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(Adnkronos) - "Non posso fare più di tanto chiarezza rispetto a quella già fatta per una ragione molto semplice. Si tratta di una questione esclusivamente politica che si sarebbe dovuta trattare in Parlamento in termini politici. Lì avremmo detto tutto il possibile e tutto quello che poteva servire per far emergere la verità. Invece è successo che hanno voluto, non dico chi come e quando, giurisdizionalizzare la questione, cioè metterla nelle mani della magistratura". Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, fa chiarezza sul caso Almasri nel podcast ‘Un altro Pianeta’ condotto da Hoara Borselli e prodotto da Simple Communication. "In quel momento – spiega ancora il ministro - è scattato uno sbarramento perché c’è un segreto istruttorio e quindi non ti puoi neanche difendere e soprattutto la magistratura ha dei tempi e dei modi che non sono quelli della politica. Per cui questa giurisdizionalizzazione ha portato a una sorta di silenzio obbligato da parte nostra e anche a una sorta di rispetto verso la stessa magistratura per cui non si possono fare delle critiche che invece si sarebbero potute fare benissimo in Parlamento nei confronti di chi ti accusa delle peggiori nefandezze. La devoluzione alla magistratura di questa competenza è disciplinata dalla legge e dalla Costituzione. Il primo step stava alla procura della Repubblica, il secondo al tribunale dei ministri, il terzo è il Parlamento. E questo non lo dice una legge ordinaria, ma la Costituzione, che è una fonte primaria”. Per Nordio "inoltre la cosiddetta garanzia o immunità che viene data al ministro non è data ad personam e non ha niente a che vedere con quella di un tempo a cui si poteva anche rinunciare, per cui si diceva che bisognava difendersi nel processo e non dal processo. Questa situazione è completamente diversa perché la garanzia dalla legge costituzionale è data alla carica, non è rinunciabile e l’argomento su cui deve decidere il Parlamento per legge è, naturalmente se in ipotesi esiste il reato e nel caso anche esista se è stato commesso nell’interesse dello stato o nell’interesse proprio. Nel primo caso l’azione penale è improcedibile, non si può andare avanti. Tutte le chiacchiere che si stanno facendo sul fatto di dover rinunciare all’immunità sono tutte balle perché non si conosce la legge costituzionale". "Aver giurisdizionalizzaziato questa situazione ha devoluto alla magistratura la prima fase ma la seconda fase sarà del Parlamento che è sovrano e alla fine avrà l’ultima parola", conclude il Guardasigilli.
(Adnkronos) - "Uno studio della Cisac (Confederazione internazionale delle società di autori e compositori), che è la società che riunisce le collecting del mondo, ci dice che la perdita di valore del diritto d'autore nei prossimi 5 anni sarà di 22 miliardi di euro. Quindi gli effetti dell'intelligenza artificiale sul diritto d'autore, sia la musica che lo spettacolo audiovisivo, sono enormi. La Siae non è contro l'intelligenza artificiale, la Siae vorrebbe accompagnare il meccanismo dell'algoritmo dell'intelligenza artificiale alla creatività umana. Abbiamo bisogno di trasparenza nell'uso dell'intelligenza artificiale, abbiamo bisogno che i creatori degli algoritmi dell'ia tengano conto del valore della proprietà intellettuale. E' solo questo che chiediamo". Così, con Adnkronos/Labitalia, Salvatore Nastasi, presidente della Siae (Società italiana degli autori ed editori), prima del confronto su Ia e copyright sul palco di Digithon con Francesco Boccia, fondatore della maratona digitale in corso a Bisceglie con la decima edizione che vede in gara 100 startup. E Nastasi sottolinea l'importanza delle nuove generazioni in questo momento: "Digithon è un incubatore di start-up e noi abbiamo bisogno di giovani e di start-up che si occupino anche del rapporto tra intelligenza artificiale e diritto d'autore. Oggi nella presentazione qui a Digithon mostriamo due video che fanno capire immediatamente qual'è la potenza dell'intelligenza artificiale sull'audiovisivo, sul cinema e sul diritto d'autore. Basta una persona sola per creare quel mondo. Pensate che grandi possibilità ci sono anche per i giovani", conclude. (dall'inviato Fabio Paluccio)
(Adnkronos) - Benessere delle famiglie con animali d’affezione, l’Italia non tiene il passo: i servizi offerti nel settore pet care mostrano ritardi strutturali e forte disomogeneità tra Comuni costieri e interni. E' la fotografia del XIV rapporto nazionale 'Animali in Città' di Legambiente sulle performance dei Comuni e delle Asl nella gestione degli animali nei centri urbani (con il patrocinio di Anci, Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, Enci, Fnovi, Amvi e Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva), presentato questa mattina in occasione ella 37esima edizione di Festambiente, il festival nazionale del Cigno Verde dal 6 al 10 agosto a Rispescia (GR). Nel 2024, su un campione di 734 amministrazioni comunali (appena il 9,3% dei comuni italiani) che hanno risposto in modo completo al questionario di Legambiente, solo il 39,5% (meno di 4 comuni su 10) ha ottenuto una performance almeno sufficiente nella gestione degli animali d’affezione. Di questi - spiega l'associazione - 82 Comuni costieri (il 12,7% del totale in Italia) e 652 interni (il 9% del totale) che, pur condividendo ritardi strutturali, dimostrano andamenti divergenti, con differenze marcate nella qualità e disponibilità dei servizi offerti ai cittadini e ai loro animali. La disomogeneità più evidente riguarda l’accesso ad aree libere per cani: presenti nel 36,2% dei Comuni costieri e nel 10,4% appena dei Comuni interni - rileva Legambiente - Altra differenza si registra per i servizi di pensione per animali, disponibili nel 57,3% dei Comuni costieri e in appena il 21,9% di quelli dell’entroterra. Nella gestione del fine vita degli animali d’affezione, invece, solo il 28% dei Comuni costieri e il 10% degli interni ha predisposto regolamenti per cremazione, tumulazione o inumazione. Altro tema sensibile sono botti e fuochi d’artificio, spesso fonte di stress per gli amici a quattro zampe - si legge nel report - ad adottare regolamenti specifici per limitarne l’uso il 21,9% dei Comuni costieri e l’8,3% di quelli interni. Ancora limitata, poi, la presenza di Sportelli Animali o di un Garante per i diritti degli animali (l’8,5% dei Comuni costieri e il 4,4% per quelli interni) e di un sostegno economico ai cittadini nella sterilizzazione degli animali (14,6% e 4,7%). Un grave ritardo dei Comuni costieri - avverte l'associazione - è costituito dall’adozione di un regolamento per la corretta fruizione delle spiagge da parte delle famiglie con animali d’affezione, presente solo nel 23,2% dei casi. Il Cigno Verde è tornato a denunciare, poi, l'assenza di una sanità veterinaria pubblica di prossimità. Non solo la fotografia dei ritardi da colmare. Anche quest’anno Legambiente assegna il Premio 'Animali in città' a quelle realtà virtuose che si sono distinte per l’offerta di servizi e azioni dedicate alla prevenzione del benessere animale, sulla base di 36 indicatori per i Comuni e di 25 per le Aziende Sanitarie. Tra le amministrazioni comunali premiate, Napoli che si distingue per la copertura sanitaria e l’integrazione tra servizi veterinari e socioassistenziali; San Giovanni in Persiceto (BO) che eccelle grazie a servizi integrati, un forte attivismo civico e ordinanze comunali efficaci; Modena per l’investimento economico significativo e una regolamentazione urbana completa a tutela del benessere animale. Tra i Comuni sotto i 5mila abitanti, premiati Zocca (MO) e Campodolcino (SO) per i loro investimenti in educazione civica e in progetti sociali adattati al contesto rurale e montano. Tra le Asl più virtuose, invece, si distinguono Napoli 1, Bergamo e Vercelli, che oltre a fornire dati puntuali, integrano meglio i servizi sanitari con quelli offerti dai Comuni, operando con proattività. "Il XIV Rapporto di Animali in città - dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale Legambiente - conferma che solo grazie a solide alleanze tra amministrazioni pubbliche e soggetti privati è possibile garantire il benessere delle famiglie con animali d’affezione. Per questo chiediamo di promuovere ed agevolare la firma di 1.000 accordi o patti di comunità in tutto il Paese. È urgente rilanciare la sanità veterinaria pubblica di prossimità, obiettivo per cui chiediamo al governo di realizzare un piano nazionale a supporto delle Regioni che consenta l’assunzione stabile di 6mila veterinari e alle Regioni il raggiungimento complessivo di 1.000 strutture veterinarie pubbliche (850 tra canili sanitari e gattili sanitari e circa 150 ospedali veterinari pubblici), distribuite equamente sul territorio in rapporto alla popolazione servita. Inoltre, alle Amministrazioni comunali l'appello è di potenziare le aree verdi con libero accesso dedicate alle famiglie con cani, di valorizzare l’applicazione di regolamenti e ordinanze e rafforzare il senso civico grazie al supporto di 10mila guardie ambientali e zoofile delle associazioni di volontariato, per migliorare concretamente la qualità della vita di cittadini e animali”.