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(Adnkronos) - Asse sui migranti tra Giorgia Meloni e il primo ministro ungherese Viktor Orban, mercoledì a Roma per una visita che lo ha condotto sino al Santo Padre. Mentre i cartelli di +Europa - spuntati a sorpresa nel piazzale antistante Palazzo Chigi a bilaterale in corso - recitano 'No al modello Ungheria', 'Orban you are not welcome', Meloni ha accolto con un sorriso il leader ungherese, in procinto di chiudere il semestre di presidenza del Consiglio europeo che in tanti, a Bruxelles, al principio vedevano di cattivo occhio, tanto da spingere più di una voce a chiedere che Orban saltasse il turno, rinviando più avanti la guida dell'organismo europeo. Le cose, come noto, sono andate diversamente, e Meloni ieri si è congratulata con il 'patriota' Orban "per la riuscita della Presidenza semestrale di turno del Consiglio dell'Unione europea", in barba a chi puntava e continua a puntare il dito contro il primo ministro ungherese. Niente dichiarazioni congiunte alla stampa per i due leader, ma una nota firmata a quattro mani in cui risalta soprattutto la 'chiusa', dedicata al capitolo migranti. Tanto più che arriva nel giorno in cui Meloni incassa una doppia battuta d'arresto, con lo stop del Csm all'assegnazione alle Corti d'Appello della competenza sui procedimenti di trattenimento dei migranti richiedenti asilo e il rinvio della decisione della Cassazione sul ricorso del governo contro le prime mancate convalide del trattenimento di migranti emesse dalla sezione immigrazione del tribunale di Roma il 18 ottobre scorso, in attesa della pronuncia della Corte europea. E così i due centri di Gjader e Shengjin su cui tanto ha puntato la premier continueranno a restare vuoti, in attesa di uscire dall'impasse. Eppure, nella nota congiunta, Orban e Meloni richiamano proprio il modello Roma-Tirana, riaffermando "l'importanza di contrastare la migrazione irregolare" anche esplorando "nuove modalità", "nel rispetto del diritto Ue e internazionale". Chiedono dunque fermezza all'Unione europea, rimarcando "l'urgenza di un quadro giuridico aggiornato per facilitare, aumentare e accelerare i rimpatri dall'Unione europea, con particolare attenzione al consolidamento del concetto di Paesi di origine sicuri". Accelerando dunque - è il sottotesto - l'entrata in funzione del nuovo Patto sulla migrazione e l'asilo prevista per giugno 2026. Altro passaggio di rilievo, nella dichiarazione a quattro mani, è quello su Kiev, in cui viene rimarcato dai due leader il "sostegno a una pace giusta e duratura in Ucraina basata sui principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale". Orban, che punta a incarnare il trait-d'union tra l'Europa e l'America di Donald Trump, è anche l'uomo che ha sempre sostenuto la necessità di dialogare con Mosca, mai chiuso i canali con Putin, e spinto Bruxelles a cambiare passo e strategia sull'Ucraina. Nella nota viene ribadito l'"impegno per la ricostruzione in vista della prossima Ukraine Recovery Conference che sarà ospitata dall'Italia nel luglio 2025". Quanto agli altri argomenti di discussione, Meloni e Orban "hanno ribadito l'impegno a promuovere ulteriormente il partenariato bilaterale", esprimendo "soddisfazione per i proficui rapporti commerciali", che segnano uno scambi dal valore pari a 14 miliardi di euro nel 2023, con "la volontà di rafforzare ulteriormente gli investimenti e il commercio, soprattutto nei settori delle infrastrutture e dell'energia". Oltre a dichiararsi soddisfatti per un livello di cooperazione "eccellente" in ambito Nato "nei settori della sicurezza e della difesa, in particolare attraverso il supporto al battaglione multinazionale a guida ungherese da parte delle Forze Armate italiane (260 soldati)". I due leader "continueranno a garantire la presenza a supporto delle iniziative della Nato e dell’Ue per la stabilizzazione dei Balcani occidentali, e hanno ribadito il loro forte sostegno al processo di allargamento dei Paesi della regione". D'accordo su vari punti, dunque, dopo un'ora e mezzo di intenso faccia a faccia. Quando Orban va via l'imponente dispiego di forze dell'ordine messo in piedi per la visita rompe pian piano le righe. A pochi passi dal portone centrale di Palazzo Chigi resta a terra un cartello del sit-in anti-Orban inscenato da +Europa: 'il modello Ungheria che la democrazia si porta via', c'è scritto.
(Adnkronos) - "La spinta inflazionistica ha portato la Bce ad un significativo aumento dei tassi di interesse, con quelli reali che hanno toccato anche la doppia cifra, che hanno inasprito le condizioni di accesso al credito per le imprese, in particolare per quelle di piccole e medie dimensioni. Con l’aumento del costo del denaro è quasi inevitabile che anche le imprese richiedano meno soldi in prestito e che il rischio di un mancato rimborso del prestito stesso aumenti. Si stima che nel biennio 2023-2024 le erogazioni di prestiti alle imprese siano diminuite di circa 30 miliardi di euro, evidenziando una contrazione che colpisce in modo particolare quelle meno strutturate e organizzate, ovvero le ditte individuali e le società di persone". E' l'analisi, con Adnkronos/Labitalia, di Michele Izzo, direttore generale di Garanzia Fidi Scpa (GA.FI), intermediario finanziario vigilato da Banca d’Italia ai sensi dell’art. 106 del nuovo Testo Unico Bancario, presieduto da Rosario Caputo, e che opera da circa 60 anni con le pmi del Mezzogiorno e ne associa oltre 4.500 di tutti i settori economici. Secondo Izzo quindi "il contesto economico ha sicuramente messo a dura prova le imprese italiane fino ad oggi. Le recenti fluttuazioni dei tassi di interesse, le politiche della Banca Centrale Europea (BCE) e le dinamiche interne al sistema bancario hanno reso il panorama economico complesso e incerto". Per il direttore generale del Confidi GA.FI, "inutile nascondere che sono tempi difficili per le imprese e lo spettro di un nuovo credit crunch inizia a materializzarsi in tutta Europa, così come i default sono tornati a salire dopo oltre un decennio. Da un lato le imprese sono a corto di liquidità, ma dall’altro sta anche diventando più difficile l’accesso al credito per tamponare questa situazione". "Le imprese, quindi, stanno attraversando un periodo di significativa complessità, costrette a fronteggiare una serie di sfide che ne compromettono la crescita, la stabilità e, per quelle più piccoli, la sopravvivenza. Se le famiglie possono decidere di rinviare una richiesta di credito a quando i tassi di interesse saranno diminuiti, le imprese hanno costi non rinviabili e un bisogno di liquidità permanente", sottolinea. Per Izzo, per aiutare le pmi a superare le criticità principali "se l’analisi finanziaria rimane imprescindibile, non è più possibile oggi guardare al profitto come l’unico scopo dell’attività imprenditoriale. La sfida posta dal cambiamento non solo climatico, ma anche culturale, impone di considerare l’impresa anche in base all'impegno verso la società e l’ambiente in cui è inserita. L’innovazione nei prodotti finanziari, l’integrazione dei criteri Esg e il sostegno mirato alle pmi saranno elementi chiave per rafforzare la resilienza e la competitività del tessuto imprenditoriale italiano nei prossimi anni". Sempre più centrale il ruolo dei Confidi. "Il rafforzamento dell’attività dei Confidi nel business dei finanziamenti diretti alle imprese non ci farà perdere i connotati distintivi che da sempre hanno caratterizzato queste realtà. Ossia essere istituzioni di garanzia e anelli fondamentali di una catena di raccordo tra banche e imprese. Ciò comporta che, nell’ambito dell’attività di finanziamento diretto, i Confidi devono operare con una logica attenta e prudenziale nel controllo dei rischi aumentati con una operatività più frazionata e senza snaturare l’attività tradizionale di concessione di garanzie a favore delle imprese", sottolinea. Positivo il 2024 di GA.FI. "Ci possiamo ritenere soddisfatti dei risultati conseguiti dal nostro Confidi nel 2024. Infatti, prevediamo di chiudere l’anno con un incremento dell’attività di oltre l’80% rispetto al 2023. Su questo risultato ha inciso anche il ritorno a minori coperture da parte del Fondo di Garanzia per le pmi che, dopo la fase emergenziale, ha valorizzato il nostro ruolo di garanti qualificati e quindi ha permesso una più diffusa allocazione del credito alle piccole e medie imprese da noi assistite. La riforma del Fondo di Garanzia, in atto dal 2025, dovrebbe prevedere ulteriori riduzioni di garanzia pubblica offrendo – di fatto - nuove opportunità ai Confidi per la loro attività core", rimarca. "Il 2024 -aggiunge ancora- è stato per GA.FI. un anno importante, nel corso del quale abbiamo capitalizzato il grande sforzo di riqualificazione professionale e di specializzazione consulenziale fatto nel 2023, mettendo a disposizione delle pmi una struttura, in particolare quella commerciale, con una adeguata dimestichezza con i nuovi strumenti di finanziamento e con i servizi innovativi proposti alle aziende. Non solo garanzie, dunque, ma anche: finanziamenti diretti, fideiussioni, servizi e consulenza finanziaria, finanza agevolata, fintech e piattaforme digitali, cybersecurity, analisi della centrale rischi, valutazione dimensionale del fondo centrale di garanzia, valutazione del rating esg, business plan, informazione periodica, formazione finanziaria, e molto altro ancora", continua. E nella manovra economica del governo "apprezziamo, ritenendolo un valore da preservare, l’attenzione posta sui conti pubblici, in coerenza con un quadro di politica fiscale volto a centrare gli obiettivi fissati dal recente Piano Strutturale di Bilancio. Il punto è che nella Manovra manca il sostegno agli investimenti e alle imprese che li realizzano. In quest’ottica, i soli interventi degni di nota sono quelli di proroga e rifinanziamento del credito d’imposta per gli investimenti nella Zes Unica, cui si affiancano il rinnovo del credito d’imposta per la quotazione delle pmi e il rifinanziamento della 'Nuova Sabatini'", sottolinea Izzo. "Questa Finanziaria -continua Izzo- necessita di essere rafforzata soprattutto sul versante dell’accesso al credito. Si tratta di un ambito connesso a quello degli investimenti e il cui andamento, negli ultimi anni, è stato penalizzato per via degli alti tassi d’interesse". E per Izzo "a prescindere dalla Finanziaria, negli ultimi tempi abbiamo ricevuto alcuni segnali positivi dalla politica e dalle istituzioni con crescente attenzione al ruolo che possiamo svolgere in questo delicato momento, in qualità di soggetto garante. Ciononostante, l’azione dei Confidi rimane fortemente limitata da una Legge Quadro che risale al 2003, diventata nel tempo anacronistica e che necessita di un processo di modernizzazione non più procrastinabile, affinché si possano cogliere le nuove opportunità del mercato e rendere i Confidi sempre più vicini alle imprese e alle loro esigenze", sottolinea. "Una proposta legislativa di autoriforma -ricorda Izzo- è stata attentamente elaborata da Assoconfidi e Fedart Fidi e presentata alle istituzioni competenti. La nuova proposta consentirebbe di rendere il sistema dei Confidi ancora più dinamico e professionale perseguendo un principio di sostenibilità e individuando soluzioni per un sistema più unitario che non rinuncia ai propri principi fondanti: mutualità e assenza di scopo di lucro". "Oggi, quindi, più che mai è giunto il tempo delle scelte. Le imprese hanno bisogno di decisioni rapide per affrontare le sfide del futuro e i Confidi sono pronti a fare la propria parte in un contesto normativo rinnovato e moderno", aggiunge ancora. In conclusione Izzo ribadisce il ruolo centrale dei Confidi a sostegno delle pmi. "E' bene ricordare -spiega- che i Confidi sono stati determinanti sia in periodi di crisi che nelle successive fasi di ripresa e crescita, assicurando la continuità di accesso al credito altrimenti difficilmente ottenibile, soprattutto per le imprese più piccole. Poi in uno scenario in cui i prestiti sono progressivamente diminuiti, in conseguenza dell’aumento dei tassi, ed il numero degli sportelli bancari si è ridotto di oltre un terzo negli ultimi quindici anni, i Confidi si configurano sempre più come soggetti affidabili e presenti per un credito di prossimità". "Sono gestori di risorse pubbliche destinate al fenomeno di prevenzione dell’usura e hanno rafforzato il proprio posizionamento affianco alle micro e piccole imprese con continua consulenza e formazione destinata ad accrescere la cultura finanziaria e d’Impresa per evitare di incorrere in situazioni di difficoltà economica ed assicurando loro servizi consulenziali per una migliore gestione delle risorse disponibili e delle proposte di mercato", conclude.
(Adnkronos) - “Il Gruppo Pomellato ha deciso di essere oggi al fianco di ReWriters per portare una concreta testimonianza di come e quanto la Corporate Social Responsibility sia sempre più fondamentale e strategica nel mondo dell’impresa. È, infatti, necessario assicurare non soltanto sicurezza e protezione, ma soprattutto sostegno a tutte le donne impegnate nel mondo del lavoro”. Queste le parole di Sabina Belli, amministratrice delegata del Gruppo Pomellato, nel suo intervento al ReWriters fest., il festival europeo dedicato alla sostenibilità sociale che si è svolto a Roma presso l’Università la Sapienza.