggiornati allo stato dell'arte, possano servire a migliorare la gestione dei rischi intervenendo con delle soluzioni più adeguate, più efficaci", conclude.