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(Adnkronos) - Torna in campo la Serie A. Dopo le coppe europee, è di nuovo tempo di campionato con la 14esima giornata. Si comincia venerdì 29 novembre e si finisce lunedì 2 dicembre con il big match Roma-Atalanta. Il Milan ospiterà l'Empoli, mentre l'Inter vola al Franchi per il match d'alta classifica contro la Fiorentina. La capolista Napoli sarà impegnata in trasferta contro il Torino. La Lazio invece sarà di scena a Parma. Cagliari (4-2-3-1): Sherri; Zappa, Mina, Luperto, Augello; Makoumbou, Marin; Zortea, Gaetano, Luvumbo; Piccoli. All. Nicola Hellas Verona (4-2-3-1): Montipò; Tchatchoua, Magnani, Ghilardi, Bradaric; Serdar, Belahyane; Suslov, Harroui, Lazovic; Tengstedt. All. Zanetti Como (4-2-3-1): Audero; Iovine, Kempf, Barba, Moreno; Da Cunha, Engelhardt; Fadera, Nico Paz, Strefezza; Cutrone. All. Fabregas Monza (3-4-2-1): Turati; Caldirola, Marì, Carboni; Pereira, Bianco, Bondo, Kyriakopoulos; Maldini, Mota; Djuric. All. Nesta Milan (4-2-3-1): Maignan; Royal, Thiaw, Gabbia, Theo Hernandez; Fofana, Reijnders; Pulisic, Loftus Cheek, Leao; Morata. All. Fonseca Empoli (3-5-2): Vasquez; Goglichidze, Ismajli, Viti; Gyasi, Anjorin, Henderson, Fazzini, Pezzella; Esposito, Colombo. All. D'Aversa Bologna (4-2-3-1): Ravaglia; De Silvestri, Lucumì, Beukema, Miranda; Moro, Freuler; Orsolini, Odgaard, Ndoye; Castro. All. Italiano Venezia (3-4-2-1): Stankovic; Idzes, Svoboda, Sverko; Candela, Duncan, Nicolussi Caviglia, Haps; Busio, Oristanio; Pohjanpalo. All. Di Francesco Udinese (3-5-2): Okoye; Ebosele, Giannetti, Touré; Ehizibue, Zarraga, Karlstrom, Lovric, Kamara; Thauvin; Davis. All. Runjaic Genoa (4-4-1-1): Leali; Zanoli, Bani, Matturro, Vasquez; Thorsby, Badelj, Frendrup, Martin; Miretti; Pinamonti. All. Vieira Parma (4-2-3-1): Suzuki; Coulibaly, Delprato, Balogh, Valeri; Keita, Estevez; Man, Sohm, Benedyczak; Bonny. All. Pecchia Lazio (4-2-3-1): Provedel; Lazzari, Gila, Gigot, Pellegrini; Rovella, Guendouzi; Isaksen, Dia, Zaccagni; Castellanos. All. Baroni Torino (3-5-2): Milinkovic-Savic; Walukiewicz, Coco, Masina; Lazaro, Vlasic, Ricci, Linetty, Pedersen; Adams, Sanabria. All. Vanoli Napoli (4-3-3): Meret; Di Lorenzo, Rrahmani, Buongiorno, Olivera; McTominay, Lobotka, Anguissa; Politano, Lukaku, Kvaratskhelia. All. Conte Fiorentina (4-3-2-1): De Gea; Dodò, Comuzzo, Ranieri, Gosens; Adli, Bove, Cataldi; Colpani, Beltran; Kean. All. Palladino Inter (3-5-2): Sommer; Bisseck, De Vrij, Bastoni; Darmian, Barella, Calhanoglu, Mkhitaryan, Dimarco; Lautaro Martinez, Thuram. All. Inzaghi Lecce (4-2-3-1): Falcone; Guibert, Baschirotto, Gaspar, Gallo; Ramadani, Coulibaly; Dorgu, Oudin, Rebic; Krstovic. All. Giampaolo Juventus (4-2-3-1): Di Gregorio; Savona, Kalulu, Gatti, Cambiaso; Locatelli, Thuram; Conceicao, Koopmeiners, Yildiz; Vlahovic. All. Motta Roma (3-5-2): Svilar; Mancini, Hummels, Ndicka; El Shaarawy, Konè, Cristante, Pellegrini, Angelino; Dybala; Dovbyk. All. Ranieri Atalanta (3-4-1-2): Carnesecchi; Djimsiti, Hien, Kolasinac; Bellanova, De Roon, Ederson, Ruggeri; De Ketelaere, Lookman; Retegui. All. Gasperini
(Adnkronos) - Una storia di imprenditorialità al femminile, ma anche un visione di ampio respiro che unisce culture diverse. Da questo binomio nasce Kohaku, primo e unico ristorante di cucina kaiseki a Roma. A fondarlo Sabrina Bai, 28enne nata a Brescia da una famiglia di origini cinesi, trasferitasi a Roma con i suoi genitori, titolari di un’impresa di import export, dove abbraccia gli studi di Economia e management. Poi un viaggio in Giappone, che tocca le corde del suo cuore aprendole gli occhi su un panorama diverso. E' da qui che nasce il desiderio di portare quell’angolo di Oriente a Roma. E lo fa attraverso una passione innata, quella per il mondo della gastronomia, che condivide con suo padre, che diventerà il suo più importante compagno di viaggio e di studi nell’approfondimento della cucina giapponese. Dopo diversi corsi e stage in Giappone, la prima avventura gastronomica di Sabrina Bai si chiama Shiroya, ristorante della tradizione giapponese in stile Izakaya, la trattoria nipponica, aperto nel 2019 a soli 23 anni, che subito ottiene la menzione nella Guida Michelin. I viaggi e gli studi di approfondimento continuano e scopre un mondo più vasto, quello della cucina kaiseki, nata in occasione del diffondersi in Giappone della cerimonia del te, in cui il cibo diviene un importantissimo mezzo di comunicazione, non solo tra gli uomini, ma anche tra l’uomo e la divinità, tra l’uomo e la natura. Da qui l’idea di costruire il suo nuovo locale dove l’omotenashi (l’arte dell’ospitalità giapponese) scandisce il tempo e il canone estetico del wabi sabi, con le sue linee essenziali e i materiali naturali, trasporta l’ospite in una dimensione culturale diversa e unica. Così, a Roma, in zona via Veneto (via Marche 66), nasce Kohaku, primo e unico ristorante ad aver portato l’autentica cucina Kaiseki nella capitale, segnalato in guida Michelin a soli 4 mesi dall'apertura, e unico ad ottenere i Tre Mappamondi nella Guida dei Migliori ristoranti del Gambero Rosso sia per l’anno 2024 che per il 2025 e le Tre bacchette nella Guida Sushi del Gambero Rosso. Ogni giorno, dal lunedì al sabato, Kohaku accoglie i suoi ospiti con percorsi che si rinnovano con il proseguire delle stagioni. Un viaggio alla scoperta di un rituale antico e l’autentica esperienza della cucina kaiseki è ciò che accoglie il cliente che varca la soglia di Kohaku. “Qui si viene per provare un elegante pasto della tradizione che si snoda attraverso un importante percorso che alterna tante portate gastronomiche realizzate attraverso le tecniche culinarie e i principi della filosofia kaiseki”, racconta Sabrina Bai, alla guida di Kohaku che, nella lingua nipponica, vuol dire 'ambra'. "L’ambra - spiega - è una pietra dalla 'perfetta imperfezione' (o 'wabi sabi'), criterio che sta alla base del canone estetico giapponese e che si è sviluppato unitamente alla cucina kaiseki nel XII secolo. E come l’ambra, bellissima, si forma lentamente dalla resina, goccia dopo goccia, così il progetto culinario di Kohaku avrà bisogno del suo tempo per essere pienamente compreso e radicarsi". "Sia i romani che gli stranieri hanno accolto con grand e curiosità ed entusiasmo il nostro progetto per vivere, senza spostarsi dalla città, un’esperienza gastronomica autentica vocata all’alta cucina giapponese, che permette di compiere la scoperta della cultura del Sol Levante, partendo dalla tavola", sottolinea la proprietaria. All’ospite è data la scelta dell’esperienza da vivere: quella più immersiva del Kohaku Sushi Kaiseki al bancone oppure il menu degustazione, Kohaku Kaiseki da dieci o sei portate, seduti al tavolo in una formula ugualmente autentica che però permette sia di affidarsi allo chef (omakase) che di scegliere alla carta. Il rapporto esclusivo e diretto con lo chef è l’elemento che caratterizza l’esperienza del Kohaku Sushi Kaiseki ed è un rituale che si svolge sotto gli occhi dell’ospite, il quale riceve le pietanze, preparate espressamente per lui, direttamente dalle mani del cuoco. Il percorso di degustazione conduce gli ospiti in Giappone ed è vergato a mano su un foglio di pergamena dal cuoco stesso, che firma questo 'memoir' culinario. Ha inizio così un cammino complesso che (portata dopo portata, preparata espressa e presentata dallo chef con aneddoti e curiosità) propone un menu ideato per catapultare il commensale in uno dei più rinomati ristoranti kaiseki di Tokyo o Kyoto. Si viene accompagnati dalla musica giapponese tra il jazz e il lofi, che invita alla concentrazione, grazie a una playlist creata ad hoc per Kohaku dal sound designer Yiming Zhou. La cena kaiseki sushi completa comprende 12 portate, servite in un ordine rigoroso che segue un alternarsi del gusto e delle consistenze. Il calore del legno, i toni del verde salvia e dell’arancio Hermes delle sedute accolgono l’ospite, invece, nella sala del Kaiseki destinata alla degustazione della linea calda. Due sono i menu degustazione possibili, da dieci o sei portate, oppure si può optare per scegliere liberamente alla carta uscendo però dal percorso più propriamente kaiseki.
(Adnkronos) - Orizzonti temporali di breve, medio e lungo termine, con diversi scenari da qui al 2050, per la diffusione dell’idrogeno rinnovabile e a bassa emissione carbonica: così è delineata la Strategia Nazionale dell’Idrogeno, realizzata dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e presentata nella sede del Gse a Roma. “L’idrogeno è una delle soluzioni fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, che abbiamo chiaramente delineato nel Pniec e devono portarci al 'Net Zero' al 2050. La nostra Strategia si articola su diversi scenari, sapendo che l’affermazione del vettore idrogeno dipenderà da molteplici e trasversali tematiche. Oggi il governo - spiega il ministro Gilberto Pichetto - vuole dunque condividere con imprese e industrie una visione su un settore che già può contare su risorse complessive superiori ai 6 miliardi, ma che ha ancora bisogno di sviluppare un mercato solido e va dunque accompagnato con nuovi strumenti, insieme a una forte coesione inter-istituzionale”. La Strategia nazionale - spiega il Mase - si articola attraverso una matrice che vede tre possibili scenari sviluppati su un orizzonte temporale di lungo periodo. La strategia stima una 'domanda nazionale' tra 6 e 12 Mtep con una corrispondente necessità di elettrolizzatori variabile da alcuni GW fino ad alcune decine di GW a seconda delle condizioni di contesto. Nel testo è chiarito che per decarbonizzare i consumi servirà la combinazione di diverse fonti, tra cui l’aumento della produzione da rinnovabili, lo sviluppo della 'Carbon Capture Storage', di biofuel, biometano e, non ultimo, dell’idrogeno, anche eventualmente affiancato dalla ripresa della produzione nucleare. Solo così, è spiegato, si potrà soddisfare la domanda a fronte di fonti non programmabili e intermittenti, con la capacità di trasportare grandi quantità di energia su lunghe distanze e a costi competitivi. Se dunque, si legge nel testo, nei prossimi decenni ogni alternativa troverà uno spazio applicativo, sono indicati come le variabili che incidono sull’idrogeno la decarbonizzazione degli usi finali (trasporto pesante, settore marittimo e aereo), l'integrazione del sistema energetico, la realizzazione di una filiera forte e competitiva. Altri aspetti da considerare sono l’aumento della sicurezza negli approvvigionamenti di energia e il relativo contributo dell’idrogeno, la realizzazione dell’obiettivo 'Italia hub energetico nel Mediterraneo', su cui molto incide l’attività di cooperazione, un sistema di certificazione che assicuri di non rilocalizzare le emissioni ma di contribuire concretamente alla loro riduzione, come anche lo sviluppo di ricerca e innovazione che possano creare nuovi prodotti e componenti. “Nel medio e lungo periodo - viene spiegato nella Strategia - lo sviluppo di una produzione ‘large scale’ e di una infrastruttura dedicata permetterà di abbattere i costi di produzione”, e altrettanto “una logistica su gomma di idrogeno gassoso e liquido potrà essere di supporto nel medio periodo”. Viene citato nel documento il progetto 'Southern Hydrogen Corridor', di cui la dorsale italiana è parte integrante, che “renderà l’Italia un hub europeo dell’idrogeno, favorendo i flussi di importazione”.